Inaugurazione Showroom Omega Audio Concepts

11.02.2020

Lascio all’ingresso la Bentley. Supero il catering, superlativo ma pericoloso, perché assediato da VIP che potrebbero riconoscermi e donne eleganti ma altrettanto affamate. Salgo al primo piano, dove si sta svolgendo la presentazione, l’obiettivo della mia missione. Davanti a me si aprono sale con apparecchi fantascientifici, frutto di un genio visionario, creati poco più sotto in un vasto antro ricolmo di macchinari enormi, potenti e moderni. Da qui, un nuovo genio del male cerca di impadronirsi del Mondo dell’Audio, piegando i destini dell’Hi-Fi al suo volere. Il mio nome è Castelli, Giuseppe Castelli. Sono al servizio segreto di Sua Maestà la Musica.

 

Bentley Continental GT W12

 

Questo inizio di sceneggiatura alla Ian Fleming non è molto distante dalla realtà di quanto successo all’inaugurazione dello Showroom Omega Audio Concepts – di qui in poi abbreviato in OAC – il 30 novembre e il 1° dicembre scorsi, a Colle Umberto, in provincia di Treviso. Inoltre non c’era la solita Aston Martin, ma troneggiava esposta un’ancor più smagliante Bentley Continental GT, portata in passerella dalla concessionaria Bentley Padova.

 

Il team Omega Audio Concepts

 

Nella foto qui sopra, da sinistra verso destra, ecco quindi il cast completo dei principali protagonisti OAC, una ricca produzione orgogliosamente Made in Veneto:

Elvis Peverelli, Responsabile sviluppo prodotto e lavorazioni CNC

Gianpiero Peron, Responsabile sviluppo prodotto e Direttore Commerciale

Silvia Zanatta, Amministratrice

Renato Filippini, Fondatore e Progettista

Ing. Gianluca Favaro, Supporto Tecnico

 

Il tipico “cattivo” dei film in questione, suo malgrado, in questo caso era ovviamente impersonato da Gianpiero. Lo scienziato asservito alle sue brame di dominare il mondo dell’audio era Renato, amico e produttore molto apprezzato sulle pagine di ReMusic. L’azienda di Gianpiero e i suoi soci, l’Officina Meccanica Zenit, è un fornitore di altissimo livello per OAC e l’inaugurazione del loro Showroom nelle sale superiori della stessa Zenit sancisce questa cooperazione. A tutto tondo, insomma. Anche perché partnership simili non si lasciano scappare e, per quel che conosco delle due realtà, la cosa vale nei due sensi di marcia. Della qualità delle realizzazioni di Renato se ne è già parlato e se ne parlerà ancora, ma molto di loro è dovuto alla finissima lavorazione in alluminio dei case, dei cabinet e dei particolari o dei componenti strutturali in alluminio che le compongono. A questo proposito, basti vedere il telaio scavato dal pieno dell’all-in-one OAC Essenziale – da noi provato qui – della foto che segue.

 

Il telaio di un all-in-one Omega Audio Concepts Essenziale 

Da diversi anni consigliavo agli amici di OAC di dotarsi di una buona sala d’ascolto nei paraggi della propria sede di Treviso, nella più recente evoluzione della Fabbrica d’Italia che è il Nord-Est. Le motivazioni sono semplici e, come al solito, di sano buon senso. Si ha il controllo totale del proprio impianto, a maggior ragione quando, come nel caso di OAC, lo si produce per intero, dai cavi di alimentazione ai diffusori, passando per fonti e amplificazioni. Si può ospitare per un ascolto chiunque, che venga da vicino o, ancor meglio, da lontano. Non si dipende dalla disponibilità o dagli orari dei rivenditori ma non li si esclude affatto, anzi si li supporta ulteriormente.

E i vantaggi sono anche, se non soprattutto, per ospiti e visitatori. Si sente esattamente quello che progettisti e costruttori volevano ottenere. Si possono portare con sé e confrontare i propri riferimenti. Si dimostra e ascolta, insomma, senza trucchi, fronzoli o scorciatoie.

Non volendo farsi mancare nulla ed essendo di indole esuberante e di determinazione cieca, pronta e assoluta con cui persegue le proprie convinzioni, Renato ha pensato bene non di fare una semplice sala ma di allestirne addirittura tre. E per dei buoni motivi, come vedremo.

 

Come accennavo, sabato 30 novembre si è svolta la presentazione ufficiale dei nuovi spazi espositivi. Domenica 1° dicembre, su appuntamento, si sono svolte delle sessioni di ascolto mirate. Il numero delle sale è già di per sé qualcosa di eccezionale nel panorama dei costruttori italiani, soprattutto se rapportato alla dimensione dell’azienda OAC, non certo un gigante ma sicuramente un’impresa che getta così il cuore oltre l’ostacolo, inaugurando degli spazi veramente importanti, da qualsiasi punto di vista li si guardi. Le tre sale offrono una possibilità non comune, rara se non unica, quella di partire da un impianto che costituisce il “minimo sindacale” della correttezza e dei compromessi accettabili nella filosofia progettuale OAC fino ad arrivare all’ascolto dell’impianto “no compromise”, dove appunto si può godere del massimo risultato ottenibile secondo il rigido, esigente e scientifico approccio di Renato.

