Premessa | Per rispettare le scelte progettuali dell'editore, le modalità di impaginazione e scrittura del seguente testo sono conformi allo stampato originale.
Immagine di copertina | Phil Disley
L’epoca che viviamo è contraddistinta da una società bombardata continuamente da centinaia di informazioni che vengono immediatamente fagocitate. La vita degli individui scorre rapidamente tra le notizie e tutto si fa sempre più rapidamente. La musica, in quest’epoca, è involontariamente divenuta di passaggio e viene più facilmente e rapidamente dimenticata.
La libertà e la pluralità dell’informazione e dei suoi mezzi di distribuzione è una grande conquista democratica. Ma davvero il settore musicale ne ha beneficiato?
La sera scarico un paio di album sul mio iPod e la mattina dopo esco per recarmi a lavorare in ufficio. Un lungo tratto mi separa dalla scrivania dell’ufficio, circa quarantacinque minuti. Quarantacinque minuti in cui mi accompagna la musica. La musica ci accompagna in macchina, con la radio, o mentre siamo in palestra, con le cuffiette, ci intrattiene e ci mette di buon umore, ma quanta attenzione sto dedicando alla musica in queste occasioni?
Questo tipo di intrattenimento si può definire ascoltare musica?
Spesso la musica viene sentita e non ascoltata: non si presta tutta la propria attenzione alla musica, essa è solo un sottofondo perché non c’è attenzione costante agli strumenti, alle voci, ai cori, ai testi.
Un tempo il gesto di aprire un album e di metterlo sul piatto per ascoltarlo era un rito.
Quel tempo non è più, e per ascoltare un brano di un artista sconosciuto basta cliccare su “acquista”, o su “scarica” o digitarne il nome su YouTube.
La tecnologia odierna ci permette di ascoltare la musica che vogliamo ovunque e in ogni momento.
È davvero una grande vittoria per chi ne usufruisce, questa?
La musica è intrattenimento e in quanto tale deve intrattenere, la possibilità di farlo ovunque e in ogni momento in linea di massima è una caratteristica positiva. Il fattore da considerare è l’importanza che ogni ascoltatore attribuisce a questo tipo di intrattenimento, alla passione che si ha per la musica e per il suo ascolto.
I “nuovi” e “moderni” mezzi per l’ascolto, che la gran parte dei ragazzi del nostro tempo sono gli “unici”, permettono e facilitano una rapida, e di conseguenza più superficiale, fruizione della musica.
Gli strumenti messi a disposizione dalle tecnologie odierne, che permettono la possibilità di possedere su un unico supporto centinaia di album, favoriscono un ascolto incompleto, immaturo e superficiale.
La riproduzione degli mp3 è purtroppo eccessivamente condizionata dalla “toccata e fuga”, dal passare da un brano all’altro subito dopo aver ascoltato il ritornello o la parte più significativa del brano.
Queste caratteristiche tecniche se associate ai tratti distintivi del tempo in cui viviamo in cui – tutto scorre rapidamente, senza approfondimento – fanno in modo che spesso quello che si ascolta venga rapidamente dimenticato.
Ascoltare la musica, e non sentirla – come purtroppo si fa troppo spesso ai nostri giorni, con il vinile o in altro modo, significa anche riappropriarsi della dimensione del tempo, del proprio ritmo, dei propri gusti.
Il tempo necessario per l’ascolto passa anche attraverso il tempo dedicato alla scelta e alla ricerca prima dell’acquisto. Questo tempo oggi, con il più economico e immediato impersonale acquisito online, è praticamente scomparso, ancor di più quando il brano viene poi scaricato dalla rete in maniera gratuita o peggio ancora illegale.
La semplicità con la quale l’appassionato di musica riesce oggi a procurarsi l’oggetto del proprio interesse non è in grado però di intaccare la passione per il suono caldo e profondo del vinile.
La differenza tra il vinile e gli altri supporti è principalmente l’approccio all’ascolto e poi l’ascolto in quanto tale.
Il piacere dell’ascolto non dipende quindi solo dalla bellezza della musica, ma dal valore che essa giunge a rappresentare. Pertanto, se all’atto pratico, l’ascolto non è il risultato del gesto immediato, e talvolta incondizionato, con il quale attiviamo un comando del nostro computer o della più innovativa micro-tecnologia in grado di riprodurre suoni, ma il frutto di una serie di azioni che ci permettono di entrare in contatto con la nostra voglia più profonda di assaporare la musica fino in fondo, allora essa ha buone possibilità di diventare molto più che la nostra preferita.
Tutto in realtà parte dalla scelta del disco. La musica, la voglia che abbiamo di ascoltarla, ci obbliga a far scorrere tra le mani le copertine dei dischi che abbiamo voluto nella nostra collezione.
Quando la puntina del giradischi si poggia sulla superficie del disco il suono che ne promana è avvertito come un’esperienza unica e suggestiva.
Quando si ascolta un vinile c’è un contatto invisibile tra l’ascoltatore e la musica. Lo sguardo si sofferma sul braccio del giradischi che compie movimenti impercettibili, oscillando su e giù e trasmettendo la sensazione che il suono che si sviluppa attorno si propaga da quella puntina infinitesimale oltre che dai diffusori, e che essa possa essere seguita con lo sguardo. Nella stanza si produce un contatto derivante dalla percezione visiva dell’oggetto che riproduce il suono.
