Un po’ di storia
Per i cultori del bel suono la BBC, acronimo di British Broadcasting Corporation, rievoca non solo vecchi fasti ma anche una filosofia di suono imperitura, strettamente legata al concetto di Alta Fedeltà. Soprannominata dai britannici "auntie", zietta, ma molto più spesso "Beeb" dai quotidiani e tabloid inglesi, la BBC è il più grande e prestigioso editore radiotelevisivo del Regno Unito con sede a Londra, fondata il 18 ottobre 1922. Quando si parla di British Sound, la memoria non può fare a meno di tornare alla serie di monitor progettati negli anni '60 e '70 dalla favolosa zietta, uno per tutti il BBC LS3/5a, vero emblema di eccellenza timbrica, adorato da masse di audiofili in tutto il mondo. Il bernoccolo degli inglesi per i soprannomi produsse un nomignolo che risultò particolarmente indovinato e il piccolo bookshelf divenne noto come "scatola da scarpe", amato dai più ma tuttavia avversato da quegli audiofili che avevano dimenticato le ragioni della sua esistenza, quelle cioè di sonorizzare gli studi mobili, dei furgoni destinati alle produzioni in esterna. In quest'ottica, la limitata estensione sulle basse frequenze e le scarse prestazioni dinamiche erano sopportabili, soprattutto se si pensava che questo precursore dei mini vantava una formidabile restituzione del dettaglio in un quadro di grande equilibrio tonale e una resa delle frequenze medie divenuta leggendaria.
La figura di Harold Lister Kirke occupa un posto centrale nella storia dell'epopea BBC. Capo sin dall'inizio del dipartimento di ricerca e, per i primi importantissimi venti anni, considerato un vero antesignano delle ricerche elettroacustiche, egli partì come autodidatta ma in seguito applicò un metodo scientifico condiviso prima con l'industria poi con il pubblico.
Se consideriamo che l'unità concepita e brevettata nel 1924 dai pionieri Chester W. Rice e Edward W. Kellogg, in pratica il primo altoparlante della storia, fu subito resa disponibile per la BBC, comprendiamo come il suo percorso storico sia strettamente legato agli albori dell'elettroacustica. L'unità fu montata in un grande cabinet da pavimento rifinito in un lucido Piano Black, codificato LB/3, mentre il sistema completo prese il nome di LSU/7.
Tra il 1945 e il 1947 Kirke, capo del dipartimento ricerca della BBC, autorizzò i suoi ingegneri all'inizio dei lavori che avrebbero condotto a rimpiazzare l'LSU/7 con un modello più evoluto. Nacque così l'LSU/10, un grande monitor destinato a sonorizzare gli studi di registrazione per più di trent'anni. Era un sistema professionale di enormi dimensioni: il mobile in quercia aveva una cubatura di 280 litri, scendeva sino a 40 Hz ma la gamma alta arrivava a soli 6 kHz, un limite comunque sufficiente per l'era delle stazioni radio a onde medie AM che trasmettevano musica registrata da 78 giri e riprodotta da grammofoni Shellac. In quegli anni le ricerche proseguivano febbrili e nel 1948 si affermò l'importanza dei parametri di valutazione di un sistema di altoparlanti. La prima prova imposta a un trasduttore dal dipartimento ricerca della BBC fu quella di ascoltare la riproduzione del parlato nel mezzo di un campo, lontano da superfici riflettenti e confrontarlo con la voce originale, pur nella consapevolezza che una corretta riproduzione della parola non necessariamente garantiva lo stesso risultato per la musica, dispiegantesi su una banda di frequenze molto più ampia. Un anno prima H.D. Harwood aderì al dipartimento ricerca della BBC provenendo dal National Physical Laboratory, dove aveva lavorato alla progettazione di auricolari e calibrazione di altoparlanti.
