Dubito ergo sum
Vi siete mai chiesti quale sia un prezzo giusto per il vostro amplificatore o per i vostri diffusori o per le vostre cuffie e, più in generale per tutto quanto è etichettato come Hi-Fi, Hi-End, audiophile e compagnia cantante? Vi siete mai posti il problema di dove risieda il confine fra ciò che suona e ciò che suona bene? A scanso di equivoci vi anticipo fin da subito che non conosco la risposta, ciò non di meno continuo a chiedermelo. Sappiamo tutti quanti, anche se facciamo fatica ad ammetterlo, che il nostro interesse verso la tecnica alla base della riproduzione sonora prima di essere un bisogno cerebrale di conoscenza è una passione e come tale prona a spinte irrazionali e a transitorie infatuazioni. Innamoramenti repentini e altrettanto repentine delusioni o, diversamente, aprioristici convincimenti che sfociano nell’integralismo. In entrambi i casi, i forum sono pieni di permutatori seriali come di depositari della verità infusa ed entrambi hanno ragione e torto allo stesso tempo, come il sottoscritto.
Un punto di contatto fra posizioni così antitetiche, sia pure nella sua risibilità, può essere costituito da apparecchi come quello oggetto di quest’articolo. Per gli uni, viatico, strumento e tappa intermedia di un cammino verso l’eccellenza, per gli altri, prova provata dell’esistenza di una forma di predestinazione e dell’impossibilità di sedere al tavolo dei pari. È accaduto in passato per i primi lettori di compact disc, in tempi più recenti per le amplificazioni in classe D. Ora è il turno della musica liquida e di quanto occorre per ascoltarla, il convertitore digitale/analogico, il DAC.

Inside the box
L’SMSL M100 MKII, a dispetto del fattore di forma – sul quale torneremo più avanti a parlare – tipico di apparecchi portable che coniugano funzioni di conversione e amplificazione, è un DAC puro che, in funzione dell’uso che intendiamo farne, necessita per funzionare di un amplificatore esterno, di un paio di diffusori amplificati o di un amplificatore per cuffie. L’unica uscita di cui è dotato è di tipo sbilanciata in formato RCA.
Più ricca invece, la scelta d’ingressi, tutti digitali, che comprendono USB, coassiale elettrico e TOSLINK. Di prese USB ce ne sono due, una per il collegamento al computer e altri device in grado di erogare i canonici 5V necessari al suo funzionamento e una per il collegamento a un alimentatore esterno, non fornito, per quando l’apparecchio viene utilizzato tramite gli altri ingressi disponibili. Peccato non siano del tipo C, molto più pratiche e robuste di quelle qui adottate.

Terminato di elencare il parco connessioni posto sul retro, non ci rimane che descrivere le modalità di funzionamento dell’unico pulsante posto sul frontale in plexiglass dell’apparecchio che svolge il doppio compito di tasto on/off – pressione prolungata – e di selettore degli ingressi – pressione ripetuta. Questi ultimi, come abbiamo in precedenza visto, sono tre e vengono indicati come In1, In2 e In3 da un piccolo ma facilmente leggibile display alfanumerico di colore blu. Personalmente avrei preferito qualcosa del tipo, USB, COX e TOS per evitare di mandarne a memoria l’assegnazione corrispondente, ma ci si fa presto l’abitudine anche grazie al fatto che l’ultima impostazione utilizzata viene memorizzata e selezionata alla riaccensione dell’apparecchio. Oltre al piccolo display, l’unico altro indicatore presente è un piccolo LED posto al centro del pulsante d’accensione, che s’illumina di rosso durante lo standby dell’apparecchio e di blu per indicare la decodifica di file in formato DSD.
Quanto mai essenziale la dotazione a corredo, costituita da un manuale utente in formato bugiardino, scritto in cinese, giapponese e inglese e un generico e corto cavetto micro USB, che personalmente ho utilizzato per il collegamento con l’alimentatore esterno. Va benissimo un qualsiasi caricabatteria per smartphone, purché non del tipo a carica rapida o ultra rapida.
