Diffusori Atomica Strato

08.10.2021

Premesse

Da diverso tempo “corteggiavo” Daniele Melelli, proprietario e progettista di Atomica. Ero curioso – come tanti del settore, a cominciare dagli audiofili – delle sue produzioni, centrate su un approccio molto severo e integralista nella costruzione dei cabinet e su un numero di componenti che potrei definire quasi “minimalista”: in questo senso, l’immagine seguente di uno dei suoi diffusori, nello specifico il modello Atomica Floor, vale le classiche mille parole di una descrizione.

 

Atomica Floor

 

Sandwich di materiali diversi per il cabinet, niente assorbente acustico interno, crossover apparentemente non ridondanti, costruzione iperordinata… Il grande “impatto visivo” sembra voluto, ma è praticamente una conseguenza tecnica. Deriva cioè da quell’essenzialismo progettuale che non ha nulla da nascondere, che prova persino piacere nell’esibire l’apparente semplicità della soluzione di un problema complesso. E sicuramente incontra l'apprezzamento degli audiofili più “navigati”…

 

Il mio corteggiamento era quindi sincero e platonico, proprio perché, da audiofilo della prima ora, di lungo corso ma ancora “assatanato” di Hi-Fi e pure con interessi professionali, continuo a essere attirato come da una calamita dalle realizzazioni che abbiano, o anche solo sembrino avere, un’originalità, apparente o reale, da enucleare e valorizzare, da vagliare e apprezzare, almeno nei migliori dei casi.

Certo, alcune calamite alla riprova dei fatti si scoprono delle vere e proprie… calamità! Mi riferisco a certi brand fatti più di costruzione d’immagine che di oggettiva e dimostrabile qualità dei prodotti. Ma, come si dice in questi casi, il mercato è grande, c’è spazio per tutti, produrre puntando sull’immagine più che sui risultati reali è assolutamente legale e ReMusic si occupa per principio e dal principio – vedi qui – solo di apparecchi, diffusori o componenti per i quali noi si sia trovato un reale valore d’uso, un mercato o una destinazione. Il nostro settore, insomma, è pieno di buoni prodotti: concentriamoci quindi su questi e, degli altri, non parliamone nemmeno.

 

Tornando ad Atomica, mi era inoltre mancata la possibilità di ascoltare i suoi diffusori, pure “di straforo”, che so, in qualche fiera o showroom. Il motivo, in questo caso, è molto semplice: la maggior parte della produzione Atomica è assorbita dai mercati stranieri, il classico esempio di “nemo profeta in patria”, se mi potete passare la frase fatta.

 

L’occasione infine è arrivata, perché le strade a volte s’incrociano in modi e tempi inaspettati. Siamo virtualmente diventati "vicini di casa" e, proprio come buoni vicini di casa, abbiamo potuto quindi iniziare a frequentarci e... scambiarci ricette e attenzioni!

N.B. Questo non comporterà che dovrò fare un trasloco per ogni prossimo produttore che cercherò di recensire su ReMusic: scordatevelo...

 

Design

Scherzi a parte, la prima volta che su una rivista di Hi-Fi ci si occupa di un nuovo produttore, partendo è chiaro da un suo prodotto come in questo caso l’Atomica Strato, è buona norma presentarlo. È una consuetudine del “buon recensore” con il lettore, un accordo non scritto – ma che porta a scrivere molto – per meglio definire e ambientare il nuovo marchio trattato nel panorama costruttivo del settore. Procediamo comunque per sintesi, per non annoiare e al netto anche delle espressioni di marketing, d’altra parte lo stesso sito Atomica è ricco di informazioni.

 

L’azienda Atomica arriva oggi a disporre di un catalogo, che trovate qui, praticamente completo di diffusori acustici Hi-End. E questo in pochi anni, a dire il vero, visto che già nel 2016 il modello Atomica Bookshelf XL vince il Premio CNA Vicenza alla sesta edizione dell’Open Design Italia.

