Exogal è un marchio relativamente giovane, nasce infatti nel 2013 per volontà di alcuni veterani dell’Hi-Fi quali Jeff Haagenstad, attuale CEO, Larry Jacoby, Jim Kinne, il direttore tecnico, e Jan Larsen.
Jeff Haagenstad e Jim Kinne provengono dalla Wadia. In realtà Kinne è stato anche presidente di Digimeister Group per quattordici anni, ditta che ha realizzato progetti per diverse aziende audio. Insieme però hanno portato in Exogal sia esperienza manageriale che progettuale. In particolare Kinne vanta una profonda conoscenza del trattamento numerico del segnale digitale – dithering, sovracampionamento, filtri digitali… – come testimonia la sua firma tra quelle depositate per il brevetto del “filtro digitale dinamico utilizzante una rete neurale per la determinazione dei coefficienti” presentato da Wadia già nel 1996.
Dicevamo quindi che nel 2013, dopo che la Wadia fu ceduta dalla precedente proprietà a un fondo d’investimento, questo piccolo gruppo di tecnici decise di fondare una nuova azienda specializzata nell’audio digitale. La loro intenzione dichiarate era ed è quella di farla diventare un riferimento assoluto puntando sulla qualità. Una qualità così elevata – loro parole, non ancora una mia valutazione – da essere “fuori dal mondo”, anzi “fuori da questa galassia”. Da qui e senza scherzi il nome EXOGAL, acronimo di EX Of GALaxy, in un misto di latino maccheronico e inglese. Ora sono sicuro che siano degli eccellenti progettisti e manager ma, secondo me, dei pessimi inventori di nomi…
Ad oggi, pur essendo la ditta operativa da quattro anni, il catalogo è ancora al minimo possibile, consistendo del solo DAC-pre Comet e, se vogliamo definirli così, dai suoi due “accessori”: l’alimentatore esterno, che gli fa guadagnare un “plus” dopo il nome, e il finale di potenza dedicato Ion, che lo fa diventare un amplificatore integrato.
Entrambi gli apparecchi fanno parte della nostra prova.
Sono convinto che un catalogo limitato sia una buona cosa per una ditta piccola come la Exogal. In alcuni casi è meglio concentrarsi su una cosa ben fatta piuttosto che disperdersi tentando altre strade. Il Comet tra l’altro ha delle caratteristiche abbastanza singolari, le vedremo, per cui difficilmente diventerà obsoleto e sin dalla sua presentazione ha avuto delle recensioni lusinghiere.
L'Exogal Comet
Il Comet segue la tendenza estetica che cerca di minimizzare l’impatto visivo dell’impianto Hi-Fi. Sono finiti i tempi degli apparecchi in formato rack o degli enormi finali da decine e decine di chili di peso. I componenti moderni sono piccoli e spesso con un design curvilineo che dissimula la loro funzione. Il Comet è quindi piuttosto piccolo, con un cabinet ricavato dal pieno in alluminio naturale o nero di forma arrotondata, privo di qualsiasi comando – letteralmente – e ha un piccolissimo display a cristalli liquidi non illuminato. Ci verrebbe da dire che ha limiti di usabilità a causa della mancanza di comandi e del display quasi illeggibile, ma in realtà l’oggetto è elegante e questo conta.
Di serie è fornito di un nuovo telecomando abbastanza insignificante – meglio comunque del primo che sembrava un apricancello – che effettivamente permette di eseguire le quattro operazioni possibili: accensione e spegnimento, controllo del volume e mute, selezione della sorgente in input e dell’uscita.
La Exogal ha anche realizzato un’app dedicata – per ora solo per dispositivi Apple come iPhone/iPad/iPod purtroppo – che fa le stesse poche cose attraverso la connessione Bluetooth. Il mio consiglio è quello di duplicare alla svelta il telecomando per non doversi trovare nell’impossibilità di utilizzarlo senza dover recarsi al più vicino Apple Store.
Dicevamo poco sopra che il Comet è un DAC e preampli e lo è in senso stretto, infatti è privo di connettività di rete e anche la connessione Bluetooth è esclusivamente dedicata alla app
di controllo che, come notavamo, non ha la funzionalità di streaming musicale, è insomma solo un telecomando.
La app riporta anche le informazioni essenziali del Comet in uso, tra cui la versione del firmware.
Gli ingressi a disposizione sono cinque, uno analogico RCA e quattro digitali: un connettore XLR AES/EBU, un ingresso ottico TOSLINK, uno S/PDIF con connettore BNC e una porta USB tipo B.
