Giradischi Simon Yorke Series 9

10.01.2012

Il disegnatore progettista Simon Yorke, inglese trapiantato in Spagna, ci ha ormai abituato alla particolarissima architettura delle sue realizzazioni. Ogni suo giradischi è costruito a mano ed è stato concepito con criteri finalizzati al conseguimento di un determinato obiettivo che ha, come filo conduttore, la semplicità della linea estetica espressa con l’utilizzo della minore superficie possibile. In pratica il minimalismo tipicamente inglese riportato anche nella realizzazione della sorgente analogica, come dire: “tutto ciò che non c’è non vibra, non trasmette vibrazioni e non danneggia il suono”.

Non desidero in questa sede parlare di tutti i modelli dei giradischi S.Y., tra l’altro tutti interessantissimi, facendone un se pur breve excursus, ma mi voglio invece concentrare sul Simon Yorke Designs Series 9, oggetto di questa prova, che offre un gran numero di spunti degni di essere approfonditi.

 

Il giradischi viaggia protetto in una confezione di legno riempita completamente con fette di gommapiuma sagomata che contengono tutte le pesanti e delicate parti del telaio. Gli accessori sono numerosi e tutti utilissimi, cacciaviti e brugole, siringhe e oli, contrappesi e piombini antiskating, per non parlare delle preziosissime dime; mancherebbe solo lo specchietto per la necessaria e importante regolazione dell’azimut mentre è presente un pesante clamp che consiglio di utilizzare sempre.

Parliamo ora di come si presenta questo S9 una volta montato: notate che le foto allegate a questo articolo sono in successione e spiegano le procedure di montaggio. Il design è estremamente originale ed elegante, il suo profilo lo fa assomigliare a una nave spaziale della serie Star Trek quindi mi vengono in mente le definizioni aerodinamico e slanciato. Aerodinamico lo è, ma leggero proprio no. La massa dell’S9 è di quelle importanti, siamo intorno ai quindici chili. Risulta, infatti, sempre sorprendente sollevare questo giradischi che, alla vista, non fa presupporre il suo notevole peso reale.

Il Simon Yorke S9 è un giradischi a telaio rigido con piatto in alluminio ad alta massa e perno tradizionale su sfera. Il braccio in dotazione è un unipivot a massa medio leggera e antiskating a contrappeso. Il motore esterno con trazione a cinghia. Tutto sembrerebbe semplice e lineare, ma da descrivere ce n’è parecchio.

L’S9 fa perno e concentra quasi tutto il suo notevole peso su una base cilindrica in acciaio sulla quale è stato avvitato saldamente il telaio rigido, sempre in acciaio, di forma oblunga per offrire solamente lo spazio necessario per sostenere il braccio e per la sede del perno. Diciamo quindi che il baricentro dell’S9 è davvero molto basso favorito dall’utilizzo di un contro piatto in alluminio da quattro chili che poggia sul perno tramite un piattino di sostegno sempre in alluminio.

Il perno su sfera è molto bello e curato, con una lappatura fine e con tolleranze strettissime, la sua fluidità di rotazione davvero straordinaria. Fate una prova: una volta montato il piatto fatelo ruotare dandogli una leggera spinta con la mano, il piatto ruoterà per inerzia per un tempo così lungo da meravigliarvi!

Bisogna fare attenzione al quantitativo di olio che viene messo nella sede del perno, infatti il manuale dice di usare 2ml di olio, vi consiglio di inserirne meno, diciamo la metà, perché l’olio in eccesso fuoriesce e unge un tantino la base del giradischi.

La dotazione prevede anche un pregiato disco in grafite, questo accessorio non solo è utile ma è anche fondamentale nell’economia del risultato sonoro dell’S9 in termini di stabilità dell’immagine e controllo delle risonanze e della trasmissione delle vibrazioni. Il telaio risulta in tal modo molto rigido, pesante e inoltre composto di tre materiali diversi per poter opporre una sorta di barriera alla trasmissione delle vibrazioni.

