Di Arte Acustica ho già parlato qui, segnalando il modello Janas Lucia che si è anche meritato la segnalazione Spark In the Dark.
Adesso voglio parlarvi del modello Arte Acustica Classic Line Stand 93, che si presenta come un due vie da stand senza crossover caricato in bass reflex con un volume di venticinque litri.
La Arte Acustica, anche in questo caso, non ha mancato di stupirmi in qualche modo. Basta osservare il baffle anteriore e la distanza insolita tra midwoofer e tweeter per cominciare a generare in me qualche domanda. Porsi domande è la cosa più intelligente da fare, piuttosto che partire con pregiudizi irrazionali.
Infatti, in molti potrebbero lasciarsi ingannare da ciò che vedono, convincendosi, invece, di sentire ciò che noi audiofili definiamo normalmente come “scollamento” tra la sezione delle frequenze basse e quella delle alte. Tuttavia, è sufficiente chiudere gli occhi mentre si ascolta un brano e, se si è solamente appena imparziali nel giudizio, si riconoscerà senz’altro che questo scollamento non esiste. Del resto basta pensare ai modelli della americana Thiel per riscontrare la medesima filosofia di progetto, che si basa sullo stesso principio tecnico e acustico.
Ciò che differenzia in modo sostanziale il progetto Arte Acustica è la mancanza di un vero crossover, che, nel caso delle Classic Line Stand 93, si concretizza in un unico condensatore da applicare esternamente alle connessioni del diffusore. Tra l’altro, l’Ing. Giorgio Todde, progettista e proprietario Arte Acustica, mette a disposizione dell’eventuale acquirente ben due differenti coppie di prestigiosi condensatori Jantzen Audio della serie Superior Z-cap con valori da 2,7 e da 5,6 microfarad, che naturalmente incidono in modo diverso sul risultato sonoro finale.
Ma non è finita qui. In effetti questi Stand 93 offrono un’altra possibilità di intervento che, questa volta, riguarda il corto condotto reflex che può essere del tutto rimosso, lasciando lo sfogo completamente libero. Anche in questo caso il risultato sonoro sarà diverso a seconda della presenza o meno del condotto, permettendo di adattare il suono al proprio gusto personale o al genere musicale che si sta ascoltando o che normalmente si ascolta e, non ultimo, al proprio ambiente d’ascolto.
Le dimensioni e le proporzioni delle Stand 93 possono essere considerate al limite della categoria cui appartengono, vale a dire un due vie da stand. Non possono essere considerate minidiffusori, infatti il loro volume le rende anche abbastanza ingombranti ma, del resto, immagino che il litraggio non sia stato sufficiente per poter pensare di costruire un diffusore da pavimento.
Ritengo che la sostanziale mancanza del filtro crossover abbia obbligato il progettista a calcolare con esattezza il volume e le disposizioni dei componenti all’interno del cabinet oltre, naturalmente, a compiere la scelta dei componenti stessi, che dovevano rispondere a determinate peculiarità tecniche a prescindere dal valore qualitativo intrinseco del componente stesso. Certamente è il motivo per il quale il progettista tiene un po’ nascosti i brand del mid e del tweeter – anche se all’occhio esperto non sfugge sicuramente l’origine – proprio per non creare nell’appassionato pericolosi pregiudizi che potrebbero in un certo senso fuorviare il giudizio vero circa le effettive qualità sonore delle Stand 93.
Insomma, ci tengo particolarmente a sottolineare che questi diffusori della Arte Acustica non devono essere giudicati per l’aspetto fisico ma solo per il risultato sonoro finale. Quindi consiglio di giudicarli praticamente a occhi chiusi. E non è una metafora.
Giorgio Todde deve aver pensato la stessa cosa, il colore scelto per la coppia di Stand 93 da affidare a ReMusic aiuta moltissimo a chiudere gli occhi, in pratica un color glicine-violetto che, se da una parte ispira simpatia, dall’altra non aiuta nell’inserimento discreto in ambiente domestico. Insomma proprio non passano inosservate.
Tra l’altro l’azienda sarda non è nuova a questa tipologia di scelta cromatica che predilige tonalità accese e lucide. Ma, tant’è, e magari le nostre signore potranno anche trovare tutto molto gradevole.
Il cabinet delle Stand 93 è in multistrato di betulla, il midwoofer è da sedici centimetri mentre il tweeter è da tre e mezzo. I connettori sono di ottima qualità, il condotto reflex è posteriore all’altezza del magnete del mid-woofer. Come in tutte le realizzazioni Arte Acustica, il materiale fono assorbente interno è feltro di lana di pecora sarda che, per particolari caratteristiche naturali, ben si presta a questa delicata funzione acustica.
I diffusori devono essere rodati con attenzione e ho notato anche che, dopo un certo periodo di inutilizzo, necessitano di un ulteriore breve periodo di riassestamento. Ho pensato che ciò sia probabilmente dovuto alla necessaria perfetta risposta in fase temporale dei due trasduttori che si raggiunge solo allorquando le sospensioni elastiche dei coni siano al meglio dell’operatività. Tale ipotesi è avvalorata dal fatto che un crossover, addomesticando a suo piacimento il movimento dei coni, in un certo senso accorcia i tempi di rodaggio, ma genera costantemente distorsioni di fase. La mancanza di crossover obbliga a un perfetto e delicato equilibrio meccanico, che garantisce, quando ben progettato, l’assenza di distorsione di fase.
