NdR | Video ufficiale di presentazione dell'Antileon EVO dal sito Gryphon Audio Designs
Premessa
Scena: Roma, giorno, Auditorium Parco della Musica, una delle sale Studios, presentazione Gryphon a cura dell’importatore Audio Reference. Una vera e propria dimostrazione di forza: muscolare e palpabile. I più importanti “pezzi d’autore” Gryphon, dal digitale ai diffusori, schierati e ascoltabili in serie.
A fine evento, ringrazio calorosamente il responsabile, Federico Licciardello, e, fra il serio e il faceto, la butto lì, proponendomi per una ricca prova del pezzo che più mi ingolosisce: il finale stereo Gryphon Antileon EVO. La risposta di Federico è da vero gentleman anglosassone: “Perché no?”.
Da lì in poi, delirio puro…
Trattengo il respiro. Vado in apnea. Torno a guardare l’innocente manufatto oggetto dei miei desideri. E realizzo che dovrò organizzarmi per bene. Giusto un filino in più del solito, visto che trattasi di ottantaquattro chili di apparecchio con imballo da mezzo bancale, consegnatomi dal corriere con apposito muletto, per centodieci chili finali, totali e termonucleari…
Design
Di Gryphon si è scritto e si sa molto. Attiva dal 1985, la casa danese deve al suo proprietario e designer, Flemming E. Rasmussen, la sua forte impronta. Nata producendo finali in classe A, negli anni ha mantenuto il core business dell’amplificazione, allargando l’offerta di apparecchi dal digitale ai diffusori. Ogni creazione Gryphon vuole lasciare il segno. Estetico e strumentale. Ogni apparecchio Gryphon vuole “durare nel tempo”, come risposta a esigenze di lunga durata, non di marketing da collezioni di moda. Rasmussen è diplomato in grafica e pittura presso la Aarhus Art Academy danese e le sue scelte sono spesso “culturali”, in senso genuino e non intellettualistico. Il nome Gryphon, ad esempio, è stato scelto perché la figura del grifone simboleggia l’unione fra la forza del leone e la grazia dell’aquila. Mentre quello di Antileon si deve a uno dei figli di Ercole, uno che, in fatto di forza, sapeva il fatto suo.
L’azienda si fa quindi vanto – e a ragione – di non presentare ogni anno un nuovo modello, un approccio da marketing compulsivo praticato dai più famosi brand di massa. Al contrario, la linea Antileon è stata presentata nel 2000, affinata continuamente e sul mercato quindi da più di quindici anni. L’Antileon EVO è appunto l’evoluzione del primo Gryphon Antileon, presentato nel 2000, e ora disponibile anche in versione mono. La Gryphon si fa sentire – eccome – quando ha qualcosa di veramente nuovo e originale da dire e i suoi apparecchi sono qui per restarci. Se ci fate caso, la Danimarca confina via terra solo con la Germania del Nord. In questo senso, non c’è nessuno più tedesco – cioè integralista – dei danesi…
Costruzione
In tempi non sospetti, si parla della fine degli anni ’80, ho avuto per le mani diversi ampli in classe A. All’epoca – tempi eroici per i costi sopportati – si parlava di Classé Audio, Krell, Threshold. Anche attualmente, il mio integrato di riferimento, l’Audiosophia I-50jm è un MOSFET da circa 25 watt in classe A e fino a 50 in AB. Per questo motivo amo la solidità del tessuto sonoro offerto dai migliori classe A, quella sensazione che la scena non fluttui incontrollata al variare della dinamica.
Temo però che qui si parli di una categoria a sé stante. L’Antileon EVO è infatti un finale da 150 watt in classe A per canale, con 40 transistor bipolari di potenza ad alta corrente, condensatori per 670,000 µF, stadio d’ingresso a J-FET ultraveloci, condensatori di disaccoppiamento Mundorf RXF in polipropilene, resistenze Takman REY, risposta in frequenza piatta ed estesa fino a 350 kHz, fattore di smorzamento indipendente dalla frequenza, circuito stampato a norme militari a doppia laccatura con tracce in rame da 105 µm di spessore.