Qui c’è qualcosa da dire. L’ingresso analogico è abbastanza inconsueto in un pre-DAC ma è una fortuna averlo, consente di collegare una qualsiasi sorgente che abbia solo questa tipologia di uscita quali ad esempio un pre phono, un lettore SACD o, per gli audiofili più “obsoleti” :-) un registratore a bobine o un tuner FM.
Tra gli ingressi digitali salta all’occhio la mancanza dell’ingresso S/PDIF con connettore RCA, viene però fornito un adattatore BNC-RCA. La considerazione da fare è questa: nelle sorgenti digitali di qualsiasi tipo – NdR - Di ambito consumer e non pro – il connettore S/PDIF di gran lunga più utilizzato è quello RCA, questo non significa però che sia la migliore. Infatti, dal punto di vista della robustezza meccanica ma soprattutto da quello elettrico, il connettore BNC è migliore. Questo perché è l’unico connettore ad avere la corretta impedenza prevista, ovvero 75 ohm, mentre i connettori RCA non l’hanno e, se è per questo, nemmeno quelli XLR hanno un’impedenza di 110 ohm come richiesto dalla specifica per la connessioni AES/EBU IEC 60958 Type I. In una linea di trasmissione un qualsiasi disadattamento d’impedenza provoca una riflessione del segnale e per averla basta una compressione del dielettrico o una brusca piega del cavo o, appunto, un connettore con l’impedenza sbagliata. I segnali digitali hanno frequenze abbastanza elevate da creare il problema anche per le piccole lunghezze in gioco. Questo è il motivo o almeno uno dei motivi principali per cui i cavi digitali “suonano diversi” uno dall’altro ed è anche il motivo per cui gli audiofili accorti cercano di tenerli corti, senza pieghe e lontani da fonti di disturbo elettromagnetico. Sembrerebbe quindi un punto a favore della scelta Exogal di utilizzare un BNC se non fosse che anche gli adattatori non hanno un’impedenza di 75 ohm e se anche la avessero non correggerebbero il disadattamento creato dal connettore RCA a cui sono attaccati!
Purtroppo, in mancanza di sorgenti con uscita BNC, ci si trova in un vicolo cieco, e quindi avere un ingresso RCA o uno BNC con un adattatore non fa molta differenza. Sta di fatto però che se si avesse una sorgente digitale con questo tipo di connettore in uscita il Comet è dotato del giusto connettore in ingresso e questo è un innegabile vantaggio.
La porta USB merita anch’essa due parole. Il Comet utilizza un microcontroller XMOS e questo da solo è già garanzia di elevata qualità tecnica. In ogni caso la modalità di gestione dei dati e soprattutto quella utilizzata per sincronizzare il clock dell’host con quello del receiver – asynchronous viene dichiarato nei documenti della Exogal e della XMOS – permette di minimizzare il jitter in quanto è l’hardware del clock del ricevitore a stabilire il tempo e il Comet, nel nostro caso, lo realizza con accuratezze e precisioni non raggiungibili dai PC.
Le uscite di segnale utilizzabili sono quattro, due sono la stessa analogica ANALOG OUT in versione bilanciata e sbilanciata mentre la terza, EXONET OUTPUT, è un connettore HDMI – ma non per questo protocollo, quindi NON va utilizzata in questo senso – dedicato all’amplificatore finale Ion di cui parleremo tra poco. La quarta è situata sul fianco dell’apparecchio ed è una uscita cuffia con jack da 6,3 mm.
Sul pannello posteriore ci sono altri ingressi e uscite dedicati ad altri scopi, li elenchiamo brevemente per nome e utilizzo: SERIAL permette di aggiornare il firmware, TRIGGER può essere utilizzato per automatizzare l’accensione o lo spegnimento di altri apparecchi, il connettore EXONET INPUT è destinato a usi futuri, una porta USB tipo A che funge semplicemente da alimentatore per qualsiasi periferica alimentata a 5 V e 2,1 A come uno smartphone o un tablet ad esempio e, per ultimo, un bottone che se premuto visualizza nel display sul pannello frontale un QR code che reindirizza alle pagine del sito della Exonet dedicate al supporto tecnico.
L’ultima nota per la parte esterna riguarda i due pannelli, superiore e inferiore, che sono fatti con lo stesso materiale delle schede madri e finemente verniciate, una scelta inconsueta. Anche i piedini sono particolari, sono infatti delle biglie di acciaio incastonate in un pannello di plexiglass. Dobbiamo dare credito alla Exogal di aver scelto materiali e accoppiamenti per minimizzare le vibrazioni visto che uno dei fondatore, Jacoby per la precisione, è uno specialista del settore.
