Cuffie Audio-Technica ATH-WP900

19.04.2022

Le cuffie in prova oggi sono frutto maturo e completo del know-how e del family feeling Audio-Technica, l’azienda fondata nel 1962 da Hideo Matsushita e famosa per i suoi fonorivelatori, microfoni, giradischi e, per l’appunto, cuffie stereofoniche. Pur espandendosi negli Stati Uniti e in UK, non ha mai rinunciato a produrre con perizia artigianale molti dei suoi prodotti in house, a Tokio. La nascita delle prime cuffie stereofoniche marchiate Audio-Technica risale al 1974, da allora il catalogo si è arricchito di un numero sempre crescente di modelli destinati al mercato professionale, domestico, a quello del gaming e dell’ascolto in mobilità. L’elevata qualità, comune a tutti i prodotti Audio-Technica, ha fatto sì che alcuni modelli come le Audio-Technica ATH-M50 X siano diventate pressoché ubiquitari negli studi di registrazione di tutto il mondo, o che in ambito domestico, in particolare i modelli con padiglioni chiusi in legno pregiato, godano da anni del consenso di nutrite schiere di appassionati.

 

Realizzazione tecnica

Le Audio-Technica ATH-WP900 sono cuffie chiuse che si caratterizzano per avere dei padiglioni più piccoli del consueto allo scopo di migliorarne la trasportabilità e l’utilizzo in mobilità. Rispetto a un paio di cuffie chiuse full size come le Denon AH-D7200 i padiglioni delle Audio-Technica misurano un centimetro in meno di diametro. Nonostante ciò, se si hanno orecchie non troppo grandi, riescono a contenerle quasi integralmente garantendo un discreto isolamento dai rumori esterni, caratteristica particolarmente utile per cuffie che presumibilmente utilizzeremo in ambienti rumorosi. L’elevata cedevolezza dell’imbottitura dei cuscinetti, realizzati in morbidissima finta pelle, e la forza non eccessiva con cui l’archetto stringe la testa fanno sì che il comfort generale sia buono. Per i portatori di occhiali, soprattutto quelli con montatura spessa, potrebbero risultare invece un poco scomode soprattutto a livello del margine superiore dell’orecchio, che si troverebbe sottoposto a una maggiore pressione, pizzicato com’è fra la stanghetta degli occhiali e la parte superiore del pad. L’archetto è anch’esso imbottito in schiuma e rivestito di pelle sintetica, permette una regolazione in lunghezza di ben quattro centimetri, attuabile attraverso dodici scatti, sufficienti a soddisfare le esigenze anche di chi dispone di testa molto grande o molto piccola.

Le ATH-WP900 sono cuffie molto leggere, meno di 250 grammi senza cavo. Per ottenere questo risultato i progettisti di Audio-Technica, oltre a ridurne le dimensioni generali, hanno fatto ampio ricorso alla plastica, utilizzandola per buona parte dell’archetto, per le forcelle che sostengono i cup e per il baffle anteriore dei driver. Una scelta sicuramente efficace per contenere il peso ma che personalmente mi lascia un poco dubbioso in merito alla loro affidabilità nel tempo. Avrei preferito, almeno per le forcelle, che tra l’altro permettono tramite una rotazione di novanta gradi di appiattire completamente i padiglioni rispetto all’archetto, l’utilizzo di una lega metallica a base di alluminio o magnesio, ugualmente leggera ma dotata di una maggiore robustezza.

La parte del leone sia a livello costruttivo sia di design la fanno i magnifici cup di legno di acero fiammato realizzati dal produttore di chitarre giapponese Fujigen e assemblati poi interamente a mano da Audio-Technica sempre in Giappone. Veramente magnifici e magistralmente realizzati, gratificano tanto la vista quanto il tatto, rendendo le ATH-WP900 attraenti, tanto quanto, se non di più, delle sorelle maggiori ATH-AWKT e ATH-AWAS, realizzate rispettivamente in ebano e ciliegio giapponese.