Si tratta a tutti gli effetti di un amplificatore ad alta corrente tout court. Portarmelo in sala d'ascolto mi ha fatto seriamente considerare la possibilità di dotarmi di un argano... Gryphon afferma senza tanti giri di parole che l’attuale ricerca del mercato di tipologie di amplificazioni più efficienti è motivata solo da ragioni economiche, quelle per tagliare i costi. L’amplificazione per eccellenza è quella in classe A. Non importa se l’acciaio, il rame, le bancate di grossi condensatori e di massivi trasformatori costano sempre di più: è la materia di cui è fatta la musica, la sua massa. E non può essere esile.
L’Antileon conferma tutto questo anche con un look “muscolare”. Esibisce pannelli di alluminio anodizzato nero, costruiti e assemblati con tolleranze minime, e frontale in acrilico nero da 40 mm di spessore. Il suo cabinet suggerisce proprio una “muscolatura” interna, la presenza di un grosso e potente trasformatore, i silos dei suoi condensatori e la formidabile pompa di calore dei suoi transistor ed enormi dissipatori.
I trasformatori sono da 1.500 watt l’uno, resinati in epossidica, meccanicamente isolati dallo chassis e sospesi: tutto per evitare vibrazioni e rientri nel percorso del segnale. Senza considerare un leggerissimo ronzio in ambiente, forse dipendente dalla rumorosità temporanea ondivaga della rete, preciso che l’Antileon è uno degli ampli da me provati e conosciuti più silenziosi all'ascolto, nonostante la dimensione sua e dei suoi trasformatori.
Schermatura dei trasformatori a parte, nella costruzione dell’Antileon vengono utilizzati solo materiali non magnetici. Il percorso del segnale è molto contenuto, con soluzioni di posizionamento delle sezioni driver e dei condensatori di bypass non convenzionali e un solo breve spezzone di cavo Gryphon Guideline Reference in argento dorato. Anche i massicci connettori dorati a pannello per i cavi di potenza sono esclusivi Gryphon: permettono il bi-wiring e accettano cavo nudo, forcelle, banane o qualunque combinazione fra questi diversi tipi di connettori.
Due cavi di alimentazione, due prese IEC, due interruttori, due trasformatori, due bancate di condensatori, due rami di amplificazione… L’Antileon è un ampli stereo realmente bilanciato e totalmente dual mono, in tutti i sensi e modi.
Come già accennato, il bias è rigorosamente in classe A per disporre istantaneamente di tutta la corrente tutte le volte che serve. Il motivo è semplice: il bias dinamico, quello che switcha a un più alto livello di bias quando viene riconosciuta la presenza di un segnale più dinamico, insegue giocoforza il segnale, rispondendo necessariamente a cose fatte. Per Gryphon quindi questo tipo di bias non è abbastanza veloce per tracciare in tempo reale i cambiamenti di dinamica.
Nonostante sia un finale estremamente esigente, tendente all’integralismo progettuale, l’Antileon è però uno degli ampli più “smart” che conosca. Selezionando il valore di bias dai pulsanti sul frontale, può funzionare “duro&puro” a 150 watt per canale in classe A o contenersi a 50 watt per canale in classe A e i restanti 100 in AB, come anche esibirsi in scioltezza con 150 watt in sola classe AB.
Quindi, in presenza di ambienti d’ascolto di ridotte dimensioni, musica senza picchi dinamici, musica di sottofondo o diffusori ad alta efficienza, in uno qualsiasi di questi casi si può ragionevolmente optare per la posizione di bias definita “L”, per avere 150 watt in classe AB, o “M”, per i primi 50 watt in classe A e fino a 150 in AB. La posizione di bias “H” è invece quella dei puri 150 watt in classe A. Le differenti posizioni di bias incidono ovviamente in parallelo sui consumi elettrici. Infine, quando è collegato a un preamplificatore Gryphon attraverso la connessione proprietaria Green Bias, il bias dell’Antileon viene regolato automaticamente in funzione del volume dello stesso preamplificatore.
