Convertitore USB Bel Canto REFLink

14.10.2014

“Si definisce bel canto una tecnica di canto virtuosistico caratterizzata dal passaggio omogeneo dalle note gravi alle acute, da agilità nell’ornamentazione e nel fraseggio e dalla concezione della voce umana come strumento.”

 

Questa è la definizione presente su Wikipedia di “bel canto” e da cui probabilmente ha tratto ispirazione l’azienda statunitense fondata nel 1990 da John Stronczer.

Sulle pagine virtuali di ReMusic abbiamo già parlato di Bel Canto e più precisamente del DAC 3.5 VB MK II e del suo alimentatore VBS 1, che saranno ottimi coprotagonisti nella prova del convertitore USB asincrono Bel Canto REFLink.

Il REFLink è un convertitore USB asincrono che viene proposto, dall’importatore italiano Audio Point Italia a un prezzo di listino di 1.495,00 euro.

È il modello top di questa categoria in casa Bel Canto, volendo spendere meno, possiamo puntare sui modelli Ulink o, in alternativa, sul modello Mlink, proposti rispettivamente a un prezzo di 675,00 e di 375,00 euro.

 

Ora la domanda che alcuni di voi si staranno ponendo è: “cos’è un convertitore USB?, che differenze ci sono tra un convertitore USB sincrono e uno asincrono?”.

Per rispondere a queste domande, mi sono avvalso dell’aiuto di Luca “Don Luca” Pennacchioni, un amico ingegnere elettronico appassionato di alta fedeltà, e questa è stata la sua risposta: “Se l’articolo si prefigge lo scopo di spiegare in termini semplici e facilmente comprensibili i princìpi di funzionamento di una connessione USB asincrona, concetti come quelli di clock e jitter, per citarne un paio, verranno volutamente non affrontati per evitare di confondere il lettore e rendere quest’articolo eccessivamente tedioso. Da qualche anno a questa parte, nella giungla di terminologie audio nella quale gli aspiranti audiofili e non vivono, s'è inserito un nuovo termine, quello di connessione USB asincrona. Per fortuna, al contrario di concetti molto più complessi presenti nel mondo dell'audio digitale, non servirà una laurea in segnali e sistemi per le telecomunicazioni per capire di cosa si tratti...

Mettiamo d'esser seduti a un tavolo e che tu mi chieda di versarti un bicchiere d'acqua. Davanti a te hai il bicchiere e io in mano ho la bottiglia d'acqua, la stappo e te ne verso una quantità che io reputo sufficiente. Questa è la base del funzionamento delle implementazioni USB isocrone, vale a dire quelle che si trovano sulla maggior parte dei DAC e in particolare su tutti quelli prodotti più di un anno fa… dove io rappresento la sorgente, sia essa un PC, un Mac o un lettore CD, e tu rappresenti il DAC. La sorgente decide quando e quanti dati mandare al DAC. Ora, riprendendo l'esempio sopra riportato, invece di decidere io quando e quanta acqua metterti nel bicchiere, sei invece tu che mi dici "versa" per farmi iniziare a mettere nel bicchiere l'acqua dalla bottiglia e "basta" per comunicarmi che ve n'è a sufficienza. Questo è il principio sul quale si fonda la connessione USB asincrona.

Anche in questo caso io rappresento la sorgente e tu il DAC: il DAC comunica alla sorgente quando e quanti dati mandargli.

 

Semplice, no? Ma, allora, perché tutti parlano così entusiasticamente di questo nuova via di interfacciamento tra sorgente e DAC via USB?

 

Mi appoggio nuovamente all'esempio riportato. Mettiamo che, mentre sto per servirti, nel frattempo con un'altra mano sto tenendo il mio cellulare col quale sto facendo una telefonata e, nello stesso momento, con un piede sto pulendo per terra con uno straccio mentre, sfruttando la telecinesi, sto mettendo i piatti sporchi nella lavastoviglie. È palese che, in questo caos, riuscire a compiere anche un'azione semplice come versare dell'acqua in un bicchiere si riveli un'impresa ardua ed errori quali versarne una parte fuori dal bicchiere o metterne troppa o troppa poca siano assolutamente plausibili. Traslando l'esempio nel nostro ambito dove io rappresento la vostra sorgente, a meno che essa non sia uno strumento dedicato esclusivamente alla riproduzione di musica come un lettore CD, capirete che questa sorgente è un factotum che, mentre ascoltate musica, fa moltissime cose contemporaneamente. Per risolvere il problema non basta semplicemente chiudere tutti i programmi in esecuzione perché ve ne sono moltissimi altri nascosti, noti come demoni o servizi in background, che sono vitali per il corretto funzionamento del sistema operativo e, pertanto, non possono essere terminati.

