Diffusori Vrel Electroacoustic Bequadro Uno

20.03.2024

I Vrel Electroacoustic Bequadro Uno sono diffusori decisamente fuori dal comune anche nell’estetica, legano la presenza di due woofer a un condotto a tromba per il tweeter. Sono molto particolari e devo dire che, una volta messi in posizione in stanza, li trovo veramente molto belli, di una bellezza atipica e distintiva, che li rende immediatamente riconoscibili nella pletora infinita di possibilità odierne. Non rischierete mai che vengano scambiati per altro e questo francamente lo trovo un valore aggiunto davvero di non poco conto.

 

Estetica e costruzione

La versione che ho il piacere di avere in prova ha una splendida finitura in ecopelle arancione sul frontale, che francamente adoro, impreziosita dai fianchetti del telaio in legno padouk in essenza scura, molto elegantemente a contrasto. Il risultato finale è molto piacevole, si fanno guardare con soddisfazione e si capisce subito che siamo di fronte a un prodotto di fascia alta. Le finiture sono realizzate a regola d’arte come ci si aspetta e l’insieme appare ben equilibrato e rilassante. Sono diffusori che generano emozioni positive già da spenti e francamente lo trovo un bonus niente affatto secondario. Valorizzano qualsiasi ambiente e predispongono bene mentalmente: il che può solo essere di conforto.

 

 

Vrel Electroacoustic Bequadro

 

Per rendersi conto di tutte le finiture disponibili e "incrociabili", tra strutture portanti in legno massello e finiture di frontali in ecopelle, scaricate il listino ufficiale aggiornato qui e date pure un'occhiata alla gallery di immagini al fondo dell'articolo.

La parte posteriore – che personalmente come l’anteriore non coprirei mai, seppure arrivino provvisti di bellissime tele per farlo – mostra a vista i cestelli dei woofer nella loro spudorata bellezza nuda, il meraviglioso driver dei tweeter, bei cablaggi ordinati e, a impreziosire il tutto, alcune guarnizioni lucide con il marchio dell’azienda inciso a laser.

Belli anche i connettori predisposti per il biwiring nella loro sede lucidata a specchio.

Complessivamente un risultato estetico di ottimo livello, che si fa amare, a dire il vero più dal vivo che in foto e ancora di più nel proprio ambiente.

 

Idea e progetto

Per spiegarmi meglio, voglio indirizzarvi direttamente al contributo del costruttore e proprietario del marchio Roberto Verdi, che potete leggere qui. Già a capo di un’azienda forte nella produzione di macchinari laser e da sempre appassionato di musica e di sistemi per riprodurla, con le sue parole saprà dirvi puntualmente quali siano i cardini fondamentali della sua progettazione. Vi consiglio a questo punto una sua lettura preventiva per poi tornare qui, a seguire, alle conclusioni della mia prova d'ascolto.

 

Come suonano

Se avete letto quanto precisato dal loro costruttore, sappiate ora che il primo commento che mi fu fatto dallo stesso Roberto in merito alla prova delle Bequadro Uno fu piuttosto lapidario: butterai via il 50% dei tuoi album. Sentenza che mi lasciò stranito finché poi, col tempo e le dovute tare, ho metabolizzato ed effettivamente ne ho trovato il senso, come un paradosso zen.

 

Per capire il lungo giro che ha dovuto fare la mia coscienza nell’accettare questo paradosso andiamo a fondo e scopriamo cosa si trova in questi diffusori. Ogni marca ha una sua peculiarità, tratta il messaggio sonoro in modo diverso, ognuna forte della convinzione che il proprio sistema sia il migliore al fine della riproduzione finale. Per perpetrare questo scopo si vedono le più svariate interpretazioni, i più svariati approcci fisici ed elettronici per giungere a quello che dovrebbe essere un risultato univoco se si parla di alta fedeltà. Per poi però accorgersi che, molto più spesso, ci troviamo di fronte a interpretazioni, appunto.

Questo è un aspetto che Roberto ha molto ben chiaro. Con Vrel ha cercato di ottenere un risultato il più scevro possibile dalle interpretazioni e più vicino possibile alla realtà. Per fare ciò ha creato da zero un prodotto che rispecchiasse questo fondamento.

