Premesse
Scena: interno Monaco High End, edizione 2016. Passo di fronte allo stand dove si ascoltano i Volya Bouquet. Rimango perplesso di fronte ai diffusori e affascinato dalle loro hostess ucraine. Faccio una battuta e, in men che non si dica, sono a braccetto di Dmytro Klysak, fondatore e proprietario Volya, che mi illustra e dimostra le sue realizzazioni. Altrettanto velocemente capisco che si tratta di opere colossali, per suono e progetto, me ne innamoro e ci accordiamo per una visita presso l’azienda, da farsi prima possibile. Come si dice a Roma: cotto e mangiato, la foto sottostante lo prova.
Ebbene, sì, è andata proprio così. Il vostro Direttore Estero(filo) – quello Intern(@)o è il Rocchi – ha annusato aria di scoop giornalistico e ci si è buttato a corpo morto. Dopo aver sentito anche il resto della storia, mi darete sicuramente ragione…
Design
Ora in molti la domanda sarà già sorta spontanea: ma Castelli s’è bevuto il cervello? Ma li ha visti quei diffusori? Per i vigenti canoni dell’High-End il loro aspetto oscilla più o meno dal naïf al trash, passando per l’etnico. Sembrano dei souvenir da nazione dell’ex blocco sovietico, pure con gli estrogeni.
Del gusto non si discute.
Ma tentate di andare oltre, come credo di essere riuscito a fare subito io. Intanto cominciamo col rispondere che i diffusori Bouquet e, soprattutto, l’azienda Volya sono realtà serissime. Volya nasce come un progetto imprenditoriale molto preciso: colmare uno spazio di mercato dell’High-End lasciato aperto dal presente panorama produttivo, quello delle realizzazioni senza compromessi ma dall’alto valore artistico e artigianale. Volya vuole essere il primo interprete di un nuovo genere di Hi-Fi estremo, quello della Art High-End. Realizzazioni di lusso, con ampi spazi di personalizzazione, dalle forme artistiche e dai contenuti prestazionali assoluti.
Quando qualche tempo fa l’audiofilo Yevhen Kozhushko, ora Direttore Tecnico Volya, ingegnere e progettista delle Bouquet, e Dmytro Klysak, imprenditore nel settore della metallurgia pesante e ora proprietario e finanziatore Volya, hanno deciso di lasciare un’impronta nel mercato High-End, si sono dati un obiettivo semplice ma ambizioso allo stesso tempo: se dobbiamo fare qualcosa, dovrà essere diverso da tutto il resto.
Da queste premesse si è arrivati alle Bouquet, delle casse appunto diverse da tutte le altre. Nelle Bouquet c’è una solida competenza tecnica e audiofila. Ma qui, invece che con una forma anonima e tecnica o un’estetica minimalista e canonica, la forma delle casse è ispirata dalle radici stesse dell’anima e del sentimento ucraino.
Non sto esagerando.
La forma delle casse è quella, in proporzione ma in dimensioni molto più consistenti, del caratteristico cucchiaio di legno ucraino, di quelli con il gancio, per essere appesi alla pentola o al secchio.
La decorazione delle casse è anch’essa del territorio: lacca nera con disegni floreali multicolori della nobile scuola ucraina Petrikovskiy, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio Intangibile dell’Umanità. Tale tradizione di pittura, radicata da oltre 250 anni, è tuttora alimentata nella principale scuola di Petrekivka, nel distretto di Dnipropetrovsk.
Questo per quanto riguarda l’attuale forma e decorazione delle Volya Bouquet. Ma, come vi suggerivo precedentemente, andate oltre… Immaginatevi le Bouquet ricoperte di lamina d’oro, di un esclusivo disegno firmato Dolce & Gabbana, o tappezzate di Swarovski, o addirittura di diamanti. Bene, se potete immaginarlo, se lo volete e, soprattutto, se potete permettervelo, le potrete avere così.
Questa è l’unicità Volya: voler creare un componente High-End assoluto in forme artistiche dalle potenziali infinite personalizzazioni di lusso. Ogni diffusore Bouquet è – e sempre sarà – un capolavoro unico.