Dobbiamo attendere gli anni 60' e 70' per veder nascere la nobile stirpe dei monitor BBC, poi catalogati a seconda del codice in quattro classificazioni:
- LS/1 Applicazioni varie
- LS/2 Unità chassis
- LS/3 Sistemi per produzioni in esterna
- LS/4 Sistemi per uso in studio
Entrarono così in produzione una serie di sistemi che vantavano un suono di grande neutralità e doti di articolazione fuori dal comune, caratteristiche che ogni Monitor Speaker per antonomasia deve possedere. Alla BBC erano fermamente convinti che il tipo di materiale utilizzato per la membrana avesse un marcato effetto sul suono. La conseguenza fu l'individuazione di una sostanza diversa dalla carta, originalmente adoperata, ritenuta insufficiente a raggiungere risultati ragguardevoli, specialmente nella critica zona della gamma media. A metà degli anni '60 il lavoro di sviluppo presso la Kingswood Warren condusse alla scoperta di un materiale che sembrò rispondere in pieno ai desiderata: il Bextrene. Si trattava di una sorta di polistirolo il cui principale vantaggio, oltre alle qualità sonore, era la facilità con cui potevano essere ottenuti dei risultati costanti e ripetibili. I coni erano ottenuti con un processo di formatura sotto vuoto ma era necessario rivestirli con un composto smorzante che rimuoveva delle colorazioni presenti nella regione tra i 1.500 e 2.000 Hz, processo che purtroppo non si riuscì mai ad automatizzare con successo. Alla fine il composto fu applicato a mano su ogni membrana. L'impiego di materiale plastico per i coni aprì un nuovo capitolo nella storia dei trasduttori. in particolare l’oggi diffusissimo polipropilene fu sviluppato nel corso degli anni '70 dal Research Department grazie a un intenso lavoro pionieristico. Si rivelò subito vantaggioso per il suo alto smorzamento intrinseco, non aveva bisogno di essere rivestito e la sua bassa densità consentiva una maggior efficienza rispetto al Bextrene.
Tra i gloriosi monitor BBC ricordiamo, oltre al mitico LS3/5a, l'LS3/1, LS3/4, LS3/7, LS5/1, LS5/2, LS5/4, LS5/5 e LS5/6, LS5/8, LS5/9, LS7.
BBC LS3/6: la genesi di un successo
Per cogliere la complessa gestazione delle BBC LS3/6 è necessario andare indietro con la memoria a due modelli storici: le Spendor BC1 e le Rogers Export Monitor. Il progetto originale BBC aveva una bassa tenuta in potenza, limite il cui principale responsabile era la leggera struttura in carta della bobina mobile. Nelle cronache audiofile del tempo si parlava ciò nonostante di una gamma media dalle straordinarie qualità, definita "lussureggiante". Le successive Export Monitor si proponevano di migliorare in maniera sostanziale il Power Handling senza però intaccare le qualità timbriche che avevano reso celebre questo come altri modelli BBC. Il bersaglio fu centrato grazie all'esperienza di progettazione acquisita in cinque anni di produzione delle BBC Rogers LS3/6 Studio Monitor.
Le Spendor BC1 furono un pre-derivato delle LS3/6 ma non un modello BBC, la quale più che altro era orientata a produrre un piccolo monitor a due vie che utilizzasse il medio da 8" delle LS5/5, diffusore su cui Spencer Hughes in quel momento stava lavorando. In seguito Hughes continuò a lavorare per conto proprio sulle BC1, originariamente pensate come due vie con un tweeter Celestion HF1300 e solo in un secondo momento decise di aggiungere il supertweeter STC 4001.
Nel frattempo la BBC riprese a occuparsi del modello LS3/6 completando il progetto. La Rogers ne assunse la produzione proponendo l'aggiunta del supertweeter Celestion HF2000, invito che fu accolto dalla BBC.
Nelle parole di Hughes c'è la chiave di volta dell’articolata vicenda: "Durante la metà degli anni '60 il lavoro di sviluppo svolto dalla BBC aveva raggiunto un grado di avanzamento tale da superare le capacità delle unità bassi disponibili, dotate di cono in carta. Si giunse alla decisione di prendere in considerazione la plastica come materiale per le membrane. Circa due anni furono spesi facendo coni da 12” in plastica in una varietà di forme. La prima unità di successo adoperava il Bextrene, materiale ormai ben conosciuto e utilizzato nello sviluppo del monitor da studio BBC LS5/5. Grazie alla mia esperienza maturata come tecnico di laboratorio e il lavoro compiuto nello sviluppo dell'LS5/5, pensai che sussistesse la possibilità di fare da zero un diffusore per ambiente domestico. Mi detti da fare aiutandomi con un fornello elettrico, un compressore che funzionava al contrario e una piastra di ferro vecchio, così avvenne la prima formatura "ex vacuo". Il percorso però non fu affatto facile, prima di produrre una valida unità da 8" riempii diversi bidoni di coni inutilizzabili. Questa unità si è rivelata essere il primo driver commerciale da 8 pollici in Bextrene, senza dubbio ancora uno dei migliori.
