LuxSapienti | La premessa

15.03.2012

Premetto che sono un costruttore di componenti audio e un "topo da laboratorio". I miei scritti potrebbero quindi a volte arrivare in una forma poco diplomatica o giornalistica. Rifuggo infatti da fronzoli e smielature. Se non altro, posso serenamente affermare di essere sempre stato onesto nei confronti di un mondo al quale, piaccia o no, ho dedicato la mia vita.

La musica, in qualsiasi forma essa sia, non è a mio avviso soltanto un mezzo di svago, bensì il veicolo cui maggiormente l'uomo volge per vivere, esprimere e provare le proprie emozioni.

 

Proprio perché questo è il mio esordio su questa testata, vorrei farlo in bellezza, con un “argomento di studio” che potrebbe forse aprire una nuova strada nell’alta fedeltà. Un modo innovativo di concepire, progettare e costruire. Che trova poi corrispettivo in un modo diverso di ascoltare, ricercando quelle parti meno materiali del suono che siamo stati abituati, in modo molto riduttivo, a trascurare. Insomma, una sorta di crescita per l’audiofilo, quello che, nonostante pensi se stesso in continua evoluzione, in fondo è sempre più frustrato nel riuscire sempre meno a raggiungere la meta: la riproduzione della musica con tutto il suo contenuto emotivo e, se lo si vuole, spirituale.

 

Vi parlerò quindi di un folle. Sì, perché bisogna essere piuttosto folli per impegnarsi, specie in un momento di crisi economica come questo, nel creare oggetti del tutto al di fuori dagli schemi accademici e da qualsiasi mercato esistente, compresi quelli di supernicchia e dedicati purtroppo solo ai più facoltosi.

Vorrei trovare il modo per trasportare chi legge, con gli occhi e le orecchie della mente, in un mondo parallelo, un luogo dove la logica razionale si ribalta per partorire nuove filosofie, nuovi concetti e nuovi risultati: dirompenti, sconcertanti. La mente si silenzia, smette di agire, di cercare i soliti parametri tecnici, la trasparenza, il timbro, la dinamica, la naturalezza, e finalmente trova... la Musica. Sì, semplicemente la musica. Perché tutto ciò che avevamo conosciuto al cospetto di un evento musicale, la sua forza, la sua emozione, la sua gioia, diventano ora i principali parametri d'ascolto: non vanno a sostituire bensì a completare quelli consueti.

 

Mi fermo qui, per non diventare logorroico, cercando di arrivare concretamente al punto.

 

Chi mi conosce sa quanto impegno ho dedicato alla qualità assoluta e senza alcun compromesso, quanto mi sia costato in termini economici e soprattutto umani, quanta sete di conoscenza ha accompagnato ogni istante del mio cammino.

Finché, per caso, sebbene il caso non esista, qualche anno fa mi ero imbattuto in un personaggio molto particolare con idee altrettanto particolari. Ed è col suo consenso che mi accingo a raccontare questa storia, questo mio viaggio nel suo stravagante ma affascinante mondo.

 

Fabio Calò, si chiama così il “padre" di questa nuova filosofia d'ascolto, mi aveva invitato la prima volta a casa sua dove asseriva che avrei potuto ascoltare qualcosa di diverso dal solito.

Le cose che con tanto entusiasmo mi aveva raccontato furono in gran parte fagocitate da lunghi anni di chiacchiere di molti costruttori, magie e miracoli dei propri oggetti che diventavano poi ogni volta motivi di imbarazzo nel dover esprimere giudizi a riguardo. Poi per qualche strano motivo avevo pensato che "ma sì, uno in più o uno in meno… andiamo a sentire anche questo…".

Fender Stratocaster 1960Fabio Calò, nome d’arte, è un musicista professionista. Ebbene sì, pare assurdo, proprio a fronte del fatto che, personalmente, ho sempre dichiarato che i musicisti in generale di alta fedeltà non capiscono un... granché. Beh, certo, hanno conoscenza degli strumenti musicali di solito ben superiore a qualsivoglia audiofilo o costruttore di componenti Hi-End me compreso. Comunque fosse, cercai di non essere troppo prevenuto.

Giunto presso LuxSapienti, sede appunto della sua produzione, rammento le sue parole nel descrivermi emozioni disparate, ricche di sfumature esoteriche (ahi…), di una visione molto inusuale nel concepire il Suono, non la musica, cosa ben differente, e di come addirittura il corpo interagisse con esso (il Suono…) non nel modo convenzionale ma addirittura spirituale.