 

Venendo ad aspetti più tecnici, anche per queste “sorelline” i driver impiegati, di tipo dinamico, misurano 53 mm di diametro e sfruttano il rivestimento DLC - Diamond-Like Carbon per aumentare le prestazioni alle alte frequenze, mentre il baffle angolato, migliorando il flusso d’aria fra la parte anteriore e posteriore del diaframma, permette una migliore risposta alle basse e medie frequenze. I cavi forniti sono due, entrambi della lunghezza di 1,2 m, dotati lato cuffia, di connettori proprietari denominati A2DC - Audio Designed Detachable Coaxial, mentre all’estremità opposta abbiamo un classico mini-plug stereo da 3,5 mm o un cinque poli Pentaconn da 4,4 mm, entrambi placcati in oro e angolati a novanta gradi. Di lunghezza sufficiente per il collegamento a un DAP o a uno smartphone, per un uso casalingo sarebbe preferibile un cavo più lungo che, consultando il catalogo del costruttore, non pare però disponibile. A ogni buon conto, il sistema di connessione A2DC è risultato molto efficace, anche a dispetto della minima forza richiesta per l’introduzione e l’estrazione dei plug. I connettori si collegano facilmente, senza dover rispettare alcun orientamento, e il loro corretto inserimento è confermato da un ben udibile e gratificante click. Per tutto il periodo di prova, tanto in casa che in mobilità, ha sempre fornito un contatto saldo con la cuffia, stressando poco il cavo, grazie alla rotazione su se stesso che gli è permessa una volta inserito. Il rivestimento in TPE li rende piacevoli al tatto, sufficientemente morbidi e pieghevoli e poco inclini ad aggrovigliarsi fastidiosamente, soffrono però di un poco di microfonicità quando vengono toccati o strofinati contro i vestiti, anche se non quanto quelli di una IEM. Vista la portabilità di queste ATH-WP900, è corretta la scelta di adottare connettori piegati: sono quelli che permettono di gestire meglio l’utilizzo di DAP o amplificatori all’interno di tasche o zaini senza piegare il cavo in maniera pronunciata e sollecitare i connettori. Come d’abitudine per le cuffie portatili di tipo pieghevole, all’interno della confezione troviamo una custodia per il trasporto e solitamente questa è realizzata appositamente per contenere e proteggere lo specifico modello acquistato. Nel caso delle ATH-WP900, Audio-Technica fornisce una custodia generica a forma di busta, realizzata con un tessuto nero simile alla microfibra e dotata di chiusura a elastico in cui riporre le cuffie dopo averne appiattito i padiglioni. Non è presente nessun tipo d’imbottitura e separatore interno per riporvi i cavi di collegamento o un eventuale adattatore. Inutile dire che chi acquisterà queste cuffie dovrà mettere in conto fin da subito l’acquisto di una custodia rigida capace di proteggere efficacemente gli splendidi padiglioni di cui sono dotate e che sarebbe un vero delitto rigare anche solo per averci arrotolato il cavo attorno.

 

 

Ascolto

Data l’estrema versatilità di queste cuffie, al fine di migliorare la lettura, la consueta prova di ascolto sarà spacchettata in più sezioni, ma sarebbe più corretto chiamarle scenari d’utilizzo, rappresentati da tre livelli di crescente complessità dal punto di vista dell’hardware impiegato.

 

Primo scenario: ascolto tramite smartphone, computer e tablet

Le ATH-WP900 sono cuffie facili da pilotare, con i loro 38 ohm di impedenza e 100 dB/mW di sensibilità: è sufficiente uno smartphone per ottenere un volume di ascolto adatto a soddisfare la maggior parte degli ascoltatori. Le ho provate sia con un iPhone 12 che un Google Pixel 2 XL e per entrambi non ho riscontrato alcun problema, anche se con il più recente iPhone la resa generale è risultata migliore in virtù di un suono meno congestionato, con bassi più solidi e un maggior dettaglio complessivo. Stendendo un velo pietoso, sulla scelta di eliminare il jack audio dai cellulari moderni, con le conseguenze che ciò ha comportato sia in termini di qualità audio che di comodità, posso tranquillamente affermare che l’insieme costituito da uno smartphone e da queste piccole Audio-Technica, sia una buona base di partenza per godere anche in mobilità della propria musica preferita senza troppe rinunce in fatto di qualità. La resa come detto è in generale buona, sovrapponibile o superiore a quella ottenibile con cuffie in-ear con un prezzo di acquisto compreso fra i 50 e i 250 euro, che condividono la stessa accordatura V-shaped.

