L’impianto entry level ReMusic | Obiettivi e premesse

28.02.2017

Nella foto principale, l'impianto Pro-Ject SuperSense Super Pack

 

Fin da quando è nata, ReMusic vuole occuparsi di sogni. Vogliamo provare dei giocattoli per grandi, senza vergogna e con molto piacere. Vogliamo gli apparecchi che ci fanno gola e aumentano i battiti del cuore. Quelli che ci farebbero sbavare sulle vetrine dei rivenditori, se non fosse che l’abbiamo già fatto da giovani e non sarebbe dignitoso ora... Quindi, a parte doverose eccezioni, non ci occupiamo di apparecchi economici. Ma, proprio perché di questi è fatto il grande e vero mercato, non abbiamo assolutamente nulla contro gli apparecchi economici. Semplicemente siamo posizionati in un’altra fascia di mercato, appunto. Tenete infatti conto che ci sono molte altre riviste, sia cartacee che online, che dell’entry level si occupano. Molto bene e molte da decenni, se non dalla nascita. Tipicamente certe riviste cartacee inglesi o tedesche si sono dimostrate le migliori nel tempo a identificare modelli e apparecchi più capaci di “spremere” la musica, offrendo ogni anno la migliore selezione di consigli per gli acquisti value for money, quelli dal miglior rapporto qualità/prezzo o prestazioni/prezzo. Penso ad esempio a What Hi-Fi? o Stereo.

 

Considerate inoltre che, sui prodotti di prezzo dal molto accessibile all’accessibile, la concorrenza in fatto di critiche e recensioni è giustamente spietata. Per poche decine di euro o centinaia al massimo, chiunque sia veramente interessato a provare tali apparecchi o componenti può farlo. Semplicemente, se li acquista, se li prova e se ne scrive. E, se insoddisfatto o desideroso d’altro, se li rivende pure, perdendoci magari poco più che il prezzo di una cena, visto che sono praticamente nuovi. O addirittura andandoci in pari, se acquistati inizialmente al migliore degli street price.

 

Ciò nondimeno, qualche giorno fa mi sono chiesto: ma io, se dovessi iniziare ad assemblare un primo impianto, cosa mi metterei in casa? Oppure, detto in altre parole, se dovessi consigliare un sistema entry level, cosa suggerirei a un giovane o a un neofita di qualsivoglia età?

 

Mi è quindi partito l’embolo dell’articolo succulento. Quello in cui il redattore può lanciarsi in tutte le direzioni della passione. Quello che ti fa restare alzato la notte semplicemente per tenere aperti gli occhi sugli oggetti del desiderio. Per fare un semplice e purificante viaggio di scoperta, senza pregiudizi.

 

OK, certo: senza pregiudizi ma con regole precise.

 

Le righe che seguono e le prossime puntate vogliono quindi suggerire immodestamente alcuni apparecchi scelti di massima con questi quattro semplici criteri:

  1. di brand affermati o di comprovata e lunga presenza nel settore, no ai prodotti cantinari o ai marchi meteora
  2. economici ma di qualità, no al primo prezzo solo perché è semplicemente il più basso
  3. con accesso digitale, visto che la stragrande maggioranza dei non audiofili ascolta in streaming
  4. acquistabili in tempi rapidi, viva quindi Amazon, Musicarte, Thomann e i grandi shop online in genere

 

Queste le ragioni:

 

di brand – Sembra inutile dirlo, ma i grandi marchi offrono grandi numeri di produzione, permettono economie di scala che il produttore minore si sogna, rispondono a regolamentazioni severe e certificate, offrono garanzie reali, possono addirittura vendere sotto costo o con margini minimi se vogliono entrare in un segmento di mercato o farne propria una fetta, ecc. ecc. Tutti grandi vantaggi per l’acquirente, questo mi sembra pacifico.

