Ci siamo già occupati di Auralic con una recensione molto lusinghiera dell’Altair G1 che potete vedere qui. Nel rimandare a quanto già detto nelle premesse di quell’articolo, diciamo solo che l’Auralic Aries G2.1 è il lettore di rete top di gamma della casa.
Queste, in sintesi, le sue caratteristiche:
- è uno streamer player puro che si connette in rete via cavo Ethernet oppure senza cavo in modalità Wi-Fi
- non ha un DAC interno
- è dotato di uscite digitali USB, TOSLINK, AES-EBU, digitale coassiale e ha un’uscita proprietaria Lightning Link per la connessione con altre elettroniche della casa, che consente la massima sinergia tra le macchine
- può montare un hard disk interno da due terabyte opzionale per immagazzinare file musicali in locale
- può riprodurre e/o rippare CD attraverso una qualunque meccanica esterna collegata via USB, qui il software di gestione assicura un’accurata lettura del dischetto e la riduzione del jitter prima della sua riproduzione
- può riprodurre musica presente su un NAS - Network Attached Storage, un vero e proprio computer dedicato all’archiviazione e condivisione dei dati e file multimediali con altri dispositivi, collegato direttamente al modem di casa
- ha un’APP dedicata, Lightning DS, al momento disponibile solo per sistemi operativi iOS di Apple, quindi solo iPhone e iPad, e dall’applicazione è possibile pilotare lo streaming della musica liquida, inviare comandi o apportare modifiche al setup della macchina – comunque esistono applicazioni di terze parti che consentono di utilizzare anche altri dispositivi non iOS – e Lightning DS consente di gestire le piattaforme di musica liquida di Tidal, Qobuz e WiMP e HRA.
- accetta segnali Airplay, Bluetooth, Spotify Connect, Roon Ready e anche Amazon HD, al momento utilizzabile via Apple AirPlay, quindi limitato allo standard 16bit/44 kHz, ma sono in corso accordi per implementarne l’utilizzo in Lightning DS
- in quanto Roon Ready e Roon Tested, è in grado di fungere da terminale approvato e certificato da Roon, ovviamente il software di Roon richiede un NUC Roon server, sostanzialmente un micro PC Intel, non essendo i prodotti Auralic in grado di gestire al proprio interno questa applicazione
- è telecomandabile con sistema di apprendimento dei codici da qualunque tipologia di telecomando, ma si può accedere a tutte le funzioni anche dai comandi posti sul frontale della macchina, entrando in semplici menu assistiti da uno schermo a colori da 4 pollici posto al centro del frontale stesso oltre che dalle app
Qualità costruttiva
La prima cosa che balza agli occhi di questa elettronica è la straordinaria cura costruttiva. Un robusto e massiccio doppio telaio: all’interno in rame, che isola le componenti più sensibili, alla maniera dei migliori progetti del compianto Ken Ishiwata, all’esterno in alluminio monoscocca, altro metallo refrattario ai disturbi elettromagnetici, con una base rinforzata particolarmente pesante, per scaricare al meglio le microvibrazioni sui piedoni isolanti realizzati con un ingegnoso sistema di micro molle interne a carico differenziato, con funzione smorzante.
L’alimentazione, gli stadi interni e le uscite sono isolati galvanicamente. Sono stati implementati due sistema ad alta velocità di isolamento galvanico, posti tra il circuito principale di clocking, il circuito di processamento e quello di trasmissione del segnale, ottenendo un nuovo standard di protezione dalle interferenze elettromagnetiche EMI che aiuta a sopprimere il jitter e contribuisce a livelli di trasparenza senza precedenti. All’interno, una doppia alimentazione dedicata per isolare meglio le sezioni audio più sensibili dal resto dell’elettronica, un doppio Femto Clock 120, una piattaforma denominata Tesla G2, capace di una velocità di processamento di 37.500 MIPS o milioni di istruzioni per secondo e una cache esagerata da 1 GB, in grado di assicurare la massima fluidità del segnale.
Le immagini dell’interno dell’Aries G2.1 parlano chiaro e ben rappresentano l’idea di ordine, pulizia e trasparenza perseguita dal progetto. Al confronto la concorrenza mostra dei layout interni che ricordano delle bidonville, disordinati e senza la minima attenzione all’isolamento dei vari stadi dell’elettronica.