 

Per i meno avvezzi al mondo dell’ascolto in cuffia e in particolare a quello degli IEM - in ear monitor potrebbe essere utile una rapida digressione sull’argomento. Come avviene un po’ per tutto quanto fa parte del mondo dell’alta fedeltà, anche per le cuffie stereofoniche, ogni marchio si contraddistingue per una propria signature, un modo personale di interpretare la riproduzione musicale, attraverso il quale rendere i propri prodotti più o meno riconoscibili all’interno di un mercato particolarmente affollato. Accade quindi che, dopo la lapalissiana constatazione che uno stesso brano può suonare diversamente attraverso l’impiego di cuffie differenti, si passi a catalogare le cuffie in base alla loro idoneità a riprodurre questo o quel genere musicale e si finisca col dotarsi di un parco cuffie da alternare in funzione della musica, dell’umore e del contesto d’ascolto. Facendo riferimento alla forma della curva della risposta in frequenza, è diventato di prassi comune parlare di accordature V-shaped, M-shaped, neutre, più alcuni mix di queste tre. Una cuffia V-shaped è una cuffia in cui sono esaltati i bassi e gli alti, mentre i medi sono attenuati. Da un punto di vista strettamente tecnico è evidente che un tuning di questo tipo non è, specialmente quando molto pronunciato, rispettoso della registrazione originale e potrebbe non essere adeguato per compiti di mastering. È vero però anche il contrario, tant’è che oggi sono molto utilizzate proprio per verificare la resa della musica prodotta una volta che questa viene riprodotta tramite smartphone e cuffiette.

Come avrete già intuito le cuffie con accordatura a V, sono molto diffuse in ambito portable, siano esse IEM, TWE - true wireless earphone od over-ear come nel nostro caso. Buona parte del loro successo deriva dal fatto che cuffie più tecniche e dal suono neutro sono meno entusiasmanti, e per alcuni ascoltatori addirittura noiose, nel loro modo di riprodurre la musica. Una cuffia V-shaped, al contrario, sarà in grado di esaltare generi musicali in cui sono presenti abbondanti quantità di suoni in bassa e alta frequenza, di cui sono ricchi, generi musicali quali l’EDM, l’hip-hop, il rap, il dubstep e in generale tutta l’odierna musica mainstream, dal pop al R&B. Generi musicali preferiti dagli appassionati più giovani, fruiti prevalentemente in mobilità tramite cuffie e portable device. In un panorama dominato da auricolari con o senza fili, in tempi abbastanza recenti, sulla spinta di pochi e specifici marchi, uno su tutti Beats, si è assistito a una crescente domanda per cuffie di dimensioni più generose, around e over-ear, a cui appartiene anche il modello in prova ora.

 

Tornando alle nostre ATH-WP900 e al confronto con alcune IEM da me possedute, quello che me le ha fatte preferire alle Sennheiser Momentum In Ear, KZ AS16 e NF Audio NM2+ è stata una maggiore distanza apparente fra gli strumenti e una dilatazione dello spazio percepito, soprattutto in senso prospettico. Nulla di cui stupirsi, trattandosi di un confronto fra in-ear monitor e cuffie per così dire tradizionali, ciò non di meno è un aspetto particolarmente apprezzabile in considerazione del fatto che il compartimento audio dei moderni smartphone, ad eccezione di rarissimi casi, non permette certo alle cuffie migliori di esprimersi al massimo delle loro potenzialità. Promosse a pieni voti per un utilizzo basico per mezzo di portable device non specializzati per la riproduzione musicale, un consiglio per migliorarne ulteriormente la resa in questo contesto è quello di fare ricorso ad app specializzate come USB Audio Player Pro per avere una maggior flessibilità e personalizzazione di molti parametri di ascolto, riuscendo così a migliorare la riproduzione dei generi più pompati evitando che i bassi diventino eccessivi e un po’ troppo boomy o, per i più sensibili, che gli acuti incomincino a risultare trapananti. Intendiamoci, l’accordatura di queste Audio-Technica, seppure evidentemente V-shaped, denota la maestria di progettisti che conoscono il fatto loro, i problemi, eventualmente, nascono dalla modesta qualità delle sorgenti impiegate, cellulare, tablet, computer che, sommandosi alla elevata compressione di cui è afflitta tutta l’odierna musica mainstream, determina una resa sonora buona ma non rispettosa di quelle che è la qualità di queste cuffie.