 

primo prezzo di qualità – Anche i grandi brand possono sbagliare una linea o un modello: vediamo fra i più economici quelli che sembrano più riusciti, senza farne solo ed esclusivamente una questione di prezzo.

 

digitali – L’IFPI Global Music Report 2016 – lo trovate qui – ha sentenziato che per la prima volta le vendite mondiali di musica digitale hanno superato quelle fisiche. Nel mondo si consuma quindi più musica “smaterializzata” che su supporti. Sommettiamo che la quasi totalità degli audiofili sta nel secondo gruppo? Se quindi vogliamo proporre un impianto realmente Hi-Fi a chi fino a ora ha ascoltato con PC, telefonino o decoder TV, credo che dovremo partire dal digitale puro, cioè immateriale.

 

acquistabili online – Il motivo qui è sfaccettato:

Motivazione emozionale – Posto che io abbia la disponibilità economica per acquistare una Ferrari, sono e devo essere disposto ad aspettare. Fa parte del processo di identificazione, riconoscimento e gratificazione di questo tipo di acquisti. Se ho a malapena i soldi per un’utilitaria – è il mio caso – la voglio appena la pago. Ora. Perché adesso è già tardi.

Motivazione generazionale – Se vogliamo attrarre chi ancora non ha un impianto, stiamo evidentemente parlando di giovani e i Millennials sono cresciuti in un mondo di gratificazioni istantanee. Già vogliamo persuaderli della bontà di un impianto Hi-Fi, quando fino a ora non ne hanno mai sentito parlare o non ne sentivano la necessità: spiegateglielo voi ora che devono anche aspettare per averlo… (per approfondire questo argomento, vedi qui: è richiesto l'accesso a Facebook)
Motivazione in soldoni – Inoltre, per gli apparecchi che vogliamo considerare, spesso online si trovano siti o portali specializzati capaci di prezzi irraggiungibili dai canali di vendita reali.

Queste tre variabili del processo d’acquisto scalzano spesso – ahi loro – gli intermediari di vendita, cioè, nel nostro caso, i negozianti tradizionali.

 

Dove inizia l’Alta Fedeltà?

La domanda non è peregrina, anzi, è proprio l’oggetto del contendere, l’oggetto del presente articolo. Cominciamo a definire, scremare e avvicinarci.

 

La non Alta Fedeltà

Acqua. Prendete un apparecchio di buone caratteristiche tecniche, anche dotato praticamente di tutto – fonti sonore come ad esempio sinto e lettore CD, eventuali altri ingressi analogici o digitali, amplificazione e casse – e avrete la praticità, ma non l’Alta Fedeltà. Per cominciare, da sempre Bose produce radiosveglie stupende, in grado di sonorizzare anche ambienti non minuscoli, dalle prestazioni sonore altissime se rapportate alle dimensioni: l’attuale Bose Wave system è praticamente un’icona moderna. Per ampliare il raggio, in questo senso l’esempio storico è stata la radio ghetto blaster o boombox, il portatile per eccellenza. Oggi partendo da un Dali Katch si può fare altrettanto, fino ad arrivare a un impianto statico ma di gran effetto come il noto B&W Zeppelin, in grado di offrire look, suono e connettività wireless, ma a un prezzo certo non indifferente. E si può anche arrivare a una coppia di casse già amplificate e addirittura dotate di proprio Network pronto all'uso come le Yamaha MusicCast NX-N500. Resta il fatto che il mercato è pieno di simili apparecchi: compatti e completi, ben suonanti ma limitati, quello sono e quello resteranno. Acqua, acqua…

 

