Premessa
Non è facile scrivere di minidiffusori, per almeno due motivi.
A più o meno metà degli audiofili non interessa nemmeno leggere recensioni di diffusori di questo tipo, non piacciono a prescindere, non li considerano Hi-Fi – “non hanno i bassi, non possono suonare realisticamente, sono brutti, costano troppo” – e difficilmente, dicevo, una prova li potrebbe incuriosire.
All'altra metà, cioè quelli che li apprezzano, quelli che forse leggeranno questa recensione, non è semplice far capire che ci sono ogni tanto sul mercato dei prodotti nuovi che varrebbe la pena andare ad ascoltare. Le obiezioni più comuni – “che la magia delle Rogers LS 3/5a non l’ha nessuno, che le ProAc Tablette sono mitiche, che le Harbeth sono le migliori” – sono spesso talmente radicate in certi audiofili da far loro snobbare altri marchi e/o soluzioni progettuali leggermente diverse e innovative.
Il mio punto di vista, qualcuno lo ricorderà, è che questa tipologia di diffusori in alcuni casi può rivaleggiare e, anzi, in alcuni contesti può addirittura essere preferibile ad altre tipologie di “casse”. Parlo di coerenza d'emissione sonora, che spesso sistemi acustici più grossi, e più costosi, non hanno allo stesso livello. Parlo di minori ingombri e di facilità d’inserimento in ambiente, e nessuno può negare che gli appartamenti medi di questi ultimi decenni presentino locali sempre più piccoli. Parlo di frequenze mediobasse più controllate e controllabili, quindi di suono più pulito.
Certo, è logico, un bel woofer da 38 cm dà più coinvolgimento, più soddisfazione, ma vanno messi in conto ingombri e costi e impegno nettamente superiori. Per questa serie di motivi a me i mini, quelli di qualità, piacciono. Di LS3/5a, il progetto BBC declinato in vari marchi, ne ho avute nel corso degli anni tre coppie: Rogers, Spendor e Stirling. Famose per come suonano, purché siano ben pilotate. Per la loro storia, che è anche la storia dell'Hi-Fi degli ultimi cinquant'anni. Per quel sottile senso di orgoglio misto a snobismo che si prova quando gli amici rimangono a bocca aperta nell'ascoltarle, della serie “ma suonano queste o quelle grosse?”. E famose anche perché chi non le ha capite o non sa capirle ne parla malissimo.
Da non molto ho anche una coppia di mini ancor più piccoli! Le Sequerra MET 7 prima serie, che hanno una quarantina d'anni ma non vi dico come suonano, informatevi... Altre, tipo le piccole Harbeth, le Tablette, giunte alla decima versione, le Totem One, le bellissime Sonus Faber Minima e Minima Amator, solo per citare le più diffuse e apprezzate, le ho ascoltate decine di volte e sempre mi hanno affascinato, vuoi per alcune caratteristiche vuoi per altre. Ma il “senso” del diffusore rimane più o meno il medesimo. Ascoltati meno frequentemente anche oggettini particolari tipo le Kiso, le Tannoy Autograph Mini, le Leema Xen e Xero, e ancora le PMC, le Diapason e le Opera, le Castle e le Epos. Non per fare un elenco fine a se stesso ma per dire che i diffusori piccoli possono piacere e piacciono, sono richiesti e si vendono a tanti audiofili. Insomma, tutto questo per affermare che hanno una loro dignità, una loro valenza, una loro importanza e che chi li compra e li ascolta con soddisfazione proprio fesso non è.
Descrizione
Una tendenza recente è riproporre diffusori di progetto il più possibile fedele agli originali dettami BBC, come hanno fatto Stirling, Rogers, Falcon, Graham. Oppure la costruzione di oggetti che, pur rimanendo in questo ambito, cercano di proporre soluzioni innovative, come le Russell K Red 50 che ho in prova.