Quindi c'è il rischio più che concreto che la trasmissione dei dati venga, in qualche piccolo e impercettibile modo, compromessa perché il vostro computer nel frattempo è impegnato a fare mille altre cose.

 

La soluzione al problema la troviamo proprio nell'adozione della connessione USB asincrona. Usando questa modalità, come già spiegato, è il DAC a comunicare alla sorgente quando mandare i dati quindi il computer non deve far altro che restare in ascolto e spedire i dati quando richiesto. Questo comporta un aumento della precisione della trasmissione dati riducendo così il famigerato jitter, del quale se ne parla moltissimo in molti articoli e forum riguardanti audio digitale, basta una ricerca su Google, tutto a vantaggio della qualità di riproduzione.

 

Al contrario di molte implementazioni USB isocrone, che sono a tutti gli effetti Plug'n'Play, letteralmente "connetti e suona", cioè in grado di funzionare al momento della connessione al computer senza bisogno di ulteriori azioni da parte dell'utente, le implementazioni asincrone necessitano per forza di cose di driver proprietari. Il sistema operativo Mac presenta delle eccezioni: alcune implementazioni asincrone, appoggiandosi a Core Audio, non necessitano di driver aggiuntivi.

 

Dopotutto, se ci pensate, è naturale: se mi trovo davanti a un bicchiere vuoto e ho una bottiglia d'acqua in mano è istintivo che io debba versare l'acqua nel bicchiere, ma per capire quando e quanta acqua il cliente vuole che gli versi abbiamo bisogno di un linguaggio comune per comunicare. Ecco quindi il bisogno dell'introduzione dei driver che altro non sono che un insieme di informazioni che vengono fornite al computer per poter dialogare con le sue periferiche.

 

Vale la pena anche sottolineare che, mentre molti produttori si stanno prodigando per sviluppare driver per altri sistemi operativi oltre a Windows e Mac, alcuni produttori di chip USB asincroni hanno lasciato a bocca asciutta gli utenti Linux.

Quindi prima di procedere all'acquisto di un nuovo DAC o trasporto che usufruisce di una interfaccia USB asincrona assicuratevi che il produttore fornisca i driver necessari per il funzionamento con il vostro operativo.

 

Siamo giunti infine alla domanda da un milione di dollari: quindi queste implementazioni USB asincrone, per quanto sopra spiegato, "suonano" meglio delle controparti isocrone, giusto?

 

La risposta è “nì”.

 

Sebbene sulla carta una connessione USB asincrona abbia tutti i numeri per rendere obsoleto il trasferimento di dati, nella realtà questo dipende da caso a caso.

Portando la mia esperienza personale posso dirvi che ho ascoltato implementazioni USB isocrone eccezionali, alle quali nessuna asincrona è riuscita ancora ad avvicinarsi, parlo di oggetti dal costo a quattro cifre, così come ho ascoltato implementazioni asincrone di fascia media suonare decisamente meglio di isocrone di fascia medio-alta.

La verità è che questa tecnologia è ancora giovane sia a livello d’implementazione hardware, sia a livello di driver software e c'è ancora un enorme margine di miglioramento.

 

Il consiglio che offro è, se possibile, di ascoltare il DAC/trasporto con le proprie orecchie prima di procedere a un acquisto studiandone le qualità, seguendo i propri criteri di valutazione per poi decidere cosa più si avvicina alla nostra idea di hi-fi.

In questo modo torneremo a casa soddisfatti con un oggetto che ci servirà per molti anni allietando le nostre giornate con ottima musica.

 

Bene, fatte queste doverose premesse, è ora di andare a spulciare sul sito Bel Canto e informarsi sul REFLlink.

 

Le cose più interessanti sono l’LNS, Low Noise Supply, ossia un’alimentazione dedicata, un po’ come succede con il DAC 2.5, con stadi multipli di isolamento.

Tutto ciò intende garantire un sound privo di interferenze e con un rumore di fondo praticamente assente.