Tutto qui o quasi, perché, curiosamente, il manuale per l’utente fornito con l’esemplare in prova non riportava alcuna indicazione circa la possibilità di scegliere il filtro digitale da impiegare per la riproduzione di file in formato DSD o per il controllo del jitter. Come si apprende invece da una versione inviatami in seguito, per il primo è possibile una selezione fra tre differenti valori, dF1, dF2 e dF3, mentre per il secondo addirittura fra nove, indicati come dP1÷dP9. Nessuna indicazione viene però data su come agire per selezionarli! Dopo un po’ di tentativi ho scoperto che basta premere per due volte in rapida successione il solito tasto di accensione…
Tornando a occuparci dell’esteriorità di questo M100 MKII, c’è da dire che il grado di rifinitura, la cura con cui è assemblato e la scelta dei materiali impiegati sono molto buone, così come il design, forse non particolarmente originale ma privo di quegli eccessi stilistici presenti nei prodotti di altri costruttori asiatici, che spesso non incontrano il gusto dell’appassionato occidentale. La sensazione generale è quella di un apparecchio pensato e realizzato con cura, nonostante il prezzo di vendita veramente contenuto.
Eh, sì, perché, non lo abbiamo ancora detto, ma questo piccolo “giocattolino” si può acquistare sul più famoso marketplace della rete per soli 79,99 euro, comprensivi delle spese di consegna… Detto questo, penso che domandarsi che cosa ci si porti a casa per l’equivalente del costo di poco più di tre vinili è una curiosità assolutamente legittima e che proveremo a soddisfare con la nostra prova d’ascolto.
Una volta svitate le quattro viti a testa fresata che fissano il coperchio posteriore dell’apparecchio, è possibile sfilare il “castello” delle due PCB sovrapposte e connesse fra di loro dall’immancabile pettine – che fa molto Raspberry – per avere fra le mani tutto quanto è contenuto all’interno di questo piccolo lingottino nero di soli 55x55x93 mm e 258 g di peso. Si tratta di una scheda superiore che ospita la parte digitale e un’inferiore che accoglie la parte analogica dell’apparecchio. In generale prevalgono ordine, essenzialità e una totale assenza di filatura. L’unica concessione è per il cavo flat che collega il display. La sensazione è di un assemblaggio preciso e meccanicamente resistente, considerazione che vale anche per i connettori RCA dorati, che garantiscono un collegamento saldo e sono sufficientemente spaziati da non creare problemi anche nel caso decidessimo di avvalerci dell’intero parco connessioni contemporaneamente. Complice l’assenza di un vero e proprio cavo di rete, il piccolo M100 MKII riesce a non andare “troppo a spasso” per il piano d’appoggio, antipatico problema che affligge tutti gli apparecchi peso piuma, anche quando gli colleghiamo cavi di segnale sovradimensionati. Il cuore pulsante scelto da SMSL per questa seconda versione – la precedente era basata su di un chip AKM AK4452 – è formato dalla collaudatissima coppia composta dai chip ESS SABRE 9018Q2C e XMOS XCore 200XU208+ che lo rende capace di leggere file in formato PCM fino a 768 kHz e DSD fino a 22.5792 MHz - DSD512. Gamma dinamica e rapporto segnale/rumore si attestano rispettivamente a 120 e 117 dB.
L’ascolto
Giusto qualche dettaglio per descrivere l’ambito in cui si sono svolti i nostri test e siamo pronti per iniziare la nostra prova d’ascolto.
L’M100 MKII è un DAC desktop a basso consumo alimentato tramite USB il cui campo d’applicazione elettivo è quello costituito da computer portatili o fissi o da streamer privi di decodifica a bordo. Ciò non di meno è possibile impiegarlo per donare nuova vita a vecchi lettori di compact disc, purché dotati di uscite digitali, al fine di utilizzarli come semplici trasporti.
