Le scelte audiofile

Correnti sonore
08.12.2011

L'audiofilo è l'amante del buon suono. Quindi, dei cinque sensi dell'uomo, per l'audiofilo è l'udito quello maggiormente importante e del quale ha sviluppato, con l'esperienza, un grado di raffinatezza superiore alla media umana. Il fatto è che i rimanenti sensi esistono e, per i più fortunati di noi, possono essere utilizzati tutti e cinque contemporaneamente.
Questo è un guaio. Soprattutto per gli audiofili.

GUSTO Non riesco proprio a immaginare un audiofilo, o gruppetti di audiofili, che si recano famelici presso un rivenditore hi-fi per poter degustare l’ultimo preamplificatore Audio Research: valvole prese a morsi, transistor e mosfet abilmente staccati con due dita e delicatamente portati alla bocca come prelibati bocconcini, condensatori aperti e succhiati come chele di astice, pannelli di alluminio finemente anodizzato leccati fino a consumarli. Per il fast food ci sono i negozi di dischi: come negare due bei lp, magari doppi, imbottiti con cinque o sei cd meglio se SACD? No! Forse il senso del gusto non fa per l’audiofilo.


OLFATTO In alcuni casi l’olfatto è un senso che torna utile all’audiofilo. Personalmente non nascondo di ricordare con estremo piacere i profumi e le essenze delle apparecchiature nuove appena tolte dall’imballo. Ricordo il buon odore delle Infinity K8 che ho acquistato alla fine degli anni ottanta, un afflato di legno e colla insieme delicato e intenso. Stessa sensazione, simile ma diversa, con le Tannoy Westminster. Anche le amplificazioni sono in grado di emanare fragranze fatte di plastiche e metalli, di inebrianti aromi di paste saldanti. Conosco appassionati caduti nel vortice del vizio e della dipendenza, alcune volte li scopro negli angoli bui delle stradine secondarie con la testa infilata dentro gli imballi di cd player, quelli all’ultimo stadio si recano negli scantinati dei megastore per rovistare tra i rifiuti in cerca di apparecchi usati.


TATTO Anche questo senso non è da scartare per l’audiofilo. Chi di noi non ha provato un certo piacere nel passare la mano lungo un frontale in alluminio di un amplificatore, magari costatando la leggerissima vibrazione prodotta dal trasformatore o dal toroidale? Chi non ha provato a testare manualmente il Wow & Flutter o il Rumble del proprio giradischi posando leggermente i polpastrelli sul telaio col motore in funzione? Per non parlare dei bambini che proprio non resistono a infilare il dito nella cupola del tweeter! I fanciulli sono tra i peggiori nemici degli audiofili. Infine il tatto serve anche per soppesare. Un conoscente mi disse che la qualità di un apparecchio è direttamente proporzionale al suo peso. Ho sorpreso il suo negoziante di fiducia mentre infilava mattoni in un finale di potenza.


VISTA Qui cominciano i guai. Sì perché è ormai certo che moltissimi audiofili scelgono i componenti del proprio sistema con gli occhi e non con le orecchie. Lo dobbiamo ammettere e arrenderci all’evidenza. Scagli la prima pietra chi di noi, almeno per una volta, non si sia innamorato dell’oggetto a prescindere dal suo suono. In effetti, da appassionati siamo molto sensibili alla bellezza e, in quanto appassionati, ci lasciamo affascinare dall’estetica. Molti costruttori e progettisti lo sanno e dedicano molte risorse allo scopo di proporre apparecchi belli, purtroppo spesso a discapito della qualità. Colui che è in grado di appassionarsi è anche capace di innamorarsi e chi si innamora è un uomo con i desideri ancora vivi. Questa è una cosa buona.


UDITO Quello buono non è richiesto.

 

 

Foto gallery: Pantoja, Five Senses

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