Questa è la terza volta che su ReMusic scriviamo del DiDiT DAC212, ma la prima in cui lo affianchiamo al suo partner naturale, atteso e previsto da tempo, il finale DiDiT AMP212. Ho avuto in prova due esemplari demo dei due apparecchi, destinati da tempo a integrarsi e affiancarsi nel progetto originale della casa olandese. Il duo si appresta a diventare, nelle intenzioni del costruttore, uno dei più moderni approcci all’Hi-End del periodo. Different in Design Different in Technology, vale la pena di ricordarlo, è il significato dell’acronimo DiDiT e sicuramente il progetto l’ha vista lunga da tempo. Si vorrebbero quindi apparecchi performanti, compatti, non vintage nel look e facilmente ambientabili per forma, peso e dimensioni.
Per quanto riguarda forma, peso e dimensioni, le immagini e le relative caratteristiche tecniche, che trovate come al solito al fondo dell’articolo, parlano chiaro: questi obiettivi sono da considerarsi raggiunti. Anche il look è quello voluto, reso celebre dagli iconici computer Apple, come ad esempio i Mac mini, che di vintage non hanno proprio nulla.
Concentriamoci allora sulle prestazioni, parametri che dialogano molto fra di loro, essendo appunto i due apparecchi nati idealmente l’uno per l’altro.
DAC212SEII
Ai seguenti link, qui e qui, trovate le prove della prima versione di questo DAC, fatte in ambiente Mac OS la prima e Windows la seconda. Il 212 “base”, ora non più in produzione, è tuttora il DAC di riferimento del mio impianto personale, ho quindi potuto fare un confronto side by side con quello di cui parliamo oggi.
Al netto delle differenze di ingressi e uscite, che trovate nel dettaglio della scheda tecnica a fine articolo, dovuti alle inevitabili scelte di marketing che seguono i trend, i desideri e le opinioni di distributori e acquirenti – il mercato, appunto – troviamo un ingresso AES/EBU, un coassiale RCA, un TOSLINK, un HDMI per I2S, compatibile con lo standard PS Audio, una connessione network RJ45 e un USB audio, forse l’ingresso più “strategico”. Sì, perché questo DAC è stato costruito nell'era del computer ed è costruito attorno a un computer, un modulo Raspberry Pi CM3 che DiDiT programma per estrarre le massime prestazioni da un chipset DAC ESS ES9038 Pro Sabre a 32 bit.
Il layout del DAC è bilanciato dall’ingresso all’uscita, questa è la principale differenza rispetto al mio modello precedente, con un buffer in classe A prima e dopo lo stadio di uscita analogico. Saltando subito alle conclusioni, la “leggerezza” o la particolare impressione che il parametro della dinamica aveva lasciato in me nel primo modello, nell’SEII sono completamente superati. Questa versione full XLR utilizza più del doppio dei componenti rispetto alla versione RCA, come è lecito aspettarsi, ma conferisce al suono un’autorevolezza e una dinamica palpabile rispetto al mio già validissimo 212 single ended.
Manca la comodità dell’input analogico, come si trova ad esempio nell’M2Tech Young III, e se guardate il fitto interno del DAC capirete alla prima occhiata perché.
Qualche anno fa lessi qui che il 212 se la giocava ad esempio con il Chord Hugo, senza averne le idiosincrasie sul volume. Visto che ci si riferiva al modello originario di DAC212, a maggior ragione anche questo SEII non sembra conoscere compressione dinamica o distorsione. Questo lo porta naturalmente a essere anche uno dei migliori pre digitali che conosca, sempre controllato e misurato, senza reali “scalini” di volume o appannamenti all’ascolto. Rivelatore, cioè non tendente al velato come l’M2Tech Young III, ma molto musicale, cioè non asciutto e iperdettagliato come diversi Auralic.
L’analisi e le impressioni d’ascolto non possono quindi che confermare quanto di buono, se non ottimo, ho avuto la fortuna di trovare nel DAC212, cioè quanto riportato nei nostri precedenti articoli.
Un’ultima notazione riguarda le uscite cuffia, due su questo modello, con la possibilità di essere usate in coppia per pilotare una cuffia in bilanciato: la buona impressione, forse addirittura senza lode né infamia della precedente uscita cuffia, qui diventa un’ottima impressione, dovuta sicuramente all’aumento di potenza e autorevolezza dell’uscita stessa.
AMP212
Come forse avrete già letto qui, prima o poi resterà solo la classe D… O una prossima superiore, come ad esempio questa. Alla faccia di noi “idiofili”, la corsa all’efficienza dei moduli di amplificazione audio è praticamente chiusa. Già si parla di prestazioni superiori mediamente al 90%: pensate cosa vuol dire in termini di resa e risparmio energetici, di conseguente minore produzione di calore, di contenimento di cabinet e dissipatori, di robustezza e sicurezza di funzionamento, ecc. ecc. Insomma, la classe D dovremo farcela piacere e QUESTO classe D di classe ne ha tanta.