Quindi iniziamo col parlare di trasduttori molto efficienti, fatti interamente in casa su suo progetto, tweeter a tromba a dipolo, nessun crossover, woofer messi in serie invece che in parallelo come nella stragrande maggioranza dei casi, e completa assenza di mobile, ne senso di cabinet o “cassa”, come mi ha sempre sottolineato il Direttore Castelli. Questa è la ricetta Vrel in funzione della ricerca in particolar modo di due cose: assenza di colorazione e velocità di emissione.

 

Con questi ingredienti il risultato è stato assolutamente raggiunto.

 

L’assenza di un mobile partecipa al risultato semplicemente facendo uscire il suono senza riverberi, che potrebbero causare nella migliore delle possibilità una colorazione e una riduzione della velocità. Il tweeter è una vera e propria opera d’arte, un driver che basta tenere in mano per avere un’idea della qualità finale, velocissimo ed emozionante.

 

Prima di tutto alcune considerazioni che ho trovato non propriamente calzanti in merito a questo progetto: non è affatto un diffusore per tutti e difficilmente sarà capace di attrarre la famosa “fascia giovane”. Questo per due motivi: il primo è che questi sono diffusori ai quali si arriva ma dai quali difficilmente si parte. In particolar modo questi Bequadro Uno suonano in maniera molto molto coerente, lontano dalle facili casse odierne che per privilegiare la diffusione di massa si lasciano colorare su alcune frequenze per addolcire e abbellire il messaggio. Qui non troviamo nulla di tutto ciò. Ecco perché risultano divisive. Ne parleremo più approfonditamente a breve.

Seconda cosa: bisogna ammettere che un progetto che vede la prima coppia del listino attestarsi intorno ai 10.000 euro poter mettere insieme questo e la facilità di accesso per i giovani mi pare piuttosto azzardato.

 

Tolto questo, veniamo all’aspetto fondamentale della faccenda.

 

Come suonano questi diffusori?

Questi diffusori suonano bene.

Basta, fine della recensione.

 

Ci si potrebbe insomma fermare qui ma ovviamente questo concetto va sviscerato, anche se alla fine della fiera in questa risposta ci sarebbe già tutto. Ma per capire “quanto bene” bisogna appunto tenere presente il percorso che ha portato alla nascita di questi diffusori.

Roberto Verdi ha una lunga storia di costruzione di impianti “pro”, accezione che nel mondo audiofilo ha sempre una connotazione in qualche modo poco positiva. Quando qualcuno tira fuori questo appellativo ci si sente come quando in una conversazione tra un gruppo di coetanei si parli di religione, chi ruota intorno al mondo pro rischia di passare da quello che pratica il voodoo. Insomma, le Vrel si posizionano nel mercato in una fetta a cavallo tra l’Alta Fedeltà, il pro e, come se non bastasse, la multidiffusione home theater. Per avere un’idea di ciò che possano fare questi diffusori questo preambolo è più che necessario, è doveroso. Questo per prepararci a un ascolto che fin dalle primissime note rischia di essere appunto divisivo e mal interpretato.

 

Quindi, cosa dobbiamo aspettarci dalle Bequadro Uno? Una velocità estrema, davvero mai provata finora, unita a un dettaglio fuori scala. Come si traduce questo all’ascolto? Semplicemente i vostri album preferiti non hanno mai suonato così, il più classico e abusato commento da recensione di sempre. Solo che in questo caso non si parla di un “non hanno mai suonato con questo o quest’altro tipo di enfasi o colorazione”, qui si parla proprio della qualità principe di questi diffusori, quello che li contraddistingue veramente rispetto agli altri, qui si parla della capacità estrema di tirare fuori tutte le informazioni dalle registrazioni ma, cosa assolutamente non scontata, riuscire con semplicità a stare dietro a tutto e riprodurlo correttamente.

 

Vrel Electroacoustic Bequadro Uno

 

Bequadro è un progetto che della velocità fa il suo vessillo riuscendo in questo campo come nessun altro. Dischi che avete sentito mille volte suonano più chiari e interpretabili. Penso ad esempio al Diabulos in musica - Accardo interpreta Paganini, un album meraviglioso che, nello specifico, durante la seconda traccia, La campanella, nei pieni orchestrali mette in difficoltà sistemi anche molto performanti, come d’altronde tutta la grande classica che rappresenta una vera difficoltà nella riproduzione fedele in quanto il messaggio sonoro appunto dei pieni orchestrali tende ad appiccicarsi in una amalgama più o meno coesa, con le Bequadro, grazie appunto alla caratteristica dei woofer di muoversi pochissimo rendendoli sempre pronti alla ripartenza, l’assenza del crossover e la medioalta efficienza con impedenza che si attesta sui 10 ohm di media, si traduce in una travolgente cascata di suoni realmente riconoscibili e apprezzabili. Non più una amalgama poco intellegibile ma una corretta traduzione che non lascia indietro nulla. La velocità dei driver è tale che tutte, davvero tutte le informazioni contenute nel segnale elettrico finiscono per essere tradotte e rese apprezzabili.