Il REFLink è l’unico dei tre convertitori USB dell’azienda a essere dotato di una propria alimentazione, l’Ulink e l’Mlink si alimentano tramite la porta USB.

Altra cosa interessante è l’ST Fiber, un collegamento proprietario della Bel Canto sfruttabile, come leggerete più avanti, con il DAC 3.5VB MK II. A detta del costruttore, questa connessione, usata con l’apposito cavo in dotazione, offre un’alta velocità di trasferimento dati ed è il massimo in termini di isolamento.

 

Il REFLink è utilizzabile con sistemi Mac tramite l’USB 2.0 e ha dei driver proprietari per Windows. Non sono riuscito a capire cosa uscirebbe fuori utilizzando Linux.

Il REFLink lavora a 16-24 bit a 44.1 - 48 - 88.2 - 96 - 176.4 - 192 KHz, il tutto comandato da dsp proprietari a 500 MHz.

Come potrete leggere da soli non si va oltre i 192 KHz, cosa che magari a qualcuno potrà non far piacere.

 

Tutte le apparecchiature Bel Canto sono in grado di leggere file DSD e qui potete leggere un interessante PDF a firma di John Stronczer in merito alla riproduzione dei file DSD.

 

È finalmente arrivato il momento di togliere il REFLink dal doppio imballo di cartone.

Il cabinet è lo stesso del DAC 3.5 VB MK II, ciò vuol dire frontale in alluminio spesso un centimetro, con scritta incisa nella parte superiore del pannello.

Il telaio è costituito da una solida struttura in acciaio con coperchio fatto a “U” e verniciato in nero.

Le dimensioni sono circa la metà di un cabinet normale e il DAC 3.5 VB MK II con il REFLink sopra, oltre a occupare poco spazio in larghezza, è una bella accoppiata a vedersi.

 

Due sono le colorazioni disponibili, alluminio naturale spazzolato o nero.

 

Sul pannello frontale troviamo il display a otto caratteri e una manopola, con cui possiamo controllare il sample rate, la versione del firmware e, volendo, disabilitare il display.

Sul pannello posteriore troviamo l’ingresso USB, le uscite AES/EBU, Spdif e ST fiber.

A sinistra delle uscite vi sono il pulsante di accensione, un po’ scomodo, ma che esteticamente non “sporca” il pannello anteriore e la presa IEC.

Vengono inoltre forniti un cavo d’alimentazione di qualità tutt’altro che eccelsa, il cavo per utilizzare il collegamento ST e un adattatore BNC/RCA.

 

Scarico i driver Asio per Windows sul mio PC, incrocio le dita e in un batter d’occhio tutto funziona! Nessun conflitto sul PC e Foobar che al primo colpo riconosce i driver, un sistema veramente semplice e user friendly anche per chi, come me, è tutt’altro che un genio del computer.

 

Via dunque alla prima configurazione d’ascolto, composta da DAC 3.5 VB MK II, usato anche come preamplificatore, il REFLink, il mio PC audio, le Vandersteen 2ce e il fido Adcom 555.

Tutti gli ascolti effettuati, fino a diversa comunicazione, saranno fatti utilizzando l'ingresso ST Fiber e relativo cavo.

 

Setup numero uno dicevamo. Per l’occasione, cosa che solitamente non faccio, lascio il mio PC connesso a internet e scarico da Playstore Foobar2000 controller, un’applicazione Android che mi permette di controllare Foobar dal telefono.

Bene. Ora, comodamente seduto sul divano, posso comandare tutte le operazioni: preampli e DAC dal telecomando Bel Canto e Foobar dal telefono.

Posso addirittura giocare sulla fase tramite l’apposito pulsante sul telecomando del DAC!

 

Inizio con un po’ di metal e più precisamente con Black Album dei Metallica.

L’impatto è notevole il fronte sonoro è ampio, vengo immediatamente catapultato sotto il palco.

Il punch, nei limiti del mio impianto, è da cazzotto allo stomaco e la musica gode di una trasparenza incredibile, ma la registrazione non è sicuramente di quelle audiophile e il REFLink è lì pronto a ricordarmelo puntualmente.

Le escursioni dinamiche sono ben riportate, senza rincorrere o anticipare il messaggio sonoro.

Ciò che non mi convince appieno è la gamma alta che tende a essere un po’ troppo in evidenza e iperdettagliata, ma anche le Vandersteen ci mettono sicuramente del loro e decido così di cambiare diffusore e di rivolgermi al mio tre vie Scan-Speak autocostruito.

