Marco Colonna | Mis sueños son irrenunciables, obstinados, testarudos y resistentes

21.05.2021

Dopo una decina di dischi come titolare e un buon numero di interventi e incisioni come collaboratore, un musicista del calibro di Marco Colonna meriterebbe ben altra attenzione invece che quella scontata degli addetti ai lavori. Clarinettista, sassofonista, flautista, con alle spalle una preparazione solida nel jazz, nel folk e nella musica contemporanea, Colonna pubblica un lavoro dal titolo curioso ma legato alla figura dello scomparso scrittore Luis Sepulveda, morto per le complicanze da Covid in Portogallo nel 2020. Insieme al batterista Cristian Lombardi e al chitarrista Luca Corrado che costituiscono i Noise of Trouble, Colonna licenzia questo Mis sueños son irrenunciables, obstinados, testarudos y resistentes, titolo chilometrico che è citazione appartenente a una raccolta di scritti postumi dello stesso Sepulveda, editi per la rivista Monde Diplomatique.

 

Un lavoro di assoluta piacevolezza e interesse, caratterizzato, tra l’altro, da una variegata proposta di componenti ritmiche, che offrono ai fiati il supporto di un particolare colore sia africano che latino, tracciando quindi uno spazio ben delineato dentro cui gli stessi possono muoversi con maggiore incisività.

Un lavoro nato in lockdown, come molti altri di questi tempi, ma soprattutto un’opera che manifesta una volontà di resistenza e una caparbietà d’intenti che ricordano simbolicamente le qualità esistenziali dell’esule scrittore cileno a cui questo progetto è dedicato.

L’intenzione è quella di lottare, di non cedere a un’infezione non più solo virale ma che diventa altro da sé, contaminazione dell’anima e cioè disagio sociale, diseguaglianza economica, disordine e corruzione politica. Nel contempo, la barricata, se così possiamo chiamarla, è la creatività e la forza della musica attraverso cui diventa possibile superare e vincere tutti gli ostacoli contingenti.

 

Marco Colonna

 

L’ensemble di musicisti coinvolto è nutrito ed eterogeneo e vede, oltre ai fiati dello stesso Colonna e ai già menzionati Noise of Trouble, l’apporto del sopranista Roberto Ottaviano in Lockdown, Matteo Scarpettini alle percussioni in Berta, Matias Guerra alla chitarra elettrica, Tommaso Marletta al synt e Lorenzo Lemme alla batteria elettronica. Compare inoltre, nell’unico brano cantato Apocalisse anche il rapper Riccardo Fadda.

 

Il primo brano che scivola sulle nostre orecchie è l’incalzante Jellyfish, in cui assaporiamo da subito la tecnica al clarinetto di Colonna, ben sostenuto da una base di chitarre e percussioni. Segue Luis, che lavora su una serie di quattro note reiterate dalla chitarra baritono di Corrado in un andamento di danza lenta, caratterizzata dall’intreccio di una serie di sovraincisioni tra clarinetto e sax, il tutto a disegnare i contorni di una musica di affascinante e misteriosa sensualità. Si accentua la componente ritmico-percussiva in Lockdown e qui compare anche il sax di Ottaviano a sovrapporsi armonicamente al clarinetto di Colonna. Anche qui vi sono sovraincise diverse piste di fiati e può risultare difficoltoso intercettare i profili di ognuna, ma l’effetto che ne risulta è quasi come quello di un insieme orchestrale. Meaning of brotherhood inizia con un’aria velatamente bandistica, anche se retta solamente dalla contemporaneità di due fiati, ma poi il brano diventa un discorso intimo tra batteria e percussioni da un lato e un formidabile assolo di clarino dall’altro. Ladder of lion è uno dei frammenti più curiosi dell’intero disco. I fiati s’intrecciano in una cadenza dai toni cupi e vagamente orientaleggianti, una specie di danza macabra che mi ha ricordato la Marche funebre d’une marionette di Gounod. Suoni sintetici sotto il sax ci aspettano in Sanza, sviluppati a partire da un bordone di chitarra. Si tratta di un brano dalla struttura modale, anch’esso, a ben vedere genericamente un po’ angosciante. Apocalisse, a causa della mia personale e soggettiva idiosincrasia per il rap, mi passa indifferentemente sotto il naso, nonostante Fadda ci metta molta buona volontà nello scandire il testo. Quando arriva Rising l’atmosfera ha allentato moderatamente la presa e, nonostante l’aspetto free della composizione, il tutto scorre “os potamos”, senza intralci e con elegante fluidità. Anche in questo caso si fa notare la coppia clarino e sax e la chitarra in sottofondo, che costruisce una trama efficace di suoni essenziali. Probabilmente uno dei brani migliori dell’intero disco è una canzone di Victor Jara, El derecho de vivir en paz, brano dolcemente melodico, raccontato con un certo raccoglimento, senza melensaggini. In Paper box si ascoltano insolite percussioni che l’autore stesso descrive costituite da “scatole di cartone e di metallo”, in un brano che potrebbe essere perfino ballabile o quasi, dato l’inusuale assetto ritmico. Vi appare però anche quella certa forma libera, costante in tutto questo lavoro, che in alcuni brani resta sottotraccia o solamente intuibile. Qui ha invece la possibilità di manifestarsi in modo più chiaro, così come sarà addirittura totalmente evidente nel brano di chiusura, Prospettiva. Strana scelta quella di chiudere l’intero lavoro con una deriva sonora di questo tipo, soprattutto dopo la trama più latinizzante di Berta, dedicata a Berta Isabel Caceres, attivista ambientalista hondurena assassinata nel 2016 per essersi opposta alla costruzione di una diga progettata da una società d’impresa mista tra capitali dell’Honduras e della Cina.

 

Marco Colonna è tra i clarinettisti e sassofonisti più capaci ed espressivi che abbia mai ascoltato in questi ultimi anni. Mis suenos appare ricco di strumentazione e armonizzato con cura, sebbene a tratti un po’ discontinuo. Un lavoro “politico”, perché no, da cui traspare l’impegno sociale del suo autore e dei suoi collaboratori, ma soprattutto evidenzia la volontà di non farsi psicologicamente fiaccare dalle tempeste pandemiche e non solo.

 

Marco Colonna

Mis sueños son irrenunciables, obstinados, testarudos y resistentes

CD Niafunken 2021

Reperibile in streaming su Qobuz 16bit/44,1kHz

di Riccardo
Talamazzi
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