Fabio Morgera | In a Taurean Way - Tribute to Joe Henderson

22.12.2022

Aria di jazz. Quella su cui non ci si sbaglia mai né ci si interroga troppo. Insomma, quel jazz-e-basta che quando lo si ascolta toglie tutte le indecisioni possibili. Per poter suonare questa musica, dall'impronta indiscutibilmente nera, bisognerebbe averli frequentati, i musicisti black e uno come il cinquantanovenne trombettista napoletano Fabio Morgera, dopo quasi trent'anni passati a New York, questi musicisti li conosce bene. Nonostante lo stesso Morgera non amasse alla follia né gli USA né in modo particolare la Big Apple – a questo riguardo trovate una bella intervista di Achille Brunazzi, anche se un po' datata, sul sito di JazzItaliaha comunque avuto la possibilità di imparare da gente come Donald Byrd, Roy Hargrove, Eddie Henderson, Butch Morris, tutti famosi trombettisti, compositori e/o cornettisti. Integrando questi insegnamenti americani con quelli avuti soprattutto da Enrico Rava e da Kenny Wheeler, Morgera si è costruito negli anni uno stile ben definito con cui produrre, come titolare, circa una decina di dischi, senza dimenticare l'avventura statunitense con i Groove Collective iniziata nel 1990, gruppo interessante, dalle molte idee eterogenee, che si può rintracciare agevolmente in streaming.

 

In questo suo ultimo album, Tribute to Joe Henderson, Morgera inserisce un sottotitolo dall'apparenza enigmatica, In a Taurean Way, che in realtà ha un senso molto meno oscuro di quanto non si creda. Infatti, sia Morgera che Henderson a cui l'album è dedicato, sono nati nello stesso giorno, il 24 aprile, sotto il segno zodiacale del Toro. Inoltre, ciò che può accomunare il trombettista italiano col gigante tenor-sassofonista americano è proprio la Red Records con cui Henderson incise un paio di dischi, nell'87 An Evening With... e nel '91 The Standard Joe. Questo tributo esce infatti per la rediviva storica etichetta italiana e vede affiancarsi, oltre a Morgera, i due straordinari sax tenori di Piero Odorici e Daniele Scannapieco, l'organo di Emiliano Pintori, che si occupa anche dell'ottava bassa, la chitarra di Riccardo Galardini e la batteria del grande Roberto Gatto. Una superformazione, quindi, impegnata nel non semplice tentativo di mantenere accesa la luce hendersoniana senza tendere a iperboli celebrative, bensì rendendo il giusto omaggio a un grande jazzista, la cui memoria – se ne andò nel 2001 a sessantaquattro anni – è apparsa un po' ingiustamente appannata in questi ultimi tempi. Un jazz speziato con aromi funky, quel pizzico di soul e di blues che serve a movimentare i registri narrativi e tanta musica materica, solida, irrobustita da un compatto fronte di fiati e da un impeccabile substrato ritmico.

 

Fabio Morgera - In a Taurean Way - Tribute to Joe Henderson

 

Il primo brano dell'album, Mo' Joe, è tratto dal sesto LP prodotto in carriera da Henderson nel 1967, The Kicker. L'impeto esuberante e fraseggiato dell'originale viene qui leggermente addolcito, direi quasi “italianizzato”, arrotondandone gli spigoli soprattutto per merito dell'organo che tende a eludere le eventuali asprezze residue. Dopo l'esposizione del tema all'unisono dei fiati si entra nel box delle apparizioni soliste, con il sassofono per primo in evidenza a cui segue la ficcante tromba di Morgera e poi un rimpallo continuo con i tre fiati. Organo e batteria riempiono i pochi spazi vuoti, senza strafare né voler attirare troppo l'attenzione su di sé.

Black Narcissus proviene dall'album omonimo registrato da Henderson lungo un periodo di tre anni e pubblicato nel 1977. Questo pezzo si mantiene molto simile all'originale ma va da sé che in questa incisione di Morgera la chitarra e l'organo sostituiscano rispettivamente il piano di Joachim Kuhn e il synth di Patrick Gleeson. Il tema, una seducente ballata soul-jazz dai toni un po' melliflui, viene benedetta, è il caso di dirlo, dalla tromba morbida e rotonda di Morgera. Pregevoli gli altri assoli di chitarra e d'organo che fanno di questo brano forse il momento più raffinatamente coolness dell'intero album.

A Shade of Jade è tratto dall'ellepì Mode for Joe. Questo album, uno dei capolavori di Henderson, venne registrato nel 1966 – precede infatti l'uscita di The Kicker di un anno – con una formazione stellare che comprendeva Lee Morgan, Curtis Fuller, Bobby Hutcherson, Cedar Walton, Ron Carter e Joe Chambers. Tutto questo per dire che se non sei molto, ma molto vicino alla bravura di questi artisti, non converrebbe neanche provarci a rifare un brano simile. Invece Morgera non si fa intimorire, ad esempio, dall'ingombrante paragone nei riguardi di Lee Morgan, mantenendo un gran fraseggio bebop ma con una sonorità appena più controllata rispetto all'omologo americano. Duettano i sax scambiandosi il pallino, c'è spazio anche per Gatto con quattro brevi interventi utilizzati come stacchi nell'ambito dello svolgimento di questo tipico hard-bop.