Non ci sono fusibili o relè sul percorso del segnale, per non alterarlo in alcun modo. I fusibili di sicurezza sono facilmente accessibili dalla torretta centrale dell’apparecchio. Il software di diagnostica è attivabile da un singolo pulsante sul frontale, dove si trova anche il pulsante di Mute. Fin dall’accensione il software effettua un check completo, segnala ad esempio – cosa che ho trovato molto pratica – se i cavi di alimentazione sono in fase fra di loro e lo stesso sistema di protezione non invasivo a microprocessori è aggiornabile via software, tramite assistenza autorizzata.
Ascolto
Per iniziare col piede giusto, una piccola precisazione. Devo confessare di aver sempre ritenuto piuttosto “scuro” il tipico sound Gryphon. Invece, avendo potuto disporre dell’Antileon per settimane, “mi sono fatto persuaso”, come direbbe il Montalbano di Camilleri, che a molta parte di questa impressione possano contribuire altri componenti della catena Gryphon, probabilmente le loro casse in primis.
All’epoca della prova, già da mesi disponevo dei miei nuovi diffusori Audiosophia E3R-GC. Come la sigla suggerisce, si tratta di un progetto realizzato appositamente per me, da qui le due lettere finali, le iniziali del mio nome e cognome. Ebbene, sì. Nella mia vita di audiofilo militante, ho acquistato e modificato, autocostruito e tweakato: ora è il momento delle ordinazioni su misura.
L’originale sistema di diffusori è un tre vie con tweeter dipolo in ceramica di carbonio, medio da 175 mm in sospensione pneumatica, sempre in ceramica di carbonio, basso in bass-reflex a pavimento da 275 mm in policarbografite. I componenti sono interamente progettati e costruiti a mano dall'Ing. Massimo “Max” Micelli. Hanno una risposta in frequenza da 18 Hz a 25 kHz, impedenza di 4 ohm con discesa a 0,7 ohm sull’incrocio basso e sensibilità di ben 98 dB. Il cablaggio interno è un ibrido Litz di rame OFC smaltato a 120 fili da 0,7 più solid core di argento e platino. Struttura ed estetica sono garantite da truciolare ad alta densità di legni duri da 34 mm impiallacciato rovere.
Tra parentesi, questa tipologia di diffusore che personalmente definisco un multivie elettrico con altoparlanti a lunga corsa e crossover complesso – inizialmente a 24 dB! – è stata recentemente superata dai nuovi progetti Audiosophia, dietro stimoli assidui miei e del buon Rocchi. Ora Max è addirittura alla terza generazione di multivie misto meccaniche/elettriche con altoparlanti a corsa brevissima e crossover minimalisti. Insomma, sta re-inventando l’alta efficienza! Scoprite qualche risultato qui, sulla sua pagina Facebook e restate sintonizzati…
Per tornare a noi, l’Antileon EVO è stato ascoltato anche con le mie Mantra Sound Daiko e con le deliziose Aerial Acoustics Model 6T, oggetto della mia prossima prova.
Questa lunga digressione riguardante i diffusori usati serve per comprendere quanto segue. Per stile di recensione, preferisco sintetizzare quelle che possono essere le costanti e le variabili degli apparecchi in prova, per tentare di definirne una vera e propria identità personale. Credo quindi di poter affermare che il Gryphon Antileon EVO è un autentico monumento sonoro. Schiaritosi la voce con un bel centinaio di ore di rodaggio, concesse più per scrupolo che per dovere, visto che l’apparecchio viene parzialmente rodato in fabbrica ed era già stato comunque utilizzato, l’Antileon esibisce sin da subito la forza composta di chi è sicuro dei propri mezzi. La casa consiglia sempre di offrirgli una mezz’oretta di riscaldamento prima di passare ad ascolti critici, ma, ripeto, fin da subito il finale dice “ci penso io”… Suggerisce sicurezza, semplicità di emissione, piacere puro. Ha la rilassata compostezza dei giganti buoni, quella degli All Blacks, tanto per capirci, capaci di esplodere di potenza in apparente semplicità o di correre i 100 metri in 11 secondi senza affanno.
