Finale Plinius SB-301 MKII

07.01.2013

Ogni tanto è rassicurante provare un’amplificazione che, sostanzialmente e in uso domestico, disponga esattamente di tutti i watt dei quali possiamo avere desiderio: e anche ben oltre.

Una sorta di tranquillità tale che, ad alti volumi, ci sollevi da quella sottile ansia di percepire in un picco musicale l’inizio del clipping o, nel migliore dei casi, l’indurimento timbrico sintomo di una distorsione udibile e niente affatto piacevole per i nostri timpani e per le bobine degli altoparlanti.

 

Il Plinius SB-301 MKII aderisce perfettamente a questo target, ponendosi di diritto tra le amplificazioni stereo più dotate di watt in circolazione, oltre 500 su 4 ohm, e in grado, sulla carta, di pilotare qualsiasi diffusore in commercio in qualunque ambiente domestico.

L’oggetto rappresenta poi una sorta di scommessa per il costruttore neozelandese, che cerca di avvicinarsi quanto più possibile al top di gamma Plinius, il modello SA Reference funzionante in classe A pura, progettando un finale operante invece in classe AB e, quindi, svantaggiato dal punto di vista puramente tecnico nel contenimento della distorsione. Altro obiettivo perseguito e raggiunto è stato quello di offrire rispetto all’altro finale in catalogo, l’SA-103 anch’esso in classe A ma di costo inferiore e potenza dimezzata, una maggiore erogazione facendo salva l’elevatissima raffinatezza e finezza di grana che l’SA-103 garantisce.

Quindi un’elettronica che vorrebbe porsi in listino come una sorta di crossover, a costo intermedio tra gli altri due finali in classe A, assicurando quanto più possibile la loro qualità ma potendo garantire elevate doti di potenza in uscita, tipiche dei finali in classe AB.

Tutto questo a un prezzo non certo popolare, oltre 13.000 euro in Italia, ma ancora distante dai prodotti top della concorrenza, alcuni devo dire di costo ridicolmente esagerato, il che ne accresce le aspettative dell’acquirente, nonché le mie personali per questa prova.

 

Lo SB-301, qui la sua brochure, in questa nuova versione MKII, rimane invariato rispetto al modello precedente nella sua livrea satinata color argento chiaro, decisamente imponente e pesante quanto basta per mettere a dura prova le vertebre delle schiene umane più robuste: ne sa qualcosa il Direttore Rocchi, cagionevole di schiena. La sensazione di solidità non è solo tale, ma tangibile e reale, sia dal punto di vista costruttivo che operativo.

Un relè interno temporizza l’accensione, che provvede a mettere in standby l’elettronica dopo un breve intervallo segnalato dal lampeggiare di un LED sul frontale, per poi, tramite il pulsante previsto, mettere il finale in funzione una volta che il LED rimane acceso.

L’interno denota un buon livello costruttivo e di ingegnerizzazione delle schede, con una attenta scelta dei componenti in relazione al budget previsto, che, pur riferito a un apparecchio di costo elevato, non è di sicuro illimitato.

L’alimentazione si avvale di due toroidali separati di elevata potenza, alcuni ponti raddrizzatori e condensatori elettrolitici di filtraggio da 6.800 microfarad per un numero di dieci, con una conseguente capacità totale, viste le potenze in gioco, certamente non sovrabbondante.

L’impressione è di avere a che fare con un oggetto che comunichi un gran senso di energia, seppure la componentistica in alcuni casi non ritengo – è mia opinione del tutto personale – sia all’altezza del prezzo di vendita.

 

Dal punto di vista circuitale, come molti sanno, lo schema dello stadio finale in tutti i Plinius è piuttosto insolito, perlomeno ai giorni nostri. Infatti, i dispositivi finali che qui sono utilizzati in un numero decisamente elevato pari a 32 totali, sono transistor solo del tipo NPN. In effetti, negli stadi finali in push-pull solitamente usati nelle amplificazioni tradizionali moderne, il transistor NPN viene utilizzato con il suo complementare PNP in modo che le due semionde siano amplificate dai due transistor complementari e simmetrici in modo da abbattere le distorsioni delle armoniche pari.

