Finale EAM Lab HA 300

15.07.2012

Avere tra le mani un buon prodotto italiano è sempre un bel vedere, in questi casi anche un bel sentire. Sto parlando del nuovo finale della neo nata EAM Lab.

 

L’azienda è situata a Parabiago, a due passi da Milano. Parabiago, il cui nome è composto dal prefisso -para equivalente a "vicino" e dal suffisso celtico -blagus pari a "molle", si trova in una zona una volta paludosa o allagabile nelle vicinanze del fiume Olona. C’è un gallo nel suo stemma comunale, quasi a voler dare la sveglia ai cittadini. L’azienda nasce per iniziativa dei fratelli Emanuele e Alessandro Pizzi: il primo ingegnere tecnico elettronico, il secondo personal designer. Due giovani intraprendenti, ma già con un’esperienza ventennale nel campo del professionale, che ha fatto crescere in loro la voglia di progettare sistemi di amplificazione per uso domestico di stampo High-End, con caratteristiche di robustezza e affidabilità nel tempo, ma soprattutto costruiti con i migliori componenti disponibili sul mercato dell’audio.

 

Un bel connubio di idee ed eleganza. Ecco allora che nasce questo prodotto, il poderoso finale EAM Lab HA 300, nuovo di produzione e preceduto solo dal già noto finale HA 600.

Nel listino della casa troviamo, un gradino leggermente più in basso per livello costruttivo, il famoso e da me ben conosciuto PA 2600, vero mostro di potenza in termini di erogazione, che nel listino si affianca all’HA 600, ma come dicevo leggermente meno prestazionale in termini di costruzione e qualità pur rimanendo nell’ambito dell’eccellenza.

A seguire, troviamo il PA 2300 e il PA 2150, ovviamente con potenze diverse ma tutti con la possibilità di lavorare a ponte: non male come idea. In effetti, si ha la possibilità di avere due finali in perfetta configurazione dual mono bilanciata e disponendo di potenze di elevato valore.

Ultima chicca, che il patron della EAM Lab ci presenterà a breve, è il finale mono HA1k2. Già dalla sigla vi lascio immaginare la potenza. Se poi musicalmente risulterà anche piacevole, allora ci sarà una bella battaglia tra i mostri sacri dell’High-End!

Dimenticavo le serie TO 3.08 e TO 3.16, che si rifanno alle vecchie circuitazioni del passato, ovviamente riviste nella sezione finale, che utilizzano un contenitore metallico detto appunto TO 3.

 

Ma adesso torniamo a noi e all’HA 300.

 

Analisi tecnica

Primo sguardo al finale della EAM Lab che si presenta con una eleganza sobria ma allo stesso tempo ricercata. Il frontale non è disegnato utilizzando rette parallele tra loro, bensì curve, le quali ricordano le ali di una farfalla. Il tutto definisce un design che contribuisce ad alleggerire le proporzioni e non lascia trasparire né il peso né le reali dimensioni di questo oggetto.

Il simpatico biscione visconteo che costituisce il logo della EAM Lab è disegnato con la coda che termina con una specie di spina elettrica e con le fauci che emettono onde sonore invece che fiamme.

Le fiancate del cabinet sono completamente occupate da dissipatori di calore con spigoli e angoli stondati per evitare di ferirsi le mani durante piccoli spostamenti.

Nella parte posteriore troviamo le uscite bilanciate e sbilanciate, poste a distanza tra loro, e ottimi connettori WBT.

I piedini di appoggio sono in metallo pieno, per garantire il miglior supporto in termini di stabilità e vibrazioni, onde evitare interferenze e risonanze spurie.

Alziamo il pesante pannello superiore e la prima cosa che salta agli occhi è l’enorme pulizia dell’insieme, con pochissima cablatura volante, segno di un buon progetto di base e di un ottimo layout.

Sorvolo con lo sguardo gli enormi condensatori, in questo caso quattro della Itelcond creati su specifiche dell’azienda milanese con una capacità di circa 50.000 µF.

Sempre al centro, posti vicino alla sezione di filtro, troviamo vari relais, anche questi di ottima qualità, della Good Sky GU-SH - 112DM da 30A/240VAC; sui lati enormi schede, simili a quelle del fratello maggiore HA 600, dove alloggiano i pre drive pilota e gli stadi finali veri e propri.