Passando ad altri generi musicali come l’acustica o il jazz, dove i medi e un ascolto più rilassato acquistano un peso maggiore, è proprio, dove sentiremo maggiormente il bisogno di fare un upgrade della sorgente impiegata per la riproduzione. In estrema sintesi, il suono che dovremo aspettarci delegando al nostro cellulare il compito di DAC e di amplificatore per cuffie è generalmente buono. I valori d’impedenza e sensibilità di queste cuffie permettono con taluni generi musicali di raggiungere volumi anche piuttosto sostenuti. Basse e alte frequenze, indipendentemente dalla qualità della registrazione, saranno sempre in maggior evidenza rispetto alla gamma media, con il risultato di avere un basso molto presente ma, nella maggior parte dei casi, sufficientemente controllato da non risultare fastidioso. Mentre slam e punch non mancano, più carente è l’apporto di sub-bass, ma può essere migliorato con un po’ di equalizzazione. Gli acuti, molto presenti, contribuiscono a estendere l’headstage meglio di quanto non riesca alle IEM, risultando al contempo sufficientemente levigati. Saltuariamente e con mastering troppo sparati si possono cogliere accenni di asprezza e acidità nel registro superiore, mitigabili anch’essi con il ricorso all’equalizzazione o riducendo semplicemente il volume d’ascolto. Anche in questo caso il problema è dovuto più a limiti intrinseci della sorgente impiegata piuttosto che a quelli ascrivibili alle cuffie stesse.

 

Secondo scenario: ascolto tramite riproduttore digitale portatile

Detto dei buoni risultati ottenibili con un semplice cellulare, è solo passando all’utilizzo di un riproduttore audio digitale che possiamo valutare pienamente la qualità di queste cuffie. Migliore decodifica audio e migliore pilotaggio uguale migliore resa? Assolutamente sì, le ATH-900WP sono cuffie che scalano abbastanza e il passaggio dal semplice telefonino a un DAP comporta un tangibile miglioramento di tutti i parametri. Gli aspetti che beneficiano maggiormente dell’utilizzo di una sorgente di migliore qualità sono, in ordine di importanza, il controllo sulle basse frequenze, la capacità di risolvere i dettagli e un migliore raccordo fra registro medio e mediobasso. La firma di queste cuffie rimane ovviamente la stessa, ma il maggior controllo sulle basse frequenze ne rende molto più gradevole l’ascolto, permettendo un dispiegamento dei medi che ora appaiono meno arretrati e un po’ più presenti, non tanto quanto personalmente vorrei, ma in maniera sufficiente a ridare un po’ di corpo soprattutto alle voci maschili. Migliore il comportamento con quelle femminili, alle quali è riservato un trattamento di riguardo, consistente in un posizionamento avanzato e con sufficiente stacco dallo sfondo. Solo per quelle più acute e con maggiore estensione la brillantezza in gamma alta di queste cuffie potrà, secondo la suscettibilità individuale, essere talvolta leggermente fastidiosa ma, anche in questo caso, piccoli ritocchi in equalizzazione ci permetteranno di salvare capra e cavoli e rendere l’estremo di banda più levigato, mantenendo intatte chiarezza e apertura. Se prima non era raro ravvisare una certa congestione soprattutto in termini di profondità, che si traduceva in una riproduzione perlopiù bidimensionale dell’evento sonoro, l’utilizzo di una sorgente più raffinata è in grado di allontanare tra di loro suoni e strumenti ricreando un palcoscenico virtuale più credibile e gratificante per l’ascoltatore.

