Penso che nella vita di ogni audiofilo, a un certo punto, dopo mille peripezie ed esperienze d’ascolto, maturino prima o poi delle convinzioni, forse prive di fondamento oggettivo e solo legate ad aspetti di gusto personale, che ci fanno propendere per un tipo di tecnologia progettuale o, per così dire, di “piattaforma d’ascolto”.
A volte si cambia idea, a volte si sviluppa semplicemente la stessa convinzione di partenza.
Per quanto mi riguarda ho sempre creduto nell’analogico e nella scomodità della musica liquida: lo so che sembra una contraddizione ma spero un giorno di poter approfondire questo concetto. Mentre sulle amplificazioni ammetto di aver cambiato convinzioni nel corso degli anni.
Questa personale riconsiderazione di carattere filosofico-progettuale ha riguardato la tecnologia dello stadio finale.
Un tempo privilegiavo lo stato solido nelle sue, ovviamente, migliori declinazioni possibili, mentre oggi ritengo senz’altro più interessanti i risultati ottenibili con amplificatori valvolari.
Due sono i motivi di tale mia convinzione: lo stato solido presenta limiti fisico-acustici dei suoi dispositivi invalicabili e inoltre la mia sempre maggiore esperienza di ascolto dal vivo di eventi non amplificati, musica classica e jazz in particolare, mi fa oggi propendere per un maggior realismo dei tubi termoionici in pochi ma più importanti parametri musicali.
So benissimo che siamo nell’ambito dell’opinabile e della personale convinzione, ma tant’è.
Ritengo a oggi che un amplificazione a stato solido debba appartenere, per offrire prestazioni di vero e autentico rilievo, a una fascia di prezzo assolutamente top e quindi improponibile per la stragrande maggioranza degli appassionati. Mentre un ampli valvolare correttamente realizzato può garantire eccellenti prestazioni a una frazione di prezzo.
Anche questo è largamente opinabile, ovviamente.
Dove le valvole però, e a qualsiasi classe di costo, garantiscono prestazioni superiori, è in quel senso di realismo dovuto sostanzialmente a due fattori: migliore contenuto armonico del messaggio sonoro e distribuzione della distorsione in uno spettro anch’esso armonico di maggiore fedeltà, posto che gli strumenti, le nostre orecchie e finanche l’aria che veicola il suono distorcono in un modo del tutto naturale e al quale siamo abituati.
Con lo stato solido potremo ottenere migliore linearità, potenza, sensazione di pulizia sonora e quant’altro, ma quel superiore senso “materico di cose e persone” che fanno musica su un palco è appannaggio dei tubi a vuoto.
Recentemente ho cambiato completamente impianto, proprio perché volevo sostituire il mio pur ottimo finale Pass Labs XA 30.5 con un’amplificazione a tubi.
Ciò ha reso necessario sostituire anche i diffusori, i quali, essendo elettrostatici ibridi della Martin Logan, poco o per nulla presentano sinergie con stadi finali a valvole per una svariata serie di motivi.
Caso ha voluto che questi cambiamenti si siano verificati contemporaneamente alla prova di questo Trafomatic Audio Experience Elegance, finale di cui mi trovo a scrivere, prova che quindi si è protratta un po’ più a lungo del solito con modalità più articolate.
Trafomatic Audio è una recente realtà nata in Serbia principalmente con la missione aziendale di produrre componentistica audio, principalmente trasformatori d’uscita per stadi finali a valvole.
Appare evidente dunque il vantaggio, in funzione dell’ottimizzazione del componente e dei costi di produzione, di costruire in casa i trasformatori.
I più sanno che, in un’amplificazione valvolare, una gran parte delle prestazioni sono dovute alla qualità dei trasformatori d’uscita, che comunque rappresentano sempre un collo di bottiglia per il segnale che li attraversa. Essi costituiscono anche una consistente componente del costo industriale dell’oggetto.
Nulla è dato sapere sulle caratteristiche dei trasformatori Trafomatic, sulla qualità dei materiali impiegati ovvero le peculiarità costruttive, ma posso di sicuro affermare che un ampli valvolare, quando è dotato di TU mediocri, presenta sempre le stesse caratteristiche: suono goffo e scarsamente veloce, ridotta banda passante, evidenti distorsioni/colorazioni.
Il Trafomatic non presenta alcuno di questi difetti, neanche addirittura pilotando le mie vecchie Martin Logan SL3, perlomeno fino a livelli d’ascolto medi.
Ma andiamo con ordine.
Com’è fatto
Sarà il nome, ma devo dire che esteticamente l’ho trovato, appunto, decisamente elegante, con il telaio rifinito in un legno scuro singolarmente tanto simile al mio preamplificatore Dromos Metis, tanto da sembrare costruiti dallo stesso produttore.
Sobrio e mai pacchiano in alcun aspetto, si presenta di dimensioni medio piccole con a vista le otto valvole di cui è dotato.