 

L’azienda nasce dall'incontro di artigiani, esperti della lavorazione dei materiali e progettisti, figure quindi specializzate, che collaborano per la realizzazione di servizi audio di elevata qualità, che possono spaziare dai trattamenti acustici agli impianti “chiavi in mano”, ma con particolare attenzione al comparto dei diffusori acustici, quello per cui ora è più conosciuta.

 

Parafrasando le stesse parole della presentazione aziendale, si può dire che, quando si parla di impianti audio, a ogni audiofilo viene in mente l'idea di ricreare l’evento musicale nel proprio ambiente d'ascolto e la stessa cosa accade nella mente dei tecnici, degli esperti e dei progettisti che hanno il compito di fornire il prodotto in grado di raggiungere tale scopo. Questi ultimi però sanno che creare un impianto in grado di soddisfare questo obiettivo può essere molto difficile. Ma sanno altresì, o dovrebbero sapere e ammettere, che creare un impianto in grado di soddisfare lo stesso obiettivo in qualsiasi ambiente d'ascolto è sicuramente impossibile.

 

Questa, in poche parole, è la “specificità” Atomica. Tra tutti i componenti della catena audio e a parità di qualità costruttiva e progettuale, Atomica ritiene che i diffusori siano senz'altro quelli maggiormente in grado di influenzare il risultato complessivo. Questo accade prevalentemente a causa del loro specifico compito di trasdurre il segnale elettrico in onda sonora. In altre parole, devono trasformare l'elettricità in musica e diffonderla nella nostra realtà fisica. Detto per inciso, ritengo che questo loro approccio sia molto “sano”, cioè lo condivido appieno, dato che, praticamente da sempre, sono della stessa opinione, lo vado professando e catechizzando a chiunque, appassionato audiofilo o profano perfetto.

 

Inoltre, visto che si sta parlando fondamentalmente di stereofonia, va precisato che la base di una corretta stereofonia esige la perfetta simmetria delle due sorgenti stereo, i diffusori, intesi non solo come componenti dei filtri o altoparlanti, che dovranno essere selezionati in modo da avere valori elettroacustici identici in entrambe le sorgenti, ma lo stesso rigore dovrà essere applicato e ottenuto nella costruzione e nell'assemblaggio dei mobili, delle “casse” volgarmente dette. Ed è proprio questo il primo aspetto che contraddistingue il lavoro svolto in Atomica, quello di garantire con materiali cosiddetti tradizionali il raggiungimento di standard d’eccellenza, normalmente appannaggio di materiali pesanti e costosi come l’alluminio o leggeri e costosi come la fibra di carbonio. Il principio è la parcellizzazione dei moti di risonanza: che sia ottenuta unendo materiali diversi o creando strutture di forme irregolari, che si smorzano reciprocamente, come il profilo frontale a "8" di queste Strato, l'obiettivo è di ridurre progressivamente le risonanze in modo lineare, inesorabile ma "gentile", "diluendolo", per così dire, dato che, per principio fisico, non lo si potrà mai eliminare del tutto. Ad esempio, le strutture in legno vengono accoppiate e incollate contemporaneamente per mezzo di presse idrauliche ad altissime pressioni. Questo consente di ottenere cabinet fortemente compatti, virtualmente non risonanti e coppie dalle caratteristiche meccaniche identiche, soprattutto se paragonate a quelle ottenute con metodi classici come il serraggio a morsetti manuali, peraltro gli stessi dell’audio DIY, la cui stretta può variare di decine di chili tra uno strettoio e un altro. La stessa consapevolezza viene applicata durante l'assemblaggio di ogni parte avvitata: ogni vite, madrevite o bullone vengono serrati con controllo dinamometrico della coppia applicata come definito da progetto.

 

La sperimentazione ha permesso quindi ad Atomica di creare all'interno dei propri laboratori la totalità dei componenti dei cabinet, delle “casse” propriamente dette, utilizzando spesso tecniche messe a punto in modo argomentato, come potete vedere nel loro blog qui, se non proprio dei dispositivi, come ad esempio l’Atomica Reflex, che permette di variare il valore Q della cassa in bass reflex fino a renderla chiusa, praticamente una sospensione pneumatica, del quale potete leggere qui.