Per quanti non sono mai riusciti a digerire il suono delle IEM, o anche solo il peculiare isolamento che determinano dal mondo esterno, queste Audio-Technica possono rappresentare il classico uovo di Colombo. Per tutti gli altri che, come il sottoscritto, non hanno preclusioni verso l’utilizzo degli auricolari, potrebbero conquistarsi un posto fra i vari IEM posseduti per l’ascolto di generi musicali in cui spazialità e informazioni d’ambienza giochino un ruolo cruciale nel definire la credibilità della musica riprodotta, inducendoci ad accettare qualche compromesso in termini di trasportabilità. Personalmente, fatta eccezione per le voci, anche se nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di interpreti femminili, trovo le ATH-WP900 piuttosto efficaci con la musica acustica e il jazz. Con questi generi musicali si può godere di un contrabbasso e, in generale, di una sezione ritmica in buona evidenza ma mai invadente, come può invece accadere quando il basso è elettrificato. Come godere pure di un medio che, al suo estremo alto, vede un’accentuazione utile a sottolineare le voci femminili,che appaiono così correttamente collocate in primo piano rispetto ai vari strumenti. Il dettaglio varia da buono a molto buono e, come spesso accade per i prodotti di qualità, dandogli in pasto buone registrazioni si sarà ricompensati di conseguenza. Proprio in virtù della vivacità del tuning scelto per queste ATH-WP900 la resa con registrazioni fortemente compresse non è delle migliori, e non stiamo parlando di efferatezze alla Californication, ma quando i bassi sono eccessivamente pompati e gli alti sparati, la scelta di utilizzare cuffie V-shaped, indipendentemente dalla tipologia, non è mai una’opzione particolarmente azzeccata. Espresso il mio parere, rispetto comunque l’opinione di chi la pensa differentemente e utilizza cuffie capaci di esaltare alcune bande di frequenza che caratterizzano in maniera peculiare precisi generi o sottogeneri musicali.

Un’ultima cosa: se utilizzerete un DAP, che vi consiglio caldamente, è assai probabile che disporrete, oltre alla classica presa mini jack da 3,5 mm, anche di un’uscita bilanciata, così da poter utilizzare il cavo Pentaconn fornito a corredo. Ci ho giocato un bel po’, provandoli entrambi e smanettando anche con il guadagno del FiiO M11 Pro. A mio gusto ho trovato che il passaggio al collegamento bilanciato ne peggiori l’ascolto a causa di un’ulteriore esaltazione delle basse frequenze, con il risultato di impastare i medi e conseguente congestione dei piani sonori e perdita di ariosità. Ragion per cui ho finito con preferire il collegamento in single ended, aumentando talvolta il guadagno del lettore con album incisi a basso volume, come ad esempio quelli dei Dire Straits.

Volendo anche in questo caso riassumere in poche parole le mie impressioni d’ascolto, per prima cosa mi preme sottolineare che le ATH-WP900 sono cuffie che per caratteristiche tecniche, e non ultimo il costo, meritano di più dell’accoppiamento con smartphone, tablet e computer. Se il ricorso a un DAP non è nelle vostre intenzioni, è allora imprescindibile frapporre fra queste e le sorgenti indicate almeno un DAC in formato USB come l’Audioquest Dragonfly, giusto per citare il più famoso, che al costo di un risibile aumento di peso e ingombro sarà però in grado di valorizzare la qualità indiscutibile di queste cuffie. La scelta di un tuning V-shaped può non trovare il gradimento dell’audiofilo più intransigente o di quello che vuole ricreare anche in mobilità le condizioni di ascolto cui è abituato in ambito casalingo, d’altro canto una tale accordatura ben si confà a un ascolto meno critico, che favorisce magari generi musicali meno impegnati e più vivaci come quello condotto generalmente in ambienti più rumorosi del nostro salotto. Forse è anche per questi motivi che quest’accordatura è così diffusa e gradita da buona parte degli utilizzatori. Con il ricorso a minimi aggiustamenti in equalizzazione sono riuscito a ottenere un risultato molto soddisfacente anche con generi musicali per così dire delicati, come la musica acustica e il jazz, che generalmente preferiscono l’accoppiamento con cuffie contraddistinte da una maggior neutralità. Applicando un modesto roll-off all’estremo di banda e un altrettanto modesto boost in gamma media, ho ottenuto una resa molto simile a quella delle Denon AH-D7200, che reputo cuffie divertenti e che condividono con queste Audio-Technica non poche caratteristiche sia tecniche che sonore, ma non le dimensioni e il peso, che giocano entrambi a favore delle ATH-WP900.