Il tutto adesso risulta più equilibrato e con il brano Guarda che Luna, eseguito dalla brava Petra Magoni, accompagnata da Ferruccio Spinetti, la voce della cantante è molto equilibrata e davanti i diffusori sembra essere caduto un velo che offuscava il suono. Il tutto risulta limpido, trasparente come non lo era stato mai, ma senza diventare sferzante e iperrealistico.

 

Passo ora al sassofonista Jan Garbarek. Vari i brani ascoltati e mi rendo conto che la gamma media è leggermente arretrata. Mi decido così ad attaccare il mio preamplificatore Audio Research LS8 e le cose, merito forse delle valvole che smussano un po’ la “digitalità” della musica liquida – passatemi il termine – cambiano in meglio.

Gamma media molto più fluida e ricca di armoniche e una piacevolezza d’ascolto maggiore. I brani scorrono via veloci anche a volumi elevati.

Mi concentro poi su un brano che conosco molto bene di Sam Mclain, Give it up for love, e risulta subito evidente la buona microdinamica di quest’oggetto, oltre all’ottima separazione degli strumenti. Davvero un piacere sentire riprodotto l’organo Hammond.

Con rammarico decido di provare tra REFLink e DAC le altre connessioni e, per farla breve, il risultato dimostra una piccola perdita di dettaglio e un decremento della dinamica. Sarebbe stato bello poter fare un test alla cieca, magari con più persone e vedere se sono stato condizionato, ma purtroppo non è stato possibile.

 

Ho provato anche l’accoppiata REFLink Mac, utilizzando come software JRiver, su suggerimento di Mr. P.J. Zornosa e, pur se limitata a un esperienza di un paio d’ore, devo dire che mi è sembrato un matrimonio ben riuscito. In alcuni frangenti superiore a Windows, sistema quest’ultimo che per l’ascolto di musica solitamente prediligo.

 

Piccolo riepilogo

Timbrica: naturale, non artificiosa come alcuni concorrenti, capace di rendere la musica molto realistica.

Dinamica: ottima prestazione, capace di riprodurre in maniera fulminea le escursioni dinamiche, un pelino sopra le righe in gamma bassa.

Immagine: molto ampia e dotata di buona profondità, ottima la tridimensionalità e la separazione dei piani sonori.

Costruzione e imballo: solido, costruito con materiali di pregio, layout razionale, ampio utilizzo di SMD. Comodo e abbastanza robusto il doppio imballo.

Rapporto prestazioni/prezzo: sicuramente non stellare, ma in linea – ahimè – con la concorrenza.

 

Conclusioni

Non sono un amante dei convertitori USB, perché ritengo che al giorno d’oggi ci siano modalità di ascolto più performanti. Ma, in considerazione del largo utilizzo di questa tipo di connessione, volendo qualcosa di buon livello qualitativo, penso che il REFLink sia una delle poche possibili risposte presenti sul mercato.

Sensato e non privo di logica il fatto di proporlo a parte e non integrarlo nel DAC, in maniera da far scegliere al potenziale acquirente, modello, costo e via dicendo.

Il REFLink è un oggetto ben costruito e bello, soprattutto se abbinato con gli altri prodotti di casa Bel Canto.

Abbinato al DAC 3.5 VB MK II connesso tramite l’ST Fiber ha dimostrato un’ottima sinergia ed è per questo che consiglio di abbinarlo a quest’ultimo.

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore:

Ingressi: High Speed USB type-B

Uscite: Coassiale SPDIF BNC 75ohm - Bilanciate AES XLR 110ohm - Light Link ST Fiber

Frequenze di campionamento: 44.1 - 48 - 88.2 - 96 - 176.4 - 192kHz/24bit

Compatibile con MAC USB2.0 da OSX 10.6 e Windows USB2.0 driver Win 7 e XP

Consumo: 3W

Alimentazione : 120VAC/60Hz or 240VAC/50Hz selezionabili

Dimensioni: 216x88x318mm LxAxP

Peso: 6,5kg

 

Prezzo di listino in Italia alla data della recensione: 1.495,00 euro

Distributore ufficiale per l'Italia: Audio Point Italia

Sistema utilizzato: all'impianto di Francesco Taddei

di Francesco
Taddei
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