La nostra storia parrebbe cominciare in questa stessa domenica di fine gennaio. Invece non è così, inizia tutto anni orsono, dalla curiosità di due persone che si incrociano nella rete dei social network. Costoro si apprezzano a vicenda per mentalità e contenuti, si scambiano idee, chi sul proprio gusto, sulle proprie abitudini di ascolto e ricerca nel messaggio sonoro, chi sul proprio percorso di progettista, ideatore e creatore di apparecchiature audio. Siamo io e Mirko Marogna, e le due narrative dicono le stesse cose, pur se una da davanti e una da dietro i diffusori.
Ripercorrendo a ritroso le nostre esperienze, ci troviamo congiunti in un preciso momento storico e culturale: il fermento dei grandi pensatori del suono orientali, in particolare Be' Yamamura, perno cruciale per gli accadimenti successivi.
Be' Yamamura è stato, di tutti i giapponesi con le mani e le orecchie d’oro dell’epoca virtuosa, il più italianizzato, non foss’altro che per la sua permanenza nel nostro “stivale”. La sua presenza non è secondaria per la diffusione e la comprensione delle sue filosofie sonore, siccome, a differenza di chissà quali altri guru remoti e irreperibili, conoscere il signor Yamamura non era un’impresa difficile, e ottenere con lui scambi di opinioni sincere e appassionate era altrettanto a portata di mano. Così, tra i meravigliosi altoparlanti Cantus in carta pergamena e sospensioni in fili di carbonio, gli amplificatori a stato solido in corrente, le spettacolari trombe Dionisio in resina rivestita di sughero, le più svariate ricerche in campo analogico e il suo straordinario estro nel calibrare i sistemi di lettura, il mito è semmai arcinota realtà.
Per quanto mi riguarda, l’influenza di Be' è stata fondamentale nel percorso di crescita in questa passione, sia di persona che attraverso il racconto in terza persona del mio fu caro amico, Pietro Pesenti, a sua volta fidato conoscente e sponsor del Maestro. L’ascolto abituale delle Dionisio dal buon Pepe, nei loro pro e contro, ha formato in me un’apertura mentale verso la complessità e la varietà delle estetiche sonore, dandomi lezioni tangibili di come l’Alta Fedeltà possa travalicare il mero dato strumentale e la superficiale accozzaglia di parametri e pagelle, per elevarsi ad arte e a forma di raffigurazione di un messaggio musicale come può esserlo la pittura rispetto alla fotografia. Conoscere, naturalmente, non costringe a sposare acriticamente o idolatrare, ma permette di fare tesoro e arricchire il proprio bagaglio.
Mentre nel giovane sottoscritto accadeva questo, un più navigato Mirko Marogna frequentava Be' Yamamura con i ferri del mestiere in mano, al lavoro. L’acume della persona aveva consentito di superare il rapporto sensei-discepolo – vedi qui – trasformandolo in un paritario confronto tra colleghi. Mirko mi racconta certi aneddoti pieno della soddisfazione di chi ha dato e avuto, sul serio, con passione e riconoscenza.
Qui è appunto dove le nostre due rette, fino a ora molto distanti per immaginare un incrocio, iniziano ad arrivare prossime alla convergenza: siamo nel 2019 e Mirko sta ultimando uno spettacolare sistema a tromba a otto vie e centoventi decibel di sensibilità, individualmente amplificate e gestite da processori digitali - DSP. Non sembra niente meno che rivoluzionario: un connubio tra pregiatissimi ed efficientissimi driver a compressione ALE e amplificazioni a stato solido, controlli digitali, migliaia di watt a disposizione. Per chi frequenta i salotti Hi-Fi votati al Sol Levante, sentir parlare di classe D al posto di tubi termoionici di infinitesima potenza pare alto tradimento.