Sta di fatto che consiglio di cominciare un ascolto critico di questi Arte Acustica solo quando, a occhi chiusi, noterete un perfetto amalgama tra le frequenze e un impasto musicale omogeneo ed equilibrato.
Arriva il momento della prova d’ascolto delle Stand 93 che hanno sostituito temporaneamente le Heresy One, lasciando immutato il resto del sistema a valvole, cavi compresi. La primissima impressione è che i diffusori italiani si lascino docilmente guidare dall’Audio Innovation 500, lasciando trasparire il gradimento nei confronti dei tubi EL34. Il suono è molto fresco e aperto, i colori timbrici sono luminosi e lucidi mettendo in evidenza le frequenze medie che risultano presenti e dinamiche. Non c’è che dire, questo è il suono che preferisco, del resto i 93 dB di efficienza mi avevano fatto ben sperare nel raggiungimento di questo risultato che può essere considerato, in senso generale, il punto di distinzione precipuo delle Stand 93. Anche la dinamica può essere considerata diretta e veloce, tanto da donare al suono quell’effetto presenza che tanto manca a trasduttori troppo compassati e ruffiani che puntano sull’eufonia più che alla trasparenza.
Anche la risposta in frequenza appare ampia ma, soprattutto, omogenea nell’esposizione solo e allorquando si sia raggiunto il giusto grado di rodaggio e coesione tra i due altoparlanti.
Un aspetto particolarmente critico è la ricerca del perfetto punto di ascolto e sistemazione in ambiente degli Stand 93. Innanzitutto consiglio l’uso di stand alti circa sessanta centimetri, rigidi e pesanti. In questo caso i miei Omicron sono risultati particolarmente prestanti.
Dopo di che inizia una vera e propria lotta con questi diffusori, che risultano parecchio idiosincratici al posizionamento in ambiente. Dopo un po’ di tempo e con l’aiuto del disponibile Giorgio Todde, ho raggiunto un buon risultato tenendo le Stand 93 molto lontane dalla parete di fondo e disponendole leggermente orientate verso il punto di ascolto, come se il tweeter mirasse in un punto posto tre metri alle spalle dell’ascoltatore. In questo caso l’immagine sonora riprodotta è risultata ampia e profonda, con un disegno musicale dove gli interpreti vengono definiti con contorni precisi, scanditi senza titubanze in un quadro strumentale fresco e vivido.
Le Arte Acustica Classic Line Stand 93 sono dei diffusori poco convenzionali, come anche praticamente tutti i diffusori di Todde, che si distingue per originalità dettata dal raggiungimento di un preciso risultato sonoro e non dal fatto che si voglia in qualche modo stupire per forza con il design. L’originalità sta nella scelta tecnica, il fatto della mancanza di crossover determina una musicalità aperta e diretta dove le medie frequenze vere svolgono un ruolo di protagonista assoluto, generando negli appassionati, abituati ai due vie con estremi banda stiracchiati che determinano un drammatico arretramento delle medie frequenze, una sensazione di sorpresa nel constatare l’esistenza di fasce di emissione mai esplorate.
Ancora più straordinario sarà scoprire che, nonostante la briosità di emissione, non ci sarà il seppur minimo accenno di fatica d’ascolto, fenomeno questo generalmente innescato dalle distorsioni di fase generate dai crossover. In effetti, la fatica d’ascolto è la conseguenza della sforzo continuo e inconsapevole del nostro cervello che cerca di ricomporre le corrette fasi temporali e ricostruire un’immagine sonora credibile. Il fatto di offrire un sound privo di distorsioni temporali e preciso nella ricostruzione della scena acustica aiuta tantissimo a rilassarsi e godere senza sforzo della musica riprodotta.
Insomma, nonostante alcune particolarità come l’esatto posizionamento dei diffusori in ambiente che obbliga a un preciso punto di ascolto, le Arte Acustica Classic Line Stand 93 sono dei prodotti interessantissimi che potrebbero aprire nuovi orizzonti e arricchire il bagaglio d’esperienze d’ascolto agli appassionati audiofili.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Tipologia: due vie bass reflex senza crossover
Componenti: un woofer da 16cm, un tweeter da 3,4cm, un condensatore
Caricamento: accordo sovrasmorzato per garantire in ambiente estensione e damping corretti
Volume: 24lt
Risposta in frequenza: 40Hz–20kHz
Sensibilità: 93dB 1W1m
Impedenza: 8ohm
Distributore ufficiale Italia: vendita diretta, al sito Arte Acustica
Prezzo Italia alla data della recensione: 1.980,00 euro
Dove si possono ascoltare: per prenotare gli ascolti telefonare al +39.333.3250360
Sistema utilizzato: all'impianto di Roberto "The Rock" Rocchi