Crispino, Lanciai, Basile, Sabelli | Kobayashi

03.11.2023

Il focus emotivo che accomuna il chitarrista Luca Crispino, il bassista Fabio Basile, il sassofonista baritono Roberto Lanciai e il batterista Luigi Sabelli è quello di essere cresciuti, diciamo così, “sul campo”. Spulciando nelle loro biografie si realizza la preparazione musicale non precisamente accademica ma accresciutasi giorno per giorno suonando in diverse formazioni rock e jazz a superare progressivamente il gap che separa il dilettantismo dal professionismo. Si è giunti così alla pubblicazione di questa loro collettiva opera prima, Kobayashi. Dietro questo lavoro c'è la presenza di una delle più prolifiche etichette italiane, la pugliese Dodicilune, che da quasi trent'anni pubblica soprattutto, ma non esclusivamente, album di musica jazz e contemporanea, promuovendo principalmente artisti nostrani di assoluto valore, com'è appunto il caso dei componenti del quartetto di cui ci occupiamo oggi. All'interno di questo gruppo, Crispino, Sabelli e Basile non sono dal punto di vista discografico degli esordienti. Ricordo la partecipazione di Crispino nel 2021 all'album Pequod, uscito con Terreni Kappa, quartetto di cui faceva parte anche Basile, che compare peraltro in un lavoro del 2020 dedicato alla musica della tradizione ebraica e in un doppio CD appena pubblicato intitolato Marte. Crispino, dal canto suo, ha editato l'anno scorso l'album Le Quattro Verità in collaborazione con Danilo Gallo, Luca Pighi e Roberto Zorzi, sempre per l'etichetta pugliese. E per essere ancora più precisi non dovremmo dimenticarci di un EP che ha visto l'uscita nel 2022 con Crispino e Sabelli e in più il polistrumentista Simone Spazian.

 

L'atmosfera generale di questo Kobayashi resta più vicina a certo rock con intonazioni cupe ma non troppo, alla John Zorn quand'egli non sbarelli, per inteso, nei suoi frequenti palinsesti caotici. Il cifrario melodico di un album come questo è solo occasionalmente tangente al jazz ma, se vogliamo dirla tutta, ci si ritrova comunque a vagare in un'ambigua e affascinante zona di confine tra generi diversi, tanto che si viene a creare spesso una globale dimensione introspettiva con zone d'ombra che sarebbero ben adatte al commento sonoro di qualche film noir... Restiamo comunque lontani da certi sperimentalismi armonici, anzi, si viaggia spesso su binari musicalmente già collaudati, dove gli strumenti non si sovrappongono mai oltre il lecito restando tutti ben leggibili e interpretabili. La lingua parlata in Kobayashi evidenzia un lieve accento psichedelico suggerito dagli effetti elettronici, peraltro gestiti con oculatezza, in aggiunta alla timbrica della chitarra elettrica di Crispino. Questo strumento, di nuda essenzialità, spesso suonato col vibrato, si ricollega a quelle sonorità rock-desertiche che abbiamo imparato a conoscere da molti gruppi americani e australiani, soprattutto dagli anni '90, con caratteristiche che ci fanno risalire la corrente fino ai suoni dei western morriconiani, transitando, perché no, dalle parti di Bill Frisell, quando questi non voglia suonare espressamente in chiave jazz. Il basso a sei corde di Basile sottolinea le oscurità lasciate intendere dalla chitarra, mentre la batteria di Sabelli limita perfettamente il suo ruolo, ben arrangiandosi in una circostanza collettiva come questa connotata da una certa “inafferrabilità” di stile. Il sax baritono di Lanciai ha una sua fumosa corposità che però viene sacrificata all'esigenza complessiva della band e tende a diventare occasionalmente più pop di quanto non ci si aspetterebbe. Tuttavia, gli unici brividi di stampo più jazzy ce li offre proprio il sax, soprattutto in quei frequenti momenti dialogici imbastiti con la chitarra di Crispino.

 

Crispino, Lanciai, Basile, Sabelli - Kobayashi

 

Funerale sul Gange apre la sequenza dei brani. I toni piuttosto drammatici – e come potrebbero non esserlo dato il titolo – sono scanditi dalle note duplicate della chitarra e del sax che espongono una frase lineare in sincrono. Si arriva così a un assolo di Crispino, che è anche autore del pezzo, con tanto di tremolo in primo piano. Il basso a sei corde di Basile risponde con un secondo assolo che sfrutta al meglio le possibilità melodiche del suo basso elettrico, dato il numero maggiore di corde a disposizione. Un'escursione intelligente, moderata, che si allunga senza esagerazioni avendo in sottofondo la chitarra di Crispino impegnata a mantenere tesa una rete delicata di suoni. Il pezzo si conclude con il tema all'unisono tra lo stesso Crispino e il sax di Lanciai.

Coraggio Liquido segue subito dopo con tinte psichedeliche parecchio acide. Sembra addirittura di ascoltare i Pink Floyd di Astronomy Domine, ma il semplice tema portato dal sax cerca di trascinare tutto verso un'altra direzione, persino con qualche velleità ritmica sudamericana. L'assolo di chitarra però riprende i riferimenti iniziali e si lavora in modale con note tirate e tremolanti che escono da una timbrica decisamente secca. Terminato il solo di Crispino, è il sax questa volta che si muove in solitaria in un periferico mondo notturno, immerso nel jazz dalla testa ai piedi. L'assolo di Lanciai è magnifico, asciutto, di un nitore quasi metallico e si prolunga tra il guardingo basso elettrico e il ritorno della chitarra in accompagnamento, poco prima che ricompaia il tema a chiudere la partita.