Tuttavia, le cronache di Mirko dimostrano una competenza, oltre a un coraggio e una determinazione all’investimento, che mi fanno presto intuire di non essere dinanzi a un pasticcione, ma forse allo sperimentatore più estremo e consapevole che mi sia mai capitato di conoscere. NdR | Per ulteriori info vedi intervista ReMusic a Mirko Marogna qui.
Dalla curiosità nasce l’incipit di questo articolo, e da allora si sono susseguite cinque prove di ascolto condotte insieme, tutte con i suoi amplificatori presenti.
La più recente, più intrigante e sorprendente per vari aspetti, è quella condotta domenica scorsa svoltasi da me.
L’impianto residente vede una catena stereofonica e una monofonica riunite sotto il cappello di un’unica coppia di diffusori Loth-X Minstrel. Montano altoparlanti largabanda, realizzati a mano e con macchine a controllo numerico da Stefan Stamm sulla base dei Lowther PM2A, dei quali risultano infine solo lontani parenti, caricati posteriormente con una tromba ripiegata da 3,7 metri. Lo sforzo ammonta a quasi novanta chili di falegnameria, capaci di oltre 104 dB di efficienza e una banda passante paragonabile alla maggior parte dei multivia in commercio. Sono approdato a questi diffusori, ormai fuori produzione da tempo, scorgendone alcune eclatanti peculiarità che in circa un anno di messe a punto ho distillato in ambiente, arrivando così alla decisione di cedere serenamente le Acapella High Violon Suboktave, diffusori importanti e miei riferimenti personali degli ultimi anni.
Nel ramo stereofonico della catena, i diffusori sono amplificati da un integrato dello stesso marchio, un Loth-X JI-300. Prodotto da Silbatone per Loth-X, si tratta del compagno entry level, per così dire, designato dalla casa per i propri diffusori: un single-ended di valvole 300B, con preziosi dettagli tecnologici quali un’alimentazione “rectifier-less”– presumo switching – a bassissima impedenza, lo stesso attenuatore di volume Tokyo Ko-On che si trova anche nel celebre Kondo Ongaku, trasformatori di uscita silver-clad copper foil, ovvero nastri di rame rivestiti – non placcati – in argento. Il pregevole fardello è alloggiato in un un imponente telaio, elegantemente ricavato dal pieno, in effetti il nomignolo Junior Integrated serigrafato sullo chassis appare quasi ironico. La potenza massima di uscita è di 8 watt.
A monte dell’amplificatore sono collegati un preamplificatore phono Manley Steelhead RC e due giradischi, un Simon Yorke Zarathustra S4 e un Technics SL-1000 mk2, con varie testine. Lato digitale, sono pronti all’uso un lettore CD Revox B226S e un sistema streaming basato su Mac mini e scheda audio RME ADI-2 DAC FS.
L’altro ramo della catena è particolarmente inconsueto, tanto per cominciare, è monofonico, minuziosamente dedicato a un grande maestro di Tateyama, anch’egli purtroppo scomparso: si tratta di Susumu Sakuma, eccentrico e geniale progettista, poeta e oste, proprietario del ristorante Concord. Ristorante leggendario, nel quale gli avventori potevano ascoltare le sue realizzazioni gustando un hamburger. Avendo la fortuna di possedere tre delle sue opere, un preamplificatore phono e due finali di potenza, ho allestito questo ramo dedicato al cento per cento alla sua tradizione e alle sue abitudini, utilizzando i suoi stessi giradischi e testina, ovvero un Garrard 401 con una Denon DL-102 montata su un antico braccio Gray Research 108.
Si potrebbe dire che il ramo stereo ricalchi un canone di alta fedeltà più ordinario, e quello mono sia più affine al concetto di “dipinto” contrapposto a “fotografia” che citavo in precedenza. I Sakuma sanno davvero come tirare fuori una voce dal disco e metterla in carne e ossa in salotto, con una ricetta speciale e deliberatamente interpretativa, fatta di trasformatori di interstadio a pioggia, e spesso in controtendenza con le pratiche elettrotecniche da manuale.