 

Costruzione

Ne consegue che, di fronte a noi abbiamo oggi dei diffusori acustici bookshelf, considerazione né ovvia né banale, visto che molti tendono a dimenticarselo, a rimuoverlo o a lasciarla in un limbo pubblicitario del genere “il diffusore per tutte le stagioni e tutti gli ambienti”. Perché proprio questo è il punto chiave secondo Atomica: i diffusori non sono e non possono essere “universali”, vanno pensati, costruiti e installati per la loro specifica destinazione d’uso.

 

Atomica Strato 

 

Il mobile delle Atomica Strato è quindi di formato assolutamente ridotto, alto meno di 32 cm, che è più o meno l’altezza standard del ripiano di una libreria moderna, e molto rastremato intorno agli altoparlanti, per allontanare il più possibile le prime riflessioni degli altoparlanti sul frontale. Questi parametri, insieme al crossover pensato per compensare con un adeguato roll-off sulle basse frequenze il naturale rinforzo dato dalla vicinanza della parete posteriore, lo rendono ideale per l’uso appunto vicino a un muro o su scaffale.

Gli stessi parametri di forma e filtraggio consentono un campo sonoro estremamente diffuso: la dispersione polare è massimizzata su entrambi i piani verticale e orizzontale, Questo consente di “sentire bene” il diffusore sia in campo ravvicinato, date le sue dimensioni e la vicinanza dei punti di emissione, sia allontanandosi o alzandosi, aumentando molto l’area a disposizione del migliore punto d’ascolto.

 

Dispersione polare trasversale diffusori Strato a 0°/30°/45° su scala 10 dB, smoothing 1/3 oct.

 

Dispersione polare trasversale diffusori Strato a 0°/30°/45° su scala 10 dB, smoothing 1/3 oct.

 

Il cabinet in multistrato di pioppo, grazie proprio alle tecniche costruttive Atomica, è caratterizzato da un’eccellente resistenza ai moti di compressione e decompressione generati dal woofer, permettendo di ottenere linearità e corposità di emissione inusuali per un diffusore reflex così piccolo.

I supporti, i “piedini”, qui due cilindri disposti orizzontalmente, sono in alluminio lega 6082, un Anticorodal, e disaccoppiati da quattro o-ring in gomma. I due supporti sono autolivellanti, perché solidali solo con la flangia posteriore in alluminio e, quando i diffusori vengono posizionati, si “appoggiano” delicatamente – l’escursione è inesistente, una frazione di un millimetro – alla parte anteriore del cabinet in legno, dando automaticamente stabilità completa al diffusore.

 

Gli altoparlanti sono il woofer con cono in carta trattata Seas CA15RLY e il tweeter a cupola in Acuflex Morel Classic Advanced Line CAT 408. Non sono modificati su specifiche perché il produttore ritiene una mera operazione di marketing snaturare altoparlanti di questo tipo, virtualmente perfetti per i risultati di progetto ottenuti e ampiamente maturi nella realizzazione.

Il crossover incrocia gli altoparlanti intorno ai 2.500 Hz, usa condensatori e resistenze Mundorf, mentre bobine/avvolgimenti sono di produzione interna con metodo proprietario.

Gli scassi degli altoparlanti sono calafatati, cioè stagni, e i morsetti sono realizzati sempre internamente e ottenuti dal pieno.

 

Ascolto

Iniziamo subito dicendo la cosa principale: a dispetto delle dimensioni, gli Strato suonano “grande”. Dimenticatevi delle loro dimensioni, provate a sentirli con una mano davanti agli occhi o semplicemente a occhi chiusi. Suonano grande, preciso, articolato e definito, sempre alla faccia delle dimensioni.

 

Riguardo all’assorbente acustico all’interno del cabinet, anche sbirciando dal lungo accordo reflex non ne ho notato, quindi, per come la penso io non c’è niente da fare: quando il mobile è ben fatto è praticamente inutile, anzi, tende ad “attufare” il suono, a renderlo noioso e povero.