Nel Plinius, invece, i due rami sono amplificati solo da quest’ultimo tipo, in una tipologia circuitale chiamata “simmetria quasi complementare”, come avveniva nei finali a stato solido di una quarantina di anni fa e anche prima, quando il PNP, un transistor la cui base viene alimentata con una tensione a polarità negativa, non era stato ancora inventato o non presentava ancora dati di targa soddisfacenti rispetto ai più anziani NPN e, peraltro, le prime coppie complementari avevano costi proibitivi per uso audio,

Ci si chiede il perché di questa scelta oggi non più obbligata, che comporta alcuni problemi e, sulla carta, un solo vero vantaggio.

Non è certo la sede questa per una disamina esaustiva della questione, peraltro dibattuta dagli addetti ai lavori da oramai mezzo secolo. Certo è che alcuni progettisti erano e sono tutt’oggi convinti che tale configurazione dello stadio finale comporti, a fronte di alcune problematiche peraltro facilmente risolvibili – sul Plinius certamente risolte, visto come suona – un certo vantaggio in termini acustici, poiché la diretta conseguenza di far amplificare le due semionde nello schema controfase da transistor non perfettamente simmetrici, è un certo – moderato – aumento della distorsione di seconda armonica, i cui effetti sono, soprattutto in uno stato solido, discretamente positivi, in quanto ciò garantisce una più corretta struttura armonica della distorsione totale, con apprezzabili ripercussioni sulla piacevolezza d’ascolto.

Siamo nell’opinabile, nelle convinzioni che ciascun progettista possiede su come raggiungere le migliori prestazioni possibili, per il cui ottenimento, come noto, esistono molte strade tecnicamente percorribili.

Se così non fosse, avremmo amplificatori tutti uguali.

Siamo abituati ad ascoltare elettroniche il cui suono sorprende rispetto a ciò che ci aspettiamo dal suo circuito o dal suo livello costruttivo, per cui credo che l’utente finale non debba poi preoccuparsi del perché un prodotto sia implementato in un modo o in un altro, posto che il tutto sia ben progettato e quindi perfettamente funzionante: e il Plinius SB-301 certamente lo è.

 

Per finire, vorrei segnalare che questo amplificatore è comunque un classe AB con una discreta corrente di polarizzazione, da ciò ne consegue un certo calore emanato in regime di funzionamento dovuto anche al notevole numero di dispositivi finali impiegati, in misura comunque tale che i primi watt, quanti dipende dal carico del diffusore, siano erogati senza interdizione dei transistor, quindi in classe A.

Ciò è comunque importante, poiché nella maggior parte dei casi reali, soprattutto con diffusori con un modulo di impedenza non basso, lo SB-301 potrà garantire tutti i vantaggi di tale classe di funzionamento anche a volumi medi.

 

Prova d’ascolto

Il finale in prova è stato inserito nel mio impianto al posto del PassLabs XA 30.5 che, come noto, garantisce 30 watt in classe A pura, per poi commutare in classe B ed erogare quasi 200 watt su un carico di 4 ohm con livelli di distorsione ancora apprezzabilmente contenuti: valore di potenza che nel mio ambiente d’ascolto è decisamente sufficiente, considerate anche le ingenti doti di erogazione in corrente del finale americano.

Tuttavia ad elevati livelli d’ascolto – molto elevati – si percepisce una maggiore fluidità e facilità di emissione che il Plinius può assicurare dall’alto dei suoi dati di targa, decisamente più generosi.

Questo amplificatore soddisfa praticamente tutti i requisiti che un odierno stato solido di qualità può offrire, in termini di potenza indistorta e pulizia del suono, di fluidità di emissione e correttezza timbrica, di piacere d’ascolto.