Per la nostra prova d’ascolto l’M100 MKII è stato collegato a uno streamer Bluesound NODE 2i sfruttando l’uscita digitale elettrica di quest’ultimo o in alternativa, via USB, a un MacBook Pro su cui girava Audirvana. Come convertitori di riferimento sono stati impiegati un Bel Canto e.One DAC 1.7 e un Matrix mini-i Pro. In considerazione del prezzo di vendita, ho provveduto a confrontarlo anche con il DAC/ampli cuffie portatile EarMen TR-Amp, di cui potete leggere qui. Il resto della catena audio impiegata era costituito da un amplificatore per cuffie Violetric HPA V281 e da un paio di cuffie Sennheiser HD 800 S in collegamento bilanciato.
MacBook Pro, Audirvana
L’utilizzo in abbinamento a un personal computer via USB è risultato essere lo scenario in cui il piccolo SMSL si è trovato maggiormente a suo agio. Le ridotte dimensioni lo rendono perfetto per trovare facilmente posto sulla nostra scrivania e la possibilità di utilizzare un solo cavo tanto per i dati quanto per l’alimentazione semplifica molto i collegamenti necessari. Proprio in considerazione delle ridotte dimensioni scelte dai progettisti, avrei apprezzato fosse stato dotato anche di un’uscita per cuffie, caratteristica che lo avrebbe reso più versatile e adatto anche per un uso in mobilità.
Venendo alle impressioni d’ascolto, la prima cosa che si apprezza di questo piccolo convertitore è la silenziosità di funzionamento. Solitamente, quando il computer non è alimentato tramite la sua batteria interna, è assai probabile che il DAC a esso collegato capti con maggiore facilità ronzii e disturbi vari in forma di crepitii e schiocchi provenienti oltre che dal computer stesso anche dall’alimentatore switching utilizzato. In questo caso la situazione si è mantenuta entro parametri di assoluta silenziosità, tanto da rendere inutile il ricorso ai dispositivi di purificazione delle porte USB che sono solito impiegare.
Il riconoscimento dell'M100 MKII da parte di computer Apple è istantaneo e non richiede alcun driver per funzionare. Come di consueto il collegamento tramite USB è quello che permette di sfruttare appieno la capacità di decodifica offerta dall’apparecchio che, come già detto, si spingono fino a 768 kHz e 32 bit per i segnali PCM e al DSD512 nativo per quelli a un bit. Per entrambi i formati non ho mai avuto problemi ad agganciare il segnale neppure alle risoluzioni maggiori, anche facendo uso di generici cavetti USB lunghi fino a un metro.
Per quanto concerne l’utilizzo in abbinamento a smartphone, la mia esperienza si è limitata al mondo Android per mancanza di un cavetto adatto a collegarvi un iPhone o iPad. A ogni buon conto, il produttore dichiara compatibilità via OTG con la maggior parte degli smartphone attuali. La prova da me effettuata con un Google Pixel 2 è stata superata brillantemente. Una volta collegato il telefono al DAC tramite il cavetto fornito e un adattatore USB A/USB C, questo è stato immediatamente riconosciuto e inizializzato funzionando perfettamente e senza incertezze. Il basso consumo di cui l’ESS SABRE 9018Q2C è capace permette, a telefono carico, un’ottima autonomia di funzionamento. In alternativa, oltre a sfruttare la seconda USB per collegarvi un alimentatore, il consiglio che vi dò e quello di sperimentare l’utilizzo di un battery pack. In entrambi i casi, quando l’M100 MKII si sostituisce al chip di decodifica del computer o del cellulare, la qualità dei nostri ascolti aumenta in maniera tangibile nel senso di un aumentata presenza e di un maggior dettaglio, cui contribuisce un background più silenzioso. In generale il suono appare meno asettico e digitale oltre che più ricco di armoniche e di informazioni d’ambienza, soprattutto quelle contenute nelle parti a basso volume che precedentemente apparivano sporcate dal maggiore rumore di fondo. L’M100 MKII, pur non essendo un DAC MQA compatibile, può comunque essere utilizzato per l’ascolto degli album in qualità master presenti nel catalogo di Tidal facendo semplicemente ricorso per l’unfolding all’applicazione proprietaria, gratuita, disponibile per PC, smartphone e tablet, compatibili sia con Android che iOS. Oppure, come nel mio caso, tramite un’app di terze parti, come l’ottimo USB Audio Player Pro.