L’Aries G2.1 viaggia in un doppio imballo curato in ogni dettaglio, con tanto di guantini bianchi per maneggiare l’elettronica, certificati e istruzioni d’uso, antenne, cavo USB, cavo Ethernet e cavo di alimentazione.
Modalità di funzionamento utilizzata
Ho inserito l’Aries G2.1 nel mio impianto, collegandolo via USB all’Esoteric K-03xs a cui ho affidato il compito di DAC.
Quanto al collegamento alla rete, seguendo il suggerimento di Auralic ho scelto la connessione wireless fidando nelle notevoli potenzialità Wi-Fi del mio modem/router FRITZ!box 7590 deputato alla decodifica e invio del segnale a larga banda che la fibra conduce a casa.
La connessione Wi-Fi è l’opzione consigliata da Auralic in presenza di un buon segnale, perché elimina tutta una serie di problematiche legate ai disturbi introdotti dal collegamento via cavo Ethernet ed elimina la necessità di dover sperimentare l’utilizzo di switch di interfaccia con la rete.
Come player ho utilizzato l’app dedicata Lightning DS su IPhone con sistema operativo iOS 14.4. Stando alle esperienze della community Auralic, Lightning DS è un player che offre una trasparenza e una sostanziale qualità sonora dei file riprodotti superiore rispetto a Roon, quindi, se non interessano i contenuti multimediali offerti da questa applicazione, meglio utilizzare Lightning DS.
Inoltre, Roon richiede l’utilizzo di un minicomputer, tipicamente un NUC Intel, da interporre tra il modem e lo streamer, cosa che implica un passaggio in più del segnale e una ulteriore fonte di inquinamento elettrico nella rete. Poi, Roon consiglia fortemente una connessione cablata tra modem, NUC e streamer. Infine, e non da ultimo, l’utilizzo di Roon relegherebbe un prodotto di tale livello qualitativo e costruttivo come l’Auralic Aries G2.1 a mero end point, ovvero buona parte della sua operatività non sarebbe sfruttata. Ciò, a mio avviso, ha poco senso. A quel punto meglio rivolgersi a uno dei tanti streamer player più semplici ed economici che possono fungere allo scopo, quali ad esempio i coreani SOtM.
Per quanto riguarda la piattaforma da cui veicolare la musica liquida, mi sono avvalso di Tidal HI-FI e Quobuz, Ho affidato all’Aries G2.1 la decodifica MQA alla massima risoluzione 8x/384 kHz, mentre con l’l’HiRes di Quobuz ho beneficiato con alcuni album di Norah Jones, Keith Jarret trio, ecc. la risoluzione massima reale fino a 192 kHz.
Alcune raccomandazioni preliminari
Ovviamente, come per tutti i prodotti di qualità elevata, occorre prestare la massima cura e attenzione a ogni dettaglio per poter esser certi di sfruttare completamente quel valore aggiunto, in termini qualitativi, che un’elettronica del genere è in grado di dare.
La prima cosa che ho riscontrato è l’efficacia migliorabile dei piedoni di serie. Alle suggestive descrizioni del costruttore di questi piedi dallo speciale disegno a molle che smorzano e assorbono le micro-vibrazioni, non corrisponde, a mio avviso, una prestazione particolarmente esaltante. Nelle regioni basse dello spettro sonoro registro una certa enfasi, che in alcuni casi impatta sulla pulizia del messaggio musicale. Analoga problematica, in forma ancora più evidente, ho avuto modo di riscontrarla anche sul fratello minore, l’Aries G1, ma in quel caso almeno c’era l’attenuante che quella macchina non è dotata di uno chassis e relativi piedoni così asseritamente performanti.
In entrambi i casi, il semplice inserimento di tre piedoni disaccoppianti Ceraball della Finite Elemente sotto la base dell’elettronica, in modo da bypassare i quattro piedoni di serie, ha risolto il problema e ricondotto a perfezione la linearità del segnale riprodotto. Il disaccoppiamento per discontinuità – una sfera ceramica tra due gusci in duralluminio –resta nella mia esperienza la soluzione di gran lunga più efficace rispetto a ogni altra formula progettuale, molle, palle o punte che siano.