La prima coppia di BC1 è stata costruita utilizzando questa unità e il tweeter Celestion HF1300. La seconda coppia di BC1 fu fatta per un amico che la portò a Merrow of Guildford, nel Surrey, la terza coppia fu venduta nello stesso villaggio. L’azienda Spendor era avviata sulla strada di una piccola ma importante realtà di nicchia del mondo dell'audio. A questo punto cominciarono a sorgere alcune difficoltà riguardanti i termini del mio contratto con la BBC, il progetto che avevo realizzato doveva essere offerto a loro. Nel frattempo l'incipiente era pop aveva mutato il modo di ascoltare, la richiesta principale per un diffusore divenne quella di esprimere più potenza, così il BC1 fu respinto. All'incirca nello stesso periodo si manifestò all'interno della BBC l'esigenza di produrre una coppia di diffusori sulle dimensioni del BC1. Essendo un animo gentile suggerii che il mio progetto avrebbe potuto essere validamente utilizzato, così mi fu affidato il compito di produrre una versione ufficiale del BC1, successivamente designato LS3/6".
Il progetto prevedeva un'unità da 8” realizzata dal Dipartimento Ricerca, il tweeter Celestion HF1300 e un crossover riprogettato. Il principale cambiamento nel filtro era l'aggiunta di un autotrasformatore per consentire la regolazione dei livelli tra le due unità, normale prassi BBC in quel momento.
Alcuni mesi dopo il BC1 fu dotato di un amplificatore montato nel pannello posteriore e fu aggiunto un supertweeter: l’STC 4001G. La novità del terzo trasduttore aveva delle motivazioni fiscali/commerciali, ma in pratica migliorò le caratteristiche generali di dispersione.
Ma è venuto il momento di scendere dalla macchina del tempo e venire ai giorni nostri. Attualmente il difficile compito di rinverdire i fasti delle BBC LS3/6 è affidato a tre campioni di bel suono: le Harbeth Super HL5 A, le Spendor SP1/2R2 e le più recenti Stirling Broadcast BBC LS3/6 Reference Loudspeaker, protagoniste della nostra prova.
Come il più piccolo LS3/5a anche l'LS3/6 fu pensato come sistema di monitoraggio per le trasmissioni in esterna, a progetto ultimato la britannica Rogers fu una delle prime aziende a produrlo. La vicenda dei monitor BBC tra l'altro ha dimostrato quanto possa essere fruttuoso per i sistemi "home" attingere al vivaio del professionale, un comportamento intelligente che anche oggi continua a dare buoni frutti.
La Stirling Broadcast ha certamente le carte in regola per risuscitare una vecchia gloria come la LS3/6, una “vecchietta” che dimostra ancora oggi una formidabile validità. Lo ha fatto con autorevolezza, forte di una lunga esperienza nella manutenzione e riparazione dei monitor inglesi sia nel campo professionale che domestico. Alla BBC non sono certo "comprensivi" verso chi voglia cimentarsi nell'impresa di richiamare in vita un loro glorioso diffusore: la licenza alla produzione è ottenibile solo dopo un rigoroso esame che assicuri la stretta aderenza alle specifiche originali.