Costruzione
Torniamo all’aspetto. Le Volya Bouquet hanno dei grandi cabinet dalla forma arrotondata e molto sviluppata in verticale. Da questo punto di vista, l’origine “folk” della loro forma è già un lontano ricordo, un semplice ma ingegnoso pretesto per dotare il diffusore di superfici interne a prova di onde stazionarie – non ci sono facce parallele – e di rotonde superfici esterne, per rendere il frontale e la cassa in genere più “invisibili” possibile alle prime riflessioni dei driver. La sfera pulsante in versione più morbida e meno stolida.
L’esterno laccato nero, come quello dei pianoforte, rende inoltre il diffusore molto “mimetico”, dato che riflette ciò che lo circonda, e le decorazioni floreali sembrano quindi essere eteree, quasi galleggiare nell’aria. Sono realizzate a mano, fiore per fiore, dall’artista Lyudmila Gorbulya, una maestra riconosciuta nella tecnica Petrikovskiy. Diversi strati di lacca trasparente particolarmente resistente proteggono poi questa delicata opera d’arte.
I cabinet sono in sandwich di MDF a spessore variabile da 35 a 50 mm fresato da macchina a controllo numerico, che realizza due semi conchiglie, che compongono poi una cassa completa una volta unite sull’asse verticale.
Come accennato, progetto e proprietà sono ucraini, ma la produzione e l’assemblaggio – decorazione esclusa – si svolgono in Germania, in una fabbrica molto vicina a quella della Accuton. Proprio questa azienda, nota nel mondo per la sua produzione di speciali e sofisticati altoparlanti ceramici, fornisce tutti i driver delle Bouquet, costruiti su specifiche a richiesta, un servizio-tipo della Accuton ai propri clienti. Marchio della tedesca Thiel & Partner, Accuton insegue l'obiettivo della cupola perfetta fin dai primi risultati del suo fondatore Bernhard Thiel, che nel 1984 inventò un processo per la produzione di fogli molto sottili dall’ossido ceramico dell’alluminio. Avalon, Ayon, Estelon, Gryphon, Kharma, Marten Design e Tidal sono solo alcuni dei grandi brand che si avvalgono attualmente dei suoi driver dinamici. Nel caso delle Bouquet, si parla di woofer da 280 mm con membrana a sandwich di ceramica e Kevlar, midwoofer da 220 mm con membrana in ceramica e midrange da 50 mm con membrana in diamante, come per il tweeter da 25 mm.
Le Bouquet sono dei bass reflex con accordo posteriore, denunciano una sensibilità medio-bassa di 86 dB, una potenza massima applicabile di 240 W, un’impedenza non impossibile di 4 ohm e una risposta in frequenza senza attenuazioni di tutto rispetto, da 25 a 50.000 Hz.
La cavetteria è in rame puro solid core, i componenti dei crossover sono Mundorf e Goertz, i connettori sono WBT.
Il crossover incrocia a 150, 1.000 e 5.000 Hz, è distribuito su più schede, per minimizzare le interferenze fra le sue sezioni e anche la possibilità di bi-wiring è offerta per ridurre le interferenze fra range di frequenze.
Ogni coppia di diffusori, alti circa due metri e del peso di più di 100 kg l’uno, è costruita su ordinazione, con un tempo di produzione che va dai quattro ai sei mesi.
Ascolto
Una premessa che la dice lunga sulle intenzioni Volya. A Dnipro, sede legale Volya, il proprietario Dmytro Klysak mi ha fatto trovare il suo impianto personale… dove alloggiavo! Ho potuto quindi effettuare ascolti a ripetizione e a qualsiasi ora del giorno e della notte, con tanto di selezione di CD Volya a disposizione. Siamo in Prima Classe, non c’è che dire.
L’impianto era composto da componenti di gran pregio, gli stessi che avevo potuto apprezzare al Monaco High End. Si trattava di lettore digitale multistandard Mark Levinson Madrigal N°390S CD Processor HDCD, ampli integrato ASR Emitter II Exclusive Version Blue dotato di alimentazione dedicata completa, cioè tre ASR Power Supply, di cui uno a batterie, cavi di segnale XLR AudioQuest Turquoise X2 Hyperlitz e cavi di potenza sempre AudioQuest Aspen in biwiring dotati di Audioquest DBS - Dielectric-Bias System.
Estraggo anche i miei CD test e di riferimento. Controllo canali e fase acustica – non si sa mai – e mi sposto per la stanza con qualche traccia audio che ho sentito nelle più diverse situazioni.
