Lucerne Summer Festival | sabato 12 agosto 2023

13.08.2023

Questo è stato il secondo concerto del Lucerne Summer Festival il giorno dopo quello inaugurale con la Terza Sinfonia di Mahler.

 

Il programma iniziale prevedeva che la Lucerne Festival Orchestra fosse diretta nelle sue prime tre apparizioni dal suo direttore principale, Riccardo Chailly ma, a causa di un’operazione di inizio d’agosto in seguito a un’improvvisa malattia, il direttore ha dovuto essere sostituito. Per i due primi concerti, Paavo Järvi, direttore principale della Tonhalle Orchestra di Zurigo, ha accettato la richiesta da parte degli organizzatori di prendere il posto di Chailly.

Mentre il programma del primo è rimasto identico, quello di questo secondo concerto è stato cambiato leggermente: invece del previsto Concerto per pianoforte e orchestra n. 20, KV 466 di Mozart viene suonata il Concerto per pianoforte n. 9 in Mi bemolle maggiore, K 271 dello stesso compositore, vedi qui. Questo per motivi musicali: mentre Chailly ha già interpretato in passato diverse volte il concerto KV 466 con la Pires, sarebbe stata la prima volta per Järvi.

Cambiare il direttore pochi giorni prima di una serie di tre eventi internazionali molto importanti è uno stress per i musicisti, specialmente se con il nuovo direttore non si ha lavorato molto in precedenza. Per complicare ulteriormente la situazione, per il terzo concerto è stato chiamato il direttore Andres Orozco Estrada, cambiando anche la metà del programma.

 

Come ho già scritto qui, la Lucerne Festival Orchestra fu creata da Abbado con famosi musicisti delle migliori orchestre europee e la Mahler Chamber Orchestra che si riuniscono per formare un’orchestra una volta all’anno per questo festival. Quest’anno, si sono ritrovati cinque giorni prima del primo concerto e hanno lavorato per oltre sei ore al giorno per la preparazione delle prime due apparizioni. È stato quindi interessante notare se sarebbe emersa una certa stanchezza oppure no.

 

La solista Maria João Piresqui la sua pagina ufficiale – aveva smesso nel 2018 tutte le attività concertistiche ma, poco tempo fa, ha rivisto la sua decisione decidendo di fare una cinquantina di concerti per la stagione 2023-2024 in Europa – non in Italia – e in Sud America. Proprio il giorno del concerto mi si è presentata l’occasione di avere un biglietto e un’occasione del genere non me la lascio sfuggire, specialmente se si tratta di sentire una delle mie pianiste favorite in una gran bella sala e con altri musicisti di ottimo livello. Non si sa mai quante volte si potrà ancora frequentare un suo concerto, caso mai decidesse di smettere di nuovo.

 

Il Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 9 di Mozart è una composizione giovanile scritto all’età di vent’un anni e dedicata a Jenamy, una virtuosa del piano. La prima cosa che ho notato entrando nella sala è stata la disposizione dell’orchestra. Da sinistra a destra erano piazzati i primi violini, i secondi, poi i violoncelli e a destra le viole. Questa era stata la stessa disposizione che il giorno precedente Järvi ha scelto per la Terza di Mahler. Dietro i violoncelli una piccola sorpresa per me: ben quattro contrabbassi! Come mai accentuare il loro ruolo sarà sicuramente una domanda che porrò a Järvi, un giorno che avrò l’occasione di incontrarlo. Avevano completato dietro gli archi in posizione centrale due corni e due oboi. Il pianoforte, strumento solista, era davanti al direttore visto dalla platea.

 

L’attacco corto iniziale dell’orchestra, con la successiva ripresa del pianoforte suonati da tutti i musicisti in modo articolato, molto marcato, ha sottolineato dalle prime battute come l’orchestra e il solista hanno approcciato la composizione nello stesso identico modo, espressione di una sana simbiosi musicale. Durante tutto il concerto si è percepita, da parte della Pires, una grande sensibilità nel presentare la bellezza dei suoni e temi, con una trasparenza cristallina delle note e una fluidità per me estremamente naturale, come se fosse la cosa più semplice e spontanea da fare. È come trovarsi un amico davanti che ti racconta in modo profondo le sue emozioni, e tu riesci a seguire tutto il discorso, non solo senza sforzi ma con coinvolgimento. Una caratteristica dell’interpretazione è stata quella di gestire le pause quasi se si soffermasse emotivamente su certe note per poi continuare la frase in scioltezza senza interromperne la fluidità. Questo utilizzo delle pause si è notato specialmente durante i passaggi solistici dell’Andante, ma si è trovato dappertutto senza appesantire o interrompere il discorso musicale. Molto evidente come la pianista abbia dato lo stesso peso alle due mani, con le parti della mano destra bilanciate con quelle della sinistra. I temi si sono dipanati così in modo molto distinto, chiaro e trasparente.

