VAI QUI alla successiva prova del DiDiT DAC212 in ambiente Windows
Premesse
Anche solo scorrendo la pagina PROVE di ReMusic ci si rende conto di quanto sia un buon periodo per i DAC. Era uno dei trend che avevo notato, confermato dall’ultimo High End di Monaco. DAC di tutte le fasce di prezzo. Senza soluzione di continuità. Da non poterli distinguere l’uno dall’altro. Ma si può fare un DAC differente dagli altri? Sì se vogliamo dar credito al brand olandese DiDiT. L’acronimo del suo nome sta infatti per “Different in Design Different in Technology” e il suo primo prodotto, il DiDiT DAC212 mantiene questa promessa.
Crystal Cable, Kharma, PrimaLuna e Siltech sono solo alcuni fra i brand olandesi più famosi qui in Italia e molti altri si sono affermati nel mondo. E non dimentichiamo il contributo trasversale di Hypex, conosciuto per i suoi moduli di amplificazione in classe D.
In questa affollata nicchia di mercato che è l’High-End olandese si è formata nel 2007 la squadra DiDiT. Sebastiaan de Vries, Patrick Schoon, Roy van de Hulst e Rients Steenbeek si conoscevano da tempo. Sebastiaan e Patrick vengono dal professionale, hanno sviluppato i monitor da studio amplificati Focal SM9 e SM11, e qui sono i responsabili tecnici. Roy è il designer e Rients il commerciale.
Design
Il sito aziendale racconta che questo primo modello DiDiT è frutto di tre anni di appassionata Ricerca&Sviluppo, per arrivare infine al lancio del 2014.
Caratteristica importante di questo DAC è di operare sempre a 1.5625MHz, indipendentemente dall’input scelto e di essere quindi altrettanto indipendente dal clock dell’apparecchio in ingresso. Questo dovrebbe aggirare i problemi di jitter, affidando la musica al clock interno a bassissimo errore – e rumore – di jitter. L’architettura interna del chip Sabre adottato risponde al nome di ESS Technology Hyperstream e Time Domain Jitter Eliminator, che consente un’azione dei filtri passa basso molto blanda, con conseguente minimo errore di fase nella banda audio.
Il DAC212 può funzionare direttamente come pre di un finale o di una coppia di diffusori amplificati. I progettisti affermano che il loro controllo di volume a 32 bit dovrebbe superare di gran lunga i tradizionali potenziometri analogici, senza penalizzare la dinamica, con meno componenti, mantenendo il percorso del segnale estremamente breve e il più trasparente possibile. L’uscita ad alta corrente e bassa impedenza dovrebbe inoltre consentire il pilotaggio di qualsiasi tipo di cavo o stadio di amplificazione.
Questo primo componente di sistema porterà quindi alla sua migliore integrazione col futuro ampli che la DiDiT sta sviluppando.
Costruzione
Il case ricorda per dimensioni e proporzioni quello degli Apple Mac mini, in alluminio di squisita finitura, molto “tattile”, frutto di una ricerca ossessiva del miglior fornitore, tedesco nel caso degli esemplari di produzione.
Il display a matrice di 29x8 punti, visibili da fori nel frontale smussato e a rientrare del case, rammenta invece la soluzione adottata da certi apparecchi M2Tech.
L’unico tasto frontale e centrale ha una doppia funzione: sfiorato cambia canale, premuto accende o spegne l’apparecchio. Le altre funzioni sono riservate al bel telecomando, che offre anche qui ON/OFF dell’apparecchio e selezione ingressi con soft mute temporaneo dell’uscita, per evitare eccessi sui nostri diffusori, volume e mute.
La dotazione del frontale termina con il ricevitore del telecomando e la presa jack.
Nel retro del 212 troviamo la coppia di out RCA, due ingressi digitali RCA coassiali, due TOSLINK e uno USB. Più a destra un bus CAN per il collegamento al futuro ampli DiDiT AMP212, una presa host USB per l’aggiornamento software e la presa IEC.
Svitare sei brugole sotto il telaio permette di spalancare l’interno del DAC212. Due soli i cavi visibili! Un cavo a nastro per collegare il display e uno per mettere a massa il case, un blocco di alluminio scavato con macchina a controllo numerico, ormai un must del nostro settore.