Sotto i condensatori c’è un grosso trasformatore da1.000 Va, resinato e chiuso in un contenitore metallico, più che sufficiente per gestire le seppur grandi potenze in gioco.

Quattordici i dispositivi finali di potenza, sei transistor ISC Semiconductor 2SA1295 polarizzati da un ISC Semiconductor 2SA1943 che funzionano in push-pull con sei 2SC3264 pilotati da un driver 2SC5200, sempre ISC, per una potenza di 180 watt RMS su 8 ohm e 350 watt su 4ohm, fino ad arrivare alla fantastica potenza di 600 + 600 (0,4% THD) watt RMS su 2 ohm.

L’HA 300 lavora in classe AB, con i primi 10 watt in Classe A ed è in grado di fornire 35A di corrente con carichi fino a 2 ohm. La risposta in frequenza è (+0/-3db, 1W/ 8 ohm) - 15 Hz - 60 KHz/-6db a 135 Khz, THD + noise (a 4 ohm 1Khz) < 0,01%.

Avete insomma capito che il finale è in grado di garantire elevate qualità dinamiche e necessita solo di essere alimentato e di essere dato in pasto ai migliori diffusori, siano essi da scaffale o da pavimento, anche se possiedono impedenze e sensibilità basse e quindi di difficile pilotaggio.

 

Ascolto

Ma come suona l’HA 300? Dopo tanti dati tecnici abbiamo bisogno di un po’ di musica: voi che ne dite? Lo collego subito al mio pre McIntosh C28, ottima macchina pur avendo i suoi anni sulle spalle, collegato al finale con cavi RAMM autocostruiti. La fonte è una macchina Sony X559ES con un’ottima meccanica di lettura, i diffusori sono Infinity, della serie 9KA, che uso come riferimento e dei quali conosco bene le doti e i difetti, primo fra tutti il loro carico difficile che li porta a ottenere la qualifica di killer di amplificazioni.

Inizio subito a saggiare le doti dinamiche di questo finale italiano con un pezzo di Marcus Miller tratto dal suo ultimo lavoro Renaissance, genere fusion che non lascia respiro e ti stampa il basso sulla faccia e nello stomaco. L’eccentrico bassista americano, come sempre, si lascia andare lanciandosi in assoli di sleep chitarristico: la velocità e la potenza dell’artista vengono fuori con grande capacità espressiva.

L’EAM Lab HA 300 sfodera una grinta da primo della classe, a tratti delicato e a volte irruento nei passaggi gravi, ma si sente che ha muscoli da vendere e non si lascia impaurire dal carico difficile che legge alle connessioni dei miei diffusori americani. Mi è difficile non lasciarmi trascinare sul palco insieme a lui… magari!

 

Saggiamo un pochino le voci, cominciando con Tierney Sutton: gran bella voce femminile. Per undici anni, la Sutton ha insegnato al Dipartimento Jazz Studies dell’University of Southern California. Il suo ultimo lavoro American Road non lascia dubbi: la cantante risulta fisicamente presente, la voce è molto pulita nei fraseggi, forse leggermente troppo frizzante lungo le escursioni più acute della scala tonale ma con le fondamentali al posto giusto. Il pianoforte è ben riprodotto e si staglia in tutta la sua lunghezza e larghezza occupando lo spazio con decisione e riproducendo armoniche che ricostruiscono l’ambiente di registrazione; il pizzicato del contrabbasso è leggermente arretrato ma detta il ritmo assecondando le percussioni. Il mio piede batte il tempo: significa che quel che ascolto mi piace.

 

Gran bel finale questo HA 300. Noto comunque un particolare: la tacca del volume del mio pre è posizionata ben oltre la normale fruizione con altri finali. Probabilmente è una questione di sensibilità di ingresso un po’ troppo bassa e comunque questo determina un allontanamento del livello dal tappeto di rumore generato dal pre. Ricordo che il potenziometro è un attenuatore e vi rimando al bell’articolo di Michael Mardis sulla catena dei guadagni.

 

Provo a stemperare un po’ l’ambiente cambiando setup e inserendo un pre a valvole autocostruito su progetto Schiavon: ottimo pre di cui conosco le doti e i difetti. Una volta collegato cambio genere musicale e mi appresto ad ascoltare un po’ di fingerstyle, genere da me molto amato.

Questo pre guadagna molto e si interfaccia idealmente col finale lombardo che ancora una volta dimostra la propria bassa sensibilità.