 

Terzo scenario: ascolto tramite amplificatore per cuffie portatile

Già detto che sono cuffie facili da pilotare e che scalano ragionevolmente al miglioramento della sorgente impiegata, rimaneva la curiosità di provare come si sarebbero comportate pilotandole con un amplificatore dedicato. Per le mie prove ho utilizzato uno smartphone Google Pixel 2 XL che ho collegato tramite un cavetto OTG iFi in rame OFHC a un EarMen TR-Amp e un iFi Micro iDSD Black Label. In entrambi i casi, il compito di decodifica D/A è quindi stato svolto dalla sezione di conversione presente a bordo di entrambi gli apparecchi. Com’è andata? Il passaggio da un DAP con buone capacità di pilotaggio a un amplificatore portatile con un buon convertitore a bordo non comporta un miglioramento sconvolgente ma piccole variazioni, sfumature, che secondo i gusti individuali potrebbero anche non essere giudicate come miglioramenti veri e propri. Con il TR-Amp, ad esempio, si ottiene un pizzico di calore aggiuntivo in gamma media, e questo è sicuramente apprezzabile, ma poi il mediobasso, troppo in evidenza, finisce con il congestionare il suono peggiorandone dettaglio e chiarezza generale. Al contrario, utilizzando l’iDSD Black Label ho ottenuto un eccellente controllo dei bassi, più asciutti, più veloci e trattenuti, cosa che mi ha permesso, di tenere volumi di ascolto veramente sostenuti ma, anche in questo caso, a fare da contraltare a così tanta competenza, la gamma media ne è uscita ulteriormente impoverita, sfociando in un suono che, in relazione alla registrazione, andava dal tecnico e analitico fino allo sterile e poco coinvolgente. Come già detto, si tratta di variazioni che, secondo le preferenze personali, possono essere apprezzate o avversate e che, a mio avviso, sono verosimilmente più da ascriversi alle differenti sezioni di conversione impiegate che non alle capacità di pilotaggio dei rispettivi apparecchi. I valori d’impedenza e sensibilità di queste cuffie sono tali da non richiedere amplificatori anabolizzati per poterle sfruttare al massimo delle loro capacità e comunque non dimentichiamoci che il Black Label è una “bestiolina” capace di erogare ben 4 watt: oggettivamente difficile pensare che occorra più potenza. Personalmente ho preferito l’abbinamento proprio con quest’ultimo per via della sua firma neutra e, in generale, mi sento di consigliarvi l’utilizzo di apparecchi dal comportamento lineare e di ricorrere piuttosto all'equalizzazione per intervenire in maniera mirata laddove lo riteniate necessario. I migliori risultati li ho ottenuti in questa maniera, enfatizzando di un po' la gamma media, limando impercettibilmente il medio alto e lasciando immodificati i bassi.

 