Push-pull di tetrodi 6550 in ultralineare, con stadi d’ingresso e pilota realizzati con quattro doppi triodi ECC82, rappresenta quanto mai di classico possa esistere.
I tre trasformatori, due di uscita e uno di alimentazione, risultano inseriti in contenitori cilindrici, probabilmente resinati, e uno sguardo all’interno denota uno schema semplice e ben realizzato.
La potenza di uscita appare piuttosto bassa per due 6550 in push-pull per canale, dichiarando il costruttore soli 40 watt sui doppi teorici, a garanzia soprattutto della affidabilità dell’oggetto.
Unici cenni progettuali una controreazione in ragione di soli 6 dB in configurazione cathode feedback, tanto cara ad Audio Research nei suoi storici finali valvolari, nonché un ottimo filtro Pi greco sull’alimentazione.
Ottima la dotazione di componentistica passiva, con elettrolitici Rubycon e in film plastico Solen, mentre i tubi sono tutti, ovviamente, di produzione attuale russa.
Se per le finali, peraltro di buona qualità, non farei nulla, consiglio caldamente invece la sostituzione delle ECC82/12AU7 con modelli NOS, in quanto con una cifra ragionevole si incrementano le prestazioni dell’amplificatore in OGNI parametro.
Possedendone un congruo numero, mi sono divertito con un po’ di tube rolling, utilizzando alla fine delle ottime RCA clear top dei primi anni sessanta, con le quali ho avuto un sensibile miglioramento soprattutto in termini di fluidità del messaggio sonoro.
Usuali e di ottima qualità i morsetti posti sul retro, con quelli di potenza sdoppiati tra 4 e 8 ohm.
Come suona
La recensione di questo oggetto è parsa sin da subito piuttosto agevole, considerato il brevissimo tempo necessario una volta scaldato affinché il Trafomatic riveli le sue peculiarità.
Necessari i canonici trenta minuti per poter avere il meglio delle sue ottime prestazioni musicali, ho utilizzato con le mie Klipsch Heresy 3 e le Cornwall i morsetti a 4 ohm, con i quali il finale ha esibito un migliore controllo sui bassi e una maggiore capacità dinamica.
Da subito appare evidente quello che ritengo il suo maggior pregio: una finezza di grana decisamente superiore e del tutto assimilabile ad amplificazioni valvolari Single Ended di bassa potenza a triodi.
Con i dovuti distinguo e senza scomodare altri mostri sacri, il suono dell’Elegance mi ha ricordato molto da vicino quello di un oggetto a tutt’oggi, e a ragione, ancora ricercato da molti audiofili: l’Audio Research Classic 30.
Evidente quindi la sensazione di finezza e dettaglio, di mancanza di distorsioni e increspature in gamma media, che rendono soprattutto le voci umane fluide e naturali, libere da ogni costrizione e nasalità.
Le Klipsch hanno sfoderato una naturalezza proprio sulle voci, con questo finale, che mi ha lasciato di stucco e che mai avrei pensato possibile in un diffusore a tromba.
Sono rimasto piuttosto sorpreso nel comprendere sin da subito come l’Elegance riveli con estrema facilità il parlato dei cantanti, che diviene di semplice comprensione esattamente allo stesso modo di come percepiamo nell’evento dal vivo.
Straordinari dunque i brani cantati, i cori e soprattutto nell’ascolto della musica lirica è possibile seguire con una certa facilità il tappeto vocale che costituisce l’architrave di ogni opera.
Ovviamente questa capacità introspettiva si estende a ogni strumento acustico, del quale viene esaltato il contenuto armonico in modo agevole e completo, con una grande quantità di dettagli rappresentati con realismo e fedeltà timbrica.
Forse in alcuni frangenti emerge una gamma medioalta un po’ in risalto, appena sottolineata, ma ritengo che, se il resto dell’impianto è a posto, da questo punto di vista il Trafomatic di sicuro non introduca di suo alcun eccesso, bensì solo una lieve caratterizzazione.
Il resto della gamma esprime estremi ben in evidenza, con un basso solido e piuttosto profondo e alte frequenze giustamente cristalline ed estese.
Molto bello il senso di ariosità, mai artificioso e sempre ben amalgamato in una pasta armonica concreta e plastica, in linea con le migliori realizzazioni a tubi.
L’immagine coerente nel rapporto tra dimensioni e posizionamento degli strumenti, appare solo lievemente meno profonda rispetto all’estensione, quest’ultima decisamente pronunciata, a tal punto che il Trafomatic riesce piuttosto agevolmente a proporre una riproduzione massiva, potente e diffusa, come se a suonare fosse l’intera parete e non solo i due diffusori.
Anche questa è una sensazione che approssima molto l’evento reale, rendendo la riproduzione sempre molto coinvolgente e mai sterile.