Alex De Grassi, chi meglio di lui. Il finale EAM Lab riesce a restituire tutta la potenza dinamica e l’energia artistica del chitarrista che muove le corde del suo strumento come pochi sanno fare. Il palcoscenico musicale è denso di armoniche di contorno che disegnano, con colori naturali e dovizia di particolari, tutti gli strumenti presenti. La sensazione d’ascolto è molto gradevole ed emotivamente coinvolgente, grazie soprattutto alla dinamica delle medio alte che non soffrono di alcuna compressione dinamica.

 

Amo il rock e, per mettere davvero alla corda l’HA 300, scelgo un brano davvero tosto. Ci vuole però anche un preampli che sia in grado di assecondare i picchi dinamici di questo genere musicale: è il turno del Carver C11 a stato solido. Chi non conosce Carver? Peraltro mi dicono che Carver sia tornato in auge con dei finali a valvole degni di nota. I direttori di ReMusic sono avvertiti e a me già prudono le orecchie dalla voglia di ascoltarli!

Dave Matthews Band. Strepitosa! La musica mi trascina e mi travolge, la voglia di spingere sul potenziometro è tanta, infatti alzo il volume fino a raggiungere livelli quasi live: sono praticamente sotto il palco, l’energia sprigionata dal finale di Parabiago è davvero notevole e non rilevo cenni di cedimento neanche lungo i passaggi più impegnativi e parossistici. Il basso è profondo, più profondo non si può e temo per la tenuta delle sospensioni dei quattro woofer da 32 cm delle mie Infinity! La voce del cantante e chitarrista sud africano trapiantato negli States risulta controllata e precisa con lievissimi accenni di asprezza.

Ora di ritornare alla normalità, anche se a malincuore. Abbasso il volume ma con dispiacere, mi piaceva quello che stavo ascoltando.

 

Decido di passare alla musica seria. Cantate Domino, etichetta Proprius. La restituzione dell’organo è molto realistica. Mi dispiace, alzo di nuovo il volume. La sensazione, anzi no, la presenza delle poderose canne d’organo che riverberano in ambiente è netta, di nuovo diffusori e amplificazione sono messi a dura prova, ma questa volta sono molto rilassato e non ho nessun timore di eventuali cedimenti o clipping. Le voci sono aperte, segno di una buona ricostruzione della prospettiva scenica ma anche della naturalezza della restituzione.

 

Le mie orecchie, ma anche tutto il mio fisico, si sono giovati di quest’esperienza che ha segnato positivamente anche il mio animo. Metto l’ultimo disco sul platorello del CD player, jazz italiano, un live del 2006 di Roberto Gatto.

Un bel tributo a Miles Davis, ci voleva stasera, come un buon bicchiere di whisky invecchiato dodici anni:

Seven steps to Heaven, sette passi in paradiso sembra dire il buon vecchio Miles… giusto quelli che ci vogliono per giungere a notte fonda. La batteria di Gatto spazzola sui rullanti, il buon Flavio Boltro imbastisce la melodia con la sua tromba delicata e incalzante. Il finale EAM Lab HA 300 si è dimostrato un ottimo compagno d’avventura, un amico gentile e forte che mi ha accompagnato in questa lunga ma piacevolissima seduta d’ascolto; i due led blu del finale segnano ancora il buon funzionamento, tanta musica e… nessuna vittima.

 

Conclusioni

L’HA 300 a fine serata riflette sul suo bel frontale la luce della notte. Inutile negarlo: domani sarà un altro giorno ma è stato bello passare una bella giornata in musica, e che musica!

Ottimo lavoro per la neo nata ditta EAM Lab che ha sfoderato doti professionali e costruttive capaci di ben posizionarsi in un settore, quello dell’audio estremo, con un ottimo prodotto italiano di grande qualità e solidità costruttiva. L’HA 300 si colloca nella fascia alta del listino della casa, un gradino sotto il suo fratello maggiore, l’HA600.

Dalle note rilasciate dall’azienda si legge che a fine anno verranno presentati due finali mono: EAM Lab 1K2, 1.150 W di potenza su 4 ohm. Ne vedremo delle belle.

Un finale che consiglio all’appassionato che possiede diffusori importanti e difficili da pilotare, ma anche a chi cerca quella freschezza italiana, quello spirito vivido e quel controllo che solo un buon prodotto come l’EAM Lab HA 300 è in grado di offrire, senza essere eccessivamente caldo e suadente ma neanche drasticamente e forzatamente algido.

