Sebbene di preamplificatori che utilizzano trasformatori in ingresso e in uscita se ne costruiscano da sempre, basti ricordare Audio Tekne e Sun Audio, questa tecnologia non è stata seguita dalla maggior parte dei progettisti e costruttori, per cui se ne è andata un po’ perdendo la cultura e l’abitudine di utilizzo.
Niente accade mai per caso. In effetti in ambito hi-fi i trasformatori rappresentano, ma meglio sarebbe dire rappresentavano, uno dei punti deboli della catena di amplificazione, in quanto con il loro utilizzo la qualità della resa sonora finale raggiungibile è direttamente proporzionale alla qualità del trasformatore stesso, qualità che dipende dalla raffinatezza dei materiali utilizzati, dall’esattezza della progettazione e del calcolo dei parametri, dal fenomeno di isteresi del nucleo, vale a dire il ritardo nella reazione alle sollecitazioni elettriche applicate che, in genere, si traduce in un decadimento della risposta dinamica ai transienti.
Questo, probabilmente, è il motivo per cui, soprattutto durante gli anni del boom dei transistor, si è teso a eliminare per quanto possibile la presenza dei trasformatori, soprattutto lungo il percorso del segnale.
Inoltre, in coincidenza con l’ingresso delle sorgenti digitali nei sistemi audio, si è determinato il rapido declino della sorgente analogica e soprattutto l’uso di testine MC a bassa uscita che necessitano dell’intervento di uno step-up, cioè di un trasformatore elevatore, in grado di adattare la debole uscita elettrica e renderla idonea alla successiva amplificazione.
Per farla breve, negli ultimi lustri l’utilizzo dei trasformatori si è praticamente azzerato e se ne è persa cognizione.
Un vero peccato, dico io.
Ultimamente, comunque, si è verificato un ritorno non solo alla sorgente analogica, ma in particolar modo all’utilizzo proprio di sistemi che prevedono testine MC a bassa uscita e relativi step-up, sistemi tanto difficili da mettere a punto quanto eccezionalmente validi, generando un interesse da parte degli appassionati che va oltre il semplice fenomeno della moda, in virtù della consapevolezza dell’elevata qualità sonora che è possibile ottenere da questo tipo di sorgenti.
Di pari passo, alcune aziende hanno ripreso – o non hanno mai abbandonato – la realizzazione di preamplificatori a trasformatori, tecnologia che, come detto, era stata tralasciata a favore della tecnologia dei transistor, in grado di migliorare le prestazioni tecniche di laboratorio ma contemporaneamente penalizzare le prestazioni alla prova d’ascolto. Per farla breve ritengo che la tecnologia che prevede l’utilizzo dei trasformatori nella sezione preamplificatrice, sia in ingresso che in uscita, sia resa oggi maggiormente percorribile grazie al progresso tecnologico della precisione di calcolo e della qualità dei materiali utilizzati, permettendo così, ma è solo una mia personalissima opinione, di superare le controindicazioni che ne avevano determinato l’abbandono.
Per tornare all’oggetto della nostra prova, una delle aziende che crede fortemente nell’utilizzo del trasformatore nel preamplificatore è la giapponese di Osaka Zanden Audio System, che ha nel suo listino un unico preamplificatore, lo Zanden Model 3000. Desidero attirare l’attenzione di coloro stanno leggendo in questo momento: avete notato che non ho definito lo Zanden Model 3000 come un preamplificatore a valvole? Sono convinto che Yamada san abbia voluto progettare principalmente un preamplificatore a trasformatori, dico questo senza mai averlo intervistato o avergli scritto email o cose del genere ma non mi stupirei di ricevere una risposta simile.
Il design dello Zanden Model 3000 è molto ricercato ed estremamente originale ed elegante, non ne esiste un altro simile. Il contrasto cromatico tra l’inox lucidato a specchio e l’alluminio color champagne satinato opaco è sicuramente il risultato di studio e pensiero, in questo caso il contenitore si pone come elemento di sintesi tra arte e tecnica, come esempio di architettura che si rifà in qualche modo al passato, con un respiro retro rappresentato da una serie di parallelepipedi regolari con angoli stondati, che si affiancano e si sorreggono, a loro volta sorretti da un plinto pesante e massiccio che funge da fondamenta per tutto l’apparato.