Restiamo ancora nel cuore della notte con Rebecca, una ballata felina sorretta da un basso che passeggia lentamente per lo spazio sonoro, mentre il sax baritono, con la sua voce calda, intona la propria melodia che sa di blues. L'assolo di chitarra a seguire possiede quei toni aspri che sembrano caratterizzare il modus espressivo di Crispino, almeno in questo album. Ma la parte migliore si addebita allo spettacolare sax di Lanciai, autore di questo brano tagliato su misura, che risponde alla chitarra con un assolo sofferto e rarefatto che mi rimanda a Dexter Gordon, anche se quest'ultimo imbracciava il tenore e non il baritono. Da notare lo squisito drumming di Sabelli, che accompagna con la solita, focalizzata concentrazione.

 

Luca Crispino

 

Ombre sul Borgo è un brano pieno di angoli scuri, una classica ballad di rock psichedelico e desertico che mi ha fatto ricordare i Giant Sand di Tucson. L'atmosfera è quella di una malinconica rassegnazione, quasi fosse il risultato di una visione disillusa del Mondo. Ancora una volta chitarra e sax viaggiano per un po' all'unisono anche se Crispino non rinuncia ai suoi pensieri vibranti che emergono un po' convulsi dal suo strumento. L'assolo di sax baritono è breve, nebbioso, con tutto il suo mal d'esprit espresso in poche volute sonore.

Jungle vira maggiormente verso il pop e le atmosfere danzanti, impostando un'aria cantabile al sax con influenze centroamericane. Sembra un po' l'antitesi del brano precedente, attraversato com'è da una visione più languida e rilassata. Stavolta la palma del migliore assolo va a Crispino, che inanella un'interessante progressione di bicordi ascendenti durante la sua esecuzione.

Furtivi è un brano di Basile e si presenta con uno stile moderatamente swingante, con il sax che avrebbe potuto essere sostituito da un clarino in stile anni '40, per rendere al meglio l'idea. Ancora una volta sax e chitarra in coppia, però questa volta i due strumenti suonano creando voci armonicamente diverse e dialogando in un reciproco assolo in cui si mostrano ciclicamente uno dopo l'altro senza sovrapporsi. Qualche stacco delicato, una serie di piccoli passi del basso e la batteria essenziale completano questo grazioso appunto musicale.

Introdotto da un controllato giro di basso appare Zango, altra composizione di Basile. Il brano si sviluppa inizialmente come una ballata dal cuore denso e pensoso, tra gli accordi trasognati di chitarra e il tema melodico condotto dal sax. Ma successivamente lo spazio sonoro si allarga anche con il contributo dell'elettronica attraverso il basso che segna il percorso con poche note ben indirizzate. Crispino pare correre per questa strada tracciata con suoni che vanno e vengono attraverso un panorama di vasto respiro in cui lo sguardo sembra smarrirsi senza un orizzonte preciso.

La Galassia Morta nell'Universo Giovane è un titolo suggestivo che si presta a varie interpretazioni simboliche. I suoni elettronici iniziali sembrano più indirizzare verso pulsar lontani, luoghi di sole frequenze radio che arrivano dal buio dove prima ardevano ammassi di stelle. Questo pezzo si sviluppa attraverso una narrazione un po' mesta, con le note ben scandite dal sax cullate in modo consolatorio dagli arpeggi della chitarra. L'assolo di Lanciai presenta delle sfumature vicine allo stile di Gato Barbieri, anche se condotte per mezzo di uno strumento differente, il musicista argentino suonava infatti il sax tenore.

Ultimo brano è Strummer, sempre di Basile, forse una dedica postuma al leader dei Clash, data la presenza di una ritmica impostata sul reggae. Si finisce quindi alleggerendo il clima, tra uno stacco silenzioso e l'altro, dando anche sfogo a qualche ghiribizzo elettronico.

 

Luca Crispino

 

Un album come Kobayashi, cosciente di una ibridazione con rock meno rumoroso e più “mentale”, piacerà sicuramente a chi è maggiormente avvezzo ai cromatismi cangianti della psichedelia. Però aggiungerei che questa osservazione può essere tranquillamente ribaltata perché non dubito che la musica ben fatta di questo quartetto abbia molti motivi di appeal anche per i jazzofili. Le annotazioni positive riguardano inoltre l'assetto formale dei musicisti che possiedono una disciplina quasi zen nel controllo dei propri strumenti, facendo comodamente percepire la loro preparazione tecnica senza mai strabordare verso sponde eccessivamente narcisistiche. Il tocco bilanciato dei suoni, l'accortezza nell'uso dell'elettronica, il senso del limite individuale in favore del risultato di gruppo, sottolineano l'equilibrio di forma e di sostanza di questo rimarcabile lavoro. Con la felice constatazione che in un Kobayashi così sobriamente rigoroso c'è quello che ci doveva essere e non una nota di più.

 

Crispino, Lanciai, Basile, Sabelli

Kobayashi

CD Dodicilune 2023
Disponibile in streaming su Qobuz 16bit/44kHz e Tidal “alta qualità” 16bit/44kHz

di Riccardo
Talamazzi
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