Bluesound Node 2i
Il Bluesound è uno streamer/DAC di cui è possibile bypassare il convertitore interno prelevando il segnale digitale in uscita dalla presa TOSLINK o coassiale di cui è dotato. Essendo sprovvisto di un’uscita in formato USB, la massima risoluzione del segnale che è possibile inviare al DAC esterno è limitata a 192 kHz e 24 bit. Per le mie prove d’ascolto ho utilizzato l’uscita digitale coassiale e un cavo Wireworld da 75 ohm. Anche in questo caso, data l’incompatibilità dell’M100 MKII con il formato MQA, l’unfolding è stato lasciato a carico dello streamer. L’utilizzo del Node in sostituzione del PC e ancor di più dello smartphone ha aumentato il corpo e la profondità percepita. Il livello di uscita, che secondo il datasheet, è di 2 V RMS, all’atto pratico è sembrato essere inferiore, obbligandomi ad aumentare il volume del Violetric oltre a quanto sono solito fare per pilotare adeguatamente le 800 S. La resa complessiva è stata buona e senza particolari difetti. L’unico aspetto che non mi ha convinto pienamente e che si percepisce anche senza ricorrere a un ascolto critico è una certa propensione a suonare “chiuso”, non per mancanza di estensione all’estremo di banda quanto piuttosto a una generale neutralità in gamma media che, accompagnata a una decisa secchezza in gamma bassa, se da un lato evita eccessive coloriture, dall’altro penalizza l’intera presentazione del messaggio musicale, che appare eccessivamente controllato e poco comunicativo. Approfondendo l’ascolto e comparandolo con l’e.One DAC 1.7, che costa però più di venti volte tanto, ho potuto notare anche una minore dinamicità, evidente soprattutto negli attacchi del pianoforte, così come nelle percussioni o nelle voci, che rende la rappresentazione offerta dal piccolo SMSL meno coinvolgente e vibrante, seppur ancora pienamente godibile. Minori, invece, le differenze con il Matrix mini-i Pro, rispetto al quale l’M100 MKII può vantare degli acuti più raffinati e privi di asperità, che confermano il miglioramento raggiunto da ESS in termini di piacevolezza e comfort d’ascolto con i suoi ultimi chip della serie 9000. Confrontato infine con il TR-Amp di EarMen, dotato anch’esso di un chip ESS, in questo caso un ES9038Q2M, anche se quest’ultimo si è fatto preferire per dinamicità e ampiezza della rappresentazione spaziale, non si è trattato nemmeno questa volta di un confronto impari, sebbene l’SMSL costi quasi quattro volte meno.
Riflessioni finali
Chi si ricorda di quando, accendendo la televisione a tutte le ore del giorno e della notte, ci s’imbatteva in una televendita, non importa se di pentole o di materassi, al termine della quale veniva offerta in regalo una mountain bike? Vi ricordate quale caratteristica veniva citata per certificarne l’assoluta qualità? Ma sì, certo, il cambio Shimano! Era vero? Assolutamente no! L’esempio, per quanto distante dal mondo dell’alta fedeltà, rende perfettamente l’idea di come il chip di decodifica impiegato in un DAC non possa da solo determinare la qualità finale di un apparecchio. Ciò non di meno, se ci prendiamo la briga di scartabellare fra le schede tecniche di apparecchi appartenenti a fasce di prezzo distanti fra loro anche diversi ordini di grandezza, ne usciremo probabilmente confusi dopo aver constatato che le elettroniche alto di gamma di questo o quel produttore utilizzano chip ritenuti modesti e neppure appartenenti alle ultime linee di prodotto. Mentre, al contrario, in dispositivi portatili è possibile ritrovare la versione flagship dello stesso produttore, magari implementata in ragione di un chip per canale. Chiedersi chi ha ragione e chi torto non credo sia la domanda corretta da porsi. In entrambi i casi, alcune scelte ci potranno apparire condivisibili e altre no. Solitamente, i produttori che per periodi più o meno lunghi continuano a fare affidamento sugli stessi componenti, dichiarano di farlo per sfruttare tutta l’esperienza maturata per raggiungere il massimo affinamento possibile. Al contrario, chi preferisce implementare sempre l’ultimo chip disponibile anche in realizzazioni di costo modesto lo fa solo per le stesse motivazioni del produttore di mountain bike? Non sarà che i primi pecchino in innovazione e che i secondi vogliano solamente utilizzare il meglio di quanto offre l’odierna tecnologia per essere considerati e riuscire a ritagliarsi un proprio spazio in un mercato altamente competitivo? Probabilmente sono vere entrambe le cose. Come scritto in apertura di articolo, quando ci passa per le mani un prodotto che racchiude al suo interno componenti che di fatto costituiscono una sorta di standard di mercato e ce le offre a un prezzo di vendita così contenuto, per non dire irrisorio, la curiosità di sapere in quale rapporto si pone nei confronti delle elettroniche che possediamo e per le quali abbiamo investito somme di denaro cospicue credo debba essere un interrogativo obbligatorio per qualsiasi appassionato.