Particolare attenzione occorre prestare anche all’alimentazione. Lo streamer player, pur essendo tra le elettroniche meno sensibili alla fase elettrica, risente comunque del verso della spina al punto che, anche senza volersi addentrare nella messa in fase dell’intero impianto, basterà limitarsi a fare alcuni semplici ascolti collegando prima in fase e poi in controfase il G2.1, per rendersene conto. Non occorrono orecchie da pipistrello, appare subito evidente che in un verso suona molto meglio dell’altro, in termini di focalizzazione e di altezza delle voci. La procedura di messa in fase col tester ha, nel mio caso, confermato la correttezza di quanto rilevato a orecchio. Una prova sul campo resta quindi imprescindibile.
Anche il cavo di alimentazione nel G2.1 assume un rilievo importante, in considerazione dei disturbi che questa elettronica è in grado di veicolare verso il resto dell’impianto. L’azione filtrante di un buon cavo di alimentazione agisce anche sui disturbi che le altre elettroniche veicolano verso lo streamer player.
Per questa prova ho scelto le collaudate geometrie dei Faber’s Cables, nel modello e-solution, l’ultimo nato in casa Baretta, frutto dell’esperienza e sintesi di una serie di progetti ambiziosi delle serie Solution.
Un’ultima nota, infine, sul posizionamento, preferibilmente sul ripiano più alto del tavolo porta-elettroniche se utilizzate la connessione wireless, per offrire alle antenne la migliore esposizione per la ricezione del segnale.
Impressioni d’ascolto
L’ascolto dell’Aries G2.1 non delude le aspettative.
Oggi è molto frequente leggere l’affermazione che lo streamer player va meglio della meccanica. Spesso si tratta di opinioni espresse apoditticamente, oppure avendo a riferimento meccaniche modeste di derivazione informatica e assistite da sistemi di buffering per limitarne gli errori di lettura. Un confronto attendibile presuppone un contestuale ascolto di una meccanica di qualità – come una VRDS o una CDM pro ad esempio – debitamente riscaldata – ebbene, sì, dopo mezz’ora di funzionamento, la meccanica esprime una liquidità e capacità introspettiva che non si apprezza a freddo – per cui spesso i confronti sono falsati dall’aver trascurato quest’aspetto. Purtroppo, nel mondo dell’alta fedeltà la scorciatoia della generalizzazione è sempre in agguato e foriera di delusioni.
Ho avuto modo di ascoltare parecchi lettori di rete a confronto con meccaniche di livello elevato e, per quanto il lettore di rete fosse artefice di un’ottima prestazione, sono sempre rimasto dell’idea che una meccanica premium continua a farsi preferire, quanto meno su alcuni parametri.
Inutile negarlo, il punto forte di uno streamer player è la ricostruzione scenica, l’ariosità ed estensione, ovvero quelle informazioni ambientali che costituiscono l’aspetto visuale della riproduzione musicale. Si tratta di parametri che catturano subito l’attenzione dell’ascoltatore immergendolo in scenari virtuali molto suggestivi al punto da indurre spesso a giudizi affrettati.
Il punto forte di una meccanica di qualità resta, invece, lo spessore del suono, quella densità armonica che definisce e intaglia i protagonisti come sculture pesanti che spostano aria e impattano sul diaframma dell’ascoltatore e te li fanno percepire come particolarmente vividi e presenti nella sala d’ascolto.
Fatta questa debita premessa esperienziale, oggi la sfida per l’Aries G2.1 è battere la meccanica VRDS-NEO dell’Esoteric K-03xs, il mio riferimento, un massiccio sistema metallico che, in tutte le sue componenti, arriva a pesare 11,4 kg. A essere pignoli, utilizzando la sezione DAC dell’Esoteric, la meccanica avrebbe il leggero vantaggio della piena integrazione degli stadi e della componentistica.
Iniziamo con file 16/44 VS CD
Utilizzo Lightining DS come player ed entrambe le piattaforme Quobuz e Tidal Hi-Fi.
Spring tratto da Dream River di Bill Callahan
Questo brano ha un senso di malinconica introspezione. I suoi registri gravi creano un’atmosfera fumosa su cui si staglia fortemente delocalizzata sulla desta una chitarra elettrica. La sezione ritmica non arriva a turbare la notevole trasparenza della registrazione. Rispetto alla meccanica, l’Aries G2.1 con Quobuz vira su toni più chiari del riferimento, la chitarra si materializza sulla destra appena più magra e nasale e più delocalizzata, mentre il basso rimane più attenuato favorendo, sì, una migliore leggibilità delle percussioni e dell’intera gamma mediobassa, ma perdendo in incisività e spessore. Con Tidal, le prestazioni dello streamer e della meccanica si riallineano timbricamente, con la meccanica che resta complessivamente un pelo più scura e immanente. Per contro, lo streamer sembra dilatare la scena ben oltre i confini disegnati dalla meccanica.
