Nel sito web della Fresh Sound Records, l'etichetta che ospita il profilo del chitarrista catalano Albert Vila con il suo ultimo lavoro Reality is Nuance, troviamo un'interessante affermazione rilasciata dallo stesso: “Sono stato veramente ispirato dall'uso della polifonia mostrato da alcuni pianisti classici e jazz, e volevo portare un po' di quell'universo nella forma del trio chitarristico”. Finalità assolutamente encomiabile, tanto più che il pianoforte, da questo punto di vista, è meno complicato di una chitarra. Questo perché un pianista, utilizzando con due mani porzioni diverse di tastiera, ha relativamente una maggior facilità nel creare variabili melodico-armoniche e nell'incrociare o sovrapporre note differenti tra loro. Non così per un chitarrista,che deve arrangiarsi solo su sei corde facendo coabitare sequenze melodiche e accordi in spazi più ristretti e potendo disporre, quindi, di un numero minore di variabili e di combinazioni.
Vila, giunto al settimo disco da titolare, imbastisce attorno a sé una formazione triadica tecnicamente assai solida, facendosi aiutare dal contrabbassista Doug Weiss – con un curriculum di collaborazioni ad esempio con Mose Allison, Marc Copland, Al Foster, Fred Hersch, Lee Konitz, Joe Williams, Lizz Wrigt – e dal batterista Rudy Royston, che a sua volta ha condiviso il suo strumento con Ron Miles, Bill Frisell, Les McCann, Lonnie Smith, Don Byron, Stanley Cowell, Ravi Coltrane ed altri ancora.
Naturalmente il modo di suonare di Vila non può non riconoscere qualche influenza naturale soprattutto nello stile di John Abercrombie e, più modernamente, anche una relativa analogia con un artista come Julian Lage di cui ReMusic si occupò in passato qui. Le affinità con Abercrombie sono forse più visibili, in particolar modo nell'utilizzo di ricercati intrecci melodici e di un raffinato eloquio timbrico, anche se il musicista statunitense portava spesso un tocco più aggressivo sulle corde, mentre Vila rimane in un universo generalmente più morbido, con un suono levigato, indistorto e sottilmente piacevole, Questa specifica caratterizzata da un maggior garbo nell'approccio alla chitarra sembra voler riflettere il senso del titolo dell'album, cioè quel passaggio cromatico di sfumature di cui è ricca la realtà quotidiana, almeno per chi le sappia cogliere. Nessuna forma di minimalismo emerge da questa registrazione, Vila non rinuncia alla complessità dei fraseggi, anche se spesso li alterna a strutture melodiche più semplificate e dal canto loro contrabbasso e batteria provvedono a tenere sempre alta la guardia, lavorando intensamente sul robusto e agile supporto ritmico. Il chitarrista catalano s'immette quindi in una scia già percorsa dai grandi maestri senza volontà alcuna di muoversi radicalmente con soluzioni avanguardiste. I tre musicisti si ricavano ad ogni modo una nicchia personale, che basta a sé stessa, con sonorità ravvicinate, spazi piuttosto stretti e una certa uniformità d'atmosfera.
Hope apre i giochi con la chitarra di Vila che imposta da sola una varia escursione tonale fino a quando s'inserisce la componente ritmica con una batteria decisamente esuberante. Da qui in poi s'introduce un tema, che verrà poi ripreso verso la fine del brano, Pur continuando a modificarsi i centri tonali, i tre strumenti rimangono comunque in buona comunicazione l'uno con l'altro, mentre la chitarra si svolge senza sforzo in un flusso di note di naturale spontaneità. Sottolineerei, nel contesto, anche l'abilità di raccordo tra gli elementi che opera Weiss col suo contrabbasso.
Blue esordisce anche in questo caso con una lunga introduzione in solo della chitarra con notazioni intervallari più marcate che non nel caso precedente. Il tono generale ha un assetto inizialmente più malinconico e riflessivo, con qualche suggestione blues. Vila fa largo uso di bicordi e l'effetto ottenuto, cioè quella di una melodia che s'ingloba in una struttura armonica più vasta, penso sia dovuto fondamentalmente all'abilità tecnica del nostro, senza comunque escludere la possibilità di un'eventuale sovraincisione. Grande compartecipazione della ritmica con il notevole dinamismo propulsivo di Roystone alla batteria. Si gode, inoltre, dell'avvolgente assolo di Weiss al contrabbasso. Il finale prevede una sequenza di note ripetute alla chitarra e una lunghissima “frenata“ del batterista, che ne approfitta per rullare a destra e a manca.