Va da sé che questo contribuisce in maniera enorme a ritrovare una serie non trascurabile di armoniche e variazioni che con sistemi meno evoluti purtroppo vanno inevitabilmente perse, portando via però molto della parte emotiva della riproduzione.

 

Altro esempio che ho bene in mente è la quantità di informazioni che diventano apprezzabili sempre nell’album Diabulos in musica, nella traccia dei Capricci Accardo si prodiga in un’interpretazione come al solito magistrale ed estrema, sia come tecnica che come velocità di esecuzione, e anche stavolta le Bequadro riescono, grazie alla loro progettazione, a guidarci a mano a mano nell’ascolto delle più minime variazioni non semplicemente limitandosi a fornire un surrogato del messaggio sonoro. Mentre con altri progetti questo rischia di indebolirsi a fronte del passaggio nel crossover per dirne una, nel labirinto di un mobile, nella poca efficienza di un trasduttore e in una impedenza spesso difficile da gestire. Tutte cose che il progetto Bequadro non si deve sobbarcare, cercando così di offrire al messaggio sonoro la via più veloce di modo che possa giungere a noi nella sua versione meno alterata e più accurata possibile.

 

Vrel Electroacoustic Bequadro Uno

 

Questo naturalmente non succede solo con la classica, ma ogni genere trova giovamento da un concetto come questo. Ascoltando per esempio l’album Bassroom, registrazione impeccabile di solo contrabbasso del talentuosissimo Nenad Vasilic, vengono alla luce dettagli finora rimasti intrappolati in sistemi meno estremi: i colpi di archetto sulle corde non sono mai stati così incisivi e vivi, solidi senza però nessun indurimento. In particolar modo si capisce la bontà del sistema ascoltando il terzo brano Bass Drop, nel quale il bassista serbo si lancia in una performance onomatopeica cercando di ricreare il suono delle gocce d’ acqua con archetto e corde, riuscendo perfettamente nel suo intento, cosa che viene splendidamente riprodotto dalle Bequadro, che per ogni colpo pare assecondino la trama musicale riuscendo a palesare le più piccole sfumature delle vibrazioni delle corde. Gli attacchi e i decadimenti non sono mai in affanno e non rincorrono, semplicemente appaiono e svaniscono perfettamente quando devono farlo. Il dominio del tempo sembra proprio la caratteristica principale delle Bequadro, che restituiscono nella completezza anche i transienti più complessi, dipanando la stesura del messaggio sonoro e rendendolo definito e percepito come non mai.

Sempre nello stesso album la quinta traccia Kradem ti se u veceri rende un’immagine perfettamente tangibile delle corde dello strumento, riuscendo a farci percepire la materia delle corde e dell’archetto finanche al movimento delle mani sul manico e addirittura il legno, i suoni creano così le condizioni necessarie per la corretta ricostruzione mentale dell’evento nella sua completezza.

 

Vrel Electroacoustic Bequadro Uno

 

Un’altra parentesi va aperta per quello che riguarda la prestazione nel campo delle voci. Poche volte ho sentito raggiungere questo grado di realismo, ascoltando l’album Book of Longing, meravigliosa trasposizione in musica di poesie di Leonard Cohen coadiuvato da Philip Glass. La voce di Cohen sulla sinistra si alterna alle sequenze musicate e, quando appare, la sensazione che ci pervade è appunto di un’inaspettata naturalezza, l’assenza totale di scatolamento o artefazione, sensazione che francamente solo sistemi isodinamici o a ribbon erano riusciti a esprimere finora: davvero molto piacevole e coerente. Altro aspetto che bisogna riconoscere alle Bequadro appunto: una coerenza impressionante, i timbri dei vari strumenti vengono rispettati perfettamente, clarinetti flauti fagotti e via dicendo finalmente trovano ognuno la sua corretta impostazione tonale, davvero ben definibile e apprezzabile, merito sicuramente della progettazione curatissima e senza compromessi.