Ma, ma, ma… C’è un ma… Anzi, tre! Questo perché siamo di fronte a un ampli dalla “personalità multipla”! A seconda del controllo di bias selezionato, cambia la sua emissione e non di poco. D’altra parte, se la casa predilige e consiglia la pura classe A, un motivo l’avrà.
Il bias L corrisponde al funzionamento in classe AB fino alla piena potenza. Volete il rock? Volete strapazzare le casse? Scegliete il bias L e toglierete tutta la ruggine dai vostri pezzi metal. Dinamica indistorta fino a quanta ne volete. I woofer rischiano di aggirarsi per la stanza allo stato brado. L’ampli è esplosivo e brutale, senza però infastidire. La scena è forse un pelino meno palpabile delle configurazioni ad alto bias, ma la velocità, il senso di sorpresa e la dinamica assoluta della musica si impongono come principali caratteristiche interpretative.
Il bias M è risultato il mio preferito nella maggior parte degli appunti di ascolto. La scena e la fermezza del messaggio musicale ne guadagnano sensibilmente. La dinamica si riduce un attimo, si riduce quel “senso di sorpresa” a cui accennavo prima, ma il suono sembra più sostenuto, più persistente.
Passando da M a H cambiano sia la timbrica che la prospettiva, la scena. Il suono diventa ancora più definito, forse più “piccolo”, più confinato nello spazio fra i diffusori, ma più piacevole, più umano, più vicino alla musica degli strumenti naturali non amplificati. Qui un poco la musica elettronica o quella con strumenti amplificati viene penalizzata: si tratta però di gusti, più che di verità strumentali. In questo senso, l’interpretazione della musica in totale classe A va assolutamente sentita, tanto è particolare, solida e concreta a paragone di quella che punta al puro swing dinamico.
Prima ho accennato alle Audiosophia E3R-GC perché, per quanto riguarda la discesa in ohm del loro modulo, sono casse certamente esigenti, nonostante l’alta sensibilità. Qui l’Antileon si esalta. Chiedetegli controllo e piacevolezza. Forza e dettaglio. Vi darà tutto.
Con le mie Daiko mi ha fatto seriamente preoccupare per l’integrità dei loro delicati altoparlanti, cellule per cuffie Sony e mid-woofer Supravox 165 GMF.
Con le Aerial Acoustics ha dato il meglio di sé in ogni configurazione, dato che le casse in questione dispongono di una discreta efficienza, di modulo alto ma anche di una considerevole tenuta in potenza.
Spazzolando dall’alto verso il basso le frequenze, posso sintetizzare dicendo che gli acuti sono presenti, definiti e sostenuti, ma non trapananti, permettendo ascolti prolungati. Alcuni potrebbero definirli “valvolari”, tanto si fanno dimenticare, pur essendoci tutti, e sarebbe un gran bel complimento.
Le medie hanno quella punta di calore che le rende incredibilmente “sexy” e ho detto tutto.
I bassi sono tra i migliori che si possano desiderare: l’Antileon ha evidenziato con precisione tutti i limiti o le specifiche caratteristiche su questo range di frequenze dei diffusori con cui è stato provato.
In generale e in conclusione, l'Antileon ha grip, ha mordente, tradurrei liberamente, nel senso che resta attaccato alla musica e alla sua tessitura, la dipana senza cedimenti o eccessi esibizionistici.
