Finale M2Tech Larson

11.01.2024

Parliamo di M2Tech, azienda ormai affermata, che ci ha da tempo abituati a prodotti di alto livello con un rapporto qualità prezzo molto interessante, piccoli capolavori di ingegnerizzazione che, guarda caso, fanno capolino spesso nelle foto degli impianti di audiofili maturi e consapevoli. Piccoli nelle dimensioni ma non nei risultati, non fanno breccia nel cuore dei fan del peso massimo. Quelli che hanno bisogno di spostare le loro elettroniche con i muletti elettrici non troveranno ciò che cercano, sia questo un’ernia o una protrusione su L5 S1.

Qui la parte da padrone la fa il minimalismo, c’è quello che serve e basta, da soli in una mezza giornata potrete smontare e rimontare senza enormi sforzi tutto l’impianto date le dimensioni e i pesi realmente contenuti.

Ormai conosciamo bene tutti gli ottimi DAC, finali, phono e via dicendo dell’ottimo Marco Manunta, ma con gli M2Tech Larson si è voluto alzare ancora l’asticella, cercando di creare un legante tra due mondi, lo stato solido e le valvole. L’impresa si presenta naturalmente molto complessa ma l’idea di base è quella di unire i pregi di ognuno degli schemi cercando per quanto possibile di limitarne gli intrinseci difetti.

 

M2Tech Larson

 

Costruzione

I Larson nella loro livrea grigia o nera, quest’ultima davvero elegante, possono facilmente essere posizionati grazie alle loro dimensioni compatte, ma va ricordato che devono avere attorno a loro la possibilità di respirare bene.

La costruzione è a prova di bomba, sono piccoli cubi di alluminio che racchiude il famoso schema circuitale “quasi single ended” che li caratterizza. Esteticamente la parte da padrone viene fatta dalla struttura lamellare per la dispersione del calore e l’insieme risulta equilibrato ed essenziale: non troviamo troppe luci e nemmeno VU meter. Una volta collegati alla rete elettrica una luce blu a LED ci palesa la loro fase di stand by per passare poi a bianca una volta in tensione.

Sono compatti e facili da trasportare. Tra l'altro, l'impronta a terra, la dimensione perimetrale, è praticamente la stessa dei componenti della serie M2Tech Rockstars, cioè un quadrato di 220 x 220 mm. Un po’ posticcia la scelta di avere attaccato i piedini di gomma solo con della colla che con l’uso e il riscaldamento del telaio tende purtroppo a indebolirsi, problema che naturalmente non sarà di grande importanza una volta trovato il loro posto fisso ma che renderà complicato spostarli da caldi. Niente che non possa essere già risolto con le attuali nuove produzioni. Il loro alimentatore è, sì, uno switching, ma costruito in maniera tale da non far rimpiangere un lineare.

 

 M2Tech Larson

Setup

La prova è stata effettuata con diverse configurazioni di diffusori. Sorprendentemente ho notato una certa predisposizione dei Larson a dare il meglio di loro quando accoppiati a diffusori sulla carta più difficili da pilotare. In ogni caso li ho accoppiati con delle PMC 20.23, che con i loro 87 dB su 8 ohm sulla carta non rappresentano proprio il compagno ideale dei mono ma ancora una volta la propensione dei Larson a gestire bene qualsiasi tipo di carico viene fuori e il pilotaggio risulta rilassato e funzionale tirando fuori dalle inglesine tutta la loro forza quando richiesto. Altra prova effettuata anche con delle Thiel CS 2.7, anche queste con 87 dB di efficienza, ma su 4 ohm. La migliore accoppiata è risultata proprio quest’ultima a dispetto dei soli 20 watt di targa dei mono e il consiglio da istruzioni dei diffusori di essere pilotati con un amplificatore da 100 a 600 watt, ma – si torna lì – la classe A fa davvero miracoli a quanto pare. Per ulteriori info, potete approfondire direttamente dalle parole dell’Ing. Manunta qui.

 

Andrea Bolognesi, Antonio Trebbi, Marco Manunta

 

Da sinistra a destra, Andrea Bolognesi, Antonio Trebbi e Marco Manunta

 

Una ulteriore prova è stata fatta grazie al fortuito incontro con Antonio Trebbi, vedi sito qui, che ha messo a disposizione la sua nuova show room Music for life da poco inaugurata a Pisa nei pressi del centro storico, dedicato alla musica e all’audiovideo sul quale seguirà un approfondimento davvero meritato. Qui abbiamo avuto la possibilità di testare i Larson accoppiati al meglio del mondo ATC dalle SCM11 alle SCM50 passando per le Wharfedale Linton e Wharfedale Heritage Dovedale 90th Anniversary, riscontrando ulteriormente la spiccata capacità dei mono di adattarsi a ogni tipo di carico senza scomporsi e mantenendo sempre inalterata la qualità.