 

“All that comes with a cost”, direbbe un mio cugino anglofono, e le Bequadro Uno offrono tutto questo a un prezzo. In primis il loro costo, che le colloca in una fascia che possiamo definire alta, con una quantità di possibili avversari notevole. Ma in questo riescono a ritagliarsi un mercato ben definito: il loro è un suono monitor iperdettagliato che farà la felicità di molti audiofili incalliti alla ricerca dell’estremo. Un risultato appagante che, proprio in virtù della sua completezza di informazioni, rischia a primo acchito di risultare “affaticante” ma voglio subito definire bene questo concetto. Ciò che si prova ascoltando questi diffusori non è fatica. Piuttosto succede che questi diffusori in qualche modo ci stiano insegnando ad ascoltare da zero, immergendoci in una complessità di nuance che all’inizio potrebbero rischiare di sembrarci addirittura troppe a seconda da che tipo di sistema si sia abituati ad ascoltare. Un suono quindi che abbisogna di un certo addestramento, passatemi il termine, per essere goduto appieno. Un diverso modo di ricevere queste informazioni. Si ha la sensazione a volte di essere passati da un MP3 a un FLAC ad altissima risoluzione e questo all’inizio può realmente creare confusione. Chi sarà capace di andare oltre al famoso confine del giardino troverà un diffusore capace come pochissimi di ricostruire il suono nella sua completezza e porgerlo senza nessuno sconto, nel bene e nel male. Questo è il motivo principale della provocazione iniziale del progettista Roberto Verdi, quella che con le Bequadro Uno il 50% dei nostri album avrebbe suonato come non mai e l’altro 50% probabilmente ci avrebbe estasiato, proprio per la caratteristica innata delle Bequadro di valorizzare in maniera estrema la qualità di una ottima registrazione ma farlo anche, purtroppo, andando a magnificare come una lente d’ingrandimento ogni imperfezione delle registrazioni peggiori.

 

In conclusione, le Bequadro Uno sono un progetto che a mio avviso si colloca in un segmento piuttosto di nicchia. Sono fatte per essere ascoltate con attenzione da utenti esperti che possano veramente capire il valore di tale progetto e siano pronti a sposarlo perché porta con sé dei compromessi, la loro anima monitor appunto li fa amare e odiare. Parlando delle note negative possiamo citare il fatto che in alcune registrazioni rock il basso non è al livello di altri diffusori della loro fascia di prezzo, facendomi preferire altro nel caso di ascolti con tracce ricche di bassi da boombox e piatto rock moderno, che altri avversari riescono a tirare fuori in maniera più preponderante. Se i nostri ascolti principali rispondessero a queste condizioni mi sentirei cordialmente di guardare oltre nel catalogo Bequadro ma qualora la ECM, la classica e il jazz siano nelle nostre corde un ascolto a questo tipo di progetto mi pare doveroso, perché sono davvero pochissimi i sistemi che riescono ad arrivare a questa qualità su questi generi.

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Tipologia: diffusori full dipolo a 2 vie e 3 altoparlanti

Altoparlanti: 2 x 255A, 1 x HDPP driver 26A/X2 + MCD tromba

Efficienza: 92dB

impedenza: 8/11ohm

Estensione in frequenza: 35-18.000Hz +/-2dB

Potenza massima applicabile: 100Wrms

Potenza consigliata: da 10W minimi a 150 impulsivi su 8ohm

Dimensioni: 45x110x34cm LxAxP

 

Distributore ufficiale Italia: vendita diretta, in cerca di distributore, al sito Vrel Electroacoustic, scrivi a Vrel Electroacoustic

Prezzo Italia alla data della recensione: 8.500,00 euro la coppia IVA esclusa, con parapolvere anteriori e posteriori

Sistema utilizzato: all’impianto di Andrea Bolognesi

Un esempio delle strutture parapolvere posteriori Vrel Bequadro, disponibili a scelta con tela chiara o scura
previous slide next slide
di Andrea
Bolognesi
Leggi altri suoi articoli

Torna su

Pubblicità

Omega Audio Concepts banner

Is this article available only in such a language?

Subscribe to our newsletter to receive more articles in your language!

 

Questo articolo esiste solo in questa lingua?

Iscriviti alla newsletter per ricevere gli articoli nella tua lingua!

 

Iscriviti ora!

Pubblicità