Secondo quanto dichiarato sul sito ufficiale della Stirling il crossover è di altissima qualità, il multistrato è internamente accoppiato con tamponi di smorzamento in gomma mediante delle viti, il cabinet viene definito Lossy Design, un tratto che lo accomuna al più piccolo mobile delle Stirling Broadcast LS3/5a V2. Molto "sintetico" è stato peraltro il contributo di Doug Stirling alla mia richiesta di informazioni aggiuntive, con tradizionale riservatezza inglese ha dichiarato che nelle LS3/6 il taglio sul mid-woofer è del secondo ordine mentre è del terzo ordine sulle sezioni alte. Il crossover utilizza una componentistica passiva di pregio con induttanze avvolte in aria e condensatori in polipropilene che producono una distorsione trascurabile. Il filtro è collegato direttamente ai terminali di ingresso per il massimo trasferimento del segnale, tutti i collegamenti agli altoparlanti sono del tipo Hard Wired. Doug mi diceva che, a causa di restrizioni dovute alla licenza BBC, non era abilitato a rilasciarmi informazioni più dettagliate sul layout circuitale del crossover o sui trasduttori, confidando per questo sulla mia comprensione.
Tecnicamente le Stirling possono essere definite come un sistema bass reflex a due vie con supertweeter o a tre vie, se attribuiamo all'SB-4436 dignità di terza via piuttosto che "semplice" gregario di rifinitura dell'estremo alto. Il progetto per la Stirling Broadcast vede la firma di Derek Hughes, un professionista che ha profuso tutto il suo impegno affinché il modello fosse il più aderente possibile a quello originale BBC. Il risultato di tanti sforzi si è sostanziato nella creazione di un diffusore con lo sguardo si rivolto verso un illustre passato, ma modernissimo nelle performance, raggiungibili grazie a una componentistica attuale di alto livello, a trasduttori più coriacei e dal comportamento più lineare. Viene così garantita una maggior tenuta in potenza rispetto alle versioni originali, una risposta in frequenza più regolare, buona dispersione angolare e colorazione molto bassa.
La coppia di Stirling LS3/6 con i relativi piedestalli mi giunge a casa imballata su un pallet un freddo mattino. Non appena spacchettati questi grossi bookshelf rifiniti walnut si presentano in tutta la loro sobria eleganza britannica. Cinque sono in totale le finiture in cui è possibile averle, oltre al noce troviamo la Cherry, Zebrano Limited Edition Gold Label, Tiger Stripe Ebony Limited Edition Gold Label e Rosewood Limited Edition Gold Label. La tipologia del bookshelf di grosse dimensioni quasi non esiste più nella produzione odierna, soppiantata dalle Slim Tower, mentre era in gran voga negli anni '70/'80; personalmente ne auspico il ritorno in virtù di una più facile adattabilità in ambiente domestico. Se vogliamo allargare il discorso è il termine “mid” che oggi in Hi-Fi sembra essere piuttosto trascurato in favore delle taglie estreme, anche se qualche segnale di rinascita comincia a far capolino. Eppure nei frangenti home potrebbe rappresentare la soluzione ideale, un bookshelf di generose dimensioni può essere la giusta via di mezzo tra un mini, limitato nella dinamica ed estensione sulle basse frequenze, e una torre che sovente offre un basso prodigo, forse inadatto a riportare a più miti consigli le risonanze ambientali.
Le Stirling non sono quindi né un mini né una slim tower, ma sono dotate di un voluminoso cabinet di 45 litri e, alla faccia di tutti gli studi compiuti sulle diffrazioni delle onde sonore ai bordi, si fanno notare per la presenza di spigoli vivi alle estremità. Per di più il baffle frontale è "incorniciato", vale a dire arretrato di qualche mm per lasciar posto alla griglia protettiva. Questa è resa solidale al piano ligneo grazie a sei clip che consentono il montaggio a filo del mobile, una soluzione estetica gradevole ma che pone qualche problema in caso di rimozione. Risulta facile infatti rovinare il legno se non si procede con le dovute cautele, il mio consiglio è di usare una spatolina rivestita di morbido tessuto con la quale far delicatamente leva sui bordi.
Ma l'eccentricità quasi snob dell'inglese non si ferma a questi particolari. Il mid-woofer, per esempio, è montato con la flangia che guarda verso l’interno, assicurata mediante sei viti con testa a croce e non, come nel 99,99% dei diffusori, al lato che guarda verso l'esterno. Si tratta dell'unità SB-4432 da 16 cm effettivi misurati da centro a centro della sospensione, raccordata alla superficie tramite un'ampia fresatura stondata che crea uno scalino di circa un cm.