Il finale sfrutta i suoi “soli” 100 watt sfoderando sempre e comunque un grande aplomb. È il comportamento tipico dei migliori classe D: apparente consistenza del suono, senza indurimenti fino alla massima potenza possibile, nessuna preferenza particolare per gamme di frequenza, ottimo compromesso tra la nube di armonici dei valvolari e la piatta concretezza dei transistor… Il progetto in classe D è “della casa”, si chiama HyperAmp. Sebastiaan de Vries della DiDiT sa di aver fatto qualcosa di insolito e impegnativo, sia in termini di costi che di tempo. I moduli come Hypex o ICEpower sono ampiamente disponibili sul mercato e vengono utilizzati dalla quasi totalità dei costruttori. Questo AMP212 va invece oltre gli schemi e ha compresso in pochi centimetri cubici 100 watt per canale con alimentazione surdimensionata da 500. Morale della favola: l’esemplare demo in prova è arrivato a scaldarsi veramente tanto, vedi foto qui sopra, ma le unità di produzione saranno dotate di due ventole ultrasilenziose – 11/13 dB – con un controllo automatico dei giri fra 800 e 2800 rpm. I chip interni potrebbero sopportare fino a 125°, ma per garantire insieme una lunga vita operativa e il rispetto della normativa CE occorre non superare i 50° e i primi test in fabbrica hanno ottenuto un massimo operativo di 40°.
Con i miei diffusori da 103, 96 e 87 dB non ho avuto alcun problema o limite d’ascolto. Ho provato l’AMP212 su dei succhiacorrente come gli elettrostatici KingSound King III, presso la sala dimostrativa DipTec di Roma, dell’amico Paolo Verri. Con la loro sensibilità di 83 dB e l’impedenza nominale di 6 ohm hanno messo alla frusta l’AMP212, come si vede dalla foto. Diciamo però che i “soli” 100 watt dichiarati si sono comportati in modo eroico questa volta, senza mai risparmiarsi, e arrivando al clipping di protezione senza fare una piega. Anche in questo caso, l’ampli è così aperto e rivelatore che difficilmente si può chiedere di più al suo centinaio di watt in classe D.
L’AMP212 ha dimensioni compatte e solide, come solida e coerente è la scena che sa ricreare, senza mai diventare dura, piatta o graffiante, ha insomma un suono complessivamente liquido ma trasparente, ottenuto con bassi potenti e dall’ottimo controllo. Come accennato, infatti, il suo clipping si manifesta come assenza di suono, senza distorsioni, e l’apparecchio riprende a emettere musica dopo alcuni secondi di messa in sicurezza e controllo delle corrette condizioni di lavoro.
Conclusioni
La coppia in sé suggerisce una combinazione davvero interessante di capacità di trovare ed esprimere sfumature e potenza: complimenti, davvero ben fatti. Nella mia sicuramente limitata esperienza, inoltre, l’accoppiata è la prima con cui potrei convivere senza necessariamente interporre un preamplificatore, utilizzando cioè il potenziometro nel dominio digitale del DAC212: ma ho ancora molto da ascoltare...
Stiamo parlando di quel genere di prodotti moderni e votati al digitale, in tutti i sensi, che rendono l’Hi-End estremamente sostenibile nel nostro ambiente domestico, che non impegnano interi rack o stanze, che non chiedono trattamenti esoterici, che offrono molta e ottima musica senza creare disagi o chiedere particolari conoscenze o attenzioni. Sono “sistemi chiusi”, nel senso che singolarmente i due apparecchi possono interfacciarsi con qualunque altro partner, ma insieme si esaltano e rendono difficili i “tradimenti” per altri.
La coppia DiDiT è in sintesi “troppo” in tanti sensi: troppi, appunto. Troppo piccola, troppo ben suonante, troppo poco costosa per essere considerata "veramente" Hi-End. Soprattutto se sapete leggere l’ironia.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
DAC212SEII
Tipologia: DAC/preamplificatore PCM, DXD e DSD
Ingressi digitali: 1 AES/EBU, 1 coassiale, 1 TOSLINK, 1 HDMI per I2S compatibile PS Audio, 1 connessione network RJ45, 1 USB audio
Uscite analogiche: 1 bilanciata XLR connectors, 2 jack 6,3mm – i jack cuffia possono essere usati come 2 stereo o 1 bilanciato
Guadagno: +6dB con selezione indipendente e automatica XLR/cuffie
Frequenze di campionamento: tutte le PCM da 44.1kHz a 384kHz fino a 32-bit, da DSD64 2.8224MHz fino a DSD512
Risposta in frequenza: DC a 50kHz +/-0.1dB, DC a 90kHz -3dB
Distorsione armonica totale + Rumore: 0,00035% a 100kOhm
Potenza d’uscita: 4000mW/32ohm a +6dB di guadagno su uscita XLR, anche cuffia
Alimentazione: 100-240VAC
Comandi telecomando: ON/OFF, selezione ingressi, volume, mute
Dimensioni: 212x45x212mm LxAxP
Peso: 2,7kg
Varie: display a matrice, pulsante a sfioramento, sensore di luce ambiente, slot opzionale per upgrade futuri
AMP212
Tipologia: finale stereo in classe D
Ingressi analogici: coppia stereo bilanciata XLR
Uscite analogiche: morsetti stereo a 5 vie
Potenza d’uscita: 100W per canale su 8ohm
Larghezza di banda: 22,5kHz DC
Sensibilità: 4VdBu alla potenza massima
Distorsione: 0,00025%
Rapporto Segnale/Rumore: 130dB
Dimensioni: 212x50x212mm LxAxP
Peso: 3kg
Distributore ufficiale alla data della recensione: al sito DiDiT High-End
Prezzo alla data della recensione: DAC212SEII 4.495,00 euro, AMP212 3.995,00 euro
Sistema utilizzato: al mio impianto