Il cabinet è perfettamente fresato per ricavare incavi separati per le varie sezioni e canali della scheda: di alimentazione, digitali e analogiche. Come al solito, una struttura così solida riduce le risonanze e le possibili interferenze meccaniche. La scheda è solidamente attaccata al case superiore, che agisce così da naturale smorzatore per qualsiasi risonanza nell’intervallo delle frequenze audio. Sempre per isolare l’apparecchio, i tre piedini sono in acciaio e anelli di Sorbothane, selezionati per assorbire la frequenza di risonanza dell’apparecchio.
La compattezza dell’apparecchio fa parte del suo stesso progetto, per ottenere un percorso del segnale il più breve possibile.
La progettazione elettronica è invece fortemente concentrata sulla riduzione dei livelli di rumore in tutte le parti del circuito.
Se ne parla già con l’alimentazione, inaspettatamente switching, una decisione consapevole dell’immagine negativa e critica che questo tipo di alimentazione si è fatta nel settore audiofilo. Scelta per l’efficienza e la velocità, le caratteristiche che ne hanno decretato il successo, l’alimentazione switching è qui bufferata in condensatori ad alta capacità, cosa che dovrebbe evitare la maggior parte dei problemi a essa imputabili. Ogni canale, ogni stadio e i clock di sistema dispongono di regolatori di alimentazione separati a basso rumore, dodici in totale.
Sì è scelto quindi un alimentatore inglese PowerPax SMPS montabile su circuito stampato e con un robusto filtraggio offerto dai successivi dodici regolatori di tensione a basso rumore. Lo stadio di uscita fa così registrare l’ottimo rapporto S/N di -135 dB a 1 kHz…
La circuitazione è tutta su una scheda multistrato progettata e sviluppata con sistemi di terra virtuale CAD/CAM, con un livello completamente dedicato alla massa, per ottenere basse induttanza e diafonia. Gli stadi di amplificazione sono a layout bilanciato e a massa flottante, per massima separazione fra i canali e migliore dinamica, per evitare anelli di massa e ottenere ulteriore isolamento dall’esterno.
Si è già anticipato che il chip DAC utilizzato è l’ESS Sabre ES9018 Hyperstream™ a 32 bit. L’ES9018 è configurato con quattro convertitori D/A in parallelo per ogni canale, per ridurre il rumore e aumentare la linearità. In DiDiT si è preferito privilegiare la trasparenza rispetto alla manipolazione, il filtro anti jitter è attualmente impostato di fabbrica su “neutro”, ma può essere configurato direttamente dall’utente nella parte del menu riguardante i controlli del chip Sabre.
Il clock è un Crystek Femto, altri clock di produzione giapponese sono usati per l’uscita USB.
Al chip DAC segue un OPA1612 per l'amplificazione in corrente e per l'amplificazione differenziale un OPA1611 insieme a un LME49600.
L’uscita è fissata in fabbrica su due volt a zero dB FS. Chi ha bisogno di più può settare due jumper interni, uno per canale, per un guadagno extra di sei dB, per arrivare quindi a 4,2 volt RMS a zero dB FS in uscita. Questa impostazione è richiesta anche per le cuffie a bassa efficienza e alta impedenza come le mie Sennheiser HD 800. L’impedenza di uscita è 1,6 ohm a 1 kHz.
Il Sabre a 32 bit permette di utilizzare gli ultimi 8 bit per un parziale controllo del volume. Durante l’uso l’ultimo volume viene memorizzato, in maniera indipendente per le singole uscite line e cuffia. All’accensione il volume ritorna però a -40 dB, per evitare danni a casse o orecchie. Anche questo valore può essere settato dall’utente.
Il mute è progressivo, non istantaneo, sia in attenuazione del volume che in riattivazione.
In PCM vi potete ascoltare tutto, da 44,1 a 384,0 Khz. Pure gli standard inferiori come gli MP3 – orrore! – che vengono ricampionati. I file DSD e DSX sono eseguiti da DSD64 a DSD512 e DXD352,8.