Chi c'è dietro questo marchio? C'è il signor Russell Kauffman, da noi forse non particolarmente noto, ma che può vantare collaborazioni prestigiose con Morel, ricordiamo le Fat Lady, con B&W, e che – importantissimo! – ha fatto parte per anni del panel di ascolto della rivista inglese Hi-Fi Choice. Non è autoironia, non è presa in giro, è per far notare che avrà ascoltato criticamente, professionalmente, centinaia e centinaia di diffusori. OK, è un'azienda inglese che produce diffusori. E dove sta la novità? La novità è che alcuni concetti, seppur non nuovissimi, vengono applicati a diversi livelli del progetto Red 50.
Vediamoli, allora. Cabinet in legno di spessore non elevato, niente assorbente acustico all'interno del box, reflex posteriore ma non usuale, crossover semplice e componenti di qualità. Secondo Kauffman i cabinet rigidi e pesanti colorano il suono, quelli troppo sottili ammorbidiscono i bassi, quelli sottili ma smorzati con pannelli bituminosi o simili vanno bene solo per la gamma media. Soluzione proposta: pareti relativamente sottili ma con un setto orizzontale per il controllo delle pareti stesse. Cioè, in altri termini, quando c'è l'impulso musicale suonano/risuonano con esso, ma appena cessa il suono il mobile smette di vibrare. Tutte le pareti sono in MDF da 16 mm, tranne il frontale che è da 19 mm. Nessun materiale assorbente interno per non “rallentare” il suono che, oltretutto, secondo Kauffman diventerebbe asincrono con quello emesso dai driver. Accordo reflex posteriore che sbuca all'altezza del tweeter con però una novità, la presenza di quel setto orizzontale antivibrante forato da dieci aperture, delle quali due per i cavi, che funge da caricamento, una sorta di doppia camera di caricamento, per il mid-woofer che scende così fino a 55 Hz. Crossover da 12 dB sia per l'unità dei bassi che per quella degli alti. Una sola bobina per il wooferino e un condensatore per il tweeter sul percorso del segnale, con le unità di azionamento collegate al crossover in fase positiva. Il wooferino è un midwoofer da 13 cm e il tweeter è a cupola morbida da 25 mm. I componenti sembrerebbero dei... ma Kauffman non dice chi li produce, perciò non lo dico nemmeno io, potrei sbagliare.
I Red 50 sono belli, si possono avere in tre legni diversi, noce, quercia, nere o anche laccati neri. Ben costruiti e ben rifiniti, hanno degli ottimi connettori posteriori su una graziosa targhetta informativa tonda. La griglia anteriore in tela è optional, un optional che secondo me tale deve rimanere. Ultima annotazione: progetto come abbiamo visto inglese, costruzione in Polonia, per contenere legalmente i costi.
Ascolto
Bene. Colleghiamole e ascoltiamole. Anzi, no. Colleghiamole e facciamogli fare un periodo di rodaggio. Amici e frequentatori di forum vari sogghignano a questa affermazione, lo so, ma basterebbe provare e poi parlare. Mano a mano che passano le ore di funzionamento il midwoofer si “slega”, si muove più liberamente e il suo suono migliora. Non è assuefazione, come dicono alcuni, del nostro apparato uditivo, basta confrontare due coppie di diffusori identici, una rodata e una no, per percepire la differenza.
Obbligatori gli stand. I Red 50 non andrebbero inseriti in una libreria, non dovrebbero essere posti in cima a un mobile di due metri, non daranno il meglio di sé quando addossati alle pareti. Sono, come tutti i mini di qualità, piuttosto esigenti se si vogliono esaltare tutti i loro pregi. Se non sono osservate le regole descritte sopra, suonano, sì, ma ovviamente non al meglio. Per la distanza dal pavimento, dalla parete posteriore, da quelle laterali, dal punto di ascolto e per gli eventuali gradi di angolazione tra di loro, non do i numeri. Ogni ambiente fa a sé e i gusti personali potrebbero in alcuni casi determinare il posizionamento.