 

L'accurata dispersione polare letta strumentalmente, oltre a favorire il soundstage, conferma un'area di ascolto ottimale piuttosto ampia: non sarete costretti a restare in poltrona immobili e compunti.

 

Quell’ideale di “sfera pulsante” inseguito dai progettisti audio, è qui molto prossimo grazie alla vicinanza dei punti d’emissione, le dimensioni contenute, la morbida attenzione con cui è “plasmato” il cabinet, la modellazione del crossover e tutti gli altri accorgimenti costruttivi Atomica.

 

All’ascolto gli Strato quindi non deludono e si confermano essere delle ottime realizzazioni per un ascolto facile in condizioni difficili, quelle dei diffusori posti sul ripiano di una libreria o su uno stand, sempre necessariamente molto vicini a parete.

 

Anche se hanno un’impedenza minima di poco meno di 5 ohm hanno contemporaneamente una sensibilità di 86 dB, questo comporta che possano suonare relativamente con poco, l’ascolto con il mio replica 300B Western Electric 91A lo conferma, ma che siano anche discretamente “beverini” in fatto di watt, infatti possono sopportarne ben 200 e la quantità li fa solo esprimere meglio. Il last pitch della definizione del basso, il “graffio” del punch che le Strato possono raggiungere, lo otterrete sicuramente con un buon ampli “correntoso”, come da veloce prova fatta col mio Maison de l’Audiophile Hiraga Classe A. Peccato non avere più avuto a disposizione – spero temporaneamente – l’ItaliAcoustic HS-1: con i suoi inesorabili 200 watt per canale credo che sarebbero state delle belle nozze…

 

Insomma, quanto “pompano”, in tutti i sensi… Tanto che, come un monello, ascoltando Go for it di Joe Jackson, tratto da Body and Soul, mi sono messo dietro di loro e ho acceso un fiammifero all’uscita del tubo dell’accordo reflex e, prevedibilmente, le Strato lo han spento dopo solo un paio di colpi di grancassa. Lo so, alla mia tenera età sono ancora un bambino scemo, ma mi sono appunto divertito… come un bambino! Aggiungo solo: non fatelo a casa e non mi assumo responsabilità dopo avervi ammonito.

 

Pro

Un diffusore completo, perché senza predilezioni per generi musicali e perché anche molto esteso in basso, in un modo e una qualità del tutto imprevedibili per un componente di queste dimensioni, estremamente contenute. È stato pensato per piccoli/medi ambienti ma è veramente capace di “tenere botta”. Molto ambientabile, sia per le sue misure e sia perché deve essere posizionato proprio di progetto dove di norma si piazzano al massimo due satelliti, da aiutare inevitabilmente con uno o più subwoofer.

 

Contro

Una tantum, le contro-indicazioni si concentrano sul fattore prezzo, cosa che normalmente non faccio, visto che siamo in un settore del tutto opinabile. L’Hi-Fi e le sue derivazioni più estreme, come l’Hi-End, rendono il costo degli oggetti dei nostri desideri del tutto personali, anarchici, immotivati se non del tutto immotivabili. Si può parlare di superfluo e di lusso, in certi casi e per certi aspetti, non certo di generi di prima necessità. Ne consegue quindi che, quello che per me vale, può non valere per altri e viceversa. Forse solo l’esito finale, la riuscita di un impianto, può dare un minimo di oggettività alle spese affrontate. Però, però, però… neanche questo è un dato che conduce a oggettività certa, dato che molti impianti, spesso fra i più costosi, ottengono dei risultati magari sindacabili da alcuni ma molto graditi da altri.

 

Un altro motivo per cui per le Strato parliamo di prezzo come un possibile ostacolo – un “contro”, appunto – è perché di veri difetti di prestazioni non potrei veramente parlare. I “pro” li avete appena letti e, se considerate con neutralità ed equilibrio il fatto che debbano essere pilotate in modo adeguato, capirete bene che molto altro da criticare non c’è. Solo per essere espliciti, manca giusto loro quel senso di immanenza, "rilassatezza" e facilità di emissione che sono in grado di raggiungere solo dei sistemi mooolto più grandi: ma che dovrebbero comunque essere costruiti con il loro stesso rigore progettuale...