Il pannello posteriore presenta le connessioni tipiche di chi ha pensato principalmente alla musica ben riprodotta. Non parlo della qualità delle connessioni, che comunque sono eccellenti come si conviene, parlo del fatto che siano previste le doppie uscite sia bilanciate che sbilanciate per soddisfare chi ha la necessità di adottare la biamplificazione. Inoltre è previsto anche un ingresso bilanciato, l’unico che ha il trasformatore di accoppiamento sia in ingresso che in uscita.
Anche l’interno dello Zanden Model 3000 è una sorpresa continua. Intorno all’unica valvola una 5687 Philips di produzione americana, un driver a triodo percorso dai segnali dei due canali, si intrecciano come autostrade tanti fili conduttori del segnale tutti uguali – solid core in rame purissimo 8N – che collegano i trasformatori coperti da un fine e misterioso pannello bianco che appare semi gommoso, forse con funzioni di smorzatore per il controllo delle vibrazioni o di schermo elettrico. I condensatori sono invece schermati con un nastro di tessuto adesivo nero, nastro che protegge anche la valvola circondata da un cilindro di questo materiale. Da sottolineare tre volte in rosso il bellissimo e costosissimo doppio potenziometro blindato della Alps, i selettori con contatti in argento e le connessioni di eccellente qualità. Non fa eccezione neanche il telaio che contiene l’alimentazione separata, magari un tantino più tradizionale nel design, ma non altrettanto internamente, con l’unica valvola stabilizzatrice 6CA4 ben protetta e schermata e la presenza anche qui di tutte le cure e attenzioni per eliminare vibrazioni e interferenze elettromagnetiche. In ogni caso il numero dei componenti utilizzato è ridotto al massimo, questa è una scelta tecnica che da una parte paga con un suono trasparente e diretto, dall’altra complica non poco la difficile lotta al rumore di fondo.
Bello e impossibile
Forse è meglio che lo dica subito: io mi sono innamorato di questo preamplificatore, mi sono innamorato della sua estetica ma mi sono innamorato soprattutto del suo suono. Purtroppo è un amore impossibile perché il suo costo, che in Italia è di diciottomila euro circa, risulta un ostacolo insormontabile che ci dividerà per sempre una volta restituito il Model 3000 all’importatore che lo ha affidato a ReMusic per la prova. Ecco, l’ho detto. Per me lo Zanden Model 3000 rimarrà un riferimento assoluto tra i preamplificatori che utilizzano trasformatori di accoppiamento in ingresso e uscita, se avessi le possibilità economiche me lo comprerei, lo sceglierei come preampli per il mio impianto di riferimento, lo coccolerei tutto il giorno perché riesce a generare il tipo di suono che piace a me, riesce a riproporre la musica come piace a me, insomma sarei soddisfatto e non cercherei nient’altro per un periodo molto lungo di tempo perché la mia musica preferita è talmente bella riprodotta con l’aiuto della Zanden che non desidererei di più.