Pro
Un ampli memorabile, eterno, dalla personalità espressiva immediatamente percepibile. Piega i diffusori al suo volere, ma con la forza di chi educa per uno scopo superiore. Può pilotare di tutto, senza scomporsi. Consigliatissimo per i cosiddetti diffusori “difficili” ma anche estremamente “civile” con i più facili. L’Antileon è l’ampli in classe A che mi ha riconciliato con la classe A. Un riferimento. Punto e basta.
Contro
Bellissimo il frontale, ma, causa la massa dell’apparecchio, sento il bisogno di un paio di maniglie anteriori, eventualmente anche rimovibili.
Considerate l’assorbimento elettrico: a piena potenza e in classe A un’utenza domestica non basta.
Il calore dissipato è imbarazzante: in piena classe A non avrete bisogno di riscaldamento in ambiente e non potrete toccare impunemente l’apparecchio, credetemi.
Il peso delle prestazioni ha il suo contraltare nel peso specifico dell’apparecchio: prevedete di spostarlo il meno possibile, tanto non ci riuscireste.
Il fatto che disponga di tre personalità vocali diverse è un caratteristica da me vissuta come positiva e non rientra affatto in un elenco di potenziali debolezze.
Chissà
Si può fare altrettanto con molto meno, sia in termini di costo che di volgare peso dell’apparecchio? Secondo me, no. O lo si fa così o non si ottiene altrettanto. Nel periodo di prova l’EVO è stato paragonato con ampli dalle circuitazioni storicamente molto “furbe”, tipo NAD, Proton, Carver. Oppure “fredde”, come quelle di diversi T-amp. O altrettanto ambiziose e – sulla carta – generose, tipo quelle di potenti transistor Cary Audio in classe AB. In tutti i casi, la coperta si è dimostrata corta. In molti casi, molto corta.
Metafore veloci e sintesi finale
Il Gryphon Antileon EVO è un ampli leggendario, uno di quei rari esempi di apparecchi di cui si dovrebbe sempre poter disporre, come riferimento assoluto. Sarebbe proprio bello poterlo avere sempre in redazione, sarebbe semplicemente necessario.
Se fosse un’auto, sarebbe una Bentley, una macchina potente, che può arrivare a grandi velocità ma sempre con la souplesse, l’aplomb, il comfort e la classe del gentleman, quello che non passeggia ma, meno che mai, si affretta*…
*Sting, “A gentleman will walk but never run”, Englishman in New York, da Nothing Like the Sun, 1987
Ho inoltre molto apprezzato la precisazione contenuta nel manuale, che traduco qui in sintesi e liberamente: “Questo apparecchio è il frutto di molte scelte tecniche. Il suo design prevede anche molti di quei tweak apprezzati dall’audiofilo. Prima di implementarne altri, cosa che di fatto ne fa decadere la garanzia, vi preghiamo di ascoltarlo per come è stato realizzato nelle intenzioni dei suoi creatori”. Insomma, fate quello che volete, ma sappiate che filtri di rete, “mattoni magici”, supporti e cavi esoterici forse non faranno che alterare – se non danneggiare – l’equilibrio di questo strumento, accordato da una scuola di maestri del suono.
In quale configurazione “suona meglio”? Onestamente, non lo so. Inoltre, visto che posso scegliere, sceglierò quello che più mi ispira a seconda del supporto musicale, del tipo di brano o genere, del setup complessivo, dell’integrazione fra gli apparecchi. In assoluto, è bello poter scegliere e avere sempre più di un’opzione, sempre corretta.
Lo consiglierei per delle casse ad alta efficienza? Certamente sì, in bias M. Ma considererei anche il bias H per diffusori in realtà “difficili” come gli Avantgarde o Acapella.
Con casse a più bassa efficienza partirei dal bias L, per sfruttarne tutte le capacità dinamiche.