 

Piuttosto, il prezzo sembra – e sottolineo “sembra” – un ostacolo di per sé. Trattandosi di diffusori due vie da bookshelf/stand, gli Strato devono comunque confrontarsi e scontrarsi con marchi e modelli di gran calibro. Inontre, nota bene, bisogna premettere che molti dei competitor presenti sui cataloghi altrui sono sì piccoli, ma da stand, non certamente da libreria...

 

Iniziamo col dire che, anche se sono gli entry level Atomica, non vanno accostati ai relativi entry level di marchi monstre come i B&W 607s2 a 500 euro o gli Amphion Helium510 da circa 1000 euro. I loro naturali competitor probabilmente sono i blasonati e noti monitor Ls3/5a, dei quali i modelli Rogers attuali si attestano intorno ai 3.500 euro, ma che, proprio perché dei "buchi neri" di corrente e squisitamente monitor, non ambiscono ad arrivare all’estensione degli Strato. Con i Diapason Micra III Excel da 1.600 euro si comincia sicuramente a ragionare, anche solo perché con Diapason sono di parte, nel senso che apprezzo molto l’integrità delle loro realizzazioni. Per correttezza citiamo di nuovo Amphion con gli Argon 3S da 2.150 euro e possiamo salire di costo per attestarci ai livelli Strato-sferici, come ad esempio i Sonus Faber Minima Amator II da 4.000 euro. Tornando invece alla produzione inglese, possiamo segnalare i ProAc Response DB1 da 3.700 euro o gli Harbeth HL-P3ESR SE 40th Anniversary da 4.200 euro.

 

Ma l’elenco poi può essere ulteriormente ampio, quasi illimitato, volendo considerare anche prodotti un po’ meno, come dire, mainstream – come precisato dalla nostra redazione, nello specifico da Paolo Mariani – tipo gli AQ Passion Orca, gli Ascendo C5 MKII, i Buchardt S400, gli Elac Adante AS-61 o i Quad Z-2, tutti in rigoroso ordine alfabetico e senza esprimere delle preferenze. E che dire ancora anche solo di quelli da noi provati, come i Blumenhofer Mini, i KingSound Princess III o gli amati e stimati – almeno da me, ma so di non essere il solo – Novaudio Classic 8 Mk3?

 

Quindi, se il prezzo inizialmente poteva considerarsi un “contro”, tagliamo la testa al toro e consideriamo ulteriormente che esistono due vie di costo ben superiore, come gli stupendi Diapason Adamantes V a 5.700 euro e i Magico – sic e sigh – A1 da ben 9.900 euro…

 

Disclaimer dovuto: tutti i prezzi sono da intendersi a coppia e da prendersi con beneficio di inventario, sono “orientativamente” a listino, proprio perché molto variabili a seconda del canale di vendita o delle comprensibili logiche di mercato, come ad esempio i ritocchi dei prezzi al pubblico che prima o poi toccheranno o hanno già toccato i prodotti inglesi causa brexit.

 

Quello che dovete ponderare, insomma, è che, se il settore dei diffusori è certamente quello più numeroso, il comparto delle casse due vie è probabilmente quello più affollato ed esteso dell'intero mercato Hi-Fi. Un po’ come nel segmento delle auto utilitarie, dove potete passare dalla più economica delle Panda alle più costose Mini o BMW.

 

Il senso finale di questo approfondimento è che, in pratica, OGNI produttore di diffusori deve o dovrà, prima o poi, disporre di un modello di questa tipologia di prodotto: è un "atto dovuto" alla richiesta del mercato. Quindi, in questa arena tanto competitiva quanto sanguninaria, quale fortuna può avere un diffusore due vie italiano dal prezzo “europeo” – a buon intenditor, poche parole – di quasi 4mila euro? Io gliene auguro molta, perché se la merita tutta.