 

Dal punto di vista metodologico

A quali risultati conduce questo tio di approccio, per certuni integralista? Sono sottoscrivibili? Piacciono o non piacciono? Si sente più musica? Secondo Renato intanto si sente quella giusta, priva dei “disturbi” o dei rumori di fondo introdotti da molte delle scelte progettuali più diffuse, che fanno spallucce quando adottano anche dei consolidati e diffusi compromessi costruttivi, in nome di un risultato magari cosiddetto “piacevole” o eufonico. Tutto quello che può affliggere o disturbare il messaggio sonoro, che sia elettrico, a livello di fonte e amplificazione, o elettroacustico, a livello di diffusori, viene accuratamente identificato ed evitato.

 

Facciamo qualche esempio, senza poter con questo esaurire l’argomento, che si presta a molto più che a questi rapidi cenni. Di quanti stadi di amplificazione avrà bisogno il segnale? Per renderli indipendenti l’uno dall’altro ci sarà bisogno di altrettante alimentazioni? Detto, fatto. Le alimentazioni notoriamente possono indurre disturbi sul segnale, quindi andranno separate. Detto, fatto. Di quante vie si dovrà dotare il diffusore per approssimare il più possibile il modello teorico di pistone rigido? Cinque più il sub? Detto, fatto. Il legno non ha abbastanza rigidità strutturale, ha un comportamento "elastico" inaccettabile ad alti livelli di resa sonora e si mangia un sacco di informazioni musicali? Ecco che subentra l'alluminio, un materiale che pochissimi costruttori al mondo si possono permettere in un uso così estensivo.

 

Come chiunque può trarre dal sito OAC, Renato applica tre semplici regole o, detto meglio, tre rigorosi principi di progettazione:

  1. legge di Ohm
  2. limite teorico
  3. evento spazio-tempo

Com’è risaputo la legge di Ohm parla di resistenza elettrica. I materiali a più alta conducibilità sono l’argento e il rame, come da tavola periodica degli elementi. Per Renato sono quindi gli unici utilizzabili, insieme ai componenti e alle circuitazioni che rispettino la puntuale applicazione di questa legge elettrica. Sembra poco, ma quando alcuni progettisti adottano cablaggi, che so, in alluminio o usano tuttora dei dispositivi intrinsecamente inferiori o equalizzanti come le valvole rispetto ai transistor, beh, dal punto di vista di Renato questo è semplicemente un volersi far del male.

 

Per il concetto di “limite teorico” riporto papale papale la sua descrizione ufficiale: “Qualsiasi costruzione audio, dai cavi alle elettroniche, si scontra con la considerazione che, per essere corretta, dovrebbe essere fatta in un certo modo, a scapito di comodità e facilità d’uso. Ogni cavo, elettronica, diffusore o componente OAC persegue invece il limite teorico costruttivo, perché a una macchina di Formula 1 si chiede la prestazione massima, non la comodità”. Mi sembra tutto chiaro, no? Così si spiegano certe realizzazioni OAC “scomode ma performanti”, vedi ad esempio il lettore CD The Stream provato qui. Quando si punta alle prestazioni, nessuno si sognerebbe di fare delle modifiche estetiche o ergonomiche su un ciclotrone: soprattutto se queste avessero degli effetti negativi sulle prestazioni stesse!

 

Il terzo punto è quello più “filosofico” e anche qui attingo per la mia nota pigrizia – composta però di altrettanta onestà intellettuale – alla definizione ufficiale: “In senso lato, il segnale audio si può definire un particolare tipo di segnale elettrico atto a trasportare informazioni più che mera corrente. Il corretto allineamento spazio-temporale delle informazioni in esso contenute è cruciale nella riproduzione audio. Ogni cavo, elettronica, diffusore o componente OAC persegue il fine del corretto allineamento spazio-tempo delle informazioni del segnale audio”.

 

In sintesi, più è spostato verso il basso il tappeto di rumore, il rumore di fondo, il noise floor, più si fa silenzio intorno alla musica, più si riesce a ottenere l’autentica dinamica, coerenza ed espressività del segnale audio.

