Lucerne Summer Festival | giovedì 24 agosto 2023

16.10.2023

In questa serata al Lucerne Summer Festival si è presentato un altro giovane musicista, il ventisettenne Klaus Mäkelä, direttore stabile dell’Orchestra Filarmonica di Oslo, con un programma difficile sia tecnicamente che interpretativo. Mäkelä è considerato come una nuova stella nascente e ha già avuto molti successi con le migliori orchestre europee, tanto che a partire dalla stagione 2027 sarà il nuovo direttore stabile della Royal Concertgebouw Orchestra, una delle migliori orchestre in assoluto.

 

Il primo pezzo in programma di questo concerto è stato la Quarta Sinfonia di Mahler, vedi approfondimenti qui e qui, con la giovane soprano Johanna Wallroth solista nel quarto movimento.

Questa sinfonia chiude la trilogia delle sinfonie dette Wunderhorn-Sinfonie perché ciascuna contiene un Lieder del ciclo Des Knaben Wunderhorn, che Mahler aveva composto su testi delle poesie dal ciclo Des Knaben Wunderhorn curato da Achim von Arnim e Clemens Brentano. Il movimento Finale della Sinfonia n. 4 non è altro che il Lied Das himmlische Leben, che era stato già composto durante i lavori della Seconda Sinfonia. In un primo momento Mahler lo voleva inserire come ultimo movimento nella Terza ma all’ultimo decise di rimpiazzare questo Finale con un movimento strumentale. Dall’inizio della creazione della Quarta Sinfonia Mahler era fortemente intenzionato a trasmettere il carattere del Lied anche negli altri movimenti, quindi lavorando all’inverso non solo per quanto riguarda i temi ma anche per l’organico orchestrale e il bilanciamento del suono, riducendo il numero di corni a quattro e quello delle trombe a tre, rendendo non solo il suo organico sottodimensionato rispetto alle altre sinfonie ma anche la sua durata. Mahler trovava infantile il tono del Lied, quindi diversi musicologi sono d’accordo nel considerare l'infanzia, l'ingenuità e la fede come i temi centrali della sinfonia. La semplicità e chiarezza si trovano non solo nei temi ma anche nella forma musicale e nelle armonie, ma questa è solo una faccia della medaglia: in questo paradiso trattato dal testo del Wunderhorn ci sono anche sangue e violenza, che si trovano in tutta la sinfonia anche nell’ultimo movimento.

 

Questo l’organico: quattro flauti, terzo e quarto flauto anche ottavini; tre oboi, terzo oboe anche corno inglese; tre clarinetti, secondo clarinetto anche clarinetto piccolo e terzo clarinetto anche clarinetto basso; tre fagotti, terzo fagotto anche controfagotto; quattro corni, tre trombe, timpani, piatti, triangolo, tam-tam, grancassa, sonagli, glockenspiel, arpa, archi e soprano solista.

 

La disposizione orchestrale voluta da Mäkelä è stata per la sezione archi, a sinistra i primi violini, a centro-sinistra i violoncelli, a centro-destra le viole e a destra i secondi violini mentre i contrabbassi allineati più arretrati dietro parte dei primi violini. La prima fila dei legni dietro gli archi, i flauti al centro leggermente a sinistra e gli oboi leggermente a centro-destra. Nella fila successiva, dietro i flauti, i corni e i clarinetti, mentre dietro agli oboi hanno preso posto i fagotti e il controfagotto. In terza fila la sezione ottoni con il resto dei corni a centro-sinistra e le trombe in mezzo. Alla fine, più indietro, la sezione percussione.

 

Mäkelä ha imposto dall’inizio un tempo che entra nei limiti che molti direttori dettano cercando di mettere molta energia, evidenziando la dinamica, gli attacchi e facendo dei respiri corti. Nonostante l’energetica direzione con gesti eloquenti, ho avuto l’impressione che l’orchestra non ce la facesse tecnicamente a seguirla. Non posso giudicare il perché. Se per la stanchezza accumulatasi dopo la lunga tournée che hanno condotto con numerosi pezzi di grande difficoltà. Oppure se per questioni tecniche. O se perché non capivano l’intenzione del direttore o per altre ragioni ancora. Resta il fatto che ho costantemente avuto l’impressione che Mäkelä volesse molto di più dall’orchestra. Mentre la dinamica iniziale e finale durante i diversi passaggi è stata curata, mancava la cura fra questi estremi, il processo emotivo ed energetico fra di loro. L’impressione è stata che mancasse un certo respiro, cosa che comunque Mahler non voleva troppo in questa sinfonia, come pure la continua fluidità del discorso musicale, e il tenere le frasi lunghe insieme. Gli orchestrali hanno più volte manifestato i loro limiti, con mancanza di sensibilità musicale, difficoltà nell’emettere timbri puliti e precisi e di suonare insieme nei “tutti”.

Peccato per la grande interpretazione della solista, la sorprano Johanna Wallroth, nell’ultimo movimento. Con la sua voce chiara, cristallina ma anche soffice, soave, espressiva e sensibile curando ogni passaggio, è stata una bellissima nota in questa prima parte del programma. La Wallroth ha sottolineato ottimamente il carattere di questo ultimo movimento, quando i versi del Lied Das himmlische Leben vengono intonati, momenti dove il paradiso idillico viene presentato, e l’altra faccia della medaglia, il sangue e la violenza, scompare.