Afro-Centric proviene da Power to the People, del 1969. Molto intelligentemente la band italiana di Morgera estrae da questo brano l'anima funky che non appariva evidente in modo plateale nella traccia originale, impostando la linea musicale secondo un groove creato dall'accoppiata batteria e organo – Emiliano Pintori, che non conoscevo, è stato per me una fulminante rivelazione, basta ascoltare come gestisce i bassi in mancanza di un vero contrabbassista – e con i fiati molto brillanti che sottolineano certi passaggi tra note e stacchi su modello R&B. Ancora assoli, soprattutto quello della tromba, dove Morgera riesce a definire con molta eleganza il sottile limite tra morbidezza e brillante luminescenza sonora del suo strumento. Gatto interviene alla batteria, così com'era avvenuto per A Shade of Jade, con una sequenza di stacchi sotto forma di piccoli e tecnicamente misurati assoli.

Il chilometrico titolo del brano che segue, If You Are Not Part of the Solution You're Part of the Problem, è una citazione di Eldridge Cleaver, un leader dei Black Panthers negli anni '70 che divenne un conservatore filorepubblicano negli anni '80: si nasce incendiari, come si suol dire... Questo brano fu originariamente realizzato nel 1970, inciso dal vivo e riproposto nel 2004 in At the Lighthouse con la paternità del Joe Henderson Quintet. Sembra quasi che non ci siano soluzioni di continuo con la traccia precedente e l'ottica funky-groove che la caratterizzava. Sono state mantenute le lievi dissonanze tra i pieni dei fiati mentre negli assoli i sax si sbizzarriscono mostrando le loro capacità estemporanee in febbricitanti improvvisazioni, il tutto sulla mobile ma implacabile tessitura ritmica di organo e batteria.

Power to the People è un pezzo estratto dall'omonimo album in cui c'era Herbie Hancock al Rhodes, qui sostituito dall'organo di Pintori. Come succede spesso nell'avvicendamento dei brani di questo disco, il gruppo di Morgera tiene la mano un po' più lieve, quasi rallentando impercettibilmente il tempo. Ascoltiamo finalmente la bella chitarra di Galardini in una doppia scelta timbrica e un formicolante duetto tra la batteria e un riff di organo che precede la riproposizione del tema originario.

Gazelle fa parte di un album del 1971, In Pursuit of Blackness, dove la ritmica era affidata ai due componenti dei Return to Forever, Stanley Clarke al basso e Lenny White alla batteria. Non sfigurano certo i nostri musicisti innescando swing, solismi esplosivi e precise strutture ritmiche, anche con effetti elettronici che intervengono sui fiati. La musica fluisce come corrente di fiume, l'intervento di organo e una chitarra in lontananza stemperano un poco le arditezze solistiche dei sax e della tromba, prima del tema che chiude i giochi, secondo uno schema più che collaudato nel modulo del jazz hard-bebop.

Invitation è uno standard di Bronislaw Kaper che divenne uno dei temi portanti del film A Life Of Her Own con Lana Turner e Ray Milland, uscito in Italia col titolo L'indossatrice. Il tema, molto bello, conserva il suo alone melodico e un po' romantico, con dei buoni dialoghi tra i fiati e l'estremamente misurato trattamento ritmico con cadenza blues che occupa gran parte del brano, suppergiù dal minuto 05.00 allo 07.30, per merito soprattutto del sempre più convincente organo di Pintori.

 

Fabio Morgera

 

Nonostante da più direzioni si usino, a riguardo di questo disco, appellativi come Blackness, lodando giustamente l'approccio pieno di negritudine con cui la band di Morgera affronta questo tributo, personalmente trovo che invece le originali tracce hendersoniane siano state aggiornate con più naturalezza, riuscendo a dar loro una certa impronta “italica”, appena levigando e distendendone le parti. Gli anni '60 e '70 trascorsero nella rabbia e nelle rivendicazioni della popolazione afroamericana, ma sono passati più di cinquant'anni da allora e non sarebbe stato così opportuno che un gruppo di jazzisti “mediterranei” avesse tentato di sfiorare i nervi scoperti della musica di allora. Mi sembra invece che Morgera & C. abbiano saputo reinterpretare e rinverdire l'opera di Henderson riuscendo nella doppia impresa di rispettarne l'impronta originale modificandone però il modo di porsi, soprattutto a beneficio di un pubblico magari più giovane che non ha vissuto né compartecipato la tensione di quegli anni.

 

Fabio Morgera

In a Taurean Way - Tribute to Joe Henderson

CD Red Records 2022

Reperibile al momento su Tidal 16bit/44kHz e Spotify mp3 320Kb

di Riccardo
Talamazzi
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