Uno degli eventi più importanti e attesi del Festival di Pasqua di Baden-Baden di quest’anno è stata la nuova messa in scena dell’opera Elektra di Richard Strauss, presentata tre volte tra il 23 e 31 marzo dai Berliner Philharmoniker sotto la direzione di Kirill Petrenko e con due delle più rinomate voci straussiane e wagneriane: il soprano Nina Stemme e il mezzosoprano Michaela Schuster. Avevo previsto di andare alla seconda rappresentazione ma all’ultimo momento ho avuto la possibilità di vederle tutte e, dopo qualche indugio, visto che il genere operistico non è il mio prediletto, ci sono andato, ignorando che stessi operando una delle mie migliori decisioni musicali negli ultimi decenni.
Parlare di genere operistico, intesa come opera italiana e francese, in questo caso non è opportuno, perché l’Elektra, al pari dei drammi musicali del tardo Wagner, è piuttosto una composizione dove l’orchestra ha una grandissima importanza, al pari, per fare un esempio, della Nona Sinfonia di Beethoven, dove il grande costrutto strumentale è completato da voci solistiche e dal coro. Wagner e Strauss estendono ancor di più questo concetto aggiungendo la scenografia. Musicalmente quello dell’Elektra però è un concetto nuovo, che si potrebbe paragonare a un film dell’orrore, un thriller psicologico, dove lo spettatore è aggredito dalla musica e dal testo fino allo sconvolgimento, portato fino alla perdita del controllo di sé stesso. Una scarica di adrenalina pari a quella di un giro sulle montagne russe.
Già dalla scelta della scenografia i registi Philipp Stölzl e Philipp Krenn hanno voluto dividere il palcoscenico verticalmente in sette scalini mobili, grigi e nudi, portati molto avanti, limitando in questo modo lo spazio in profondità il più possibile, così da dare una sensazione di claustrofobia. Pochissimi i colori sul palco, per lo più limitati al testo del libretto proiettato integralmente ma in diverse grandezze, con l’intenzione di far risaltare maggiormente lo stato psicologico dei protagonisti.
Musicalmente poi, per poter esprimere tutte le possibili situazioni psicologiche, emotive ma anche ideologiche, Strauss ha ampliato l’organico orchestrale più di qualsiasi altra sua composizione precedente, arrivando a nuovi estremi, proprio per cercare di portare l’ascoltatore ai suoi limiti durante l’intera durata dell’opera: cento minuti senza pause.
I Berliner Philharmoniker sono noti per essere una delle migliori orchestre del mondo, soprattutto nel repertorio orchestrale, mentre in quello operistico le loro apparizioni sono molto meno frequenti. In queste tre apparizioni si sono presentati in modo direi fenomenale, sotto l’eccellente direzione di Petrenko. Già dalle prime battute hanno prodotto un suono eccezionalmente preciso, trasparente e pieno di colori, con contrasti notevoli, anche dinamici, sottolineando continuamente il carattere emotivo e psicologico di tutti i passaggi. Nonostante fossero posizionati nella buca orchestrale, era possibile percepire il colore e la presenza di ciascun gruppo strumentale, segno di un ottimo bilanciamento fra le sezioni orchestrali. Ogni nota respirava, aveva la propria importanza, con significato e dinamica come non ho mai sentito in precedenza. Una perfezione che ha reso l’ascoltatore completamente partecipe della marea di emozioni espresse da questa opera somma dell’autore bavarese. Tecnicamente l’esecuzione lasciava letteralmente a bocca aperta, ma, essendo stato testimone di quasi l’intero Festival a Baden-Baden e avendo ascoltato i numerosi concerti giornalieri di musica da camera, eseguiti dalle più varie combinazioni dei membri dell’orchestra, non mi sorprende più questa straordinaria capacità di bilanciamento e di precisione esecutiva, in questo caso guidata dalla mano del direttore Petrenko, perché la qualità dei componenti dell’orchestra è davvero sopra ogni sospetto. Come detto, essendo la qualità tecnica e musicale di ciascun musicista molto elevata, essi si sono potuti affinare nel cercare una simbiosi ottimale fra di loro anche in ambito cameristico.