Ricordo che non riuscii a dedicare l’attenzione dovuta a quelle parole, perché sentivo della musica provenire dall'interrato, proprio come se ci fosse qualcuno a suonare di sotto. Gli chiesi candidamente: "Ma c'è gente che suona giù?". Fabio sorrise, a mezzo tra la comprensione e la soddisfazione… Mi condusse, come un adulto con un bambino, in una tavernetta in cui nessuno stava suonando, tranne un impianto stereo…

Si affrettò a spegnere e riprese a spiegarmi. Non gli davo molto ascolto perché, nonostante la percezione avuta dal piano di sopra, vedendo la forma a “T” della sala d'ascolto, l'altezza di 210 cm del soffitto, gli angoli e le pareti della stanza, la mia mente mi suggeriva: "Ecco un altro venditore di fumo, questa stanza non suonerà mai! Come può una persona piazzare un impianto qui?".

Quando smise di parlare di filosofia orientale (ri-ahi…), mi invitò ad accomodarmi e fece ripartire il CD. Appena la prima (PRIMA) nota colpì le mie orecchie, avevo già capito. Avrei potuto alzarmi e andarmene, mi sarebbe bastato. Avrei tenuto a mente quella nota come l'obiettivo da perseguire.

Ma rimasi. E da lì in poi fu come essere in un limbo pieno di carezze. Quel suono, al contempo così veloce, preciso, caldo, mi folgorò come nulla prima d'allora. Mi alzai e mi avvicinai all’impianto, per rendermi davvero conto se fosse davvero quello l'artefice del suono.

Andai via e da lì in poi ogni mio sforzo fu quello che lui stesso mi consigliò: "Disimparare tutto, per rendere la mente fertile per un nuovo seme". Quel suono, non l'ho mai dimenticato.

 

Avevo per anni inseguito i parametri convenzionali credendo di averli ampiamente conquistati, ma in quella occasione un impianto stereo stava risvegliando quanto di più profondo fossi umanamente in grado di sentire. Specifico “sentire” e non “capire”, perché ancora oggi sto cercando di interpretare cosa ho ascoltato e il perché. Era stata un'esperienza mistica più che un ascolto hi-fi.

 

Ebbene, stimolato da vicende recenti e dalla possibilità di scrivere su ReMusic, oltre che dal perenne impulso al progredire, ho pensato di recarmi nuovamente presso LuxSapienti, incuriosito ed eccitato dall'idea di quali risultati fosse riuscito ad ottenere dopo la mia prima visita, con l’obiettivo di rendervene partecipi.

Martin 017 1933Questa persona, musicista ma anche pilota d'aerei di linea e con una parentesi accademica da ingegnere elettronico, studi a suo dire mai completati, aveva sempre avuto la passione del suonare, dell’ascoltare e del costruire oggetti che riproducessero musica. Ma di solito chi suona, per carpire i difetti di produzione o esecuzione e rieseguirli o correggerli in un secondo tempo, utilizza un impianto monitor per riascoltare le proprie creazioni, col tipico suono molto "avanti" e aggressivo. Tuttavia, Fabio mi sottolinea che, essendo abituato a sentire solo strumenti dal vivo, nessun impianto era mai riuscito a restituirgli concretamente il contenuto dell'evento musicale. Cito testualmente: "lo Spirito del Suono". Il percorso di Fabio come audiofilo è similare a molti altri. Compra, prova, riprova, vende, ricompra, ma senza arrivare mai a nulla di davvero soddisfacente. Mi ricorda qualcuno: e a voi?

Decise allora di dedicarsi personalmente a creare un impianto capace di dargli ciò che cercava. Il suo scopo non era di creare oggetti per poi venderli, ma puramente per se stesso, per poter "lavorare su di sé", mi dice. Perciò non si era posto limiti di spesa o di tempo per realizzare questa impresa. Beato lui…

Lo fece, ma partendo da una concezione totalmente opposta a tutte quelle usate finora nel mondo dell'hi-fi mondiale, che lui stesso ha sintetizzato e premesso nella domanda: "Esiste in natura un suono musicale, o anche solo un rumore, che non emetta risonanza? E allora, come si può mai pensare di riprodurre un suono, una risonanza armonica, con un impianto che non risuoni?". Il punto è di una semplicità disarmante, così come l'intera filosofia progettuale. Banale quanto tutte le scoperte geniali. Proprio per questo non è facile arrivarci e ancor meno poi porla in essere. Cosa di meglio ci può essere di una sorta di strumento vero e proprio, per riprodurre suoni e musica? Ma dovrebbe essere virtualmente in grado di risuonare a ogni frequenza.