Il trasduttore dei medio-bassi è atipico anche nel bordo esterno in gomma, che è rovesciato, mentre al centro troviamo una classica cupola parapolvere. Nella porzione inferiore del baffle è accolto il condotto reflex, profondo 8 e largo 7 cm.
Dato il divieto tassativo di aprire il mobile, purtroppo non ho potuto esplorare l'interno del diffusore per fare fotografie né smontare i driver. La proibizione è giustificata dalla particolare concezione del cabinet, il cui pannello posteriore è accordato con il resto dello chassis, nello smontaggio e rimontaggio tale accordatura verrebbe compromessa al punto tale che si renderebbe necessario un intervento di "riaccordatura" fatto dalla casa madre. Credo che in quel di Lydford nel Somerset l'intenzione non fosse quella di complicare la vita all'eventuale recensore o all'utente "curioso" piuttosto che impegnato in interventi di manutenzione, quanto di rispondere a una precisa filosofia, in controtendenza rispetto alla quasi totalità degli attuali sistemi. Ci troviamo di fronte a un cabinet definito a "risonanza controllata", una raffinata tecnica atta a non smorzare le vibrazioni che si creano ma a calibrarle, contribuendo alla straordinaria ricostruzione spaziale fornita da questo diffusore. L'obiettivo è stato raggiunto utilizzando un sottile multistrato di betulla da 9 mm e non del sordo MDF, accorgimento che consente al suono di "respirare" attraverso i sei pannelli. Si tratta di una scelta coraggiosa, quasi eretica se pensiamo che l'odierna produzione persegue al contrario la massima rigidità/massima insensibilità alle vibrazioni con l'adozione di mobili sordi.
Per l'ascolto si consiglia di poggiare i diffusori su stand alti 40 cm. I morsetti multifunzione a vite consentono il Bi-Wiring/Bi-Amping e accettano banane, forcelle e cavo spellato sino a 4 mm di sezione. Per il funzionamento in monowiring vengono fornite due barrette metalliche dorate da inserire a ponte tra i morsetti superiori e inferiori.
L'ascolto
Una ripassata all'impianto, composto da amplificatore integrato Trends Audio TA 10.2, preamplificatore Rotel RC 06, finale di potenza Rotel RB 1070, preamplificatore EAM Lab HP 01, finale di potenza EAM Lab TO 3.8, lettore CD Rotel RCD 1070, personal Computer HP G62 con player Foobar 2000 e scheda audio E-MU Creative Pre Tracker Pre USB 2.0, giradischi Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL 160, cavi di segnale Fluxus 2*70 S, cavi di potenza Fluxus LTZ 900 e cavi di alimentazione Fluxus "Alimentami".
Niente sesso, siamo inglesi
Non voglio fare il verso alla scanzonata commedia scritta da Antony Marriot e Alistar Foot, ma il titolo mi sembra significativo della personalità di questi sistemi, lontana dai "lussuriosi" eccessi o dai clamori tipici di una certa Hi-Fi troppo estroversa.
Per la prova d'ascolto ho ritenuto opportuno deviare dal solito procedimento standard, non ho quindi attinto a un cartellino di marcia prestabilito ma ho voluto errare nei meandri della mia discoteca in una sorta di "viaggio nell'ignoto". Ignoto perché può succedere che di un album ascoltato mille volte si dica "lo conosco bene!", ostentando sicurezza, salvo poi accorgersi di scoprire qualcosa che non si era mai individuato, delle sfumature che erano rimaste celate senza essere mai affiorate all’ascolto. Sulla base di queste considerazioni si potrebbero definire radiografanti le LS3/6, ma il rischio di cadere in equivoco diverrebbe reale: nell'immaginario audiofilo questo aggettivo è spesso accostato ad altri come la freddezza o la mancanza di musicalità. Da un diffusore blasonato e un po' snob come questo però ci si aspetta che le due istanze possano felicemente convivere.