Northern Flower inizia con uno schema circolare di note in cui Vila sfrutta alcune corde a vuoto per garantire una sorta di camera risonante alla melodia che ne emerge. Stranamente questa, nonostante le indicazioni del titolo, dimostra qualche assonanza con climi sudamericani, piuttosto che nordici. Il chitarrista tende a volte a silenziare con la mano destra le corde per offrire un approccio quasi percussivo ai suoi sviluppi solistici. Nei momenti più legati all'improvvisazione Vila evita di strafare, costruendo le sue scale in materia fluidica sempre sorretto dal linguaggio pirotecnico del batterista. Una particolare attenzione viene riservata, evidentemente, alle code dei brani e anche in questo caso vi sono frasi ripetute con rallentamenti e riprese ritmiche di contrabbasso e batteria.
Healing s'annuncia con un approccio prog ma, in quest'occasione, nonostante l'abilità tecnica indiscussa di Vila ho fatto fatica a credere che non vi siano state sovraincisioni nel suono della chitarra per via degli ostinati bicordi che accompagnano la linea melodica. E invece, proprio lui ha confessato a Douglas Perkins di Jazz Guitar Society di essersela cavata da solo, senza trucchi, pedali, loop e altre risoluzioni possibili. Il contrabbasso partecipa alla costruzione dei motivi, soprattutto con le sue note più alte ed è altrettanto vero che il brano in questione appare più tranquillo e meno incalzante di altri, almeno nella prima metà della sua lunghezza. Finale che ci riporta alla sequenza tematica iniziale chiudendo il pezzo così com'era cominciato.
The Loner si svolge in tonalità minore, con un'intrigante costruzione tematica iniziale che lascia ampio spazio, in un secondo tempo, alle strutture dell'improvvisazione. Anche in questa modalità estemporanea il legame tra i tre musicisti è solido e ricco di scambi reciproci, anche se Royston forse qui esagera un poco in termini di irruenza.
215 è un breve manifesto della tecnica a solo di chitarra, un magistrale collage di arpeggi, legati e tocchi delicati.
216 parrebbe essere intesa quasi come un'evoluzione del brano precedente sviluppato in trio. Il tempo moderatamente lento si avvolge attorno a una melodia vagamente nostalgica con una ritmica che sembra stare inizialmente molto sulle sue. Vila affronta la parte improvvisata con cautela, attento a non rovinare il clima meditativo che si è costruito, lavorando morbidamente scala dopo scala. Royston freme ma si controlla e sul finale si torna, com'è d'uopo, al tema iniziale.
Ancient Kingdom è l'espressione più smaccata delle dinamiche presenti in questo trio, perché accanto alle note soffici della chitarra, il contrabbasso e la batteria danno il loro meglio. Weiss, con i suoi voluttuosi giri melodici in un generoso assolo e Royston nei suoi continui cambi di accenti e nell'efficace frazionamento ritmico, dimostrato ampiamente nell'orgasmica serie di rullate finali.
April ripercorre parzialmente la traccia melodica di un classico standard come I'll Remember April del 1941 e la traccia si sviluppa in un'atmosfera agrodolce con momenti di scarico tensivo, in cui la ritmica pare recedere per consegnare un poco più di spazio alla chitarra. Ma si tratta di un'illusione, più che una certezza, perché da lì a poco e proprio verso il finale, riprenderanno i normali equilibri dinamici. Finalissimo a sorpresa, con un contrappunto a due voci tra contrabbasso e chitarra dove la batteria s'inserisce quasi come un terzo elemento melodico.
Le guizzanti soluzioni ritmiche in accompagnamento alla chitarra di Vila sono forse il fattore che più risalta in questo album, al netto della sua ragguardevole tecnica e grammatica espressiva. Certamente Reality is Nuance è una delle numerose declinazioni della formula a trio, restiamo sempre in certo ambito manierista. Ma se penso che dalla prima metà del '500 fino a metà del '600 in Europa si diffuse un'idea artistica “alla maniera” dei più importanti e affermati pittori e scultori degli anni precedenti, con produzione di opere straordinarie, credo che la valorizzazione di queste realizzazioni musicali vicine ma non completamente imbevute della corrente mainstream possa avere, a tutti gli effetti, una solida e sensata ragion d'essere.
Albert Vila
Reality is Nuance
CD Fresh Sound New Talent 2023
Disponibile in streaming su Qobuz 24bit/48kHz e su Tidal qualità max fino a 24bit/192kHz