La connessione a PC ha bisogno di driver, che si possono scaricare dal sito DiDiT, sia 32 bit ASIO che 64 bit Windows. Gli Apple Mac dotati di sistema operativo OSX vengono visti come una semplice periferica, da selezionare nelle Preferenze di Sistema.
Per tornare ancora al cuore dell’apparecchio, tutta la scheda ha raffinatezze tecniche molto curate, come punto di massa comune dato da un amplificatore operazionale TL031 in DC, configurazione differenziale fra positivo e negativo delle piste bilanciate, nessun condensatore sul percorso del segnale, relais che vengono scaricati all’accensione dell’apparecchio e molto altro ancora.
Ascolto
Questo ci porta a dire una volta per tutte che il DiDiT è un apparecchio dalle mille risorse, molte ancora nascoste, che la stessa azienda ammette di non essere ancora riuscita a diffondere come meriterebbero e che io stesso stento ad abbracciare completamente.
I DAC in generale sono diventati da un po’ di tempo a questa parte i potenziali nuovi pre, cioè il punto d’incontro e d’incrocio fra digitale e analogico, fonti e amplificazione. Un punto cruciale o una potenziale e funesta via crucis del segnale. Per fortuna, fin dall’inizio della nostra webzine ci siamo dichiarati a favore, sì, dei tecnicismi, ma, ancor di più, del loro effetto all’ascolto.
Questo è il punto. Il DiDiT mi è piaciuto proprio sin al primo ascolto, d’istinto, come è piaciuto a tutti i collaboratori ReMusic che, con me o senza di me, lo hanno sentito da solo.
L’esemplare ricevuto è un demo, quindi ho effettuato un burn-in moderato, di pochi giorni di uso continuo con rumore rosa e a volume pieno.
Con la solita pletora di CD assortiti e file ad alta risoluzione gentilmente resi disponibili da Lothar Kerestedjian di HighResAudio, l’ho ascoltato in diverse occasioni e setup. Grazie alla disponibilità del produttore è diventato in poco tempo un riferimento per il mio impianto.
Le prove si sono svolte in ambiente Mac, prossimamente riporteremo un approfondimento d’indagine in configurazione Windows.
Nessuna colorazione, nessun proprio timbro musicale, nessuna sensazione di artificiosità nel suono, nessuna fatica d’ascolto: solo musica che fluisce in modo molto naturale e spontaneo.
Dettagliato, bilanciato, appagante senza esagerazioni, facilmente riscontrabili in altre realizzazioni.
Dire che è silenzioso di per sé è un eufemismo.
Fin qui sembra una storia d’amore con facile lieto fine, ma l’apparecchio va capito e, immodestamente, penso di esserci arrivato.
Il rovescio della medaglia si manifesta appena si affianca il 212 ad altri DAC più “tradizionali”, perché sulla carta meno innovativi. Il confronto a volte mi ha lasciato tra il sorpreso e il deluso. La dinamica sembrava risentirne, il suono pareva meno coinvolgente, bassi e acuti leggermente in secondo piano. Forse i due volt in uscita non bastano? Questo tipo d’uscita ha un po’ l’effetto della classica coperta corta, del tipo “ho la raffinatezza ma non l’entusiasmo”? Beh, in parte e in certi casi, è così. Come detto, tramite i jumper sulla scheda, potete ottenere un guadagno di ben +6dB e la questione si pone su tutt’altro livello, quello della musica come è riprodotta nella realtà dagli strumenti non amplificati.
Per la giusta suspense rimando alla sezione Chissà il tentativo di soluzione del mistero… Per quanto riguarda invece l’uso quotidiano, usato come fonte e diretto a un pre di buona sensibilità, io lascerei il settaggio del 212 sui due volt di uscita. Usato come pre o per pilotare un ingresso poco sensibile andrei dritto e filato sul maggiore guadagno.
Pro
Fatica d’ascolto e distorsione inesistenti.
Il volume è molto progressivo, non procede per scatti all’ascolto e la risoluzione è di ben 80 step, ognuno corrispondente a 1 dB.
Attualmente il DAC è un all in one molto user friendly e plug and play e non richiede altre noiose o ulteriori app. Ma le app, si sa, vanno di moda e sono il futuro, quindi anche qui la si sta preparando.