 

M2Tech Larson

Ascolto

I brani scelti per questo test sono stati i più svariati, passando dalla classica al metal all’elettronica e al jazz. In nessun caso i mono sono sembrati in difficoltà, rendendo sempre un ascolto completo e preciso. Le voci in particolare hanno acquistato dei tratti di naturalezza e intellegibilità tali da pensare di avere a che fare con diffusori isodinamici piuttosto che driver classici, tanta è la capacità dei Larson di far emergere la trasparenza quando serve. Si evidenzia anche la particolare struttura solida all’ascolto di qualcosa di davvero poco audiofilo, le pressioni sonore raggiunte ascoltando metal sono più che sufficienti a soddisfare anche l’headbanger più incallito, a patto di non avere una stanza enorme.

Il jazz ovviamente ne fa apprezzare le qualità di controllo e la correttezza della timbrica, che anche in questo caso non soffre mai e non si scompone fino al clipping, i bassi presenti ma correttamente controllati e mai debordanti aiutano l’ascoltatore a immergersi nelle registrazioni evidenziando ancora le qualità da coltellino svizzero dei mono. In ultima analisi con la classica emerge la spiccata tendenza a ricreare una scena molto realistica e molto ben focalizzata, che aiuta nello scoprire la posizione degli orchestrali fino a riconoscerne il posizionamento alla perfezione. La facilità con cui si passa dal pieno orchestrale al Pianissimo per poi riprendere ancora è sintomatica di una progettazione matura e riuscita che farà scoprire sicuramente qualche dettaglio che magari finora non avete mai sentito.

Da evidenziare anche la separazione dei canali perfetta, grazie alla loro progettazione come mono, conformazione che avvalendosi di una doppia alimentazione accentua ancora di più questo aspetto, aumentando il piacere di ascolto e diminuendo al minimo le possibilità di interferenze.

Altra caratteristica che reputo davvero essenziale per un ascolto appagante è l’assenza di rumore di fondo. Quante volte durante i Pianissimo delle orchestre ci siamo trovati a sentire un hum di fondo di una valvola o un ronzio di un transistor? Quando questo accade ci troviamo catapultati nella nostra sala, un rientro non desiderato dalla dimensione dell’ascolto che incide molto negativamente sul piacere percepito. Con i Larson questo problema non esiste essendo esenti da qualsiasi disturbo e completamente silenziosi, lasciando solo un bellissimo velluto nero sul quale si adagiano le note che abbiamo scelto.

 

In generale, oltretutto, la velocità dei transienti e la dinamica sono da primi della classe, come la profondità e il controllo ottenuti sulle basse frequenze, spesso nota dolente dei valvolari.

 

Grazie alla loro potenza reale in classe A, i Larson fanno cantare benissimo la maggior parte dei diffusori, anche piuttosto ostici, ricreando un soundstage credibile, alto e largo ben oltre i confini fisici, evitando ogni problema relativo alla variabilità del risultato legato alla naturale decadenza delle performance valvolari in relazione al loro fisiologico consumo, è davvero dettagliato, molto dettagliato e dipana splendidamente le sessioni di riproduzione di molti strumenti insieme, dando ad ognuno la giusta posizione ed intensità per come essi sono stati incisi. Chiunque voglia ascoltare a volumi molto alti avrà di che divertirsi con questi piccoli mono che, fino all’arrivo del clipping, non soffrono di particolari idiosincrasie, segno evidente di una progettazione molto raffinata.

 

Per concludere non posso far altro che consigliarvi di andare ad ascoltarli di persona da Marco o dai rivenditori della sua nuova recente distribuzione, vedi qui, che non mancherà di svelarvi un po' dei segreti della loro geniale ingegnerizzazione.

 

P.S. Vista l’imminenza della manifestazione, colgo anche l’occasione per invitarvi a sentire loro e gli altri prodotti M2Tech all’evento che si terrà il 20/21 gennaio 2024 a Lido di Camaiore, Degustazioni Musicali, dove sarà presente lo stesso Marco per rispondere alle vostre domande e farvi toccare con mano la concretezza dei suoi progetti.

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

THD+N - Distorsione Armonica Totale + Rumore: 0,1% a 20Wrms e 8ohm
Rapporto Segnale/Rumore: 105dBA a 20Wrms e 1kHz
Ingressi: single ended RCA, bilanciato XLR femmina
Trigger: ingresso/pass-through, 2x jack 3,5mm
Power: 6 pin ad alta corrente
Uscite: morsetti per filo nudo o terminato con banane, forcelle, spadine o capicorda
Dimensioni: 220x220x210mm LxAxP
Peso: netto 11,5kg inclusi accessori, lordo 13kg
Potenza di uscita: 20Wrms a 8ohm, 40Wrms a 4ohm, 30Wrms a 2ohm
Tensione di alimentazione: 48VDC
Consumo di energia: 185VA

 

Distributore ufficiale Italia: al sito DML Audio

Prezzo Italia alla data della recensione: 8.772,00 euro la coppia

Sistema utilizzato: all'impianto di Andrea Bolognesi

Ambienti e impianti Music for life, Pisa
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di Andrea
Bolognesi
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