 

Chissà

Se mi passate il paragone motoristico, Daniele Melelli è il Frank Williams dell’Hi-End. Purtroppo, anche per limitazioni alla mobilità personale, ma questa è un’altra storia... Piuttosto, lo è soprattutto perché, come il fondatore dell’omonima casa di Formula 1 è un tecnico che prende i motori/gli altoparlanti da altri e sviluppa dei telai/dei cabinet innovativi, per creare auto/diffusori dalle prestazioni uniche se comparate alla compattezza delle forme. Soluzioni smart per problemi complessi, insieme affascinanti per design e paradossalmente semplici alla vista.

 

Metafore veloci e sintesi finale

La vita sa essere bizzarra. Nello stesso periodo in cui ho avuto in prova questi diffusori ho provato anche i Cube Audio Magus, dei quali presto potrete leggere su ReMusic – NdR | Nel frattempo, appunto pubblicati qui. Passando dagli uni agli altri, indipendentemente dalle rispettive ambizioni o risultati, prezzo o dimensioni, mi ha colto il paradosso delle loro due realtà contrapposte. I Magus sono un altoparlante, unico al mondo e proprietario, con attorno un cabinet piuttosto ordinario, tanto che la stessa Cube Audio fornisce i piani costruttivi delle proprie casse per il mondo del DIY audio. Queste Strato, invece, sono un cabinet straordinario, frutto di una ricerca parossistica per annullarne le vibrazioni, le sue prime riflessioni e, contemporaneamente, la massa e il peso, con al suo interno due altoparlanti di produzione di serie. Passatemi ovviamente le inevitabili approssimazioni. Il risultato degli Strato è anche dato, sempre ovviamente, dalla ricerca e dal progetto dei loro crossover. Ma, dall’altra parte, le Magus… non hanno affatto crossover! Quindi potete capire ora anche voi come la radicalizzazione dei due progetti sia comparabile, accostabile, proprio come un affascinante paradosso. Le Strato sembrano sempre lanciare una sfida, paiono dire con pacata sfrontatezza: “prova tu ora a fare di meglio, a suonare così bene e così forte, con una cassa di queste dimensioni!”. Alla fin fine sono una prova di forza progettuale, per me pienamente riuscita.

 

A chi è rivolto

Se volete o cercate un diffusore compatto, ma che dico, minuscolo, tipicamente da stand e autenticamente da libreria, facilmente ambientabile, che non teme cioè la vicinanza alla parete posteriore, anzi, la sfrutta scientemente, di progetto, capace di sussurrare nell’ascolto serale e di suonare molto forte nelle vostre mattine da zombie in cerca di energia audio, beh, allora questo Strato fa al caso vostro. Metteteci pure l’orgoglio della produzione tutta italiana – per me vale – e una capacità, sempre di progetto, come già detto, di non relegarvi necessariamente in uno sweet spot sacrificato o angusto, ma di permettervi una fruizione della musica e delle sue componenti, come gli estremi di frequenza e il palcoscenico sonoro, molto living, cioè molto rilassate e in movimento, e il gioco è fatto.

 

 

Timbrica | estensione in frequenza, capacità di riproduzione fedele dello strumento e delle sue armoniche
L’accoppiata di altoparlanti Seas/Morel funziona bene, sembra lineare senza far scontare un esagerato rigore, probabilmente perché l’impostazione professionale comune, non “vuotamente esoterica”, ne favorisce la coerenza timbrica.