 

Il Rondò, terzo e ultimo movimento del concerto, è caratterizzato da un’esplosione di virtuosismo che sottolinea il fatto che il concerto fu dedicato a una pianista virtuosa. Le difficoltà tecniche della parte del pianoforte non si sono notate con la Pires, che continua a suonare con leggerezza anche i passaggi più difficili in modo così naturale da arrivare a pensare che non sia un brano poi così impegnativo. Mai sono stato distratto dalla virtuosità del movimento, questo grazie alla facilità con cui l’esecuzione è stata fatta e anche grazie alle caratteristiche interpretative menzionate prima, che ti fanno cogliere altri particolari emotivi della composizione. La qualità degli orchestrali si è notata nei dialoghi con la solista, sempre naturali e ben bilanciati da Järvi.

L’effetto del rinforzo dei contrabbassi a me è piaciuto molto. Mettendoli alla destra del palco hanno fatto un bellissimo contrasto sonoro con il resto dell’orchestra e mi facevano ricordare la funzione del basso continuo nella musica barocca.

 

Come bis, ed esplicitamente in occasione del novantesimo compleanno di Claudio Abbado, è stato eseguito il secondo movimento del Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 di Mozart. Questo è stato per me il culmine delle emozioni. Veramente difficile esprimere la sensibilità, la finezza e il fraseggio in questa esecuzione, semplicemente sublime per il pezzo di Mozart che mi colpisce interiormente di più.

 

Dopo la pausa si è passati a una composizione di tutt’altro carattere e impatto anche fisico. Con quasi il doppio degli archi e l’aggiunta di strumenti come trombe, tromboni, controfagotti e i timpani, la Quarta Sinfonia di Brahms raggiunge non solo un’altra dimensione in dinamica ma anche come estensione sonora, vedi qui. L’interpretazione di Paavo Järvi è stata contraddistinta da temi presentati con una grande limpidezza, chiarezza, leggerezza, e questo anche nei passaggi monumentali. I tempi sono stati, a parte per il secondo movimento, sopra la media, evitando gli eccessivi respiri come pure nei crescendo, dando un effetto di freschezza e aumentando man mano la tensione specialmente nel terzo e quarto movimento. Quello che mi ha colpito è stata la finezza con cui i gruppi strumentali hanno suonato, specialmente nei primi due movimenti dove non sono mancati momenti lirici. In un primo momento questo modo fine di suonare l’ho notato soprattutto da parte degli archi, ma poi ho notato che anche i fiati suonavano in sintonia. Il culmine si è raggiunto nel secondo movimento Andante moderato, dove la purezza dei suoni era di estrema efficacia, accompagnando i momenti più lirici.

 

Io sono abituato a sentire un Brahms più potente, con grandi respiri e con grandi esplosioni. L’interpretazione di Järvi mi ha sorpreso anche perché ho percepito meno dinamica che di solito, dandomi la sensazione che trattenesse un poco gli orchestrali. Questa mia impressione non è stata condivisa da diversi orchestrali con cui ho parlato dopo il concerto. Anzi, mi hanno assicurato che Järvi li ha lasciati liberi diverse volte. Questa mia percezione potrebbe essere anche data dal fatto che ero seduto nella ventiduesima fila, quasi in fondo a questa fantastica sala da concerto del KKL di Lucerna. Oppure forse si è sentita la stanchezza di tutti questi duri giorni di preparazione. Ho percepito molto bene tutte le sezioni orchestrali in modo chiaro e preciso, pagando però un po’ con la perdita di dinamica che si avverte rispetto alle file più vicine all’orchestra. Seguirò in futuro con più interesse le interpretazioni di Paavo Järvi, da non confondere con il padre Neeme. Essendo il direttore principale della Tonhalle di Zurigo avrò più occasioni di sentirlo dal vivo in questa stagione.

 

Programma

Lucerne Summer Festival

Sabato 12 agosto 2023

Sala da concerto KKL di Lucerna

Lucerne Festival Orchestra

Direttore Paavo Järvi

Al pianoforte Maria João Pires

W. A. Mozart, Concerto per pianoforte in Mi bemolle maggiore, K 271

J. Brahms, Sinfonia n. 4 in mi minore Op. 98

 

Foto ufficiali nella gallery fotografica

© Peter Fischli / Lucerne Festival

Proprietà riservata - Vietata la riproduzione

 

Per ulteriori info

al sito del Lucerne Festival

al sito del KKL Luzern

© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival
© Peter Fischli/Lucerne Festival

Torna su

Pubblicità

Omega Audio Concepts banner

Is this article available only in such a language?

Subscribe to our newsletter to receive more articles in your language!

 

Questo articolo esiste solo in questa lingua?

Iscriviti alla newsletter per ricevere gli articoli nella tua lingua!

 

Iscriviti ora!

Pubblicità