L’ascolto del vinile significa dedicare a se stessi il tempo necessario per l’intero ascolto dalla prima all’ultima traccia, riappropriarsi del proprio tempo, del gusto dell’ascolto.
Ascoltare distrattamente un LP facendo inesorabilmente e inutilmente consumare la puntina è un sacrilegio.
Raramente con il vinile si passa da un brano all’altro, raramente si alza la puntina per riposizionarla su una altro brano, molto più spesso invece si sceglie un disco, si mette sul piatto, ci si siede con in mano la copertina e l’inserto dell’album, ci si gode la musica mentre si leggono i credits e i testi dei brani sino alla fine della facciata, momento in cui la pausa obbligata tra un brano e l’altro offre la possibilità di fare un primo bilancio sull’ascolto.
Il tempo da dedicare all’ascolto di un LP non è quasi mai lo stesso che si dedica a un CD, che si può ascoltare facilmente in maniera random, passando casualmente da un brano a un altro come se l’autore non avesse attribuito all’album una scaletta ben definita.
Togliere un CD dopo aver ascoltato un solo brano è una cosa semplice, ancora più semplice far partire un mp3 sul proprio pc o sul proprio iPod, ma mettere un vinile sul piatto per suonare un solo brano è quasi un sacrilegio se non c’è un motivo ben preciso. Interrompere l’ascolto di un disco in vinile è come rompere un “idillio”, spezzare un’opera unitaria: questo vale anche per quegli album nei quali ogni traccia è apparentemente slegata dall’altra.
La realizzazione della scaletta di un album è dettata da motivi ben precisi: l’ordine è voluto, mettere un brano a chiusura della prima o della seconda facciata non è la stessa cosa che inserirlo tra gli altri.
Questi sono fattori per i quali non c’è motivo di ascoltare un album in vinile se non secondo quello che è l’ordine dei brani previsto dalle due facciate dell’LP. Durante l’ascolto dell’album l’ascoltatore è costretto a una pausa, meno lunga nel primo caso, definitiva nel secondo. L’artista e il produttore sono pienamente consapevoli e nulla è lasciato al caso o deciso con superficialità. Dunque, la scaletta non è mai casuale: l’album è realizzato dalla consecutività dei brani.
Questi atteggiamenti, queste pause obbligate, con le conseguenti riflessioni che ne derivano, per molti ascoltatori possono sembrare superflue, se non addirittura stupide, ma anche in questi gesti si racchiude quel segreto che rende il vinile un supporto intramontabile.
Queste considerazioni vogliono però provocatoriamente rappresentare una posizione estremista, in quanto anche l’approccio all’ascolto critico di un diverso supporto può naturalmente arrecare le stesse sensazioni di appagamento. Molti audiofili spendono cifre astronomiche per acquistare impianti di alta fedeltà da utilizzare per l’ascolto dei brani direttamente dal proprio iPod, da internet o tramite iTunes. L’acquisto di tecnologie all’avanguardia per l’ascolto della musica non è certamente una scelta discutibile se l’approccio all’ascolto è corretto e se si dispone del giusto tempo e della giusta attenzione da dedicare alla musica. Sedersi in poltrona, magari indossando delle cuffie, e dedicare del tempo esclusivamente alla musica significa davvero ascoltarla. Io sono certo tuttavia che trovarsi in poltrona a leggere le note di copertina durante il primo ascolto di un album facilita una maggiore attenzione alla musica e di conseguenza un ascolto più profondo e maturo. Riascoltare lo stesso album comodamente in poltrona in una stanza a luci spente provoca sensazioni ancora differenti: le cose attorno scompaiono e ci si immerge completamente nella musica e nel mondo di colori e immagini che essa, con l’ausilio delle figure della copertina, riesce a produrre nella nostra mente.
Ascoltare un LP provoca una mistura di sensazioni più ricche, che permettono di apprezzare meglio la musica che si sta ascoltando, facilitandone l’affezione e il ricordo. Ascoltare un brano su iTunes senza possedere null’altro che la musica rende certamente più difficile l’immaginare i volti, i corpi, le idee che provavano gli artisti che hanno scritto e che hanno suonato quel brano.
Ritengo, quindi, che l’ascolto di un vinile originale con nelle proprie mani la copertina dia delle sensazioni che non sono assolutamente paragonabili a quelle sensazioni procurate dall’ascolto di un CD anche se lo stesso presenterà al suo interno un libretto ricco di foto e i testi dei brani.
Non entro volontariamente neanche in questa sede nel dettaglio tecnico relativo alla differente qualità tra il suono del vinile e quello del CD, ma vi riporto la storia del signor Thomas Bernich, che a New York sta cavalcando il boom di ritorno del vinile e ne ha fatto un’attività, fondando la Brooklynphono: un’azienda che stampa circa diecimila registrazioni al mese. Egli afferma che il ritorno del vinile è stato voluto fortemente dagli appassionati che erano stufi del suono freddo del CD e dell’mp3, a differenza di quello caldo del vinile; afferma che la differenza tra i due supporti è notevole, tanto che paragonare i due tipi di ascolto è come equiparare una cena di gala a quella in un fast food. Questo concetto mi sembra sia un esempio davvero lampante di quale possa essere la differenza tra l’ascolto del vinile e di un supporto digitale.
Nicola Iuppariello
Il vinile al tempo dell'iPod
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