Dinamica | micro (dettaglio) e macro (assoluta), estensione e velocità dei transienti
Le Strato non si scompongono, sono fatte per questo. Forse la sensibilità relativamente bassa – è Fisica, ragazzi – ne riduce l’espressività ai volumi più contenuti, dove i diffusori ad alta efficienza eccellono, ma ci si può convivere…


Immagine | ambiente, trasparenza, scena, piani sonori, palcoscenico virtuale, senso di presenza, risoluzione

Le brochure pubblicitarie Atomica parlano di “soundstage coinvolgente” e così è. Quando sono messe nelle loro condizioni d’uso, il palco sonoro è “quasi” live, ma risulta chiaro che possa solo “tendere” al bidimensionale, anche se molto coinvolgente. Ed è un peccato, perché, allontanate dalle pareti, sono analitiche e tridimensionali, un paio di diffusori stereo ideali per essere integrati da un altro paio di potenti subwoofer. Medi e acuti, in questo allestimento, diventerebbero capaci di esprimersi al meglio perché la robustezza della costruzione del diffusore ne esalta la definizione. Le Strato non vibrano e non tremano, questo ai medi e agli acuti non può che far benissimo.


Tonalità | impostazione generale dell’apparecchio, se presente o caratteristica: ad esempio calda, fredda, virata, ambrata, lucida, opaca…
Come detto e ripetuto, il posizionamento influisce anche e molto su questo parametro. Se piazzate vicino a parete o in una libreria, le Strato diventano inevitabilmente più “calde” ma difficilmente “gonfie”. Se piazzate su uno stand e magari allontanate dalla parete posteriore, perdono inevitabilmente un bel po’ di estensione sui bassi ma recuperano in “neutralità” di emissione, anche se, in generale, il gentile roll-off che secondo me hanno anche sugli acuti non le rende mai veramente fastidiose, se non spinte all’inverosimile come ho fatto io nel mio grande, grandissimo ambiente d’ascolto domestico. Ascoltando a puro titolo d’esempio l’intro quasi ultrasonica di Morgenspaziergang dei Karftwerk, da Autobahn, ci rendiamo subito conto della presenza e sicurezza delle frequenze acute, ma con quella “morbidezza” sull’estremo acuto che le rende godibili anche sul lungo termine.

 
Emozione | capacità di coinvolgimento emotivo, molto dipendente dagli accoppiamenti, parametro assolutamente anarchico e personale
Han bisogno di “entrare in coppia”, una delle metafore portanti, per così dire, della recensione audiofila. Cosa che si mette normalmente in relazione col volume, la sensibilità del diffusore, la superfice radiante complessiva, ecc. ecc. Quindi io le giudico neutre, cosa che penso possa persino far piacere al loro progettista.


Costruzione e imballo | La coppia di diffusori in prova era in un imballo “di servizio”, quindi questo parametro è, per così dire, “non pervenuto”.


Rapporto prestazioni/prezzo | Alto se rapportato, come si deve fare, alle mere dimensioni.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Tipologia: diffusore a due vie da stand/libreria, posizione d'ascolto ampia, telaio a zero vibrazioni
Terminazioni cavi utilizzabili: forcelle e banane, no cavo spellato
Trasduttori: woofer da 16cm in polpa di cellulosa trattata con cestello estruso, tweeter da 28 mm con cupola in Acuflex e bobina mobile in alluminio
Caricamento: reflex
Potenza massima applicabile: 200W
Risposta in frequenza: 40÷25.000Hz in ambiente tipico
Efficienza: 88dB 1W/1m
Sensibilità: 86dB 2,8V SPL
Impedenza minima: 4,97ohm, 8,2ohm a 1kHz
Dimensioni: 20x31,5x24,5cm LxAxP
Peso: 6kg
Finiture ed essenze: nero, bianco, blu elettrico, qualsiasi altro colore disponibile a richiesta su scala RAL; ciliegio, noce chiaro

 

Distributore ufficiale Italia: distribuzione diretta, al sito Atomica Audio Solutions

Prezzo Italia alla data della recensione: 3.900,00 euro + IVA, piedistalli autolivellant dedicati, in finitura nero opaco da 45x64,5x41cm LxAxP, acquistabili a parte

Sistema utilizzatoal mio impianto

 

 

DIRITTO DI REPLICA | LA PAROLA AL PRODUTTORE

 

Ciao, Giuseppe, molto bella ed esaustiva, complimenti...


Daniele Melelli

09/10/2021

di Giuseppe
Castelli
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