Il prezzo di poco più di quattromila euro sembra invitante e anche concorrenziale, ponendosi come alternativa valida e come proposta da prendere in seria considerazione per chi sta valutando l’acquisto di un finale di qualità.

Buon setup a tutti e complimenti a questa giovane azienda.

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Potenza di uscita: 180 watt RMS per canale su 8ohm con distorsione armonica totale che non supera lo 0.01%

350watt RMS per canale su 4ohm con distorsione armonica totale che non supera lo 0.01%

600watt RMS per canale a 2ohm con distorsione armonica dello 0,4%

Voltaggio in uscita RMS: -35volt

Massimo voltaggio in uscita RMS: -60Volt a 60KHz / -6db a 135Khz

Sensibilità: 1,1V RMS (pieno carico a 4ohm)

Rapporto segnale rumore: maggiore di 95dB

Impedenza di ingresso sbilanciata: 25kohm

Impedenza di ingresso bilanciata: 10kohm

Separazione tra i canali di intermodulazione: >70dB

Fattore di smorzamento: >70dB

Tipo di classe: AB altamente polarizzata

Capacità di filtraggio: 50.000µF

Uscita massima di corrente (pieno carico a 2ohm): 35A

Dimensioni: 470x240x320 mm LxAxP

Peso: 25kg

Distributore ufficiale Italia: al sito Eam Lab

Prezzo Italia alla data della recensione: 4.160,00 euro

Sistema utilizzato: all'impianto di Mauro "ScontornaThor" Simolo

 

 

PAROLA DI DIRETTORE | SUPPLEMENTO D'INDAGINE

 

Devo ammettere che i finali di potenza di categoria elevata mi hanno sempre affascinato.

Tanti watt a disposizione e tanta qualità sonora non hanno mai fatto male a nessuno.

I finali grandi e importanti hanno sempre fatto parte di almeno uno dei miei sistemi di riferimento.

Conosco molto bene la Classe A possedendo da molto tempo apparecchiature AM Audio, guarda caso un’altra azienda lombarda come la stessa EAM Lab.

Conosco molto bene pregi e difetti della Classe A, che unisce ciò che viene impropriamente definito “calore valvolare” alla dinamica spinta tipica del transistor.

Però questo finale di grande potenza HA 300 EAM Lab spinge 300 watt indistorti, che sono davvero tanti. Possiede solo i primi dieci in Classe A, praticamente quelli che vengono utilizzati più spesso, soprattutto negli ascolti notturni a bassi volumi. Questo EAM Lab è capace di generare medie frequenze fresche e aperte unite a gran controllo e decisa spinta dinamica nel range delle basse frequenze, tutte cose che un po’ mancano alla Classe A pura. L’HA 300 ha un suono pulito e trasparente. Al confronto il mio riferimento sembra avere una timbrica “virato seppia”, anche se si tratta di ottanta watt: in pratica un quarto della potenza del nostro HA 300.

Ultimamente abbiamo anche provato un integrato nord europeo che ci è parso mancare nella riproduzione delle armoniche. L’EAM Lab HA 300 risulta invece molto attento nel cesellare armoniche di contorno che disegnano in modo inconfutabile la giusta timbrica dello strumento registrato.

Un gran bel finale e una prova d’ascolto molto interessante e piacevolissima che, al di là da qualsiasi prova tecnica di laboratorio, giustifica la presenza dell’EAM Lab HA 300 nei sistemi audio che necessitano di tanta potenza ma anche di tanto equilibrio timbrico.

Il tutto senza neanche spendere una fortuna!

 

R.R.



Man mano che aggiungeremo spessore alle nostre recensioni, vorrei poter indicare in estrema sintesi, come mio solito, l’anima, l’essenza, la qualità ultima di certi apparecchi. Il termine che secondo me definisce meglio questo HA 300 probabilmente è “esuberanza”. Il suo è un istinto generoso, esplosivo, che non vi lascerà indifferenti. Con questo comportamento arrembante, un misto di controllo iniziale e grande entusiasmo effettivo, pone la visceralità della musica in primo piano, più che quella della sua interpretazione. E questo, se si ricordano le caratteristiche di emissione in Classe A iniziale e AB a seguire, sembra essere proprio il risultato preciso che si voleva raggiungere fin da progetto.

 

G.C.


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