Mirko, o meglio Esoteric Pro Audio, si presenta da me con un finale stereofonico e due finali monofonici, dal bellissimo nome Caravaggio, oltre ai cavi, sempre realizzati in casa, con un personale progetto del quale conosco solo il copioso utilizzo di schermi in mu-metal.
Ascoltiamo il sistema residente nei suoi due rami, e dopo un’ora di acclimatamento passiamo alla prova dei suoi apparecchi.
Finale stereo e finali mono condividono tecnologie e filosofie in gran parte. I mono beneficiano della separazione fisica ed elettromagnetica tra i canali, oltre che, soprattutto, di alimentazioni individualmente dedicate. Le capacità di erogazione contano numeri devastanti, che sintetizzo nella potenza di millequattrocento watt per canale su otto ohm. La costruzione attinge a mani basse dall’esperienza coltivata con Yamamura. Il frontale in grafite ad alta densità lavorato a macchina, che reca in altorilievo il marchio e ospita un microscopico punto luce LED a indicare lo stato di accensione, prosegue ad angolo retto sotto all’apparecchio, costituendo la base di supporto dei circuiti, a loro volta disaccoppiati elasticamente dalle basi. Una lamiera in acciaio avvolge da sopra e sui fianchi, mentre un pannello in alluminio chiude posteriormente e ospita le connessioni. I terminali per i diffusori sono tutti in rodio di alta qualità.
Mi appare doverosa una menzione tecnologica che non attiene strettamente alle prestazioni sonore, ma che dà la cifra della determinazione e anti-improvvisazione di Esoteric Pro Audio: tutti i circuiti sono realizzati su PCB, con la chiara incisione EPA su ogni scheda, indicando un livello di industrializzazione che si trova di rado persino in realtà molto più strutturate della piccolo-artigianale in questione. NdR | Per approfondimenti sul sistema completo Esoteric Pro Audio vedi qui.
Il primo passo è la sostituzione più logica: l’integrato stereo JI-300 con il finale stereo Caravaggio, collegato giocoforza alla scheda audio RME ADI-2 DAC FS, utilizzata quindi anche come preamplificatrice tramite il suo controllo di volume integrato. Le uscite sono necessariamente XLR, unica connessione presente sulle elettroniche EPA.
Potrei iniziare dai bassi, dai medi o dagli alti, ma l'approccio corretto è cercare di spiegare come l’impianto, più che assumere leggere espressioni differenti nell'uno o nell’altro parametro, incassi piuttosto un diverso modello gestionale di tutta la performance. Questo accomuna tutte le prove, anche precedenti, degli amplificatori in esame. Hanno una capacità di erogazione e controllo dell’altoparlante – o degli altoparlanti – talmente energica e dominante da impartire al suono dell’impianto un vero e proprio intento, un obiettivo che viene puntualmente raggiunto. Se questo risultato appariva già incontrovertibile con le Acapella, pilotate al tempo dai poderosi Manley Reference 350, che non appena furono collegate ai Caravaggio assunsero una pulizia e un controllo chirurgici, divenendo per certi versi somiglianti ai diffusori da studio di Mirko ma senza affatto sterzare la timbrica verso alcuna nota fredda come il pregiudizio porterebbe a supporre, ancora più impressionante è quanto ottenuto con le Loth-X.
Il limite del largabanda e il limite dell’integrato valvolare single-ended, nonostante “sulla carta” gli 8 watt bastino e avanzino per l'efficienza elevata dei diffusori, vengono raccolti da questo amplificatore come una specie di stortura da sistemare, e ci si ritrova immediatamente con un'estensione nuova, e una ripulitura da rumore e risonanze che sembra di essersi spostati in un'altra stanza, una dall'acustica migliore. Sembra che tutta la piccola, abituale confusione tra una nota e l'altra, quello “sporco inevitabile”, talmente sottile da non sembrare neppure un problema nella consuetudine di ascolti quotidiana, anziché essere una causa di forza maggiore, oppure ambientale, sia stanabile dall'amplificazione che, con un pugno di ferro curiosamente necessario, ferma il suono dove deve stare e rende l'impianto immediatamente più trasparente.