Fra le tante sottopopolazioni di seguaci dell’Alta Fedeltà, esiste quella dei cultori del vintage, dell’affordable Hi-Fi, di quelli che basano le loro scelte solo sui risultati al banco di misura, non mi si fraintenda, non si sta qui celebrando l’elegia del presunto giant killer di turno, tutt’altro, ci si sta interrogando piuttosto sui progressi compiuti dalla riproduzione digitale della musica e degli apparecchi a essa preposti, ci si sta domandando quanto ampia sia l’effettiva dispersione dei valori suggerita dai listini delle case produttrici.
La conclusione più semplicistica che si potrebbe trarre da più di un mese di ascolti e comparazioni sarebbe anche quella più scontata, a prezzi crescenti corrispondono prestazioni crescenti. Dopotutto è quello che ho sentito, verificato. Ma ci si può limitare a quest’unica considerazione? È di una qualsiasi utilità per chi sta leggendoci, indipendentemente dalla propria posizione rispetto alla questione trattata, ridurre il tutto a una sterile classifica prestazionale? Credo di no. Non per il sottoscritto almeno.
Per quanto mi riguarda, questa recensione, che credo sia anche quella dell’apparecchio meno costoso mai transitato per la redazione di ReMusic, è stata prima una sorpresa, poi una sfida e infine una ghiotta occasione per ricontestualizzare le precedenti esperienze. Questo piccolo convertitore, nelle dimensioni come nel prezzo non ha sbaragliato il campo dagli occasionali “concorrenti”, ma non per questo è passato inosservato, anzi. Se poteva non stupire che potesse dimostrarsi un valido upgrade per un computer o uno smartphone, molto più incerto era l’esito del confronto con altri convertitori come quelli integrati in amplificatori o streamer, per non parlare di elettroniche dedicate con ambizioni e costi notevolmente superiori. È, in effetti, mancato un confronto alla pari, un testa a testa con un altro apparecchio low-cost, ma ancora una volta mi piace sottolineare che qualunque fosse stato il risultato finale non sarebbe stato così interessante come confrontarlo come è stato fatto qui, con altri convertitori, differenti per architettura, funzioni, prezzo. Quello che mi ha incuriosito fin da subito era verificare quale gap potesse esistere fra un apparecchio dal costo inferiore ai cento euro e un altro dal costo quattro, dieci o venti volte superiore. Non per dimostrare che Davide potesse sconfiggere Golia, ma per verificare quanto fosse matura la tecnologia dei convertitori audio.