Ho avuto la fortuna di poter disporre, come detto, di molti CD, tra i quali mi hanno molto divertito a vario titolo gli Yello col brano Oh yeah, dall’album The race, Melody Gardot col delizioso Worrisome Heart, e il CD Kharma Circle percussion. Detto questo mi scuserete se, per mera praticità, riporterò le mie impressioni d’ascolto riferendomi al solo CD test Absolute Sampler - Quick On The Fly Tests, AA.VV., del quale potete scaricare il PDF della tracklist completa QUI. Il CD era inoltre trattato Essence of Music, che non finiremo mai di consigliare.
Sulla Traccia 1, di qui in poi T1 e così via, la voce di Allan Taylor è estremamente naturale e senza sibilanti fastidiose, cosa raramente ottenuta con altri impianti. Questa delicatezza di emissione è confermata dalla T2, dove mi sembra un po’ mancare la dinamica dei tacchi sul palchetto e sugli acuti dalla T3, dove alla voce di Randy Crawford manca la sibilante che normalmente affligge questo brano, soprattutto sulla “see” del titolo See Line Woman. Nella T4 la grande ambienza da fumosa jazz cave è resa in modo esemplare. La T7 riporta immediatamente tutta la legnosità dello strumento di Christian McBride e tanta, tanta articolazione, con una grandissima diversità fra il pizzicato e l’archetto. Nella T12, Le Serpent, sperimento quella che probabilmente è l’articolazione maggiore mai ascoltata con questo pezzo, senza esagerazioni di sorta, una cifra espressiva ricorrente in questo sistema, fatta appunto di “articolazione controllata”. In Libertango, T18, trovo particolarmente convincente la dimensione degli strumenti. I bandoneon non sono, come in tanti casi, esageratamente “esplosivi” nelle dimensioni del messaggio musicale, più grandi del vero, e questo mi porta a considerare che le Volya non siano casse iperrealistiche o surreali, forse anche assecondate dalla grande qualità del mix di fonte e amplificazione.
Passando velocemente alla classica che più classico non si può, nella Toccata e Fuga BWV 565 il pedale basso dell’organo è mooolto soddisfacente e non esagerato. Su questa traccia posso notare che, come spesso accade nei diffusori a bassa efficienza, alzando il volume ci si avvicina allo strumento dell’esecuzione, aumentando proprio il senso di vicinanza alla fonte sonora registrata.
Nella T31, lo stralcio della Hotel California degli Eagles da Hell Freezes Over, la freschezza della platea risulta senza esagerazioni o forzata brillantezza, una volta di più con dimensioni molto proporzionate di voci e strumenti. Con la T43 di Goran Bregović il “nero di fondo” fra gli strumenti si fa estremo e il titolo del brano, Sex, viene qui riprodotto ancora senza sibilanti, per la prima volta a mia memoria. Infine arriviamo allo zio Frank (Sinatra), della T44, con quel Fly Me to the Moon frutto di una registrazione d’epoca molto intelligibile, che ribadisce la capacità dell’impianto di restituire delle voci naturali, presenti il giusto e senza distorsioni o artefatti.
Pro
La qualità del progetto è indiscutibile. Un cabinet originale e costruito in maniera inappuntabile, con driver sublimi e un look finale di assoluto valore musicale e artistico. Se vi piace il suono Accuton, non avrete nulla da ridire. Questi diffusori sono unici, sono sculture a sé stanti, anche da spente. Ogni coppia è un capolavoro artistico nella finitura e altamente prestazionale nel suono: punto e basta.
Contro
Sono diffusori che non ammettono speculazioni. Non potete pilotarli con una sorgente scarsa o un ampli budget: li mortificate e non funzioneranno a dovere. D’altra parte non si compra una Ferrari pretendendo poi che vi dia emozioni lasciandola in garage. Bisogna saperla portare e dargli tanta benzina.
Chissà
Le realizzazioni ulteriori della loro finitura, quelle a richiesta del committente, probabilmente faranno la differenza e il possibile successo commerciale del progetto imprenditoriale e del suo piano di business.
Metafore veloci e sintesi finale
Dal puro e semplice punto di vista audiofilo, siamo di fronte a uno dei più rilevanti risultati in fatto di coerenza timbrica: la scelta di rivolgersi a una sola tipologia di altoparlanti dello stesso costruttore è sicuramente pagante.