Questo non va a scapito dei decadimenti armonici naturali, non è una malintesa povertà, spesso tradotta impunemente in "controllo" nel giudizio di amplificazioni scadenti, che non sanno restituire armonici, inviluppi e decadimenti nel modo corretto e vengono maldestramente promossi da chi non rammenta il suono degli strumenti dal vivo. Qui, al contrario, la scomparsa del pur residuale rumore di fondo lascia decadere le note di pianoforte con una lunghezza, in alcuni brani, prima mai notata. Un fatto meramente matematico: oltre un certo livello di attenuazione del suono, il messaggio si inabissa sotto la soglia del rumore. Se il rumore si abbassa, la nota può proseguire più a lungo nel suo decadimento prima di essere persa.
Tutto questo e altro ancora emerge con rinnovata autorità nel passaggio dall'amplificatore stereo ai due mono, che aggiungono pure una fetta considerevole di estensione in frequenza, sopra e sotto. Con questo ulteriore upgrade, il largabanda Stamm, di cui certamente non disprezzavo l'estensione fino ad allora, guadagna uno spolvero di finezza in alta frequenza, esprimendo con vigore la sua sapiente plasticità nei piatti e nei pizzicati ma lasciando passare un colore più chiaro, un'aria più leggera nelle armoniche superiori del rame e dell'argento. La bassa frequenza si asciuga e si linearizza, perdendo qualche apparente gobba e fosso, e facendo sentire ancora meglio le ottave inferiori dei contrabbassi, o il colpo grave delle grancasse. Specialmente impostando volumi di ascolto importanti, ci si accorge che quelle basse frequenze, prima percepite con orecchie e cervello mentre il roll off impediva loro di diventare fisiche nell'impatto, iniziavano effettivamente a farsi sentire con il corpo, dai cuscini del divano. Due elementi sufficienti a far sembrare irriconoscibile il diffusore, con la stessa metodica azione già sperimentata, come citavo brevemente, sulle Acapella High Violon.
Gli ascolti spaziano da generi acustici, andando a pescare la differenza timbrica tra le varie corde della stessa chitarra in una pennata, l'estensione di un pianoforte e i decadimenti delle note, la corretta collocazione e dimensione di una voce all'interno del palcoscenico, tutte caratteristiche migliorate rispetto all'ascolto con i miei amplificatori, a generi elettrici con chitarre elettriche distorte, riprodotte a volumi che molto raramente non causano un disastro ambientale e timpanico. Ricordo ancora con brivido la chitarra elettrica di Maggot Brain, dei Funkadelic, riprodotta a un volume simile a come la si suonerebbe per davvero in studio, che non ha fatto una piega, fosse una, e ci ha lasciati ammutoliti.
Finali mono Esoteric Pro Audio Caravaggio, con pellicola protettiva esterna ancora da rimuovere
L'intervento dei Caravaggio segue quindi un programma scientifico e ripetibile, basato su silenziosità, estensione e controllo. Non sono finali che uno può acquistare per dare un colore all'impianto, al contrario li si acquisterebbe per resettarlo completamente: via il rumore, via il colore. Il significato della parola "trasparenza" è, finalmente, rispondente alla sua definizione ottica: un materiale trasparente è un materiale che lascia passare la luce così come entra, senza attenuarla in tutto o in parte, senza impartirle un colore. Con Esoteric Pro Audio, si persegue lo scopo di ascoltare il suono così com'è stato inciso.