La dinamica con le Klipsch ovviamente non è mai mancata, né lo stadio finale ha mai denunciato limiti di emissione, anche a livelli d’ascolto decisamente fuori dalla norma, avendo la sensazione che i 40 watt siano, a livelli di distorsione ancora minimi, ben di più.
Il suono dunque appare vivo, contrastato e ricco di colori nella migliore accezione del termine, visto che le esecuzioni dal vivo esprimono sempre una tavolozza cromatica ricchissima, mai piatta ed in bianco e nero. Se poi preferite le amplificazioni con mille sfumature di grigio, allora credo sia solo un vostro problema visto che la realtà e tutt’altro che grigia.
Direi quindi che l’Elegance sia stato proprio progettato e realizzato per garantire una potenza in grado di gestire un gran numero di diffusori, unitamente a capacità introspettive e qualitative degne di realizzazioni di un certo pregio, laddove con pochi watt si riescono a raggiungere prestazioni di gran livello.
Da questo punto di vista l’obiettivo mi pare sicuramente raggiunto, anche forse al di là delle migliori attese.
Perché il Trafomatic
Negli ultimi anni abbiamo potuto rilevare sul mercato la nascita di un certo numero di costruttori semiartigianali, soprattutto di elettroniche valvolari, in grado di ben figurare anche al cospetto di produttori consolidati e di maggiori dimensioni.
Mentre ascoltavo il Trafomatic Audio Elegance, più di una volta mi sono chiesto cosa potesse spingere il possibile acquirente a rivolgersi a questo marchio poco noto, e la risposta che mi davo era sempre la stessa: per come suona.
Questo quindi a prescindere da considerazioni di carattere economico o commerciale, infatti ho sempre pensato che quando si sceglie un oggetto nell’ottica della sua rivendibilità si stia facendo un acquisto inutile.
Ma poi entra in gioco il prezzo, vero asso nella manica di questa elettronica serba, e mi rendo conto che forse, ma neanche tanto forse, a questo prezzo non ricordo finali di potenza cosi interessanti.
Lo so, è una frase che noi recensori ci lasciamo scappare spesso, ma nel mio caso devo dire che ogni volta che la scrivo ne sono sempre convinto.
Se oggi avessi esattamente il budget per l’acquisto di un finale pari al prezzo del Trafomatic Audio Elegance, non volendo rivolgermi a un oggetto usato avrei veramente ben poche alternative.
Questa elettronica, oltre a non aver mai mostrato malfunzionamenti o rumori di alcun genere, ha sempre reso la riproduzione musicale ricca e a tratti sensuale, mai comunque noiosa o, come purtroppo spesso accade in questa fascia di prezzo, ordinaria ed omologata.
Un oggetto dunque dall’aspetto elegante e minimale, dannatamente concreto e, perlomeno nel mio esemplare, affidabile, fattore questo piuttosto importante considerata la limitata diffusione del marchio, senza contare che è stata l’ennesima conferma al mio credo, alla strada che ho intrapreso che vede nei tubi termoionici il miglior modo di amplificare un segnale audio.
In poche parole, il Trafomatic Audio Elegance è un’altra amplificazione valvolare in grado di emozionarvi e che vi consiglio caldamente di ascoltare.
Timbrica **** | Estesa ed equilibrata, solo in alcuni frangenti appena troppo “croccante”. Basso potente e modulato, alte fini e mai compresse, medio ricco e armonico.
Dinamica ***1/2 | Solida e ben rappresentata, potenza apparentemente maggiore del dichiarato.
Dettaglio **** | Decisamente migliore della media, facilità estrema nel riconoscere note e strumenti anche in ensemble ricchi di soggetti sonori.
Trasparenza **** | Elevata ma mai artificiosa.
Immagine ***1/2 | Corretta e solo appena schiacciata, molto estesa in larghezza con suoni mai proiettati dal diffusore.
Velocità **** | Ottima, con impulsi rapidi ma non troncati. Riproduzioni mai goffa e lenta ma sempre molto vitale.
Costruzione ***1/2 | Artigianale di buon livello, con una scelta della componentistica attenta. Trasformatori di uscita “custom”.
Rapporto qualità/prezzo ****1/2 | Difficile fare meglio.
Caratteristiche dichiarate dal produttore:
Potenza di uscita: 2x40W
Valvole: 4x6550JJ - 4xECC82
Uscite: 4/8ohm
Sensibilità d’ingresso: 2Vrms
THD%: 0.03% a 1W/1KHz, 2% a 40W/1KHz
Banda passante: 10Hz/-1dB–85KHz/-3dB
S/N: 82dB
Impedenza d’ingresso: 100kohm
Consumo: 200VA
Dimensioni: 430x165x290 LxAxP
Peso:18kg
Distributore ufficiale Italia: al sito Audiopoint Italia
Prezzo Italia alla data della recensione: 2.990,00 euro
Sistema utilizzato: all'impianto di Paolo "Miracolo" Di Marcoberardino