Contro
Le spine IEC audiophile grade, quelle grandi tipo le Oyaide, non possono essere usate e anche gli RCA sono molto vicini e poco adatti a cavi linea di grossa sezione. Inoltre gli RCA OUT sono invertiti nella posizione, come nel professionale: personalmente preferisco la classica impostazione consumer, dove l'RCA DX sta appunto a destra, guardando frontalmente l'apparecchio.
La sporgenza dietro il DAC, quella “pensilina” che riduce l’impatto visivo di cavi e connessioni, impedisce però di accedere alle connessioni stesse “a memoria”, con le mani che strisciano sopra l’apparecchio vicino al muro, stretto nel rack porta elettroniche, dove non lo si può girare e non ci si può girare dietro.
Il menu di servizio, che potete scaricare qui, è d’uso poco agevole e non intuitivo.
Il pack dell’apparecchio è costituito da un’incredibile scatola in sughero – avete letto bene – tanto bella quanto inutile, secondo me. Dato che provengo da una regione vinicola, considero il sughero una risorsa troppo preziosa per simili lussi. Certo è che l’effetto c’è…
Sul modello in prova manca l’uscita bilanciata ma è di imminente produzione la scheda madre 2.0, che la prevede.
Chissà
Personalmente ho risolto l’apparente e contraddittorio comportamento all’ascolto del 212 facendo una full immersion di musica naturale, eseguita da strumenti acustici non amplificati. Una specie di ritorno alle origini della musica, che non fa mai male. Tornato ad ascoltare il mio impianto, come quello di altri collaboratori, l’artificialità e l’artificiosità dei nostri setup erano subito evidenti, seppur in modo benevolo. Ma non con il DAC212: a parità di dB in ambiente sembrava suonare paradossalmente meno forte e invogliava ad alzare il volume, mentre gli altri DAC sembravano immediatamente più “urlati”, se non già affaticanti.
Secondo me le percezioni di dinamica, distorsione e silenzio dell’impianto vanno un po’ ridisegnate a partire dal DAC212. Il suo contributo è sottile. Come dicevo, va capito. Ma, una volta compreso, crea una positiva dipendenza.
Metafore veloci e sintesi finale
Abbiamo per le mani un prodotto ambizioso che, per essere valutato definitivamente, avrà bisogno di essere provato anche col proprio ampli: il progetto stesso lo prevede.
Come pre, riunisce in un solo apparecchio il 90% delle caratteristiche positive di un attenuatore passivo – immediatezza e trasparenza – e il 90% dei vantaggi di un preampli attivo – pilotabilità e controllo.
Come DAC di musica concreta, anche se sulla carta limitato dallo standard 16bit/44,1kHz, io l’ho persino preferito, dando nuovo impulso all’ascolto degli ormai classici CD. Come DAC per la musica liquida digerisce di tutto e senza problemi. Dal mio Mac ha “agganciato” qualsiasi file senza esitazioni. Esaltante la nuova frontiera d’ascolto dei file DSD, che sembrano riappropriarsi di un’ambienza più limitata nelle risoluzioni minori.
Come ampli cuffie diventa “il sistema in più”, che vi permette anche di rimandare l’acquisto di ampli e casse o di sole casse amplificate.
Bisogna però precisare che è un componente fortemente rivelatore, la classica cartina al tornasole messa in mezzo all’impianto.
Quando l’ho provato con file ad alta risoluzione via Audirvana Plus, ho sentito molto… il player Audirvana! Che è stato definito come “tubey”, cioè “valvolare”, quindi caldo e ambrato, se non morbido e velato.
Ascoltando file e CD tramite iTunes mi ha confermato la grande immediatezza di questo player, ma anche la sua "grana" e leggera ruvidità rispetto all'equivalente CD.
Usando il 212 dopo la sola meccanica del CD player, ho scoperto molto di più sul suo carattere sonoro, fatto di trasparenza, fantastica immediatezza, fluidità, facilità, piacevolezza continua: è un DAC che non stanca mai.
In generale ho sentito con lui una musica molto più vicina all’evento naturale, a quella non amplificata.