Questo, per una buona volta, non è il rituale tentativo di nascondere dietro belle parole un carattere freddo, tagliente, algido e quant'altro di noioso, se non fastidioso. Troppo spesso si è autoreferenziali nel proclamare un suono trasparente, e lo si dovrebbe capire quando presto sopraggiungono fastidio o perplessità nel confronto tra quello che si sta riproducendo e quello che si ascolta ogni volta a concerto. Quello che abbiamo fatto domenica, invece, è stato iniziare gli ascolti alle undici e mezza della mattina, interromperli alle sette e mezza della sera, e se deduciamo un'oretta per il pranzo rimangono la bellezza di sette ore di ascolto, dopo le quali qualsiasi stereotipato, tagliente transistor ci avrebbe fatti salutare sordi. Al contrario, ci si è congedati con le orecchie fresche e pronte ad ascoltare ancora, il cervello non ha dovuto attuare nessun filtro a protezione di sé stesso ed è stato come se la giornata fosse trascorsa nel silenzio.
Prima di interrompere la prova, abbiamo approfittato della presenza dei Sakuma, il fiore all'occhiello del mio sistema, per capirne meglio il colore e gli intenti del Maestro, proprio avvalendosi della trasparenza EPA come cartina al tornasole. Sicuramente, quello che sa fare un prodotto esoterico, interpretativo e fuori da ogni schema come questo non è classificabile in un confronto: sono “colorati”, a modo loro, ma lo sono per creare un'olografia della voce a partire dal supporto, staccandola dal fondale con una specie di gioco di prestigio acustico. Sakuma ascoltava voci, sassofoni, trombe, pianoforti, contrabbassi registrati con le – brillanti – tecniche monofoniche d'epoca, e il suo scopo era molto chiaro: isolare gli esecutori a cui prestava attenzione e portarli in primo piano, scolpendone i contorni nel modo più vivido e da prima fila che gli riuscisse. Perciò, non ha nessun senso fare a gara tra i risultati di due scopi radicalmente differenti.
Rimane il fascino di una giornata di prove con apparecchi di altissimo livello, dove Sakuma ha saputo ricordare il perché delle sue ricerche, Esoteric Pro Audio ha ribadito i propri voti al massimo della “fedeltà” possibile, e a mio parere ci è riuscita, una tra mille, senza scotti da pagare. L'integrato Loth-X, che non poteva fregiarsi della cifra stilistica dei Sakuma e del riconoscimento di una nobile licenza poetica, è stato messo all'angolo in un confronto più cerebrale e matematico, nel quale è apparso tanto indifeso da poter soltanto gettare la spugna.
Dal canto mio, che per fortuna non devo rinunciare alla bellezza della trasformazione da “registrato” a “dal vivo” dei Sakuma, credo di non poter più nemmeno rinunciare alla fedeltà strenua e sincera che può darmi il ramo tecnologico della catena, ora più che mai gratificato con perizia. Per questo motivo, e non ritenendomi più succube delle seduzioni di un nome altisonante, credo che Esoteric Pro Audio meriti di dar voce al mio sistema in stereo, e per questa ragione ho prenotato una coppia di finali. Invito chiunque sia pronto a staccarsi dal fascino dei nomi, a saper ammettere la probabile sconfitta di qualche pezzo da novanta di fama, di esplorare il mondo di Mirko Marogna.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
manuale EPA Caravaggio Hybrid Amplifier
N.B. L'acquisto dell'impianto comprende la sua consegna, montaggio, messa a punto e taratura ambientale, quest'ultima non è relativa alla semplice posizione d'ascolto – sweet spot – ma in funzione della risposta in ambiente, lavorando su modi e onde stazionarie.
Distributore ufficiale Italia: vendita diretta, al sito Esoteric Pro Audio
Prezzi Italia alla data della recensione:
Caravaggio Hybrid Amplifier mono 7.300,00 euro 1.400 watt su 8 ohm
Caravaggio Hybrid Amplifier stereo 7.450,00 euro 700 watt/canale su 4 ohm