Nella foto principale, Mr. Kei Ikeda, un audiofilo entusiasta – e non solo – sin dal 1919.
Recentemente mi ha colpito una lettera a una rivista Hi-Fi dove un tizio asseriva con aria leggermente spavalda che gli audiofili non sono in grado di sentire in un confronto diretto differenze tra un CD e un mp3.
La prima considerazione è stata: perché costui legge riviste Hi-Fi? Se pensa una cosa del genere non si dovrebbe fidare di chi scrive e quindi delle riviste stesse, le quali tutte annoverano tra i loro redattori audiofili che senza problemi sostengono non solo che ci sono differenze all’ascolto tra CD e mp3 – e non piccole – ma anche tra un LP “speciale” e un LP normale, tra il cavo fornito di serie e un cavo “audiophile”, tra un piedino in Sorbothane e un piedino conico, tra una valvola NOS e una di produzione corrente e via dicendo.
La seconda: ma se lui col suo impianto non sente differenze, non gli sorge il dubbio che esista qualche impianto più rivelatore?
La terza: e se semplicemente fosse un po’ sordo?
La sorpresa è poi continuata ed è aumentata poche pagine dopo, dove il lettore pubblicava foto e mini recensione del suo impianto, e mi astengo ovviamente dal fare commenti o critiche…
Da questo episodio e soprattutto dall’aver letto recentemente un libriccino molto interessante, Babel, di Zygmunt Bauman ed Ezio Mauro, un dialogo sulle grandi questioni sollevate dalla globalizzazione e dal mondo privo di gerarchie della Rete, mi è scaturita una serie di riflessioni. Qual è il ruolo del recensore? Qual è, oggi, il significato di una recensione? Ci si può fidare di quello che si legge o si deve mettere pesantemente in dubbio? Riporto degli stralci del capitolo Solitari interconnessi di Mauro che dialoga con Bauman. Eccoli: “…chi in questo processo salta è l’intermediario professionale, colui che prima chiamavi l’esperto. Se posso fare da solo, ogni mediazione diventa abusiva e prepotente. Se posso saltarla, guadagnerò in linearità e velocità, due comandamenti della rete. Se posso chiedere alla rete, direttamente, non voglio intermediari. L’accumulo di esperienza che diventa conoscenza, la crescita ordinata di conoscenze che diventa scienza, o almeno sapere consolidato, ha meno appeal del messaggio istantaneo e istintivo di un testimone occasionale di un fatto… ciò che è naif è spontaneo, esce dai canoni tradizionali, suona più autentico, vergine, più capace di recepire l’impronta diretta di ciò che testimonia senza i filtri del mestiere. È l’essere (l’esserci) che prevale sul divenire. Ma se salta la mediazione, salta anche l’organizzazione.”. Qui entra in gioco il ruolo del recensore. Ancora con Ezio Mauro: “…l’informazione professionale non riproduce meccanicamente un fatto, ma lo ricrea elaborandolo in un contesto più ampio che lo inquadra, lo riordina e contribuisce a spiegarlo. Questa organizzazione che ricostruisce i fatti gerarchizzandoli in un ordine coerente e intelligente è un elemento della conoscenza. Ma, soprattutto, prima di tutto, è un elemento dell’informazione… È chiaro che in questo nuovo rapporto con il tempo perde valore ciò che nel tempo si è costruito e che al tempo è debitore, come l’esperienza, la competenza, la conoscenza. Se tutto è contemporaneo, conta solo l’immediato, non ciò che si è accumulato… È evidente che tutto questo ha conseguenze importanti sulla formazione di una coscienza del reale che vada oltre me stesso e il perimetro misurabile della mia esperienza diretta. E ha un effetto rilevante sulla capacità di giudicare ciò che accade, soprattutto se fuoriesce da quel perimetro”.
Allora, se un tizio col suo impianto, o col suo orecchio, non sente differenze tra un CD e un mp3, queste differenze non esistono? E quindi si sente autorizzato a “sfidare” audiofili e recensori? Non interessa se chi scrive di Hi-Fi ha ascoltato criticamente per anni decine e decine di apparecchi o impianti, se ha passato ore e ore a cercare di capire quali differenze, a volte sfumature, ci possono essere tra un componente dell’impianto e un altro, tra un ambiente e un altro, tra un accessorio e un altro. “L’impressione prende il posto dell’opinione. Diventa cioè qualcosa di percepito, ma non elaborato perché non c’è tempo, non organizzato perché non c’è modo. Una suggestione, la realtà che imprime un suo segno, certo, ma fuori da un contesto e da una cornice. Il giudizio diventa una sensazione. Immediata, magari. Ma non impegnativa, non durevole, non costitutiva di un’identità più culturale, di una posizione a cui far riferimento. Il giudizio è un processo, la sensazione è un attimo. Il giudizio è mio, autonomo, scelto, la sensazione è quasi involontaria, incontrollata.”.