Il progetto tecnico del Comet è moderno e allineato all’attualità tecnica che vuole i DAC più simili a dei “computer dedicati” che alle sofisticate macchine di qualche anno fa. La stessa Exogal sottolinea questa differenza quando sostiene che la maggior parte del lavoro di conversione è effettuato da un programma proprietario residente nel FPGA, un Altera Cyclone IV, piuttosto che nei chip Burr Brown, che dovrebbero essere destinati a questo scopo visto che potrebbero svolgerlo per intero. Di fatto, una volta che il segnale digitale è stato ricevuto attraverso una delle porte dedicate e fino a qui l’unica differenza udibile all’ascolto può dipendere dalla quantità di jitter introdotta nel processo, la sua conversione in analogico può avvenire in molti modi e non è indifferente, per il risultato finale, il come questo venga fatto. Rimane però fondamentale la qualità dell’hardware non appena si passa dal numerico all’analogico.
Come dicevamo, Exogal rivendica un approccio proprietario però non spiega, nemmeno a richiesta, cosa e come esattamente fa, anche se qualche indizio ci aiuta a capire. Nel Comet ci sono due DAC Burr-Brown: uno, il PCM4104, dedicato all’uscita pre e l’altro, il PCM5122, dedicato all’uscita cuffia. Entrambi questi DAC non appaiono destinati, se utilizzati “da soli, a implementazioni Hi-End ma, come abbiamo visto in altre eccellenti apparecchi della concorrenza, si possono utilizzare in modo non convenzionale: ad esempio utilizzando l’ingresso del filtro sovracampionatore invece di quello I2S. Inoltre la Exogal dichiara, questo sì, che nel FPGA Altera ha implementato un DSP software che svolge la maggior parte delle fasi di conversione lasciando ai due PCM “solo il compito finale” della conversione in analogico. Completano l’architettura dei buffer TI/National LME49600.
Al di là della ritrosia a spiegare, del tutto comprensibile visto che è praticamente impossibile brevettare il software in un settore così ampiamente conosciuto come quello del trattamento del segnale, non è una novità quella di utilizzare dei DSP e i DAC in modo diverso dalle raccomandazioni dei data sheet. Quello che qui è sicuramente unico è il software proprietario. In questo campo le esperienze vantate dai quattro fondatori diventano significative, in particolare proprio nella creazione di algoritmi per i filtri digitali e in generale per il DSP. Non credo tuttavia che il filtro utilizzato nel Comet sia direttamente derivato da quelli “spline” che caratterizzavano i Wadia all’epoca sui quali lavoravano Kinne e Haagenstad. Infatti, in questa pagina Exogal dedicata alle FAQ si spiega che il Comet può utilizzare uno tra quattro filtri implementati – quello preimpostato in fabbrica è il minimum phase filter e le alternative sono il classic spline filter, il frequency-optimized filter e il de-emphasis filter – ma che il primo o minimum phase è quello che “suona meglio” e comunque gli altri non sono selezionabili dall’utente ma solo dal rivenditore. Come dicevamo in precedenza il firmware del Comet è aggiornabile, il che è un’ottima cosa che lo rende più longevo nei confronti delle immancabili innovazioni che verranno nell’industria audio.
Il Comet con un Plus
Il nostro esemplare è arrivato già corredato dell’alimentatore opzionale che, visto il livello dell’apparecchio, ci sentiamo di considerare come una scelta obbligata nonostante il costo aggiuntivo. In questo “plus” non c’è nulla di esoterico, solo tanti buoni condensatori, ottima componentistica e tanta attenzione ad avere un bassissimo rumore. L’unica cosa di livello normale è il cavo che lo collega al Comet che però, spendendo così, si può sostituire con qualcosa, questa volta si, di più esoterico.
La prova di ascolto si è svolta in due sessioni, la prima utilizzando come sorgente un desktop Mac con software Audirvana e la seconda utilizzando una meccanica CEC TL-51TX e uno streamer di rete autocostruito – auto assemblato per essere più precisi – con uscita S/PDIF con connettore BNC. La selezione musicale è sempre la solita, comune a tutte le prove per ReMusic, costituita sia da file rigorosamente lossless a 44.1/16 e a più alta risoluzione, sia PCM che DSD.
