Un bell'oggetto, prima di tutto, questo Plinius P10.
Risponde pienamente ai miei canoni estetici innati, con un look minimalistico ma raffinato, forse un tantino narcisistico con il nome Plinius scavato a caratteri piuttosto grandi al centro del frontale di alluminio massiccio dai lati stondati, sopra al gradevolissimo led celeste dell'accensione.
Il luogo di provenienza è molto lontano, nonostante il nome suggerirebbe ascendenze latine. Infatti è la Nuova Zelanda, terra a me cara perché terra di origine di un amico dei miei vent'anni con cui abbiamo girato muniti di zaini parecchie isole del Pacifico.
Dunque un frontale assolutamente sgombro di pulsanti, anche il power sta sul retro. Retro che contempla ingressi RCA e XLR, con doppie coppie di uscite per i diffusori, dotate di morsetti di buona fattura che accettano vari tipi di connettori, banane incluse. Presenti anche un selettore a levetta tra uscite RCA e XLR, più un altro selettore per il tipo di messa a terra, peraltro ininfluente sul suono per quanto da me sperimentato. Naturalmente, presa IEC per un cavo di alimentazione da poter scegliere. Di strano, ben quattro fusibili, due per canale, in corrispondenza delle quattro coppie di morsetti dei diffusori ma, a pensarci col senno di poi, non tanto strano. Ho rilevato che con questo finale, dalla cospicua potenza di 200 watt su 8 ohm, occorre rispettare scrupolosamente sempre l'ordine di accensione canonico delle elettroniche, ovvero dalla sorgente al finale, pena picchi di corrente ai diffusori capaci di fare sobbalzare molto indebitamente gli altoparlanti. L'inverso per lo spegnimento.
Il Plinius P10 è solidamente costruito ed è di ragguardevole pesantezza, pur se non esagerata, intorno ai 14 kg. All'interno, molto ordine e configurazione dual mono, eccetto per l'unico trasformatore toroidale di alimentazione, molto grosso e incombente.
Ai lati due bancali di 6 transistor di potenza ciascuno, con relative alette di dissipazione esterne, non enormi. Una piccola nota di fierezza nazionale: sono presenti parecchi centimetri di italianissimo cavo Tasker.
Il suono
Beh, in un certo modo, sorprendente.
Eh, sì, perché da una potenza così elevata, ci si aspetterebbe un suono decisamente materico, che ti spettini i capelli, quei pochi rimasti almeno. Invece sono stato colto un po' alla sprovvista dalla delicatezza e raffinatezza del suono che veniva trasmesso dal finale Plinius P10. Non che la gamma bassa sia negletta, ma sicuramente non è ciò che caratterizza in maniera più evidente il neo-zelandese. Piuttosto, sono rimasto colpito dall’equilibrio fra le gamme e dalla pulizia e incisività della presentazione sonora. Peraltro, a dimostrazione che la potenza in realtà c'è e agisce, il connubio migliore che ho provato è stato con le casse da stand Stat Audio Immagine. Queste sono casse a sospensione pneumatica, dotate di componenti di pregio assoluto, un po' durette e non facilissime da pilotare tanto è vero che con amplificazioni meno potenti i pregi non si evidenziavano.
Collegate col P10, hanno dimostrato una eccellente sinergia che ha messo in evidenza quanto di meglio i due possano offrire sfoggiando tutte le loro notevoli potenzialità. Dunque, in primis un palcoscenico sonoro decisamente fuori dal comune, con estensione nelle tre dimensioni da primato e ottima spazializzazione fra gli strumenti. E poi una notevole raffinatezza timbrica, soprattutto in alto, con violini, cimbali e campanelli veramente suadenti e accattivanti, mai fastidiosi se non nelle registrazioni che li hanno colti così. Merito dei tweeter Scan-Speak Revelator, fra i migliori al mondo, di cui sono dotate le Immagine, ma anche del Plinius che li ha saputi gestire come si deve. Bassi precisi e controllati ma non abissali, con limitazioni legate anche alle caratteristiche fisiche del diffusore.
Ho avuto anche l’opportunità di sentire, purtroppo solo brevemente, il P10 all’interno di un impianto stratosferico con elettroniche Soulution e diffusori Wilson Sasha, in cui è andato a sostituire due finali a stato solido Nagra MSA, ciascuno in origine stereo ma ponticellato in mono. Bene, pur non essendo ancora rodato, in quell’occasione non ha fatto granchè rimpiangere i suoi illustri predecessori, segno che la classe indubbiamente è presente e gli consente di gestire senza complessi di inferiorità anche sistemi di alto rango. I collegamenti, in questo caso, erano in bilanciato.