La quasi Alta Fedeltà

Fuochino. Una fonte – possibilmente digitale, per i moderni motivi di cui sopra – e un paio di casse amplificate. Come avrete intuito, qui ci stiamo avvicinando. Un bel mix di praticità e prestazioni. Ad esempio, tra le produzioni attuali o più recenti, le basiche Yamaha MSP3, le raffinate Dali Zensor 1 AX o le studio monitor Hedd Type 05, con tanto di tweeter Air Motion Transformer. Se vi piace il look ruvido delle serie pro, ci sono le JBL Eon, mentre per un prodotto no compromise, proposto da un'altra azienda leader del settore diffusori, avete le Dynaudio Xeo 2. Prezzi orientativi dai 400 ai 1.300 euro la coppia, a seconda di brand e modelli, fonti musicali e cavi esclusi. Anche qui il limite è che, quando vi stancate di un componente, dovete cambiare praticamente tutto e, a ben guardare, i costi iniziali sono comunque alti per un acquisto tutto in una volta. Fuochino, fuochino…

 

L’Alta Fedeltà

Fuoco. Segnatevela questa definizione: impianto stereo a componenti separati e cablati. Questa è l’Alta Fedeltà storica. Non è cambiata. Se la volete, ve la prendete così. Questo perché:

È una questione di specializzazione – Divide et impera. I componenti separati permettono la loro specializzazione. Chi fa benissimo i diffusori spesso produce – o fa produrre ad altri – ampli meno pregiati. E viceversa per altri marchi, specialisti di quello o dell’altro tipo di componente. Ad altissimi livelli non mi è mai capitato di ascoltare un impianto mono brand. D’altra parte spesso i migliori apparecchi sulla carta non necessariamente si accoppiano ad altri di pari livello. Qui però comincia l’alchimia. E il gioco: vedi più avanti…

È una questione di connessioni – Entrate in uno studio di registrazione o nel box regia di una sala da concerto. Per quanto sia pratico o di moda, nessuno si azzarda dall’inviare l’etereo segnale musicale in modalità wireless. Quindi, ottimi cablaggi e connettori di qualità. Se tuttora lo fanno i professionisti, che per primi potrebbero sposare la causa del Dio Bluetooth, un motivo ci sarà. Anzi, più di uno.

È una questione di gioco – Componenti separati, specializzati e fra loro cablati. Posso scegliere i componenti. Posso cambiarli. Posso fare delle prove. Posso tornare sui miei passi. Posso far crescere l’impianto. Posso suddividere i costi. Posso anche solo cambiare i cavi. In due parole, posso giocare. Capito l’antifona?

 

Fuoco, fuoco: qui ci siamo…

 

Da qui, insomma, parte tutto il divertimento di costruire uno o più impianti allenando l’orecchio, cercando l’equilibrio timbrico e contemporaneamente la dinamica, riuscendo a restituire un’immagine corretta e realistica dell’evento sonoro, evitando il più possibile qualsiasi tipo di distorsione e arrivando a un equilibrio complessivo soddisfacente, indipendentemente dal prezzo dell’impianto o di quello dei suoi singoli componenti.

 

Ecco perché nei prossimi articoli faremo esempi concreti di apparecchi entry level. Fonti e ampli, cavi e casse. Di prezzo e ambizioni apparentemente contenuti, ma vera Alta Fedeltà.

 

 

Per ulteriori info e approfondimenti:

al sito IFPI - International Federation of the Phonographic Industry

al sito Bose

al sito Bowers & Wilkins

al sito Dali

al sito Dynaudio

al sito Hedd

al sito JBL

al sito Yamaha

al prossimo articolo di questa serie

Bose Wave system
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Un tipico portatile detto
Un tipico portatile detto "ghetto blaster" degli anni '70.
Dali Katch, portatile wireless e a batteria.
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B&W Zeppelin
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Yamaha MusicCast NX-N500, amplificate e Network attached.
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Yamaha MSP3, mini monitor da studio di registrazione ma già amplificate e con controlli per l'ottimizzazione in ambiente.
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Dali Zensor 1 AX
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Hedd Type 05
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Un modello JBL serie Eon.
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Dynaudio Xeo 2
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di Giuseppe
Castelli
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