 

Nella seconda parte del programma, dopo la pausa, la Oslo Philharmonic Orchestra e il suo direttore stabile Mäkelä si sono esibiti nel Preludio e morte di Isotta dall’opera Tristano e Isotta di Richard Wagner, un pezzo altamente romantico e passionale con riferimento all’amore inappagato intercorso tra il compositore e la moglie del suo miglior amico.

 

L’organico è di tre flauti, due oboi, corno inglese, due clarinetti, clarinetto basso, tre fagotti, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, tuba, timpani, arpa, archi.

 

Musicalmente l’opera si basa sul concetto del Leitmotiv, vedi qui, e anche nel Preludio ce ne sono una varietà, come il tema della sofferenza, del desiderio, del "filtro mortale". Comincia con un pianissimo intimo, sensuale, profondo, per poi adagio adagio aumentare la dinamica con strumenti come tromboni e trombe, che accentuano anche la potenza, entrando proprio all’ultimo momento del crescendo, prima del punto massimo. Mäkelä, come nella Quarta di Mahler riesce a impostare una grande dinamica, ma fra gli estremi manca una certa sensibilità, manca passione, cura dei dettagli emozionali e passionali, dando l’impressione che l’orchestra, anche se più precisa che nella sinfonia di Mahler, non abbia partecipato alla trama nonostante lo sforzo del direttore di trascinarla e darle energia. Esteticamente l’effetto sonoro non è mancato, la fluidità è stata presente e il tempo dettato era ottimale, offrendo molte emozioni all’ascoltatore.

 

L’ultima opera della serata è stata la Settima Sinfonia del compositore finnico Jean Sibelius. Quest’opera è considerata dai critici e musicologi un capolavoro sinfonico. Il suo stile musicale è unico, e cerca di superare il sistema tonale non come la seconda scuola di Vienna ma basandosi su vecchie armonie, i “modi”, vedi qui. La nascita della Settima è stata molto lunga, oltre dieci anni, nell’intento di creare un’opera veramente speciale, il massimo che si potesse fare. In un primo tempo Sibelius pensava di utilizzare quattro movimenti, poi si è cristallizzata l’idea di uno solo, denominando il pezzo prima Fantasia sinfonica e solo alla fine sinfonia. Sibelius era noto per semplificare la costruzione interna della musica e questa veniva considerata dai contemporanei non complessa. La Settima è il culmine della sua serie sinfonica: la densità del materiale ha portato alla struttura in un unico pezzo nel quale non solo la forma ma anche l'uso del colore è forte. Dominano gli archi, come nella Sesta Sinfonia, ma nella Settima il tema del trombone gioca un ruolo importante. La sua complessità, densità e virtuosismo mostrano che, al contrario, Sibelius aveva considerato attentamente ogni dettaglio. Il direttore d’orchestra Vänskä, molto noto per le sue interpretazioni della musica di Sibelius, aveva detto che “il compositore distoglie la sua attenzione da sé stesso per raggiungere poteri superiori. La settima è musica sacra. Questo pezzo è anche molto difficile da suonare.”. Mäkelä e la sua Oslo Philharmonic Orchestra mi hanno dato un’impressione molto diversa da quella che ho avuto sentendo le opere precedenti. Già dalle prime battute ho notato la presenza degli orchestrali, che capiscono e seguono il direttore. Durante tutta la sinfonia i temi e colori, con le loro trasformazioni, sono stati presentati da musicisti che avevano lo stesso concetto in mente. Ho sempre avuto l’impressione che Mäkelä volesse ancora un poco di più dall’orchestra ma ho trovato l’interpretazione molto positiva, anche se l’esecuzione non è stata perfetta se la paragoniamo a quella presentata in quella sala nei giorni precedenti da altre orchestre.

 

Dopo il concerto non ho avuto la possibilità di parlare molto con il direttore sulle sue interpretazioni, in quei pochi minuti a disposizione mi ha però invitato a seguire la prova del giorno dopo per il concerto – tutto esaurito – con la pianista Yuja Wang. È stato veramente interessante seguire questa prova per capire il rapporto tra direttore, orchestrali e solista, oltre a capire su che cosa lavorasse per dare gli ultimi ritocchi prima del concerto serale. Forse sarebbe meglio per una tournée sobbarcarsi meno di opere molto difficili da suonare, specialmente quando ci sono certi limiti tecnici degli orchestrali e quando si frequentano festival dove quasi giorno dopo giorno le migliori orchestre si esibiscono al loro massimo.

Nei prossimi anni seguirò il cammino di Mäkelä, che ha sicuramente delle doti per diventare un grande, specialmente quando incomincerà la sua collaborazione come direttore stabile con la Royal Concertgebouw Orchestra. Ci sono state tante stelle nascenti poi svanite nell’anonimato o quasi…

 

Programma

Lucerne Summer Festival

Giovedì 24 agosto 2023

Sala da concerto KKL di Lucerna

Oslo Philharmonic Orchestra

Klaus Mäkelä, Direttore

Johanna Wallroth, soprano

Gustav Mahler, 1860-1911, Sinfonia n. 4 in Sol maggiore

Richard Wagner, 1813-1883, Preludio e morte di Isotta dall’opera Tristano e Isotta

Jean Sibelius, 1833-1897, Sinfonia n. 7 in do maggiore, op. 105

 

Foto

© Peter Fischli / Lucerne Festival

Proprietà riservata - Riproduzione vietata

 

Per ulteriori info

al sito del Lucerne Festival

al sito del KKL Luzern

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