Iniziando dalla fine possiamo senz’altro dire che il Comet si colloca facilmente, come qualità complessiva, ai vertici dei DAC che abbiamo fin qui ascoltato. Attenzione però al fatto che le differenze sono relativamente piccole, almeno tra quelli al di sopra di una certa soglia qualitativa, e devono essere valutate in relazione al valore del resto dell’impianto: significa che talvolta conviene spendere i soldi prima sui diffusori, tanto per capirsi.
Potremmo descrivere facilmente il basso profondo, il medio estremamente chiaro e dettagliato e l’acuto cesellato ma non intrusivo. Anche la dinamica eccellente e il microcontrasto a livelli da stato dell’arte. Insomma potremmo occupare diverse righe dicendo che suona bene, ma lo abbiamo fatto in apertura e non ci sembra necessario ripeterlo. Vogliamo invece soffermarci su due aspetti che ci sembrano più utili: il carattere generale del suono, ci verrebbe da dire “analogico” per significare piacevole, e la mancanza di fatica di ascolto. Quest’ultimo è il fenomeno per cui dopo un po’ che si ascolta un brano conosciuto invece di distrarsi e pensare ad altro – per le prove utilizziamo sempre gli stessi e vi assicuriamo che talvolta È noioso – viene voglia di aumentare il volume e sentire quel passaggio che l’ultima volta non si era percepito così chiaro o, guarda un po’, quel particolare che ci eravamo dimenticati. Quando capita, ed è raro, ci si trova di fronte a un apparecchio che ha un perfetto equilibrio tonale e distorsioni bassissime, e viene voglia di tenerselo a casa. Con il Comet succede ma purtroppo non posso tenermelo perché non è proprio economico…
Sul prezzo abbiamo poco da dire, la cultura audiophile li tratta come poco più che un mero ostacolo alla soddisfazione dei propri desideri e se sono alti ce se ne farà una ragione e ci sono DAC molto più costosi con meno valore dentro- Piuttosto dispiace che forse la Exogal non sia in grado di supportare al meglio le vendite al di fuori degli Stati Uniti. Infatti tra qui e lì esiste una differenza di prezzo che corrisponde più o meno ai costi che l’importatore/distributore deve sostenere per l’anticipazione economica, la spedizione assicurata e lo sdoganamento. Qui veramente non ci si può fare nulla e quindi tanto vale farsene una ragione. Certo questo lo penalizza nei confronti dei prodotti europei – non ce ne sono molti però a questo livello – e in questo caso diremmo che va anche bene così.
In conclusione si tratta di un apparecchio moderno ma decisamente audiophile nella sua migliore intenzione filosofica. Di questa caratterizzazione fa valere più gli aspetti positivi, il suono e la cura dei dettagli, che quelli negativi, che sono da sempre i costi e la specializzazione spinta. Da prendere, se potete.
L'ampli dedicato Exogal ION
Questo apparecchio è esteticamente gemello del Comet, gli manca solo il display che è sostituito da un piccolo LED. Non è un finale di utilizzo generale, lo si può infatti collegare solo al Comet attraverso la porta EXONET, che è un connettore di tipo HDMI. Non provate a collegarci però una normale uscita HDMI di un qualsiasi lettore perché non funzionerebbe e potrebbe persinodanneggiarsi.
La Exogal dichiara diverse cose interessanti per questo apparecchio. La prima è proprio la sua definizione: PowerDAC e non amplificatore di potenza. Questo significa che il segnale in ingresso non è analogico ma digitale e che la conversione D/A avviene non solo nel Comet ma che a un certo punto passi nello Ion dove l’ultimo “passo” della conversione va ad alimentare degli amplificatori di potenza piuttosto che degli operazionali o dei buffer per le uscite a basso livello.
Riguardo lo stadio finale e le sue caratteristiche la Exogal sottolinea che non si tratta di un amplificatore in classe D tradizionale, non è nemmeno un finale di potenza in senso tradizionale. Il segnale in ingresso non è analogico, è digitale e questo fa tutta la differenza del mondo visto che, con le opportune accortezze, ci si può fare pressappoco quel che si vuole e ottenere, in uscita, il suono che si desidera. Noi siamo convinti che il futuro a breve termine dell’alta fedeltà e a maggior ragione del settore Hi-End risieda in apparecchi con questa filosofia di progettazione.
I dati di targa dichiarano cento watt per canale su otto ohm e il doppio su quattro ohm con possibilità di pilotare carichi fino a due ohm. Le altre specifiche ci mostrano delle figure eccellenti ma non inconsuete, cosa che invece è la dichiarazione soggettiva di avere a che fare con il “più veloce” – fastest è scritto nel manuale utente – amplificatore del mercato, in grado di “riprodurre i transienti e i dettagli come nessun altro”.