Shadow Answers The World tratto da Eight Gates di Jason Molina
La meccanica in questo brano propone un ingresso della batteria di brividi. Si materializza come se fosse vera. A seguire il giro di basso con una corda tesa e vibrante. L’Aries G2.1, con Quobuz non arriva a tanto realismo, si ferma a un disegno tridimensionale ma non a una reale scultura della batteria. Parimenti il basso resta meno definito. Con Tidal, l’Aries G2.1 recupera il gap ed esprime forse un suono più completo in ogni parametro, coniugando dimensioni sceniche e dimensioni strumentali. La plasticità della batteria resta forse ancora appannaggio della meccanica, ma la fluidità del suono e la grandiosità della scena dell’Aries G2.1 sono di quelle che lasciano il segno.
Streets Of Love tratto da Something In Our Way di Danilo Rea
Un piano meraviglioso, intenso, espressivo e dinamico. Qui L’Aries G2.1 con Tidal è commovente quanto a plasticità e ricchezza armonica, un suono monumentale a tutta parete. La meccanica propone un pianoforte dalle dimensioni più contenute, un suono più denso e organico ma meno reverberante ed espressivo. Il G2.1 con Quobuz è appena più povero di armoniche, quel poco da declassare da emozionante a eccellente la prestazione ottenuta con Tidal.
Go Home tratto da Sound Of Red di René Marie
Ancora una volta il pianoforte protagonista. La meccanica propone un suono scuro e legnoso, da coperchio socchiuso, per intenderci. La voce si staglia netta e suggestiva su questo scenario armonico. Lo streamer con Quobuz appare sensibilmente più chiaro al punto da suggerire l’immagine di un pianoforte a coda col coperchio completamente sollevato. La voce stacca un po’ meno dallo strumento. Il G2.1 con Tidal torna all’impostazione timbrica della meccanica, ma con un orizzonte più sviluppato nelle tre dimensioni e un pianoforte appena più imponente.
Joy Of My Life tratto da Blue Moon Swamp di John Fogerty
Un brano dagli equilibri complessi, dove è facile sconfinare verso uno sbilanciamento verso la gamma medioalta, molto presente, quasi graffiante. Qui se la contendono ad armi pari la meccanica e il G2.1 con Tidal. Quest’ultimo, ancora una volta, propone una scena più alta ed estesa, offrendo il giusto riempimento nei registri gravi man mano che il brano si sviluppa. Il G2.1 con Quobuz vira verso toni più asciutti e nasali arretrando oltremodo la spinta delle note più gravi.
Stars tratto da Hell Or High Water di Sara K.
Il realismo assoluto della chitarra proposto dalla meccanica e la spinta dinamica delle corde protagoniste dei registri più gravi sembrano difficili da battere. Il G2.1 con Quobuz si limita a un suono meno contrastato e più arretrato. Con Tidal la spinta dinamica si avvicina molto a quella della meccanica, mentre la ricostruzione scenica è più completa ed estesa.
L’infinito di stelle tratto da Mina Fossati di Mina e Ivano Fossati
L’Aries G2.1 con Quobuz propone l’incipit con un pianoforte appena più aperto e meno ancorato al corpo ligneo che accentua l’impressione di sfocatura data dai reverberi, che non aiuta la voce del protagonista a staccarsi dal fondo. Con Tidal il piano è più composto, a fuoco e, soprattutto, più arretrato, lasciando spazio da protagonista alla voce di Fossati. La meccanica, forse un pelo più vivace timbricamente, si pone a metà strada tra le due precedenti performance, lasciando comunque un’adeguata distanza tra il protagonista e lo strumento.
Use Me tratto da Use Me di Vanessa Fernandez
Conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che uno streamer di qualità come il G2.1 non soffre di nessun complesso d’inferiorità rispetto a una meccanica quanto a dinamica. L’attacco della canzone, con Tidal, è scoppiettante, veloce e controllato. La meccanica ridimensiona il palcoscenico ma resta altrettanto pimpante e gagliarda sul basso. Con Quobuz , lo streamer invece appare appena più lento e con un basso più arretrato che non coinvolge pienamente.