Prima di immergerci nella musica un consiglio per partire con il piede giusto, la raccomandazione a dotarsi di un'amplificazione adeguata a far esprimere al meglio le Stirling. Le nostre principesse sono po' schizzinose e se non gli affianchiamo un partner idoneo, sia come potenza che come raffinatezza, non esiteranno a esprimere il loro dissenso. Utilizzo il mio Trends Audio TA 10.2 per testare la facilità di pilotaggio, si tratta di un piccolo amplificatore in classe "T" dotato del chip Tripath TA2024, molto valido per le caratteristiche timbriche e spaziali, analitico quanto basta a non trascurare alcuna nuance, ma purtroppo di bassa potenza, solo 6+6 Watt su carico di 8 ohm, oltre che deboluccio sui carichi al di sotto dei 3 ohm. La potenza davvero scarsa ha fatto si che io lo scollegassi dopo pochi minuti di ascolto, proprio non ce la faceva, poverino.
Sono passato quindi al preamplificatore Rotel RC 06 e Rotel RB 1070, un “correntoso” finale di potenza da 135 watt per canale, onesto e discretamente suonante sinché si rimane a un certo livello di potenza erogata, non alto purtroppo perché dopo un certo limite il suono subisce un sensibile degrado che suggerisce di non insistere con la manopola del volume. In questo caso la potenza c'era, meno la finezza. Il colpo da maestro è arrivato con un'accoppiata realmente High-End: il preamplificatore EAM Lab HP 01 e il finale di potenza stereo da 200 watt per canale EAM Lab TO 3.8, dalla bellissima voce "valvolare" ma dal nerbo tipico degli stato solido, che ha fatto cantare a dovere le recalcitranti inglesine. Come ho avuto modo di dire nelle note tecniche la sensibilità in ambiente bassina, 86dB/W/m, l'impedenza relativamente elevata e un sistema reflex ben smorzato richiedono congrue dosi di potenza, il mio consiglio è di non scendere troppo al di sotto dei 100 watt per canale su 8 ohm.
Per sintonizzarmi subito con la timbrica sopraffina delle Stirling scelgo come incipit diversi brani tratti dalla raccolta Complete Lute Works di John Dowland nella splendida interpretazione di un virtuoso di razza come Paul O'Dette. Gli ingredienti per entusiasmarsi ci sono tutti, a partire dal fenomenale cesello timbrico di liuto e Orpharion, la ricchezza di sfumature sull'intera gamma condite da un pregevole equilibrio. La presenza del supertweeter dona alla riproduzione grande apertura e ariosità. Ciò che impressiona maggiormente è l'acustica estremamente naturale dello strumento, il suo respirare nello spazio senza la minima forzatura né sottolineature, leggi colorazioni. Le note fluiscono imperturbabili, senza connotazioni che possano distrarre l'ascoltatore deviando, ma sarebbe meglio dire disturbando, il corso della musica.
Lascio al vinile dire la sua con le sei sonate per archi di Gioacchino Rossini, interpretate dai Solisti Veneti sotto la direzione di Claudio Scimone. C’è molto equilibrio tra violini, violoncelli e contrabbassi, una bella sensazione di aria che rende il timbro particolarmente terso, realistico, senza limitazioni armoniche che rischiano di opacarne lo smalto timbrico.
Decido di rimanere sul genere acustico proseguendo con gli strumenti a corda. Con un salto di qualche secolo passo alla chitarra baritono di Pat Metheny nell'album a solo del 2003 One Quiet Night, lavoro registrato in una sola notte che offre non solo spunti di grande interesse artistico ma anche tecnico. Se non si dispone di un diffusore men che meno controllato in gamma bassa si può andare incontro a un ascolto piuttosto sbilanciato, in tal caso le note gravi possono suonare esageratamente gonfie, data anche la vicinanza del microfono a esse. Ritengo questa registrazione un buon test sul controllo e linearità in gamma bassa, le Stirling se la cavano alla grande dimostrando di possedere una qualità in alte dosi, parlo della formidabile articolazione, controllo e smorzamento della gamma bassa, un sano tratto caratteriale che si ripresenta puntuale in ogni registrazione. Grazie a essa ho potuto conoscere delle sottigliezze mai ascoltate prima, una buona occasione per dar fondo, per quanto possibile dal tempo concessomi, alla mia nutrita discoteca. L'estremo rigore nella porzione inferiore della banda audio in qualche occasione potrebbe sembrare eccessivo, è il rovescio della medaglia di un dominio ferreo che va temperato con l’adozione della giusta amplificazione: tenetevi alla larga da elettroniche troppo diafane e/o appuntite ma prendete in considerazione quelle dotate di una buona erogazione in basso. Con gli EAM Lab per esempio, generosi da questo punto di vista, credo di aver raggiunto un ottimo equilibrio tra ubertosità e dominio in questa difficile gamma di frequenze. A costo di diventare ripetitivo è un particolare che tengo a sottolineare con forza: disporre di una buona corrente significa poter sfruttare appieno le potenzialità dinamiche di cui sono capaci le Stirling. In seguito un ascolto ad alto volume del brutale Rage Against the Machine dell'omonimo gruppo musicale alternative metal/rapcore statunitense, mi ha fatto capire che le LS3/6 sanno essere efficaci anche in queste occasioni.
