Claudio Angeleri | Music from The Castle of Crossed Destinies

08.04.2022

A distanza di diciott’anni dall’uscita del primo lavoro dedicato a un romanzo di Italo Calvino – Musica dalle Città invisibili, del 2004 – lo spirito del grande scrittore italiano torna a ispirare il pianista e compositore bergamasco Claudio Angeleri con questo Music from The Castle of Crossed Destinies, pubblicato dalla prolifica Dodicilune. Questo titolo, in lingua inglese per motivi che mi sfuggono, allude direttamente a un romanzo breve dello stesso Calvino, Il castello dei destini incrociati, pubblicato nel 1969. La storia s’incentra attorno alla decifrazione dei tarocchi e alle diverse combinazioni interpretative a cui si affida un gruppo di viandanti che si trovano a condividere casualmente uno stesso alloggio. Attraverso una metaforica “ars combinatoria” tra le carte, si superano le barriere logiche spaziotemporali per comprendere come le esistenze di ciascuno si sovrappongano e si mescolino le una alle altre, al di là di ogni aspettativa logica.

 

In effetti, un analogo percorso interpretativo si può identificare nella musica, in quanto le stesse note, combinandosi e ricombinandosi in senso melodico e armonico, si prestano a creare un’infinità di risoluzioni che spesso si richiamano vicendevolmente.

 

Il romanzo di Calvino restò parzialmente compiuto e Angeleri si prefigge oggi il compito, non certo facile, di completare simbolicamente l’opera letteraria inventandosi una musica piena di colore e di fantasia e affidando a ogni strumento musicale l’ipotetica identità di ciascun personaggio del racconto.

 

Angeleri è un navigato lupo di mare nel mondo della musica e non solo, avendo praticato, nella sua storia professionale, numerose attività interdisciplinari che l’hanno coinvolto nel teatro, nella poesia e nella danza. Possiede inoltre un curriculum di una quarantina di uscite discografiche, sommando i suoi dischi da leader e le collaborazioni con altri artisti. In effetti, l’ascolto scorrevole di questo suo ultimo album, per nulla difficoltoso né tantomeno ostico, rivela come l’apparente semplicità e gradevolezza esecutiva nascondano un complesso lavoro strutturale e una rimarcabile sapienza compositiva. Innanzitutto, l’ensemble è molto vario e si presta a interventi che spaziano dal jazz al progressive, anche per merito dell’intrigante chitarra elettrica di Michele Gentilini e per la partecipazione dei gradevoli interventi vocali di Paola Milzani. Ma la struttura portante dell’album, oltre che al piano di Angeleri e ai collaboratori sopra menzionati, si avvale del violino di Virginia Sutera, del sax soprano e del flauto suonati da Giulio Visibelli – c’è anche Gabriele Comeglio al sassofono contralto in un brano – e naturalmente la componente ritmica affidata a Marco Esposito al basso elettrico e a Luca Bongiovanni per la batteria e percussioni. Angeleri si riserva solo un brano tutto per sé in piano solo, peraltro molto suggestivo, Improvisation#4, mentre nel resto dell’album lascia ampio spazio e respiro ai suoi musicisti, liberi di creare e improvvisare le loro parti. La musica che ne deriva è ricca di fresco ottimismo e possiede dei tratti a volte quasi fiabeschi, come un micromondo fatato che lavori ai fianchi la struttura classica del jazz, inquadrandola in una serie di figurazioni melodiche spesso velate da un sorriso ironico. Non si perde mai, quindi, un certo tono carezzevole, evitando angolose e disturbanti risoluzioni, preferendo un umore vivace senza toni cupi né marcatamente ansiogeni.

 

Claudio Angeleri - Music from The Castle of Crossed Destinies 

Apertura con The Knight ed è subito un bel tema strumentale con chitarra e violino in evidenza. L’assolo kingcrimsoniano di Gentilini è bellissimo e, quando il suo momento di gloria si esaurisce, ecco che comunque continua in sottofondo, prima sulla linea creata dal piano brillante di Angeleri e secondariamente in coda all’escursione ariosa del sax dell’ottimo Visibelli. Un brano estremamente piacevole, ben suonato e arrangiato e dotato di una propria, interiore luminescenza.