Consiglio: bisogna sperimentare. Come bisogna, entro certi limiti, sperimentare l'abbinamento con l'amplificazione. Lascerei stare il vintage, se non in rari casi. Certi giapponesi anni '70/'80 erano scadenti allora e lo sono a maggior ragione ora. Poche le eccezioni. Ci vedrei meglio, se si hanno già o non si vuol spendere molto nell'usato, inglesi anni '90 o più recenti. Ad esempio, collegate a un Creek 4140 S2, 35 watt, ho ottenuto un suono ottimo, dettagliato, dinamico, chiaro e informativo ma non brillante al punto di stancare. Hanno una sensibilità di 85 dB. Non servono vagonate di watt. A occhio un Naim o un Exposure recenti li vedrei molto bene. Suono concreto e dinamico come quello delle Red 50. E, naturalmente, ampli di qualità anche superiore, se si può spendere di più, per spremere il meglio da questi “diffusorini” veramente interessanti. Come tutti i colleghi di categoria un ampli più dotato rende il suono ancor più grande e controllato. E concreto.
Ecco, “concrete” credo sia il termine che meglio descrive le Russell K Red 50. Giusto per non fare paragoni, a mio avviso sono più concrete delle LS 3/5a, un filo meno magiche ma più godibili con una varietà più ampia di generi musicali. Un quartetto d'archi lo vedo meglio con le 3/5a, l’Esbjörn Svensson Trio - E.S.T. o The Dark Side of the Moon con le Red 50.
Le Russell K. hanno inoltre un proprio gran pregio: la coerenza. Non si notano mai scalini tra la riproduzione degli alti e dei medio-bassi. La voce, ad esempio, è sempre “quella”, sia quando è riprodotta dal tweeter sia quando scende ed è emessa dal midwoofer. Un difetto che ancora si sente in parecchi diffusori, anche ”mini”. Sarà il crossover, saranno le troppo differenti masse di tweeter e woofer, o entrambe le cose, ma si nota anche in diffusori ben più costosi.
Red sta anche per “veloce”. Forse come la maggior parte dei mini. Ma mi sbilancio ancora: sembrano più veloci delle 3/5. Un suono più moderno, in certo senso. Penso sia dovuto davvero al fatto che la cassa per scelta progettuale non contiene assorbente o altri materiali smorzanti. Ben riprodotti i transienti. Immagine sonora e ricostruzione spaziale buone. Come tutti i mini. Ma particolarmente larga, oltre i diffusori, senza però arrivare agli eccessi di certi megasuperiperdiffusori dove una chitarra è larga tre metri. Non sviluppata eccessivamente in profondità, l'impostazione è pur sempre di tipo quasi monitor, con un sacco di dettagli e dettaglini, senza che nulla però ti venga sparato in faccia.
Mi piacciono. E non prendo soldi per dirlo. Non conosco nemmeno l'importatore. Sono come gli altri recensori ReMusic un semplice appassionato, forse un po' più fortunato di altri perché oggetti che alcuni sognano di sentire io li ascolto “comodamente” in casa mia. Anzi, comodamente mica tanto, perché richiede tempo, impegno, cambi di apparecchi, quindi a volte quasi fatica fisica. E poi si devono tradurre in parole le impressioni d'ascolto e questo non è semplicissimo... Mi sono piaciute anche perché ascolto molto jazz e cantautori italiani e stranieri e qui le Red 50 ci vanno davvero a nozze. Proporrei l'apposizione di un'etichetta sull'imballo con scritto: sconsigliato l'acquisto a metallari. E un'altra che dice: consigliatissime a tutti gli altri appassionati di musica.
Due annotazioni per finire. Prima: controllate il prezzo e confrontatelo con quello dei mini recentemente presentati sul mercato. Seconda e finale: la stampa estera anglosassone, from US to UK, ne ha parlato molto bene e le ha ripetutamente premiate, quindi, apprezzandole pure noi, siamo in ottima e qualificata compagnia…
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Tipo: diffusore da stand, 2 vie, bass reflex
Woofer: 13cm
Tweeter: 25mm, cupola morbida
Risposta in frequenza: 45Hz-22kHz
Sensibilità: 85dB
Frequenza di incrocio: 2.200Hz, pendenza 12dB/ottava
Impedenza: 8ohm
Dimensioni: 205x310x200mm LxAxP
Peso: 6kg
Distributore ufficiale Italia: al sito Ethos
Prezzo Italia alla data della recensione: 1.290,00 euro in finiture noce, quercia o nera; 1.450,00 euro laccata nera
Sistema utilizzato: all’impianto di Ulisse Pisoni