Misguided Angel tratto da Trinity Revisited dei Cowboys Junkies.
L’Aries G2.1 con Tidal stacca nitidamente la batteria dalla voce, con un’ottima scansione della profondità. Il basso, certamente di complessa gestione, è reso pulito e leggibile. Con Quobuz lo stacco della batteria e il senso della profondità restano più sacrificati, con un minor senso introspettivo, mentre sul giro di basso compare qualche rigonfiamento. La meccanica si limita a una scena sensibilmente più piccola e meno scandita.
Solos tratto da En Casa di Raul Paz
La meccanica parte con una scena più piccola ma il basso è perentorio e ben articolato, il piano è fluido e ammaliante. L’Aries G2.1 con Tidal ampia sensibilmente il palcoscenico con un pianoforte appena più luminoso e contrastato. Con Quobuz questo equilibrio si sposta verso un suono appena più asciutto armonicamente e più arretrato.
DSD - HiRes - MQA
Non poteva mancare un’incursione verso l’alta definizione.
Da un lato il DSD dei super audio CD e dall’altro il meglio dell’HiRes di Quobuz a 96 kHz o a 192 kHz oppure Tidal MQA processati con tecnologia proprietaria dall’Auralic a 384 kHz.
Temptation tratto da The Girl In The Other Room di Diana Krall
La riproduzione del G2.1 con Tidal MQA è molto appariscente, forse troppo, in un eccesso di definizione e magnificazione che avvicina strumenti e protagonisti lascia la sensazione di una perfezione artefatta. Con Quobuz a 96 kHz reali le cose migliorano sensibilmente, anche se l’effetto “ravvicinamento” della scena rimane. La meccanica col DSD si prende la sua bella rivincita, sfoderando un suono analogico che mantiene tutta la vivacità e la ricchezza cromatica nel rispetto di una dimensione scenica più articolatamente scandita nel senso della profondità.
Sunrise tratto da Feels Like Home di Norah Jones
Il G2.1 con Quobuz, questa volta a 192 kHz reali sembra regalare una prestazione di altissimo livello. Brano celeberrimo ascoltato in decine e decine di setup differenti. Mi sembra di non aver mai ascoltato di meglio e capisco come sia difficile, nell’Hi-Fi il mestiere del recensore. Arriva puntuale la smentita all’ascolto del SACD. Una prestazione pressoché perfetta. L’Esoteric è un grandissimo lettore SACD prima ancora che di CD, ma è anche vero che le piattaforme Quobuz e Tidal non offrono, per ora, un formato in alta definizione DSD, quindi, tecnicamente il confronto non è ad armi pari.
Conclusioni
Che dire? Il lavoro maniacale di isolamento galvanico ed elettromagnetico e la riduzione del jitter che sta dietro al progetto G.2.1 traspare al primo ascolto
Il capolavoro dell’Auralic è in quella sensazione generale di silenzio che cattura e immerge in atmosfere rarefatte, grandiose e infinite. E lo spunto dinamico è di quelli che picchiano duro, dando un corpo e spessore ai protagonisti che in altri streamer player ho sentito meno impattanti. Per me che ho vissuto l’esordio della liquida con i formati compressi MP3, il ricordo di quel suono sempre più anemico all’aumentare della complessità del programma musicale è ancora fortemente condizionante. Spacciare oggi per analogico gli ectoplasmi riprodotti da alcuni streamer player molto considerati è decisamente fuorviante. L’analogico è corpo e presenza innanzitutto.
La matericità del suono del G2.1 da questo punto di vista è rassicurante ed esaltante allo stesso tempo, lasciando forte la sensazione che tutti i bit siano stati estratti e meticolosamente inviati alla conversione.
Penso ormai di conoscere bene l’Esoteric K-03xs e la sua collocazione in un’ipotetica gradazione tra i progetti più ambiziosi per poter dire oggi che l’Auralic Aries G2.1 a mio avviso è in grado – e piuttosto agevolmente – di superare le prestazioni di una qualunque meccanica top di gamma, tanto è lo stacco sulla VRDS-neo.
