Sono le otto di martedì sera e sto tornando a casa dal lavoro con la stanchezza che incomincia a fare capolino e la fame che incalza in maniera implacabile. Nel tragitto tra il garage e il focolare domestico lo smartphone suona. È un sms di Giuseppe Castelli che mi avvisa che presto ascolterò per ReMusic una coppia pre e finale EAR Yoshino. La stimolante notizia fa improvvisamente scomparire la spossatezza della giornata e l’audiofilo incallito che alligna in me inizia subito a lavorare di immaginazione su quali modelli gli potranno toccare. Non potendo fare affidamento su spiccate capacità medianiche, smetto di arrovellarmi e convengo che in ogni modo, di qualsiasi modello si tratti, sarà sicuramente un test interessante.
EAR è l’acronimo di Esoteric Audio Research, un marchio britannico dalla solida reputazione nell’ambito della riproduzione audio e deve la sua fama al lavoro e alle capacità di progettista e fondatore di Tim de Paravicini. Nato in Nigeria, prima di tornare in Inghilterra – dove aveva studiato – per dar vita alla EAR, de Paravicini è stato protagonista di importanti collaborazioni. Per citarne alcune fra le più celebri, negli anni ‘70 in Giappone nella Lux Corporation ha ricoperto il ruolo di capo progettista del settore amplificatori, è stato consulente per la Quad e ha lavorato presso Musical Fidelity. Stimatissimo progettista di amplificatori a valvole, ha inoltre lavorato intensamente nel campo delle apparecchiature degli studi di registrazione. Ritenuta finita la sua attività di dipendente presso altre aziende si è trasferito – come premesso – in Inghilterra per dare vita alla EAR con l’obiettivo di produrre elettroniche la cui progettazione non dovesse sottostare ai compromessi dettati dalle esigenze di economia di scala cui spesso in precedenza si era dovuto ob torto collo piegare. La sua dichiarata predilezione per le valvole si fonda sul fatto che, a suo dire, i tubi termoionici presentino minori problematiche dei transistor nella realizzazione di amplificazioni. Tim de Paravicini è di fatto un’icona vivente dell’alta fedeltà e gli audiofili più esperti lo conoscono bene. In passato mi è capitato in diverse occasioni di ascoltare impianti amplificati da elettroniche EAR senza tuttavia poterne cogliere le effettive potenzialità, perché l’ascolto era avvenuto in condizioni non controllate. È stata quindi una grande opportunità quella di poter convivere a lungo con questi EAR ed eseguire un test approfondito.
Eccoli: sono il pre EAR Yoshino 868 e il finale EAR Yoshino 534. L’arrivo dei due colli ha comportato un discreto sforzo fisico... Se il preamplificatore ha un peso ragionevole, il finale invece supera di slancio i venti chili, di conseguenza bisogna maneggiarlo in maniera che la movimentazione del carico non metta a repentaglio la salute del tratto lombo-sacrale della nostra colonna vertebrale. Le elettroniche sono efficacemente protette da un doppio imballo e da una ricca serie di protezioni di polistirolo e tamponi di materiale spugnoso che ne preservano con accuratezza i delicati cabinet. Già il primo contatto con questi amplificatori trasmette la sensazione di avere a che fare con oggetti preziosi. Il loro frontale in metallo lucidato a specchio trasuda quella meticolosità e dedizione artigianale nella lavorazione che contraddistingue la produzione fuoriserie rispetto a quella routinaria e che genera orgoglio in coloro che se la possono permettere.
L’868 è un preamplificatore valvolare ad architettura bilanciata solo linea con quattro ingressi RCA e uno XLR. Su uno degli ingressi RCA può essere ospitata una scheda phono opzionale MM/MC che permette all’apparecchio di poter sfruttare anche la sorgente analogica per eccellenza, il giradischi. L’868 del nostro test purtroppo ne è privo. Il pre utilizza due PCC88 / 7DJ8 che possono essere rimpiazzate, al momento della necessaria sostituzione in caso di esaurimento delle valvole originali, anche con altrettante ECC88. La versione equipaggiata con la scheda phono è dotata di un’ulteriore coppia di PCC88. Nel manuale c’è chiaramente scritto che, sebbene le PCC88 e le ECC88 siano equivalenti, non bisogna mescolare i due tipi di valvole. A proposito dei manuali, dire che sono laconici sarebbe un eufemismo. Si tratta infatti di due fascicoletti di fotocopie rilegate in stile copisteria che, al di là dell’aspetto esteriore un po’ dimesso, risultano omissivi nei contenuti. Ad esempio, il manuale del preamplificatore si riferisce alla versione equipaggiata con lo stadio phono, non indicando invece la presenza della versione solo linea. Un altro esempio riguarda invece il finale di potenza, laddove nel manuale non viene indicata la presenza dei due potenziometri che regolano il guadagno dell’amplificatore. Vestendo i panni dell’avvocato difensore potremmo pur dire che colui che acquista questo tipo di apparecchiature non è certo un pivello dell’Hi-Fi. È lecito pensare che l’acquirente di questi EAR sia un audiofilo di vecchia data, sufficientemente esperto da capire le principali funzionalità degli strumenti senza bisogno di apprenderle attraverso la lettura di una guida dettagliata: però… Tornando al concreto, l’868 è il modello intermedio dei preamplificatori a tubi del listino EAR. Si colloca fra l’834L Deluxe e il 912. L’868 è un preamplificatore con ambizioni, è infatti una versione semplificata del 912 del quale condivide lo stile sonoro, contando tuttavia un numero inferiore di funzioni e regolazioni. L’868 è disponibile anche con alimentazione separata e in questo caso il prezzo lievita dai 5.950 euro della versione base a 7.950 euro.