L'ho ascoltato in due diverse situazioni. Nella prima si trovava a pilotare i diffusori a tromba ad alta efficienza Mantra Sound Daiko di Giuseppe, la cui gamma bassa per inciso è restituita da un solo altoparlante Supravox 165 LB configurato in reflex piuttosto aperto. Nella seconda con dei diffusori a bassa, molto bassa, efficienza in sospensione pneumatic Stat Audio Immagine.
Le note di ascolto sono molto differenti: nel primo caso il suono mi appare estremamente neutro e pulito ma anche troppo asciutto, come fosse sincopato in confronto con quello dell’amplificazione a triodi o minimalista che spesso accompagna quell’impianto. Invece nel secondo ambiente la situazione è diversa: alla velocità e alla precisione già peculiari dei diffusori, si unisce infatti una maggior dinamica che “stappa” il suono, rendendolo più coinvolgente ed emozionante. Questo significa che l’amplificatore è universale, nel senso che non ha problemi con una tipologia o l’altra di diffusori, ma anche che l’impianto Hi-Fi è costruito su equilibri e su compensazioni che vanno oltre la sola tecnica.
Dobbiamo quindi considerare lo Ion come un tutt’uno con il Comet, tendente a creare un integrato di alto livello che è destinato a sistemi Hi-End e per questo richiede attenzione per decidere come completarlo. Può aiutare, come indicazione iniziale, l’orientarsi verso diffusori che fanno dell’accuratezza assieme a un timbro neutro, se non caldo, la loro caratteristica principale. In questo caso l’accoppiata Comet Plus e Ion potrebbe rivelarsi sorprendente.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
DAC Exogal Comet
Ingressi digitali: AES/EBU su XLR e SPDIF con connettore BNC da 75 ohm, TOSLINK, USB-B
Ingresso analogico: sbilanciato RCA
Uscite analogiche: bilanciato XLR, sbilanciato RCA
Cuffia: jack 6,3mm
Peso: 4,2kg
Dimensioni: 29,2x4,76x19cm LxAxP
Finitura: alluminio anodizzato naturale o nero
Specifiche per la connessione USB
Apple: OS 10.6.4 o superiore, nessun driver richiesto
PC: Windows XP SP3, Windows Vista SP2 o superiore, Windows 7, Windows 8 con driver richiesto
Formati ingresso digitale PCM: fino a 192kHz 24bit sugli ingressi SPDIF e fino a 384kHz 32 bit sull’ingresso USB
DSD (DOP): DSD64 e DSD128
alimentatore Exogal Plus
Tensione in ingresso: da 85 a 264VAC
Consumo: 25W
Volt in uscita: 15VDC
Corrente in uscita: 1,7A
Capacità di filtro: 85.000µF
Rumore: <400µVpp
Lunghezza cordone alimentazione DC: 1,5m
Dimensioni: 16,5x5,7x15,2cm LxAxP
Peso: 0,91kg
Finitura: alluminio anodizzato naturale o nero
finale dedicato Exogal Ion
Potenza in uscita: 100W 8ohm per canale, 150 watt di potenza di picco
Carico minimo: 2ohm
Masima corrente in uscita: 10A
Risposta in frequenza: 5Hz-22kHz
THD: 0.03% per 1W a tutte le frequenze su 4 ohm
Rumore: 170µVRMS pesato A 10Hz-20KHz
Fattore di smorzamento: >30 su 1ohm, >100 su 4ohm
Impedenza di uscita a 100Hz: <0,03ohm
Gamma dinamica: >105dB pesato A
Ingresso: interfaccia digitale proprietaria Exonet
Connettori di potenza: a tre vie, per cavo spellato, banane e forcelle
Consumi: 800W massimi, 50W medi
Consumo in standby: <2W
Dimensioni: 19x4,76x29,2cm LxAxP
Peso: 4,08kg
Manuale Comet: scaricalo qui
Manuale upgrade cavo alimentazione Plus: scaricalo qui
Manuale app Comet: scaricalo qui
Manuale Ion: scaricalo qui
Distributore ufficiale Italia: al sito MondoAudio
Prezzo Italia alla data della recensione:
- Exogal Comet 2.950,00 euro
- upgrade dell'alimentazione a Plus 850,00 euro
- Exogal Comet Plus 3.650,00 euro
- Exogal Ion 3.950,00 euro
- upgrade dell'alimentazione Ion Power 1.850,00 euro
Sistema utilizzato: all'impianto di Maurizio Fava