La danza dei settecento veli (il mio digitale)

16.10.2017

Perché un uomo, che più normale non può essere, un bel giorno decide di attaccare al suo impianto con altrettanto bel giradischi un DAC USB per vedere di nascosto l’effetto che fa far suonare questi misteriosi file FLAC di cui gli hanno parlato? Per curiosità, ovviamente, ma anche perché è sicuro che sia una stupidaggine, più o meno alla stregua degli mp3: “vuoi mettere il vinile”?

 

Invece la cosa finisce male...

 

Questo banale esperimento è cominciato circa dieci anni fa e non è ancora finito, né mai finirà, visto che ogni giorno che passa, a ogni modifica, si toglie un velo da quella realtà virtuale che si vorrebbe raggiungere ma che continua a sfuggire. Quindi, alla fine, questa danza dei settecento veli continua…

 

Al momento, il sistema è comunque così composto:

  • Un PC assemblato che funge da server. Lui è il cervello, quello che processa il segnale, che può essere PCM o DSD, convertendo dall’uno all’altro. Questo PC è basato su una scheda madre Asus Z97i-plus, con processore Intel i7 4790T a basso consumo, 8GB di RAM in unico banco – cruciale! – ed è alimentato con due alimentatori lineari, uno per la motherboard, che lavora attraverso una picoPSU, e uno per la CPU. Torneremo alla fine sul problema delle alimentazioni. La SSD, sul quale risiede il solo Sistema Operativo – Windows Server 2016 Essential – è una KIngston M2, che è miniaturizzata, ha velocità assai elevata e consuma una quantità risibile di corrente. Oltre a ciò sono installati Audiophile Optimizer 2.20 beta 5 e Primo Ramdisk, il secondo un programma che permette la creazione di dischi virtuali sulla RAM. È indispensabile aggiungere anche un lettore PDF e un visualizzatore di immagini per le copertine dei dischi.
  • Il segnale viene inviato tramite un cavo Ethernet Audioquest Vodka a un convertitore TPLink MC 210, anch’esso alimentato in lineare, e da qui parte un cavo di connessione ottica che arriva a un secondo MC210, che a sua volta è connesso con un altro Vodka a quello che si definisce NAA.
  • Il Network Audio Adapter è un secondo PC che svolge funzione di buffer e di isolatore dal PC che tratta il segnale. Il suo compito sembra facile – può essere egregiamente svolto anche da un microPC come il Cubox o il Beaglebone – ma non lo è. Egli trasforma il bus Ethernet in bus USB ed è la macchina che quindi va a interfacciarsi con il DAC. Inutile dire che il suo compito è anche qui cruciale per quanto riguarda la qualità sonora e che avere un buon PC, ma soprattutto una buona scheda madre – in questo una Asus H170 plus – con processore i3 6100T, anch’esso a basso consumo, è fondamentale per ottenere un risultato di alto livello. Una SSD Intel standard montata su un bay accessibile dall’esterno permetterà la sostituzione dell’SSD in tempo reale, ottima soluzione per effettuare prove comparative senza dover smontare ogni volta il PC. Il sistema operativo è ugualmente Windows Server 2016, accompagnato anche questa volta da Audiophile Optimizer 2.20 beta 5 ma anche da Jplay e l’immancabile Primo Ramdisk. In questo caso il piccolo programma di collegamento, chiamato Networkaudiod, sarà avviato da una piccola partizione virtuale su RAM Disk
  • Da questo PC NAA, via cavo USB Wireworld Platinum 7, si va al DAC
  • Il DAC è autocostruito utilizzando un ricevitore USB JLSounds con isolamento galvanico e doppia alimentazione, che via I2S porta il segnale digitale a due schede DAC NOS – non oversampling – basate su chip Texas 1704 il cui segnale subisce la conversione I/V da un operazionale AD 844 oppure OPA861, che a sua volta è seguito da un circuito proprietario di buffer con guadagno, derivato dal B1 di Nelson Pass.
  • Fondamentale: tutte le alimentazioni dei PC e di tutti i dispositivi fin qui descritti sono gestite con alimentatori lineari autocostruiti basati su regolatori Belleson americani. In totale se ne possono contare ben dodici! Questa è la spesa maggiore del mio setup, ogni alimentatore infatti è costruito con la migliore componentistica oggi disponibile. Solo per i PC, per motivi di semplicità costruttiva, gli alimentatori delle mobo – NdR: abbreviazione per “mother board”, scheda madre – sono coadiuvati da quel piccolo miracolo che risponde al nome di picoPSU, un micro regolatore ad altissima efficienza che permette il corretto funzionamento della scheda madre, rispettando le specifiche ATX. Essa fa passare intoccata la tensione a 12V, quella principale, trasformandola in 5V e in 3,3V per le necessità delle alimentazioni locali della motherboard. Il processore, invece, si giova di un Belleson da 10A, ad alta corrente.

È facilmente comprensibile che questo setup non è venuto dal nulla ma è frutto di un lungo lavoro di anni, effettuato per step successivi guidati da innumerevoli prove comparative, fino alla situazione attuale che resta però in evoluzione continua. Perché, alla fine, il grande vantaggio di questi sistemi non è solo sonico, ma risiede soprattutto nelle sue capacità plastiche e di adattamento ai miglioramenti tecnologici che si succedono costantemente, al contrario di un apparecchio commerciale che difficilmente riesce a essere aggiornato. Inutile nascondere che le prestazioni soniche di questo setup sono molto elevate e per questo rappresenta un eccellente tester per prove comparative.

Il setup digitale di Daniele Sabiu
Il setup digitale di Daniele Sabiu

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