Dopo un’escursione sul clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, proposto dalla suprema arte pianistica di Glenn Gould, lascio a malincuore il genere "monostrumento" per avventurarmi nella più impegnativa letteratura sinfonica, dove posso apprezzare la capacità delle Stirling a trattare le masse orchestrali, la scansione dei piani sonori e più facilmente l’ampiezza dei margini del palcoscenico tridimensionale. Ascolto tra le altre due registrazioni che hanno lasciato il segno, La Sinfonia Fantastica di Hector Berlioz nell'interpretazione di Andre Vandernoot con l'Orchestre National a 24bit/96kHz, ricca di particolari e integra negli impegnativi salti dinamici e l'album Britten's Orchestra con Michael Stern alla guida della Kansas City Symphony, anch’essa in alta risoluzione 24bit/88kHz. Le LS3/6 si comportano da fuoriclasse anche nella ricostruzione spaziale con una precisa scansione dei piani sonori, un corretto dimensionamento del palcoscenico senza squilibri tra larghezza, altezza e profondità ma soprattutto una fantastica ariosità che rende magnifica la trasparenza dei timbri, nessun velo che possa intaccare il potente nitore degli ottoni o il delicato cinguettare di un ottavino. I devastanti colpi di timpano nell'incipit della Sinfonia da Requiem sarebbero capaci di far sobbalzare chiunque dalla poltrona se riprodotti ad alte SPL.
Francamente non me la sono sentita di rischiare l'incolumità degli 8" delle Stirling, il finale TO 3.8 da 200 Watt su 8 ohm di potenza e corrente ne ha da vendere, nonostante un bellissimo timbro vellutato che può ingannare. Mi sono quindi "limitato" a un ascolto sostenuto ma sufficiente a far emergere la forza degli SB-4432, impegnati nella riproduzione di colpi efficacissimi, tesi, netti ed esemplarmente precisi. Le inglesi ci insegnano che ancor più della forza, che comunque non manca, giova la velocità di risposta ai transienti e lo smorzamento con cui il suono viene portato alle orecchie dell'ascoltatore, due qualità per forza di cose spesso in abbinamento. Sia la strappata di basso fretless dell'indimenticabile Jaco Pastorius sia l'incisivo colpo di cassa portato da Billy Cobham perdono efficacia se privi di queste due fondamentali qualità a corredo.
Alla BBC devono aver capito bene sin dall'inizio che la potenza è nulla senza controllo, un principio applicabile anche nell'ambito elettroacustico.
Le eleganti atmosfere Jazz di Brad Mehldau & Rossy Trio in When I Fall in Love emergono con diafana delicatezza, argentini il piatto della batteria nel trascinante tappeto swing, asciutte le spazzole sul rullante della batteria di Jordi Rossy. L'atmosfera da locale Blue Note è restituita con sicuro feeling grazie alla convincente resa micro e macrodinamica, nell'ambito di un colore di fondo sostanzialmente neutro, senza sregolatezze di alcun tipo e per questo tanto più apprezzabile sulla lunga distanza. Le medesime emozioni, ma più intense, si risvegliano nell'ascolto del dittico petrucciano Conférence de Presse Vol 1 e 2 dove il compianto grande pianista duetta con Eddy Louis in una serie di avvincenti standard arricchiti da originali ricami improvvisativi. L'atmosfera si fa qui più incisiva, a tratti maggiormente sanguigna in una registrazione limpidissima.