Interessante è anche il braccio che è del tipo unipivot tradizionale. Confesso la mia scarsa simpatia nei confronti di questa tipologia di braccio che in sé racchiude pregi e difetti. Infatti l’unipivot, se da una parte assicura un solo punto di contatto con il telaio e quindi la minore superficie fisicamente possibile concessa al resto del mondo, dall’altra risulta piuttosto instabile a causa dei vinili quasi sempre anche appena deformati così da rendere obbligatorio l’uso dei clamp per appiattire i vinili e di svariati contrappesi di controllo intorno al braccio per stabilizzarlo. Tali contrappesi alla fine risultano deleteri a causa delle risonanze che inevitabilmente vengono innescate. Questo braccio è praticamente disarmante per semplicità costruttiva: un unico contrappeso a forma di cono, per abbassare il baricentro e per stabilizzare i rollii, al quale è stata applicata una sorta di forchetta che va a inserirsi in un anello di teflon, inserito a sua volta nell’albero in acciaio che sostiene la punta pivot, allo scopo di controllare l’eventuale eccessivo movimento della testina sulla linea dell’azimut. Una brillante idea che risolve in modo semplice uno dei problemi principali dei bracci unipivot, vale a dire l’oscillazione sull’asse dell’azimut, anche se alla fine bisogna verificare cosa succede effettivamente quando questa sorta di forchetta tocca l’anello in teflon che guarnisce l’albero pivot. La mia opinione a tal proposito è che Yorke abbia scelto il minore dei mali in caso di vinili deformati: è meglio controllare l’oscillazione dell’azimut con leggeri e occasionali contatti del braccio piuttosto che lasciare la testina libera di oscillare e sbandare in balia del solco imperfetto generando aberrazioni dell’immagine sonora. Questo braccio ha una massa medio bassa per adattarsi alla maggior parte delle testine moderne, inoltre risulta particolarmente interessante lo shell porta testina che è praticamente costituito da due gusci sagomati che permettono di ancorare sia il pick-up sia lo stesso shell al braccio. Non so se il progettista lo abbia previsto, ma sarebbe una grande idea avere a disposizione bracci intercambiabili di massa diversa per potersi adattare anche a testine particolarmente esigenti come le pesanti esoteriche MC del passato e anche del presente con cedevolezze bassissime. Le operazioni da svolgere per mettere in dima la testina sono semplicissime, basta far scorrere lungo il braccio lo shell tenendo le viti leggermente lasche e, una volta trovato il punto esatto utilizzando la pratica e precisa dima in dotazione, serrare le viti salvaguardando il corretto azimut. Il VTA si regola svitando due semi a brugola annegati nell’anello alla base del braccio. L’alza braccio è di eccellente qualità ma manca il ferma braccio in posizione di riposo in totale aderenza alla filosofia minimalista del giradischi. Inoltre consiglio di procedere sempre con molta cautela quando si opera con l’alza braccio poiché il fulcro dell’S9 è spostato tutto verso il perno e rende abbastanza leggera e mobile la zona del braccio. Il rischio è di ruotare violentemente tutto il giradischi con le conseguenze che potete intuire facilmente. A tal proposito, il punto di appoggio risulta essere tutta la superficie della base del cilindro in acciaio inferiore che contiene il perno, quindi una zona d’appoggio davvero ampia. Questa base d’appoggio è terminata con una leggera lastra di un materiale plastico duro che scivola facilmente su qualsiasi tipo di superficie lo appoggiate a meno che non sia una base ruvida o porosa tipo legno naturale o marmo grezzo. Tra l’altro non vi azzardate a mettere alcunché sotto questo giradischi. Io le ho provate tutte: smorzatori in gomma a 1Hz, punte di tutti i tipi orientate nelle due direzioni, blocchi di grafite di tutte le dimensioni e pesi. Niente da fare. L’S9 non gradisce nessun accessorio esterno e vuole solo e unicamente un tavolino molto pesante e smorzato, nient’altro. Ho utilizzato con successo il mio Moss 050, quindi consiglio tavolini rigidi e pesanti se volete ottenere il massimo da questa sorgente analogica anglo-ispanica.

Il motore è anch’esso molto interessante. Innanzi tutto è esterno ed è contenuto in un parallelepipedo di metallo tanto da risultare sufficientemente pesante e stabile. Una piccola leva permette di spegnere il motore e regolare la velocità 33 e 45 rpm. Sono presenti inoltre due fori dai quali si può accedere alle viti che permettono il controllo fine delle velocità di rotazione.

 

Sono rimasto piuttosto perplesso quando ho notato il disegno impresso sul motore. Devo dire che mi aspettavo la silhouette di un toro Miura, sapevo che questo era il modo di Simon Yorke per dimostrare la simpatia e l’amore nei confronti della terra Catalana. Invece il disegno che vedo somiglia più a un asinello o qualcosa di simile. La curiosità ci ha spinto a inviare una email con richiesta di chiarimento. Lo stesso Simon Yorke ha risposto spiegandoci che si tratta di un somaro catalano, animale tra l’altro in estinzione, e che ogni disegno viene ripetuto per solo venti modelli. I prossimi venti avranno quindi come soggetto una scena di Sketches of Spain, per i successivi ancora non aveva deciso nulla.

 

Montare il l’S9 non è una cosa facilissima, anche se il libretto spiega dettagliatamente le operazioni necessarie e, nonostante le foto realizzate da ReMusic che dimostrano la successione delle operazioni, consiglio di rivolgersi a personale idoneo se non si è proprio esperti in questo genere di cose.