In The Castle il ritmo si frammenta in cellule separate con una linea melodica complessa e la batteria lavora di olio di gomito per mantenere la composizione in una struttura quasi funkeggiante. Anche in questo brano, come in quello precedente, affiorano echi di rock progressive in una bella serie di momenti d’insieme, con il sorprendente violino della Sutera che si prende delle libertà un po’ free e la chitarra di Gentilini sempre più frippiana. In evidenza anche il basso elettrico e la voce della Milzani verso il finale. Molta luce, molti momenti spumeggianti, insomma una gioiosa combriccola di suoni ben mescolati tra loro.

Wood potrebbe essere quasi un valzer, gestito inizialmente da un dialogo binario tra flauto e violino, un accompagnamento discreto di piano e l’inquieto stimolo percussivo di Bongiovanni. Dopo il giro di giostra iniziale si prende una direzione più jazzata con un ¾ gestito dall’assolo aereo di Visibelli al flauto e un accompagnamento pianistico altrettanto aperto. Si conclude con il tema iniziale, che termina in un vaporoso finale scoppiettante di percussioni.

Lovers ha un inizio che sembra riprendere nelle battute iniziali l’improvvisazione precedente ma subito ci si rende conto di essere di fronte a una bella canzone sostenuta dalla limpidezza vocale della Milzani, che pare levitare a mezz’aria coi suoi sobri e puliti vocalizzi. Segue un assolo di basso elettrico dal suono pastoso e un intervento di chitarra, senza effetti, che permette di comprendere al meglio la tecnica di Gentilini. Molta dinamica nel sax e accompagnamento batteristico sempre solido, con il buon Angeleri a vigilare con il suo piano, in modo tale che non s’interrompa mai la sottile trama di sostegno che regge l’insieme strumentale. Riprende il canto nel finale, dal sapore vaporosamente latino, con un ultimo volteggio di sax prima di chiudere.

Twelve è una ballad dalla lettura disinvolta, dotata di un certo incanto esoterico per via del fascinoso violino che s’incrocia con la chitarra e la voce di sottofondo, creando un alone un po’ misterioso accentuato dalla comparsa del flauto. Grande brano, straordinariamente arrangiato.

Palomar, forse non a caso il tiolo di un altro scritto di Calvino, ha un incedere scherzoso, tra un’ipotesi di reggae e una canzone italiana d’altri tempi. Da rimarcare il nitore dell’assolo di Angeleri che riveste la linea melodica offrendole un velo di esuberanza latina.

Two or Three Stories si presenta inizialmente come un moderno brano a metà tra Monk, che forse serve per introdurre l’iconico pezzo che seguirà, e un dixie a fior di pelle. Proseguendo la musica nel suo naturale sviluppo ci si muove poi tra l’hard bebop e l’hard rock e, anche se l’accostamento sembra una bestemmia, vi invito ad ascoltare lo svolgersi degli assoli di sax e di chitarra prima di trarre le conclusioni del caso. In questo brano c’è comunque spazio per tutti, sia per il violino che per il basso e la batteria che si rendono evidenti ciascuno con il proprio momento di gloria. Gran finale a cui si aggiunge la Milzani per un accenno sfumato di scat vocale.

Arriva la conclusiva Round Midnight di cui Angeleri rispetta il tema portante aggiungendovi qualche fioritura di note, coadiuvato dall’apporto di una chitarra mellow giusto verso il finale.

 

Claudio Angeleri - Music from The Castle of Crossed Destinies

 

Angeleri ha pensato, arrangiato e condotto un’opera veramente notevole, coadiuvato da musicisti eccellenti. L’esperienza d’ascolto, nel suo complesso, lascia un sapore di ottimismo e una sensazione di gratificante appagamento.

 

Claudio Angeleri

Music from The Castle of Crossed Destinies

CD Dodicilune 2020

Reperibile in streaming su Qobuz 16bit/44kHz e Tidal 16bit/44kHz

di Riccardo
Talamazzi
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