Anche nella capacità introspettiva, reale punto di forza della meccanica, ovvero nella capacità di condurre dentro l’evento, questo streamer riesce a emulare sostanzialmente la medesima intensità e profondità della meccanica.
La VRDS-neo appare sensibilmente più rigida e impacciata nella lettura del dischetto d’argento, proponendo un suono più piccolo e raccolto. Ma in alcuni casi, tipicamente nei software intimistici, probabilmente complice il più contenuto contesto scenico riprodotto, riesce a scolpire così a tutto tondo i protagonisti da dare quella sensazione di immanenza nella stanza che fa letteralmente sobbalzare. Lo streamer player, a causa della tendenza ad accrescere la spazialità dell’ambiente virtuale, stempera quella intensità comunicatività ed effetto presenza dei protagonisti, ma ne preserva comunque la carica emozionale, grazie alla ricca tessitura armonica e spessore timbrico di cui è capace.
Sono immagini a tutto tondo che restano scolpite nel cuore.
Questo Auralic Aries G2.1 è un punto di svolta e di non ritorno.
Con lettori di rete così, la riproduzione della musica liquida ha ormai effettuato il sorpasso sulla lettura del supporto fisico, alias compact disc.
Inutile girarci intorno, questo Auralic Aries G2.1 si pone ai vertici della categoria, un riferimento assoluto nella riproduzione digitale con cui tutta la concorrenza dovrà, prima o poi, confrontarsi.
I grandi importatori se ne sono accorti ed è battaglia.
Aspettiamoci l’ennesimo cambio di mano nell’importazione e distribuzione ufficiale nel nostro Paese.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Nella confezione: Auralic Aries G2.1, 2 antenne Wi-Fi, cavo di alimentazione, cavo USB, manuale istruzioni
Componenti speciali:
- piattaforma Tesla G2, potenza 37,5K MIPS, memoria di sistema cache 1GB e memoria per i dati da 8GB
- clock Femto120, uno per USB e uno per altre uscite
- doppio alimentatore Purer-Power TM, per separare componentistica audio più sensibile
- doppio chassis Unity Chassis II – esterno in alluminio, interno in rame – con isolamento galvanico contro interferenze elettromagnetiche EMI e RFI
- sistema evoluto di contenimento delle vibrazioni Enhanced Suspension System, piedini con 6 molle, con tensioni differenti e acusticamente calibrate
- migliore compatibilità e potenza delle porte USB in ingresso HDD e in uscita
- possibilità di connettere un lettore CD esterno per riproduzione e rippaggio CD
Risposta in frequenza: 20-20 kHz +/-0,1dB
Distorsione armonica: <0,0002% XLR, <0,0003% RCA, 20Hz-20KHz a 0dBFS
Range dinamico: 124dB, 20Hz-20KHz, pesato A
Formati supportati: lossless AIFF, ALAC, APE, DIFF, DSF, FLAC, OGG, WAV e WV lossy AAC, MP3, MQA e WMA
Risoluzione: PCM da 44.1KHz fino a 384KHz in 32Bit DSD64 2.8224MHz, DSD128 5.6448MHz, DSD256 11.2896MHz, DSD512 22.57892MHz
Software per la gestione della macchina:
- Auralic Lightning DS per dispositivi iOS
- Auralic Lightning DS per web browser, consente solo il settaggio dell’elettronica
- OpenHome per software compatibili BubbleUPnP e Kazoo
- Roon con Roon Core richiesto a parte
Uscite digitali: AES/EBU, Coassiale, Toslink, USB Audio, Lightning
Ingressi streaming:
- cartelle condivise sul Network, memorie USB, USB CD Drive, memoria interna opzionale 2Tera
- UPnP/DLNA Media Server, Tidal, HighResAudio e Qobuz
- Sublime+, Internet Radio, AirPlay, Bluetooth, Songcast, RoonReady
Network: cablato Gigabit Ethernet wireless 802.11b/g/n/ac Tri-Band Wi-Fi
Consumo: 50W max in funzione
Dimensioni: 34x8x32cm LxAxP
Peso netto: 9,3kg
Finitura: alluminio anodizzato nero opaco
Distributore ufficiale Italia: al sito Audiogamma, esemplare in prova gentilmente fornito da Videosell
Prezzo Italia alla data della recensione: 4.799,00 euro
Sistema utilizzato: all’impianto di Emilio Paolo Forte