Per ultimo voglio segnalare anche la presenza del prezioso e pesante clamp in dotazione che consiglio di usare sempre.

 

Ho utilizzato l’S9 completandolo con la mia testina di riferimento Transfiguration Spirit a bassa uscita e inserendolo nel sistema composto da step up Fidelity Research FRT 3G e cavo Stat Audio, amplificatore integrato KR Audio VA350 e cavo White Gold Sublimis, diffusori Klipsch Heresy I (USA, 1979 e 1980) e cavi Boomerang.

 

Il suono del Simon Yorke non lascia molti dubbi interpretativi, ma non vi consiglio di giudicarlo già alle prime battute. Come ormai tutte le apparecchiature hi-end anche questo giradischi ha necessità di un lungo rodaggio. Questa regola vale ancora di più quando si tratta di giradischi, soprattutto quelli come questo, che utilizza perni di precisione con strettissime tolleranze: è necessario lasciare il tempo al perno di adattarsi al meglio con la sua sede naturale. Un altro consiglio e quello di verificare attentamente la messa in bolla del giradischi per evitare disallineamenti braccio/telaio sempre a rischio quando è presente un braccio unipivot.

Lasciate andare tranquillamente, e senza cadere nei pregiudizi, per una quindicina di giorni l’S9, solo allora potete notare un grande carattere sonoro che fa della velocità e della dinamica i suoi punti di forza naturali e principali. La risposta ai transienti risulta pronta e rapida, anche quando il parossismo orchestrale tipico della classica sinfonica cerca in tutti i modi di mettere in difficoltà tutto il sistema. L’S9 non si lascia intimidire e dimostra di saper controllare qualsiasi tipo di sollecitazione sia di tipo meccanico che elettrico generata e trasmessa da questo tipo di sorgente. L’immagine è larga, profonda e solo a tratti lascia trasparire la tipologia unipivot del braccio che si rivela con leggere indecisioni nella stabilità degli attori musicali.

La finestra musicale riprodotta dal Simon Yorke appare fresca e spontanea, con la timbrica tendente alla trasparenza e alla brillantezza che crea un evento ricco di dettaglio e micro dinamica. Risulta molto facile quindi lasciarsi coinvolgere emotivamente dalla musica con una sensazione di reale presenza degli strumenti e delle voci che assumono connotazioni tridimensionali lungo numerosi piani sonori sia orizzontali che verticali.

Il Simon Yorke S9 possiede tutte le caratteristiche giuste da consigliarne l’utilizzo in impianti che hanno necessità di una sferzata di energia in modo da iniettare una buona dose di ricchezza di dettagli e di dinamica per rendere il suono vigoroso e presente senza però scadere in un suono scheletrico ed essenziale che non farebbe certo bene alla buona sensazione d’ascolto.

Il giradischi Simon Yorke S9, come tutte le realizzazioni di questa azienda, lascia trasparire qualcosa di ineffabile, di intangibile come se questa macchina fosse in grado di trascendere dall’essere solo un mero oggetto e imporsi con un’umana personalità in grado di comunicare sensazioni ed emozioni. Non un dispositivo di scientifica precisione ma un misterioso strumento musicale che muove le corde emozionali e passionali.

 

SCHEMA RIEPILOGATIVO

voto massimo ***** stelle

Timbrica ***1/2 | Generalmente corretta con propensione alle medie e alte.

Dinamica **** | Molto realistica, attacchi e rilasci veloci e controllati. Range dinamico

 giustamente ampio.

Dettaglio **** | Naturale e preciso, riesce a scolpire l’immagine con dovizia di particolari.

Trasparenza ****Di buon livello senza particolari colorazioni.

Immagine ***1/2 | Proporzionata e stabile. Tridimensionalità apprezzabile.

Velocità **** | Transienti rapidi e realistici. Attacchi e rilasci ben controllati.

Costruzione ****1/2 | Fatto a mano. Geniale per essenzialità e semplicità. Lavorazione precisa e priva di sbavature.

Rapporto qualità/prezzo ***1/2 | Se ti lasci affascinare non c’è prezzo che tenga.

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore:

Tipo: telaio rigido alluminio, grafite, acciaio

Trasmissione: a cinghia esterna in gomma

Velocità: 33-45 rpm regolabile.

Braccio: dritto unipivot

Motore: DC separato con regolazione fine della velocità

Peso: 15 kg

Distributore Italia: al sito DNAUDIO

Prezzo di listino Italia alla data della recensione: 8.690,00 euro

Sistema utilizzato: all'impianto di Roberto "The Rock" Rocchi

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