A chi è rivolto
Il DAC212 è destinato a palati fini, molto fini. Approfittando del fatto che è ancora offerto a un prezzo di lancio, che sta per uscire la versione con scheda 2.0, che la vendita è praticamente effettuata ancora direttamente dal produttore, che il sistema è estremamente “aperto” a implementazioni e miglioramenti software e che i ragazzi DiDiT sono molto disponibili e vicini al cliente, secondo me è un affare per chi se lo può permettere.
Attualmente si può già costruire un impianto attorno al 212, sarebbe una scelta sensata e dall’ottimo rapporto qualità/prezzo. Avreste un ottimo ampli cuffie, in grado di pilotare anche delle alta impedenza. Un pre versatile ed efficace, molto trasparente e poco invasivo. Un DAC all’avanguardia e aperto al futuro.
Ma, soprattutto, se volete ascoltare musica per giorni e giorni, senza averne mai abbastanza, il DiDiT DAC212 potrebbe essere la pietra di volta di un moderno impianto High-End.
Timbrica | estensione in frequenza, capacità di riproduzione fedele dello strumento e delle sue armoniche
Realistica, articolata, espressiva nel senso di equilibrata e naturale, la meno Hi-Fi che abbia sentito.
Dinamica | micro (dettaglio) e macro (assoluta), estensione e velocità dei transienti
Microdinamica affascinante, macrodinamica senza sferzate irrealistiche, transienti mai affaticanti, fa venire sempre voglia di alzare il volume, poi il fonometro vi deve avvisare che state rischiando i timpani… Personalmente gradirei una maggiore presenza sui bassi.
Immagine | ambiente, trasparenza, scena, piani sonori, palcoscenico virtuale, senso di presenza, risoluzione
Un esempio assoluto, che varia ovviamente a seconda della tipologia di file e/o della loro risoluzione.
Tonalità | impostazione generale dell’apparecchio, se presente o caratteristica: ad esempio calda, fredda, virata, ambrata, lucida, opaca…
Non pervenuta. Per questo punto approfondiremo con i controlli di filtro nel prossimo articolo.
Emozione | capacità di coinvolgimento emotivo, molto dipendente dagli accoppiamenti, parametro assolutamente anarchico e personale
La nota dolente: è un apparecchio che va interpretato e si impone nel lungo periodo. Credo però sia una scommessa vincente.
Costruzione e imballo | Ineccepibile la prima, efficace, preziosa e di prestigio, anche se delicata, il secondo: più da guardare e apprezzare che da usare.
Rapporto prestazioni/prezzo | Ottimo, da qualsiasi punto di vista, dovreste acquistare tre apparecchi diversi per avere di più e, probabilmente, spendere approssimativamente tre volte tanto.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Formati supportati: PCM, DSD
Frequenze di campionamento PCM: da 44.1kHz a 384Khz
Frequenze di campionamento DSD e DXD: da DSD64 a DSD512, DXD352,8
Ingressi: due TOSLINK, due coassiali, un USB
Uscite: una stereo RCA
Distorsione armonica totale: 0,0006% 0dBFS a 1Khz 24BIT/48kHz
Linearità: +/-0,5dB a -120dBFS 24BIT/48kHz
Separazione fra i canali: -125dBFS a 1kHz
Livello d’uscita: 2,0VRMS a 0dBFS, 4,2VRMS a +6dB con jumper interni - DC Offset 0,1mV
Risposta in frequenza: DC a 50kHz +/-0.5dB, DC a 90kHz -3dB
Impedenza d’uscita: 1,6ohm a 1kHz max
Corrente d’uscita: 0,25A
Alimentazione: 100-240VAC
Comandi telecomando: ON/OFF, selezione ingressi, volume, mute
Dimensioni: 212x45x212mm LxAxP
Peso: 2,7kg
Varie: display a matrice, pulsante a sfioramento, sensore di luce ambiente, slot opzionale per upgrade futuri
Manuale: scaricalo qui
Distributore ufficiale alla data della recensione: al sito DiDiT High-End
Prezzo di lancio alla data della recensione: 2.995,00 euro
Sistema utilizzato: al mio impianto