Il suono che ne risulta è, come dire, “civilizzato”, senza estremi fastidiosi sugli acuti, cosa che credo si possa sempre imputare alle realizzazioni che sfruttano gli Accuton in genere.
Confermo l’impressione che siano casse totalmente trasparenti e invisibili all’ascolto, tutto suona “in aria” e non “sulle casse”: solo per posizioni estreme laterali le medie si spostano da midwoofer a midrange o viceversa, rivelandone la posizione.
Sono inesorabili, senza cedimenti, diffusori con cui si può convivere per ore e ore, ma dal suono molto grande e potente all’occorrenza. Non hanno nessun accenno di gonfiore da bass reflex. La scena è palpabile, senza esagerazioni o colorazioni e, in questo senso, sono casse tendenzialmente molto “asciutte”, senza rigonfiamenti o code.
Le casse hanno quindi un grandissimo potenziale, ancora tutto da esplorare, fortemente dipendente dalla qualità della catena che le precede, come capita con altre realizzazioni basate sugli Accuton. Questa potrebbe sembrare un’ovvietà ma è il momento per il recensore di non lasciarsi andare a eccessivi entusiasmi – che ci sono, oh se ci sono! – dato che pur sempre di una prova con una sola fonte e ampli si è trattato, anche se di squisita fattura. Devo dire che sarei veramente curioso di sentirle con setup vari, amplificazioni Gryphon in primis, marchio che, non a caso, utilizza componenti Accuton sui propri diffusori.
A chi è rivolto
La Volya Bouquet è il primo esempio di diffusore costruito secondo rigorosi principi tecnici, altissimi standard audiofili ed estetica pura, artistica, cioè non di design, che sia tecnico, minimalista o di qualsiasi altra impostazione. Il mercato di elezione non è, paradossalmente, quello audiofilo. Per strategia aziendale questo tipo di realizzazione vuole rivolgersi a chi ha grandi disponibilità economiche e vuole entrare in possesso di una vera e propria opera d’arte, ancor prima che di un diffusore, seppure High-End: un’opera d’arte suonante, se mi passate l’espressione. In questo senso, l’obiettivo è perfettamente riuscito: le Volya possono sin d’ora entrare nei più lussuosi salotti VIP o del jet set internazionale. Autentici capolavori artistici, andrebbero ascoltate con una cornice intorno…
P.S.
Questa visita è stata eccezionale. Non solo per la qualità e l’ambizione del componente ascoltato. Anche per la generosa accoglienza riservata a ReMusic. Ma soprattutto per la chiarezza di intenti del progetto Volya, per l’orgoglio e la visione imprenditoriale della sua proprietà e per l’impagabile materiale umano che vi si dedica e che voglio qui ringraziare personalmente e a nome di ReMusic stessa. Dmytro Klysak, fondatore e proprietario Volya, e sua moglie Victoria. Yevhen Kozhushko, Direttore Tecnico Volya, ingegnere e progettista. Yuliia Minchenko, Product manager Volya. Vsevolod Ovcharenko e Irina, collaboratori e amici Volya. Il vostro impegno è ammirevole e il vostro spirito patriottico è contagioso. Siete i responsabili di una piccola azienda agli esordi ma di respiro già internazionale. E i degni cittadini di una grande e giovane nazione.
Timbrica | estensione in frequenza, capacità di riproduzione fedele dello strumento e delle sue armoniche
Grande articolazione e capacità di dipanare le diversità strumentali anche qui. Penso comunque che la forza vellutata dell’ASR Emitter qui ci abbia messo molto del suo. Come già detto, la cassa risente moltissimo di quanto sta a monte.
Dinamica | micro (dettaglio) e macro (assoluta), estensione e velocità dei transienti
Molto dipendente dal setup di amplificazione e di cablaggio. Non si tratta di una cassa ad alta efficienza, non vi aspettate le bordate da oltre 100 dB, ma se l’ampli non ha cedimenti avrete una ricostruzione dinamica capace di un micro dettaglio stupefacente e di escursioni che nulla hanno a invidiare, seppur in proporzione e complice la rigorosa assenza di distorsione dei driver. La sintesi è che, per questo parametro, l’amplificazione deve essere muscolare e granitica, capace di un grande swing e di ottima tenuta nella discesa del modulo delle casse, sempre priva di distorsione – i driver Accuton non perdonano, pena l’autodistruzione. In questo senso, l'ASR Emitter con i suoi 250 watt su 8 ohm, ha sicuramente offerto quanto di meglio disponibile.