Questi comunque sono consigli di massima. Tutti ormai dovremmo sapere che le combinazioni di numero e tipologia di altoparlanti, modulo della cassa – alto o basso, piatto o contorto – e sua sensibilità portano a richieste di amplificazione molto varie, se non a volte contraddittorie. In questo caso, poter disporre di un ampli così integralista nelle prestazioni ma altrettanto duttile nell’interfacciamento, non ha proprio prezzo.
A chi è rivolto
L’Antileon EVO è una vera macchina da guerra, proprio un “pezzo da novanta”, sia perché è un apparecchio molto importante sia perché, molto prosaicamente, pesa novanta chili!
Mettiamola così, acquistandolo vi porterete a casa tre amplificatori in uno, tre finali stereo da 12mila euro circa l’uno. Vi potrete così concedere il lusso estremo di disporre e scegliere l’amplificazione secondo i vostri gusti.
E i gusti, a questo livello di prezzo, sono tutto.
Timbrica | estensione in frequenza, capacità di riproduzione fedele dello strumento e delle sue armoniche
Dallo strumento a più alta frequenza a quello dai bassi più esagerati, la resa è da primato: un caterpillar guidato da un colibrì.
Dinamica | micro (dettaglio) e macro (assoluta), estensione e velocità dei transienti
Microdinamica deliziosa, mai affaticante. Macrodinamica e velocità un po’ dipendenti dalla classe di bias, ma mai deficitarie o eccessive.
Immagine | ambiente, trasparenza, scena, piani sonori, palcoscenico virtuale, senso di presenza, risoluzione
Ambienza materica, solida, molto ampia e distribuita e altrettanto dipendente dalla classe di bias in funzione.
Tonalità | impostazione generale dell’apparecchio, se presente o caratteristica: ad esempio calda, fredda, virata, ambrata, lucida, opaca…
La prima impressione può essere di “calore” e un velo di oscurità, poi, come nella maggior parte degli apparecchi che non puntano all’esasperazione del dettaglio, tutto viene fuori. Soprattutto si può parlare di tonalità “materica”, di scolpitura del suono più che di “colore”.
Emozione | capacità di coinvolgimento emotivo, molto dipendente dagli accoppiamenti, parametro assolutamente anarchico e personale
Incrollabile: la classe A come non me la ricordavo, con la solidità d’immagine e il coinvolgimento che punta ad amministrare con saggezza più che a stupire con effetti speciali. Grande soddisfazione, molto dipendente dai gusti personali e dalla resa delle tre classi di funzionamento.
Costruzione e imballo | Inappuntabile la prima, giustamente solido il secondo. Dotatevi di forza lavoro per gestire l’apparecchio, anche solo per piazzarlo nell’impianto, per spostarlo, per spolverarlo...
Rapporto prestazioni/prezzo | Costo altissimo per un finale dalle tre voci diverse, distinte e separate. Questo rende anche le prestazioni di altissimo valore.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Amplificatore stereofonico dual mono bilanciato in pura Classe A e controllato a microprocessori
Potenza: 2x150W su 8ohm, 1.200W su 1ohm, 5.000W su 1/4ohm
Rapporto segnale rumore: 20Hz-20kHz <-78 dB
Rapporto segnale rumore pesato A: <-81 dB
Gamma dinamica: 111 dB
Distorsione (THD+N): <1% a 150W, <0,06% a 50W
Sensibilità di ingresso: 0,975V
Guadagno: +31dB
Banda passante: 0-350kHz -3dB
Separazione fra canali: infinita
Impedenza d'ingresso: 20kohm bilanciata
Impedenza d'uscita: <0,04ohm
Ingressi: bilanciati XLR
Assorbimento elettrico: <0,5W in standby, 2x2.700W a piena potenza, 2x500W a riposo
Capacità: 2x335.000μF
Dimensioni: 57x26x60cm LxAxP
Peso: 84kg netto, 110kg imballato
Allegati: scarica qui il manuale, solo in inglese
Distributore ufficiale Italia: al sito Audio Reference
Prezzo Italia alla data della recensione: 35.380,00 euro
Sistema utilizzato: al mio impianto