Il test sulle voci viene superato brillantemente. Sempre controllate le maschili che tuttavia non sono proiettate in primissima fila. Ormai di rito nelle mie sedute l'ascolto del grande Fabrizio De André che in quest'occasione si affaccia molto civile, dal timbro particolarmente sorvegliato, forse leggermente meno emozionante che in altre circostanze ma dalla correttezza esemplare. Le femminili hanno modo di farsi notare con uno scatto di classe in più, specialmente nel registro alto dove sono smaglianti e acquistano una vivezza galvanizzante. In questa convincente performance ha buon gioco l'eccellente comparto alto di tweeter e supertweeter che restituisce integro lo smalto vocale grazie alla grande completezza armonica, apertura e ariosità generali. Una brillantezza che un po' si perde scendendo sulle medie, quando il testimone viene ceduto al mid-woofer. Nulla di drammatico: il sound rimane comunque su alti livelli di naturalezza ma un certo scalino a cavallo tra l'SB-4432 e l'SB-4434 è sensibile. Termino il test d’ascolto con la sontuosità orchestrale di Jesús Arámbarri nelle Eight Basque Songs, edizione Naxos. La spigliata brillantezza di queste pagine orchestrali traspare integra, il puntillismo degli strumentini è riprodotto con grande accuratezza omogeneamente al rimanente tessuto orchestrale. L’immagine si mostra scultorea nella sua plasticità, diffondendosi con ottima apertura nell’intero ambito d’ascolto.
Conclusioni
Le Stirling Broadcast BBC LS3/6 sono diffusori che fanno riflettere su cosa sia davvero importante nella riproduzione ad Alta Fedeltà. Con il tempo credo che l’audiofilo si sia un po’ allontanato dal punto di partenza: rendere il suono meno interpretativo in favore di un concetto simile a quello di “ambasciator non porta pena", in buona sostanza un messaggero neutrale e inflessibile, che non edulcora la pillola, eventualmente amara, ma si limita a presentarla così com'è.
Con le Stirling si abbraccia un pezzo importante della storia dell'Hi-Fi, si beneficia del risultato di una filosofia centrata sulla massima aderenza alla naturalità del suono reale. Nascono come monitor di buone dimensioni, scevro quindi da limitazioni dinamiche e di estensione sulle basse frequenze, dalla tenuta in potenza anche sovrabbondante se ponderata nell'economia di un comune ambiente domestico. Che l'LS3/6 sia un sistema eminentemente home è comprovato dal comportamento esemplare sulle basse frequenze, sempre limpide, controllate, dotate di un perfetto aplomb britannico. Non sanno però essere solo chic, non vanno scambiate per delle graziose ma fragili bomboniere: se pilotate con una sostanziosa dote di watt sanno farsi valere anche sui generi più aggressivi mettendo a nudo una grinta insospettabile; in queste condizioni il suono diventa teso, compatto ed elettrizzante.
Considerata l'accuratezza delle finiture, la qualità delle lavorazioni e dei trasduttori, il prezzo di vendita al pubblico 3.490,00 euro appare corretto.
Un caloroso ringraziamento va a Giuseppe Castelli, Doug Stirling e Gerardo Ventura di PlayStereo per avermi consentito di realizzare questa recensione.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Produttore: Bridgefoot Lodge, Lydford on Fosse, Somerset TA11 7DP UK
Tenuta in potenza: 90W continui, 150W a breve termine secondo norme IEC268
SPL massima raggiungibile: 107dB, coppia a due metri di distanza
Impedenza di ingresso nominale: 8ohm
Connessioni d'ingresso: biwiring, terminali 4mm
Risposta in frequenza: 45Hz-17kHz+/-3dB in asse a un metro
Sensibilità: 87dB/w/m
Dimensioni: 30x63x30cm, 12x24x12" LxAxP
Unità Mid-Woofer da 22cm: SB-4432
Unità Tweeter da 27mm: SB-4434
Unità Supertweeter da 19mm: SB-4436
Frequenze di crossover: 3kHz, 13kHz
Peso: 18.5kg
Distributore ufficiale Italia: al sito Audio Azimuth
Prezzo Italia alla data della recensione: 3.490,00 euro