Ciò detto vado avanti e vi dico che il Model 3000 non è un apparecchio facile e accomodante. Innanzitutto, per chi non è abituato al suono dei preamplificatori a trasformatori, la convivenza non sarà facile visto che questo Zanden non è un campione di guadagno e, di conseguenza, la gestione del potenziometro e dei volumi sarà abbastanza diversa da quella con tecnologia tradizionale. In effetti vedere la tacca del volume gravitare intorno a mezzogiorno e oltre potrebbe lasciare perplessi e generare una sorta di disagio. Sarà solo questione di abitudine. Inoltre il Model 3000 non ama finali di potenza troppo sensibili e diffusori ad alta efficienza, infatti gli accoppiamenti migliori si ottengono con finali a stato solido a bassa sensibilità, vale a dire con un valore in volt elevato, e diffusori con efficienza media. Non meno importante risulta anche l’uscita della sorgente che, se troppo elevata e inserita nel contesto che ho appena detto, potrebbe risultare deleteria per l’ottenimento dei silenzi intertransienti tanto importanti per lo scopo di un alto piacere d’ascolto. Personalmente sono abbastanza abituato al suono del preamplificatore con trasformatori di accoppiamento, il mio Flora della Antique Sound Lab modificato con condensatori Mundorf e valvole NOS è un punto fermo nel mio impianto di riferimento. In ogni caso questa tecnologia è un’esperienza sorprendente, ma non è per tutti. Infatti il risultato sonoro non può essere considerato eclatante, ma sostanziale. Lo Zanden non stupisce per gli effetti speciali perché non produce effetti speciali ma riproduce il segnale come mai avete sentito prima. Per chi non è abituato a riconoscere le delicate sfumature timbriche o a individuare le importantissime armoniche di contorno, l’uso di un preamplificatore di questo tipo potrebbe essere non solo inutile ma anche dannoso. Un preamplificatore a trasformatori potrebbe risultare la panacea per gli appassionati maturi e smaliziati che riescono a distinguere sfumature e parametri importanti come restituzione delle armoniche, correttezza delle gradazioni timbriche e tonali, ricostruzione del palcoscenico musicale e, nel caso dello Zanden Model 3000, potrebbe rappresentare la fine di tutti i giochi. Non si può più tornare indietro!
Inserire il Model 3000 nel proprio sistema audio, sempre che la sinergia tra i componenti funzioni, significa ottenere un suono diverso da tutti quelli ascoltati finora. Provate a focalizzare l’attenzione su due parametri: immagine e restituzione delle armoniche.
L’immagine si propone molto larga e illuminata ma non luminosa, come dire che la luce illumina il palcoscenico e non è il palcoscenico che illumina lo spettatore. In questo modo contemporaneamente si può godere di trasparenza e risoluzione delle armoniche, cioè di tutte quelle informazioni che sono “intorno” alla nota emessa dallo strumento, nel caso della tromba di Miles Davis si percepisce il suono dell’ottone, delle dita sui pistoni, del fiato e del soffio dell’artista, persino della saliva dentro lo strumento.
Una sensazione d’ascolto unica, una magia che si realizza davanti ai nostri occhi ma soprattutto dentro il nostro animo, un’esperienza che rende l’ascolto appagante e coinvolgente.
Trovateci pure cento difetti, molti sommati nel solo prezzo di 18mila euro, ma questo Zanden Model 3000 rimane un oggetto in grado di far esplodere il suono e la musica. Mettetelo in grado di esprimersi e sarà in grado di materializzare un sogno. A tal proposito un consiglio utile è sicuramente quello di utilizzare cavi di segnale altamente capacitivi.
Concludere l’articolo mi risulta difficile, nel senso che il resoconto finale non può non tener conto di un prezzo davvero elevato, del resto chi desidera possedere un oggetto esclusivo deve essere anche disposto a sborsare cifre qualche volta improbabili. Immagino e spero che l’appassionato che sia disposto ad acquistare lo Zanden sia anche un profondo conoscitore dell’hi-end e delle infinite accortezze, elettriche e non, necessarie all’ottenimento di un suono eccellente che, nel caso del Model 3000, deve essere considerato magico.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Impedenza di ingresso: XLR 7kΩ, RCA 100kΩ
Impedenza di uscita: 150Ω
Ingressi analogici: 3 RCA, 1 XLR
Uscite analogiche: 2 RCA, 1 XLR
Valvole in dotazione: 1 5687W, 1 6CA4
Dimensioni: preampli 398x103x254mm, alimentatore 155x163x336mm LxAxP
Peso: preampli 9.0kg, alimentatore 5.5kg
Distributore ufficiale Italia: al sito Audio Point Italia
Prezzo Italia alla data della recensione: 18.800,00 euro
Sistema utilizzato: all'impianto di Roberto "The Rock" Rocchi