Scendendo a livelli molto più terreni, pure le MMG Magneplanar hanno beneficiato dell'incontro col P10, anche se, in rapporto a come sono uso sentirle col finale Nadir Mk101i, dotato di metà della potenza del Plinius su 8 ohm, mi sono parse lievemente smagrite, con delle prestazioni non proprio allo stesso livello per quanto attiene a profondità e immanenza, ma con maggiore controllo. Peraltro per il resto dello spettro mi sono sembrate un gradino superiori, anche in termini di velocità degli attacchi e dei rilasci, area in cui già le Magnepan per conto loro eccellono e in cui lo stesso P10 contribuisce attivamente, conseguentemente ai dati dichiarati di slew rate, piuttosto alti, di 50V/μs. La dinamica è poi l'altro punto forte del Plinius, che in questo comparto si comporta egregiamente, facendo apprezzare efficacemente i pianissimi e fortissimi di grandi orchestre e di pianoforti soli. Evidentemente una scelta progettuale ben precisa, che pare ritrovarsi anche nel resto della gamma di amplificazioni della marca, di cui il P10 costituisce l'entry level, a giudicare da quanto si legge in giro per la rete. Rete ricca di commenti in generale molto positivi sui Plinius. La gamma media, con voci ben intellegibili e realistiche è sempre godibile, pur mantenendo la sua relativa compostezza e correttezza da stato solido. In effetti a me, che sono solito ascoltare per lo più con un valvolare, un poco di calore e di ricchezza armonica sembra mancare, ma questo è poi uno dei punti di forza delle valvole, per chi le apprezza. Viceversa, per chi preferisce una riproduzione più asciutta e tesa forse anche maggiormente realistica, lo stato solido è l’ideale. Fin qui, i risultati degli ascolti con cavo di segnale sbilanciato RCA-RCA, a parte la breve parentesi con le Sasha. Poi, mi è venuto in mente di avere dei cavi terminati RCA-XLR e mi sono detto, pur non avendo elettroniche bilanciate, mah, proviamo anche questi. Beh, sono molto contento di averlo fatto. Con l'input XLR cambiano parecchie cose, tutte in meglio e nonostante, ripeto, non abbia elettroniche bilanciate. Innanzitutto, pare di sentire più forte. Cosa facilmente spiegabile con la maggiore sensibilità dell'ingresso XLR. Poi, qualche ronzio meccanico, per intenderci proveniente dall'ampli, non dalle casse, presente col collegamento RCA, sparisce totalmente dopo qualche secondo dall'accensione, mentre con lo sbilanciato qualcosina permaneva. Occorre allo scopo settare adeguatamente, leggi provare, la levetta del grounding, che con l'altro collegamento risultava, come già accennato, inefficace. Quindi, la macchina diventa molto silenziosa. Ma, ciò che risulta più importante, il suono finale risulta più presente e vibrante, con maggiore delizia dei padiglioni auricolari dell'ascoltatore. Partendo da una base già elevata, questa non è cosa di poco conto.
Dunque, riassumendo, un fior di amplificatore di potenza, esteticamente molto accattivante, classico pugno di ferro in guanto di velluto, ma, direi in questo caso, un velluto particolarmente denso e ricercato, veramente piacevole da toccare. In grado di pilotare adeguatamente diffusori anche molto ostici. Se gradite ambienza, velocità, dinamica, raffinatezza, qui avrete di che soddisfare le vostre orecchie, in maniera ancora più accentuata se siete dotati di elettroniche bilanciate. Qualche nota sul prezzo di listino, decisamente non basso, ma credo suscettibile di sconti interessanti da parte del distributore nazionale Il Tempio Esoterico di Catania. Il segmento merceologico risulta piuttosto affollato, in effetti la concorrenza è parecchio agguerrita, con marchi molto affermati quali Pass, Classè, Accuphase, Electrocompaniet, Norma, AM Audio, Audio Analogue solo per citarne alcuni in ordine sparso, sia esteri che italiani.
Selezione musica ascoltata
Vivaldi: Concerti e arie da box 20 CD Vivaldi Recordings, L'Oiseaux Lyre
Bill Evans: For Lovers, CD Verve
Crosby, Stills & Nash: Greatest Hits, CD Warner
Patty Smith Group: Wave, CD Arista
Frederick Fennel, direttore: Hi-Fi A La Espanola, LP Mercury Living Presence
Paganini: Concerto per Violino, solista Salvatore Accardo, LP Deutsche Grammophon
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Ingressi: 32dB RCA, 38dB XLR
Potenza: 200W RMS per canale su 8ohm, 300W su 4ohm
Risposta in Frequenza: da 20Hz a 20kHz ±0.2dB a 0Hz e -3db a 70kHz
Distorsione: <0.05%THD
Corrente di picco: 40A protetto da fusibile
Hum & Noise: 90dB da 20Hz a 20kHz
Impedenza di Ingresso: 47kohm
Dimensioni: 450x120x400mm LxAxP
Peso: 14kg
Distributore Italia: al sito de Il Tempio Esoterico
Prezzo in Italia alla data della recensione: 5.990,00 euro
Sistema utilizzato: all'impianto di Fabio "Perplesso" Barbato