Il miglior apparecchio Hi-Fi mai provato (come al solito)

17.12.2015

Oggi vi propongo la prova di un apparecchio Hi-Fi, o meglio di un apparecchio che definire Hi-Fi è dannatamente riduttivo. Qui si ha a che fare con l’empireo dell’Hi-End, siamo al cospetto di un prodotto di quelli che solo le grandi Aziende, quelle con la A maiuscola, riescono a concepire. Infatti chi potrebbe riuscire nell’impresa titanica di coniugare l’Anima e il Corpo della Musica, con la M maiuscola, se non un grande nome dell’ Hi-End mondiale?

 

Vi anticiperò solamente che questo apparecchio è, a prescindere dal costo, uno dei migliori mai ascoltati dal SOTTOSCRITTO. Da notare che IO ho in prova la versione Limited Plus Platinum, per cui mi viene un mancamento (una crisi di panico?) al pensiero delle prestazioni, assolutamente inarrivabili per chiunque altro, del modello che lo precede nell’alto di gamma, il Reference Premier Diamond. Chiaramente questo prodotto, e ancor più il modello superiore, non possono che essere destinati a pochi eletti, a chi per capirci indossa orologi minimo Audemars Piguet o fa colazione con caviale Beluga perché non ne esiste altro.

 

Inserito nella MIA abituale catena d’ascolto che i MIEI tre soliti lettori sicuramente apprezzano e conoscono ormai a memoria (faccio presente solo di notare nella terza pagina dell’elenco che ho sostituito i dannatamente volgari blocchetti di grafite che isolavano la basetta del tavolino dell’alimentazione della meccanica di lettura del CD con punte in diamante proveniente dalla repubblica del Sudafrica), ha subito mostrato una sinergia terrificante con gli altri, per ME ineludibili e irrinunciabili, apparecchi. Riesce nel compito decisamente arduo di rendere soffici le asperità con tenui evanescenze, con assoluta mancanza di grana, con olimpica raffinatezza, ma al contempo porge su un vassoio di puro platino la rocciosa, materica, fisica direi, solidità del messaggio musicale tout court.

 

Riassumendo con tre(nta) concetti, direi: gamma alta sublimemente aperta, godibilissima, senza alcun sentore di artificiosità elettronica, olimpicamente chiara e intellegibile; gamma media controllatissima, da stato solido di estrema qualità, eppur rigogliosa come nella miglior tradizione valvolare di altissimo lignaggio, direi quasi ridondante se sapessi cosa vuol dire, lucida nella sua splendida levigatezza; gamma bassa dove la umorale visceralità, la materica solidità, la michelangiolesca granicità della riproduzione sonora non hanno nulla da invidiare a un evento live seguito in poltrone di prima fila da 700 euro.

 

Un ascolto che non può non lasciare interdetti, soprattutto NOI. Qui la abituale tavolozza di colori è drammaticamente più ampia della norma, non si percepisce assolutamente traccia di miopia elettronica, non si ha nessun riscontro di mancanza di messa a fuoco. Un suono così vale ovviamente fino all’ultimo centesimo del suo prezzo, pur dannatamente elevato per la massa. Un oggetto di culto che se fosse una donna sarebbe Belen col cervello della Montalcini.

 

Viva la Musica (e viva la Gnocca).

 

 

Nell’immagine principale: Merda d’Artista, Piero Manzoni, 21 maggio 1961

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