 

Dal punto di vista audiofilo

“Ma ti piace come suona?” È la domanda che mi aspettavo. Che una persona qualunque potrebbe fare. Fattami pure nell’occasione dell’inaugurazione. Se ci si fa domande del genere è perché si è distratti da altro. O confusi. O semplicemente non più interessati all’Hi-Fi. Qui, amici miei, non si tratta di decidere se ci piace o non ci piace come suona l’impianto, ma di capire perché suona così come suona. Questo è essere audiofili. Questa è la vertigine del risultato sonoro di Renato Filippini. Libera veramente il suono dai limiti e dalle contaminazioni di certi compromessi realizzativi? Secondo me, sì. Il risultato è per certi versi spiazzante. Ma il progetto dello Showroom OAC qui dimostra tutta la sua bontà e lungimiranza. Partendo dalla Sala Canova, troviamo i cavi DNA e i diffusori e il media player, convertitore e integrato Essenziale. Nella Sala Cima abbiamo sempre i diffusori Essenziale ma pilotati dalle elettroniche separate della serie DNA. Mentre nella Sala Canova si arriva al massimo attuale OAC costituito da cavi The Element, lettore digitale ed elettroniche The Stream e diffusori Micro.

Non voglio spoilerare il finale del film. Andate a sentire queste tre sale, dedicate giustamente a grandi artisti locali del passato ma di fama internazionale: vale il viaggio. Non voglio nemmeno dire tutto, perché, semplicemente, voglio poterci tornare anch’io… ;-) Quello che posso però dirvi è che, passando da una sala all’altra, aumenta esponenzialmente la “risoluzione” dell’immagine sonora, il numero di informazioni, un po’ come accade quando passiamo da un monitor o uno schermo TV a uno più “denso” di pixel. E questo non fa che confermare la “tensione” di Renato nell’andare verso una direzione progettuale e costruttiva senza compromessi, cioè conferma il suo approccio. Ascoltando l’impianto iniziale, ci si potrebbe tranquillamente convivere. Una volta provati i livelli superiori, non si vorrebbe o potrebbe tornare indietro.

 

Dal mio punto di vista

Un’ultima considerazione, assolutamente personale, sui soli e semplici cablaggi OAC. Sono i “migliori” che io conosca e credo possiate capire e apprezzare il virgolettato. Sono il mio riferimento e considerate anche che non posso permettermi quelli in argento, il top della loro produzione.

Il cablaggio OAC mi ha convinto intellettualmente. C’è un’idea dietro, fortemente perseguita. È frutto di brevetti, non di improvvisazioni o equalizzazioni. Sono cavi razionali e argomentati per uso dei conduttori, loro dimensioni e geometria costruttiva. Sono solid core e – credo di averlo già scritto – quando da giovane collaboravo nella prima radio privata di Torino, RTA - Radio Torino Alternativa, o lavoravo occasionalmente per l’allora Terzo Canale Radio RAI, ricordo che i tecnici ci dicevano che la bassa frequenza si cablava in monofilare, in semplice solid core, e l’alta frequenza in treccia Litz, cioè multifilare. Questo per ragioni tecniche e non mi risulta che le caratteristiche fisiche delle due destinazioni d’uso siano cambiate. Poi è arrivato Noel Lee di Monster Cable e ha creato un mercato! Ma questa è un’altra storia…

I cavi OAC mi hanno convinto anche all’ascolto. Attenuano meno il segnale, c’è più “volume”, volgarmente detto. Si ha maggiore compattezza, coerenza, densità e tridimensionalità sonora. Gettano più musica in ambiente, invece di restituire un palcoscenico sonoro virtuale più arretrato ed etereo.

Insomma, il discorso si farebbe lungo e spinoso, ma badate bene a quanto ho detto. Non troverete nessun redattore di una rivista audio al mondo, tantomeno un Direttore, disposto a sbilanciarsi così tanto. Ma questa, come si diceva sopra, è onestà professionale e servizio nei confronti dei lettori ReMusic. Io posso e potrò sbagliare, ma ho argomenti e li uso, ho riferimenti e li denuncio. Se voi lo sapete e li conoscete, potete capire, provare e regolarvi di conseguenza. Anche questo è essere audiofili, cioè fare esperienze.

Questo excursus finale o approfondimento temporaneo sul cablaggio OAC vale, mutatis mutandis, per tutto quanto da loro realizzato. Cavi, apparecchi e diffusori OAC sono rigidi e pesanti, ingombranti e scomodi, possono piacere o non piacere per la loro estetica volutamente tecnica, che poco o nulla lascia al trend o al design Hi-Fi stereotipato. Ma vanno ascoltati. Con attenzione e concentrazione. E attualmente non c’è posto al mondo migliore per farlo che nel nuovissimo Showroom Omega Audio Concepts in Via Piave 6, a Colle Umberto, in provincia di Treviso.

 

Complimenti a tutto il team, auguro a questa splendida iniziativa un grande successo: niente da aggiungere, tutto da ascoltare.

 


Per prenotare sessioni d'ascolto personali, contattare Gianpiero Peron, Sales Manager Omega Audio Concepts, cell. 335.8401251, email sales@omegaudioconcepts.com.

 

 

Per ulteriori info: al sito Omega Audio Concepts

Il poderoso 12 cilindri della Bentley Continental GT.
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Al pian terreno, si intravedono i macchinari dell'Officina Meccanica Zenit.
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Viste dall'alto dell'ambiente dell'Officina Meccanica Zenit.
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di Giuseppe
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