Siamo di fronte a un ampli rigoroso, solido e dotato di una struttura armonica ben articolata, seppure inferiore a diversi concorrenti a tubi e alle migliori, ma molto e molto più costose, realizzazioni solid state.

 

La prima impressione, sempre più confermata da ascolti successivi, è una grande sensazione di pulizia sonora, accompagnata da un rigore timbrico notevole frutto di una linearità di emissione di gran livello.

Fa eccezione, con alcune incisioni poco felici o impiegando cavi poco sinergici, un lieve accenno di iperventilazione sul medio alto, a tratti eccessivamente illuminato da una luce bianca intensa che può rappresentare gli strumenti ad arco in maniera poco fluida, soprattutto negli ensemble orchestrali dove si può desiderare in alcuni frangenti un maggior grado di dolcezza, che non vuole dire ruffianeria timbrica.

La gamma bassa è di qualità eccellente, profondissima e lineare, mai gonfia o poco controllata, ma soprattutto veloce in maniera naturale e non artefatta e mozzata, come talvolta avviene in taluni finali a stato solido anche blasonati.

Per alcuni aspetti, mi ricorda quella dei migliori Krell di ogni tempo.

Il medio basso pulitissimo e controllato, dona smalto e vigore armonico ma, cosa importantissima, per la sua elevata rigorosità spoglia la riproduzione di tutte quelle sovrastrutture e inquinamenti timbrici che sporcano l’emissione sonora, rendendo meno intellegibile la struttura strumentale, della quale invece con il Plinius percepiamo solo l’aria e le note che la permeano.

Ciò rende disponibile una grande varietà di particolari, ascoltabili con facilità e un grado di trasparenza veramente elevato, il quale unito a una cura per il dettaglio notevole, fa si che l’ascoltatore possa agevolmente riconoscere nel programma musicale riprodotto tutto ciò che lo compone, sia in termini strumentali che di voci umane.

Tutto ciò rende il Plinius un finale di potenza realmente universale in quanto possiede, oltre le sopra menzionate doti di trasparenza e dettaglio, tanto utili nei piccoli ensemble di musica acustica come nei gruppi orchestrali barocchi, quella pressione sonora e quel piglio dinamico necessari sia nella riproduzione del genere rock sia di quello classico delle grandi orchestre, dove in certi frangenti la potenza, ma soprattutto la dinamica, non sembrano mai abbastanza.

Altro aspetto comune a tutta la produzione del marchio neozelandese, è l’estrema raffinatezza della trama sonora, priva di grana nel modo più assoluto e decisamente neutra. La fluidità sonora è rimarchevole, tale da non stancare mai neanche durante gli ascolti più prolungati ad alti livelli di volume, spinti dal desiderio di vivere l’evento dal vivo: parlo ovviamente di musica acustica.

 

Non manca, in poche parole, nulla.

 

L’immagine è amplissima e profonda, molto precisa nell’individuazione dei piani sonori e nella messa a fuoco, seppure alzando molto il volume, perlomeno con le mie Martin Logan, si assiste a un certo gigantismo sonoro che fa perdere la nettezza dei contorni degli strumenti.

Si potrebbero individuare, in qualche concorrente a stato solido, lievi margini di miglioramento, ma ripeto che ciò è appannaggio solo di prodotti ancora più costosi – mi vengono in mente i Viola Audio e i Cello, mentre non ho sentito i nuovi top di gamma di Pass – a cominciare proprio dallo SA Reference, il quale, devo dire, presenta una lieve maggiore caratura armonica, unita a una dolcezza e raffinatezza di grado appena superiore.

Comunque tutto è rappresentato con un grado qualitativo molto elevato, direi al limite dell’eccellenza, potendo soddisfare certamente gli amanti dello stato solido così come tutti coloro che, a prescindere dalla tecnologia costruttiva di un amplificatore, cercano un suono privo di difetti evidenti e di fatica d’ascolto. Con il Plinius SB-301 non si corrono in nessun modo questi rischi.