Non è semplice per chi ha sempre operato di sola tecnica concepire un nuovo modo, non solo "elettromeccanico" di vedere le cose. Purtroppo fino ad oggi non si era fatto altro che smorzare e attenuare le vibrazioni, per far sì che ogni cosa potesse suonare al meglio, illusi di poter annullare completamente le vibrazioni. Ma non è che ci si è accaniti uccidendo l'anima del suono? Non è che lo abbiamo svuotato, reso morto, illudendoci che la "coerenza" ottenuta sia in realtà il cadavere del suono che fuoriesce dall'altoparlante?

 

Aprire la mente, desiderare consapevolmente di disimparare, rimettendo in discussione ogni propria convinzione è, in effetti, il modo migliore per crescere. Lo strumento, non l’impianto che ho ascoltato, è la prova che la natura, indifferentemente dagli stupri che subisce, trova sempre il modo di esprimersi.

In quella stanza ho di nuovo ascoltato il Suono, ancora più vivo e magico della prima volta, con praticamente lo stesso effetto su di me di quando sono stato di fronte a uno strumento realmente suonato. Può anche aver avuto delle minime imperfezioni, ciò che conta è che io le abbia percepite come imperfezioni dello strumento piuttosto che dell'impianto. Proprio questo deve fare un impianto stereo: deve sembrarmi “vero”.

 

Una precisazione sull’ambiente d’ascolto. Si tratta, come ho accennato, di un ambiente in cui io non avrei provato a far suonare nulla se non un iPod… A dire del progettista, l'ambiente sbagliato è comunque utilissimo nella progettazione (ehm, non so se essere d'accordo qui ma non importa) perché gli consente di staccarsi dal condizionamento mentale della perfetta risposta in frequenza, dei nodi, dei picchi e di quant’altro.

 

Casse RehdekoQuesto modo di pensare mi ricorda molto le teorie di Weber Rehde, direttore d'orchestra e costruttore dei diffusori Rehdeko, da cui infatti Fabio Calò afferma di essere stato inizialmente ispirato, nel senso che aveva subito sposato il concetto di Rehde e cioè che il diffusore non potesse che essere risonante e che le misurazioni elettroniche fossero del tutto incapaci di misurare un suono. N.B. Ricordo che Rehde era anche ingegnere elettronic. Poi da lì, tutta la filosofia e la costruzione LuxSapienti avevano intrapreso una loro strada, se vogliamo, molto più estrema e, per quanto ho verificato, notevolmente più appagante.

 

Chi mi conosce sa bene quanto io sia poco diplomatico nell’esprimere critiche, quanto invece avaro di elogi verso le macchine ben suonanti. Dovermi esprimere così oggi mi infastidisce non poco ma mentirei a me stesso se dicessi cose diverse dalla realtà. La realizzazione di questo progetto è la dimostrazione che la via è quella giusta. Devo finalmente dire di aver trovato la mia strada e ho una voglia matta di seguirla e applicarla alle mie costruzioni.

 

Dopo questa lunga prefazione, mi accingo a descrivere peculiarità e difetti di questa "via" e dell'impianto. I difetti che dovrò cercare sono quelli la cui eventuale eliminazione potrà solo agevolare il raggiungimento dell'ambita meta. Pertanto vogliono sempre essere critiche costruttive e non mortificare una scelta comunque coraggiosa e un risultato così inaudito. Infatti, mi piacerebbe molto possedere un impianto del genere, da affiancare alle mie Genesis One, Magneplanar 20.1, B&W 800 Matrix. Ciò che ho a casa è un riferimento assoluto mondiale, che ho acquisito per essere in grado di radiografare in maniera spietata un oggetto, sia esso da costruire che da recensire, così da comprenderne a fondo pregi e difetti. Ma questo impianto lo vorrei per me, per poter spegnere la mente e finalmente gioire della musica.

Per questo e di questo sto scrivendo nelle ore di treno di ritorno dal nuovo ascolto LuxSapienti…

 

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di Roberto
Borgonzoni
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