Considerazioni finali

Le ATH-WP900, a dispetto di un’estetica premium, che ricorda molto da vicino quella dei modelli top della casa giapponese, sono cuffie portatili pensate e realizzate per l’uso in mobilità. I valori d’impedenza e sensibilità che le caratterizzano le rendono facilmente pilotabili anche da uno smartphone o un tablet, tuttavia, per apprezzarle pienamente, è consigliabile ricorrere a un riproduttore audio digitale o a un amplificatore per cuffie portatile capace di decodifica D/A. In questo modo si potrà godere di un suono ricco di maggior dettaglio e di una migliore spazialità, soprattutto in termini di profondità del palcoscenico virtuale. Come per la stragrande maggioranza dei dispositivi progettati per l’ascolto in movimento, anche queste Audio-Technica possono essere annoverate nella categoria delle cuffie V-shaped, cosa che le rende particolarmente competenti nel riprodurre generi musicali ricchi di basse e alte frequenze, come un po’ tutta la musica mainstream odierna. Agli amanti della neutralità e della risposta in frequenza piatta, nonostante l’interpretazione datane dai progettisti di Audio-Technica sia meno esasperata di quella di molti IEM o di marchi dall’approccio squisitamente fun, è possibile che i medi possano suonare un poco sottotono e che le voci, soprattutto quelle maschili, possano apparire arretrate rispetto al resto della scena. Fortunatamente, come con tutte le cuffie di qualità, è possibile ricorrere a un uso anche massiccio dell’equalizzazione per modificarne la firma e adeguarla al nostro gusto personale, ottenendo risultati molto soddisfacenti anche con generi musicali sulla carta meno adatti, come la musica acustica o il jazz. Per tutti quelli che non apprezzano o non tollerano gli IEM, le dimensioni ridotte, i padiglioni pieghevoli e il minimo peso di queste cuffie ne fanno un’interessante alternativa. Per tutti gli altri per cui l’impiego di uno IEM costituisce per praticità e trasportabilità il gold standard per l’ascolto in mobilità, dico che nel momento in cui ci si doti di un ampli/DAC portatile o, nel caso di quelli più prestanti, trasportabile, le considerazioni appena espresse diventino meno rilevanti e l’impiego di una cuffia over-ear sia una scelta condivisibile e preferibile per il raggiungimento delle massime prestazioni d’ascolto.

 

Il mio FI* per queste Audio-Technica ATH-WP900 è di tre.

 

*Il Farewell index, FI, esprime quant’è doloroso per il recensore il distacco dalle apparecchiature in prova al momento della loro restituzione. I valori di questa scala vanno da un minimo di 0 o “nessun rimpianto” a un massimo di 5 “se me lo posso permettere lo compro!”.

 

Software utilizzato

Tidal streaming

AC/DC - Back In Black

A Perfect Circle - eMOTIVe

Jeff Beck - Who Else!

Burial - Untrue

Chiara Civello - Chansons

John Coltrane - Ascension

Sam Cooke - The 2 Side Of Sam Cooke

Chick Corea - Friends

Cowboy Junkies - The Trinity Session

Dead Can Dance - Anastasis

Faithless - All Blessed

Rachelle Ferrell - Individuality (Can I Be Me?)

John Lee Hooker - The Healer

Jacintha - Jacintha Is Her Name (Dedicated To Julie London)

Etta James - Deep In The Night

Janis Joplin - Pearl

Rahsaan Roland Kirk - The Case Of 3 Sided Dream In Audio Color

Massive Attack - Mezzanine

Nine Inch Nails - Pretty Hate Machine

Portished - Dummy

Queens of the Stone Age - Songs For The Deaf

Archie Shepp - Attica Blues

Sonia Spinello Quartet - Wonderland

Tool - Fear Inoculum

Cécile Verny Quartet - Memory Lane

Neil Young & Crazy Horse - Barn

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Tipo: dinamiche, chiuse

Diametro driver: 53mm

Impedenza: 38ohm

Sensibilità: 100dB/mW

Risposta in frequenza: 5-50.000Hz

Massima potenza d’ingresso: 1000mW

Peso: 243 g, senza cavo

Accessori in dotazione: cavo staccabile lungo 1,2m con connettori placcati in oro, A2DC lato cuffia e terminato mini-plug stereo 3,5mm - 1/8”; cavo staccabile lungo 1,2m con connettori placcati in oro, A2DC lato cuffia e terminato Pentaconn 5 poli, 4,4mm - 1/6”; borsa morbida per il trasporto

 

Distributore ufficiale Italia: al sito Sisme

Prezzo Italia alla data della recensione: 699,00 euro

Sistema utilizzato: all’impianto di Paolo Mariani

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