Immagine | ambiente, trasparenza, scena, piani sonori, palcoscenico virtuale, senso di presenza, risoluzione
I miei ascolti, sia a Monaco che a Dnipro, si sono svolti in sale che hanno sicuramente limitato ma non penalizzato le potenzialità di soundstage e di ambienza. Trasparenza, presenza e risoluzione da primato, con quella delicatezza tipica dei driver Accuton, quasi un parallelo con la loro effettiva fragilità intrinseca. La cassa scompare, sia alla vista che alle nostre orecchie. Non chiede dazio con le sue superfici avvolgenti che allontanano le prime riflessioni acustiche e che invece riflettono visivamente l’ambiente circostante. La cassa si fa notare solo in posizioni di ascolto molto ravvicinate, con alcuni piccoli scollamenti e spostamenti in gamma medio-alta, come si poteva già presumere dalla sua altezza e dalla distanza fra i punti di emissione.
Tonalità | impostazione generale dell’apparecchio, se presente o caratteristica: ad esempio calda, fredda, virata, ambrata, lucida, opaca…
Parlare di neutralità è qui ridondante, ma è una neutralità che non prosciuga il tessuto musicale, lo rende anzi più espressivo e articolato. È un’umanità di toni e voci che si fa apprezzare dopo essersi tolti dalle orecchie un po’ di suoni Hi-Fi iperrealisti, molto impattanti ma altrettanto innaturali e stancanti.
Emozione | capacità di coinvolgimento emotivo, molto dipendente dagli accoppiamenti, parametro assolutamente anarchico e personale
Altissima, se di base apprezzate la compostezza e la linearità strumentale – appunto – di una delle migliori realizzazioni attualmente disponibili con driver Accuton. È un’emozione sempre composta e mai banale o ruffiana.
Costruzione e imballo | Ineccepibili ambedue. La prima è persino semplice nella sua linearità di esecuzione: cassa solidissima ma essenziale, driver coerenti e attentamente selezionati, cablaggio e crossover allo stato dell’arte. Niente fronzoli, solo sostanza. Il package è addirittura comprensivo di servizio di consegna e installazione a destinazione. Non dovete preoccuparvi di nulla, se non del prossimo parametro…
Rapporto prestazioni/prezzo | Parametro improponibile. In questo caso si sta parlando di realizzazioni assolute. Non si tratta di una mera “cassa top”, seppur frutto della più esigente tecnica costruttiva. Qui andiamo oltre, perché si è voluto renderla un oggetto artistico a sé stante. Tanto per capirci, se qualcuno la volesse anche priva di altoparlanti ed elettronica in genere, il prezzo sarebbe comunque giustificato dal fatto di essere una tela d’artista assolutamente unica e irripetibile.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Sensibilità: 86dB 2,83V/1m
Potenza massima continua applicabile: 240W
Impedenza: 4ohm
Risposta in frequenza: 25-50.000Hz
Tipologia: bass reflex con accordo posteriore
Crossover: tagli a 150, 1.000 e 5.000Hz
Woofer: 2 altoparlanti Accuton da 280mm con membrana a sandwich di ceramica e Kevlar
Midwoofer: 1 altoparlante Accuton da 220mm con membrana in ceramica
Midrange: 1 altoparlante Accuton da 50mm con membrana in diamante
Tweeter: 1 altoparlante Accuton da 25mm con membrana in diamante
Dimensioni: 600x1.970x600mm LxAxP
Peso: 210kg la coppia
Distributore ufficiale: acquisto diretto, circuito distributivo in via di definizione, per ulteriori info vai qui al sito Volya
Prezzo alla data della recensione: 120.000,00 euro ca.
Sistema utilizzato:
- lettore digitale multistandard Mark Levinson Madrigal N°390S CD Processor HDCD > vedi sito Mark Levinson
- ampli integrato ASR Emitter II Exclusive Version Blue dotato di alimentazione dedicata completa, cioè tre ASR Power Supply, di cui uno a batterie > vedi sito ASR
- cavi di segnale XLR AudioQuest Turquoise X2 Hyperlitz > vedi sito AudioQuest
- cavi di potenza AudioQuest Aspen in biwiring dotati di Audioquest DBS - Dielectric-Bias System