In relazione al prezzo, questo SMSL M100 MKII suona, e lo fa per davvero. L’ho provato a lungo in cuffia, in una catena di livello medio-alto, e posso assicurarvi che l’ascolto che se ne può fare non implica troppe rinunce. C’è il dettaglio, c’è la raffinatezza, c’è la silenziosità. Se ci stiamo godendo la nostra musica preferita, e soltanto quella, come facciamo quando non ascoltiamo con il cervello, quando non siamo in modalità recensore, ma come facciamo quando partecipiamo a un concerto, allora questo piccolo apparecchio saprà certamente stupirvi. Se lo paragoniamo invece a elettroniche di ben altro costo e pretese, la differenza come già detto esiste ed è percepibile. Ma quant’è grande questa differenza? Anche qui non vorrei liquidare la questione dicendo che si tratta di sfumature, nelle recensioni di apparecchiature audio non si legge altro che del tal componente X, che rispetto al componente Y, ha migliorato il suono solamente di un 3-5%, ma… bla, bla, bla. Sicuramente non si è trattato di una differenza abissale, ma se ascoltato più attentamente ho notato un fronte sonoro un poco ristretto e qualche piccola lacuna in fatto di dinamica, in particolare gli attacchi di alcuni strumenti mi sono apparsi meno impulsivi ed energici rispetto a quanto sono abituato. In positivo, mi hanno stupito la sua silenziosità, sia in coassiale che in USB e la bontà con cui è in grado di riprodurre le alte frequenze, mai aspre, mai affaticanti. Queste differenze valgono una spesa, doppia, tripla o di molte volte superiore? Vi risponderò chiamando in causa la buona cucina e il buon bere, se avete il palato per apprezzarne la differenza e potete permettervelo, assolutamente sì. Ma, come accade per i ristoranti, eliminati quelli scadenti, da un certo punto in poi, per giustificare un conto particolarmente salato occorre che ogni cosa rasenti la perfezione. Se in osteria un piatto sbeccato può anche passare inosservato, lo stesso non può accadere in un ristorante stellato. Lo stesso concetto vale per l’Alta Fedeltà, sarò portato a essere indulgente verso qualche piccolo difetto in un apparecchio low-cost come quello in prova quest’oggi, mentre non lo sarò di certo nei confronti di uno molto più costoso. In definitiva sono proprio questi ultimi che hanno il difficile compito di convincerci che i soldi in più da noi spesi siano pienamente giustificati. Per questo il punteggio assegnato in FI* a questo SMSL M100 MKII è di tre.
*Il Farewell index, FI, esprime quant’è doloroso per il recensore il distacco dalle apparecchiature in prova al momento della loro restituzione. I valori di questa scala vanno da un minimo di 0 o “nessun rimpianto” a un massimo di 5 “se me lo posso permettere lo compro!”.
Software utilizzato
Liquida e Tidal streaming
AC/DC - The Razors Edge
Accept - Balls To The Wall
Amaarae - The Angel You Don’t Know
Archie Shepp Quartet - Blue Ballads
Barbara Casini - Luiza
Bebel Gilberto - Agora
Bicep - Isles
Boosta - Facile
Elaenia - Floating Points
Floating Points, Pharoah Sanders, The London Symphony Orchestra - Promises
Hadouk Trio - Air Hadouk
Helloween - Keeper Of The Seven Keys: The Legacy
Hiroishi Yoshimura - Green
Jónsi - Shiver
Khruangbin - Moerdechai
Lara Cavalli Monteiro - ÌtaloBaiana
Lucia Kadosch - Speak Low Renditions
Mana - Asa Nisi Masa
Mark Hollis - Mark Hollis
Megadeth - Countdown To Extinction
René Marie - Vertigo
Steely Dan - Gaucho
Terje Rypdal - Conspiracy
The Paper Kites - Roses
Tool - Fear Inoculum
Tsuyoshi Yamamoto Trio - Falling In Love With Love
Tsuyoshi Yamamoto Trio - Speak Low
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Ingressi: USB, ottico, coassiale
Livello d’uscita: 2V RMS
Distorsione armonica totale THD+N: 0,0003%
Gamma dinamica: 120dB
Rapporto segnale/rumore: 117dB
Trasmissione USB: asincrona
Compatibilità USB: Windows 7, 8, 8.1, 10; Mac Os X10.6 e successivi; Linux
Profondità di bit: USB 1-32bit; ottico/coassiale 24 bit
Frequenza di campionamento: USB 44,1-768kHz; DSD64, DSD128, DSD256, DSD512;
ottico/coassiale 32-192kHz
Consumo: 1,2W
Consumo in standby: inferiore a 0,1W
Dimensioni: 55x55x93mm LxAxP
Peso: 258g
Distribuzione alla data della recensione: vendita diretta qui
Prezzo alla data della recensione: 93,99 USD
Sistema utilizzato: all’impianto di Paolo Mariani