E cosa dire delle cantanti, impegnate nei ruoli complessi di Elektra e Klytämnestra? Semplicemente straordinarie! La voce di Stemme era di un’energia estrema durante tutta l’esecuzione, infaticabile e apparentemente senza sforzo, a parte leggermente nei passaggi più acuti. Molto ben riuscite erano le numerose coloriture e dinamiche nella sua voce. Ha dimostrato di essere il migliore soprano drammatico esistente per Strauss e Wagner, con una tecnica assai vicina alla tradizione scandinava sul modello della Nilsson.
Nel ruolo della madre isterica Klytämnestra il mezzosoprano Schuster ha cantato con grande maestria, con una voce calda e colorata, associata a una grande chiarezza di dizione.
Le altre voci, anche quelle di minore importanza, erano tutte di ottima qualità, difficile preferirne una all’altra, non solo rispecchiando i caratteri dei personaggi ma allineandosi anche loro su livelli di eccellenza espressivi.
Sono state serate indimenticabili non solo per me, il successo è stato a dir poco straordinario, anche se la prima serata è stata disturbata da qualche fischio per la scenografia. Alcune persone hanno trovato la proiezione del testo del libretto sulle scale un fattore di disturbo ma altri l’hanno trovata un’idea geniale, che ha accentuato il carattere psicologico della composizione. Come al solito è difficile fare tutti contenti nella vita di tutti i giorni ma è davvero impossibile o quasi in quello dell’opera…
Sicuramente queste rappresentazioni di Elektra saranno molte discusse per i prossimi anni e molto probabilmente l’interpretazione e l’esecuzione verranno prese come nuovo riferimento. Esiste anche una versione da sala da concerto, vedi qui, che è stata registrata e si trova nella Digital Concert Hall dei Berliner Philharmoniker.
Il prossimo anno, nell’ambito del Festival di Pasqua di Baden-Baden 2025, i Berliner Philharmoniker con Petrenko presenteranno l’altro capolavoro di Strauss Frau ohne Schatten. Anche questa sarà un’occasione da non perdere e consiglio vivamente a tutti che hanno la possibilità di frequentare per qualche giorno la prossima edizione del festival.
Programma
Festspielhaus Baden-Baden
Sabato 23 marzo 2024
Martedì 26 marzo 2024
Domenica 31 marzo 2024
Richard Strauss, 1864-1949, Elektra, opera in un atto
Libretto di Hugo von Hofmannsthal
Berliner Philharmoniker
Direttore Kirill Petrenko
Regia Philipp Stölzl e Philipp M. Krenn
Palcoscenico e Luci Philipp Stölzl
Costumi Kathi Maurer
Video Judith Selenko, Peter Venus
Clitennestra Michaela Schuster, mezzosoprano
Elettra Nina Stemme, soprano
Crisotemide Elza van den Heever, soprano
Oreste Johan Reuter, baritono
Egisto Wolfgang Ablinger-Sperrhacke, tenore
Il precettore di Oreste Anthony Robin Schneider, basso
La confidente Serafina Starke, soprano
L'ancella dello strascico Anna Denisova, soprano
Un giovane servo Lucas van Lierop, tenore
Un vecchio servo Andrew Harris, basso
La sorvegliante Kirsi Tiihonen, soprano
Prima Ancella Katharina Magiera
Seconda Ancella Marvic Monreal
Terza Ancella Alexandra Ionis
Quarta Ancella Dorothea Herbert
Quinta Ancella Lauren Fagan
Servi e ancelle Mariana Ambrožová, Ada Bílková, Eliška Grohová,
Zuzana Hirschová, Tereza Kurfiřtová, Štěpánka Pýchová, solisti del Coro Filarmonico di Praga
Coro Filarmonico di Praga
Foto
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