 

Conclusioni

Il Plinius SB-301 MKII è un’eccellente macchina da musica, concreta quanto basta per fare fronte a qualsiasi esigenza d’ascolto, con in più la capacità di coniugare le grandi potenze d’uscita a un livello di finezza sonora ottenibile solo con amplificatori di pregio ma poco potenti.

Credo che il Plinius SB-301 rappresenti un notevole strumento in grado di garantire, senz’ombra di dubbio, il pilotaggio di ogni tipo di diffusore, seppure per alcune scelte tecniche ne caldeggio l’uso con sistemi non troppo difficili per esigenze elettriche, leggasi modulo e fase d’impedenza, in ogni contesto e con qualunque programma musicale.

Un oggetto dunque dannatamente universale e decisamente così dotato da poterlo considerare un oggetto definitivo, ovviamente nell’accezione relativa al significato che tale aggettivo incarna nel mondo dell’hi-fi.

Lo abbinerei certamente a preamplificatori valvolari e, per quanto ovvio, anche ai migliori esponenti a stato solido che potrebbero senz’altro costituirne il naturale completamento, soprattutto sul fronte della neutralità timbrica e del controllo.

Plinius si conferma dunque, anche nell’ambito di un prodotto per così dire intermedio del suo costoso listino, come uno dei migliori produttori di elettroniche a stato solido, perfettamente in grado di competere con le più qualificate produzioni americane ed europee.

 

SCHEMA RIEPILOGATIVO

Voto massimo ✳✳✳✳✳ Spark, le scintille ReMusic

Timbrica: ✳✳✳✳ | Decisamente neutra, appena intaccata da una veniale nota accesa sul medio alto. Basse frequenze estesissime e lineari. Eccellente finezza di grana. Contenuto armonico di buon livello.

Dinamica: ✳✳✳✳ | Elevata sia a livello di grandi escursioni che nel micro contrasto; strumenti vivi e contrastati. Si nota una lieve tendenza a “strappare” ad alto volume, tipico delle amplificazioni ad alta potenza.

Velocità: ✳✳✳✳ | Realistica e soprattutto estesa ad ogni range di frequenze.

Dettaglio: ✳✳✳✳✳ | Elevatissimo e sempre molto omogeneo tra le frequenze.

Trasparenza: ✳✳✳✳1/2 | Molto elevata, consente di ascoltare con disarmante facilità ogni particolare, soprattutto gli strumenti in secondo piano talvolta poco intellegibili in elettroniche meno rivelatrici.

Immagine: ✳✳✳✳ | Molto sviluppata in ogni dimensione, con una ricostruzione scenica credibile e solida. Ad alto volume soggetti sonori appena più grandi del dovuto.

Costruzione: ✳✳✳1/2 | Di buon livello rispetto al prezzo, con una scelta molto oculata nel rispetto del budget sulla qualità dei componenti passivi. Telaio massiccio in alluminio con dissipatori molto vistosi.

Rapporto prezzo prestazioni: ✳✳✳1/2 | Decisamente buono, soprattutto in riferimento alla qualità ottenuta per le potenze in gioco.

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Ingressi: 32dB RCA, 38dB XLR

Potenza: 310W RMS per canale su 8ohm

Risposta in Frequenza: da 20Hz a 20kHz ±0.2dB a 0Hz e -3dB a 70kHz

Distorsione: <0.05% THD a pieno regime

Corrente di picco: 100A, protetto da fusibile

Velocità: <5uS

Rapporto S/N: 100dB da -20Hz a 20kHz pesato A

Impedenza di Ingresso: 47kohm

Dimensioni: 500x220x455mm LxAxP

Peso: 38kg

Distributore Italia: al sito de Il Tempio Esoterico

Prezzo di listino in Italia alla data della recensione: 13.490,00 euro

Sistema utilizzato: al sistema di Paolo “Miracolo” Di Marcoberardino

di Paolo
Di Marcoberardino
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