E allora, perché leggere una recensione? E perché scriverla? Non bastano i dati tecnici diffusi dalle aziende, i millivolt e i kilohertz, i watt e la sensibilità dichiarata? Io penso proprio di no. Una buona recensione ti fa capire “l’anima” di un prodotto, ti racconta la sua storia, il perché di un progetto, a chi è adatto e a chi no, soprattutto con quali altri componenti potrebbe dare il meglio e questo è un aspetto a volte trascurato, certi oggetti vengono osannati in sé e per sé, e secondo me questo modo di fare ha poco senso. Un bell’articolo dovrebbe sempre far riflettere sul fatto che un impianto è una catena di apparecchiature – tra l’altro inserito in un ambiente che influenza il suono – e che un singolo componente non suona mai da solo ma all’ascolto può essere “diverso” a seconda di quello che lo precede o lo segue. Una buona recensione, se scritta onestamente, fa capire anche “l’anima” di chi l’ha scritta, trasmette l’emozione che alcuni prodotti hanno suscitato in chi li ha potuti ascoltare in maniera approfondita. Perciò sono quasi privi di senso e poco attendibili i giudizi relativi ad ampli, diffusori o altri apparecchi ascoltati durante le cosiddette mostre Hi-Fi, in ambienti non noti, in catene non conosciute, insomma in condizioni non controllate. Sono impressioni, certo, e ti possono dare un’idea, ma vanno sempre verificate con metodo per diventare giudizi attendibili. Ci si può fidare? O si leggono solo commenti iperbolici scritti per accontentare distributori e importatori? Chi è più addentro al settore ha i mezzi per “sgamare” qualche affermazione forzata o talmente ripetitiva da diventare irritante, classica quella “è il miglior… provato”, ad esempio… Ogni mese? Possibile? Chi scrive non si rende conto che c’è gente che smette di leggere le riviste per queste cose? O addirittura qualcuno, stanco di seguire consigli forse poco disinteressati, vende tutto e cambia hobby? Quando leggete – leggiamo – una recensione, facciamolo sempre con spirito critico, vi si possono e si devono trovare utili suggerimenti e spunti di riflessione, e anche se siamo a un buon livello di conoscenze non snobbiamo ciò che leggiamo. Non prendiamole, le prove, come consigli per gli acquisti, non prendiamole nemmeno come conferma positiva e favorevole per un oggetto che possediamo. Il tuo impianto, il tuo ambiente d’ascolto, la tua cultura, la tua sensibilità e i tuoi stati d’animo, i tuoi gusti non sono quelli del recensore di turno. Ricordiamoci anche che chi scrive può avere delle simpatie particolari per un marchio o per una categoria di prodotti, per esempio i minidiffusori o gli ampli a valvole piuttosto che i grandi diffusori e gli ampli a transistor, e che magari, amando più un genere musicale che un altro, è comunque portato a preferire certe tipologie di impianto.
Piccola parentesi musicale: quanti bei dischi ho acquistato leggendone nelle recensioni di apparecchi Hi-Fi!
Alla fine, secondo me, ci si può fidare di una recensione quando si è capito come è impostata la rivista, quando si sono lette più prove dello stesso recensore e si è intuito che scrive perché è soprattutto un appassionato che cerca non di farti comperare un prodotto ma di farti capire come è quel prodotto e perché potrebbe o no andare bene nel tuo impianto. Non se è l’amplificatore migliore del mondo ma se è il miglior amplificatore per te, per il tuo impianto. Non se sono i migliori diffusori sulla Terra, ma se sono i migliori nel tuo ambiente, nella tua catena e per i tuoi ascolti.
Mille ringraziamenti al libro citato da cui ampiamente ho tratto e riportato paragrafi e interessanti spunti, agli autori e all’editore.
Zygmunt Bauman ed Ezio Mauro, Babel, Editori Laterza
PAROLA DI DIRETTORE | SUPPLEMENTO D'INDAGINE
Questo è un articolo che avrei dovuto scrivere io, nel senso che, fra i tanti spunti di articoli che dovrei scrivere, Ulisse ne ha ben centrato e sviluppato uno. Ma questo è anche un articolo che avrei voluto scrivere io, nel senso che è "alto", molto ispirato, ben argomentato e dice molto di quello che muove da sempre la scrittura delle recensioni ReMusic.
Per approfondimenti, leggete qui, voglio solo aggiungere che sottoscrivo soprattutto la parte in cui Ulisse riconosce al "gusto" del recensore onesto un grande valore. Insomma, quando ci leggete, se avete capito che siamo degli "appassionati gentiluomini", imparate a "leggerci fra le righe": lì spesso si trova il senso ultimo e il grande valore del vero recensore.
G.C.