Il layout del pannello anteriore è semplice e animato dalla presenza di quattro manopole. Procedendo da sinistra verso destra la prima funziona da selettore per gli ingressi, la seconda come tape monitor, la terza più grande delle altre come controllo del volume e infine una quarta che serve come interruttore di accensione dell’apparecchio. Il volume è motorizzato con un potenziometro Alps Blu e può essere controllato dall’utilissimo telecomando in dotazione.
Il 534 è un finale di potenza stereofonico dal prezzo di listino di 6.900 euro. Anch’esso, come il preamplificatore, ha un’architettura circuitale bilanciata e vanta la potenza ragguardevole di 50 watt tutti in classe A pura. Per ottenere tale potenza il 534 si avvale di una coppia di ECC83 che possono essere anche sostituite con delle 12AX7 e di una coppia di ECC85 sostituibili con delle 6AQ8, le quali pilotano quattro EL34 in push pull per canale sostituibili con delle 6L6. È equipaggiato con un circuito di regolazione automatica del bias delle valvole di potenza, non è pertanto necessario eseguire la taratura periodica delle correnti di riposo delle valvole e si ha la tranquillità di utilizzare sempre l’amplificatore nelle condizioni ottimali. Il 534 è il più piccolo dei finali stereo prodotti dalla EAR. La casa anglosassone propone anche un altro finale stereofonico valvolare più potente, l’890, che è in grado di erogare 70 watt per canale. L’890 utilizza come valvole di potenza quattro valvole KT90 per canale e costa 8.900 euro.
Il 534 esibisce comunque una buona dotazione muscolare, bastante anche per il pilotaggio di diffusori piuttosto ostici. La presenza di due potenziometri sul retro dello chassis permette di adeguare opportunamente il guadagno dell’amplificatore, così da sfruttare nella maniera più completa possibile l’escursione del comando del volume del preamplificatore. Nel nostro caso ho trovato un corretto equilibrio tarando i potenziometri su ore 11:00. In tal posizione si può ascoltare la gran parte dei brani mantenendosi nelle porzioni intermedie del comando del volume del preamplificatore, dove è più silenzioso, e avendo anche un’ampia gamma di possibilità di regolazione della pressione sonora. Volendo proprio essere pignoli la presenza di una ghiera con indicazioni ben visibili renderebbe più agevole la corretta taratura dei suddetti potenziometri.
Sul pannello posteriore del finale, ai lati dei potenziometri del guadagno, ci sono le prese d’ingresso RCA e XLR per il collegamento al preamplificatore.
Sul pannello superiore sono collocati anche i morsetti per gli altoparlanti, ben fatti e facilmente accessibili. Questi possono ospitare praticamente tutte le tipologie più comuni di terminazioni e sono sufficientemente distanziati da evitare accidentali corto circuiti. Ai lati dei morsetti, che consentono il collegamento ai secondari dei trasformatori di altoparlanti da 8 e da 4 ohm, si trovano due interruttori: uno che serve a commutare il funzionamento da bilanciato a sbilanciato dell’amplificatore e l’altro per ponticellare l’apparecchio utilizzandolo come finale monofonico. In configurazione mono il 534 può erogare fino a 100 watt.
L’aspetto estetico del 534 è un po’ sospeso fra il retrò e il moderno, con il caratteristico frontale lucidato a specchio che introduce in maniera elegante al pannello superiore dove spiccano i bei trasformatori di alimentazione e di uscita, anch’essi decorati con una placca in metallo lucidato che si raccorda in maniera armonica con il frontale. Sul pannello superiore è orgogliosamente sfoggiata la ragguardevole teoria di valvole di potenza custodite da due griglie nere che lasciano trapelare la luce arancione dei tubi, molto suggestiva durante gli ascolti serali a basso volume e che contribuisce a conferire un buon grado di intimismo all’atmosfera che si viene a creare. Chi acquista questa tipologia di apparecchiature apprezzerà moltissimo la cura dei particolari che tradisce ‘attenzione della loro lavorazione artigianale. Rimarrà pertanto colpito da alcune raffinatezze, come ad esempio la bella verniciatura nera smaltata delle lamine dei trasformatori, che riprende la griglia di protezione delle valvole e impreziosisce l’impatto esteriore dell’amplificatore. Sia le valvole del preamplificatore che quelle del finale espongono tutte il marchio EAR e non vi sono indicazioni circa la loro origine.
Il test di ascolto è avvenuto in una sala di forma rettangolare di 4,5 x 8 metri, alta 3 metri e mediamente riflettente. Sia il preamplificatore che il finale erano già stati rodati cosicché è bastata una ventina di ore di riscaldamento per portarli a regime e metterli nelle migliori condizioni di funzionamento. L’istallazione delle elettroniche è stata molto curata, dal posizionamento su tavolini antivibrazioni al collegamento direttamente a parete della alimentazione, necessaria in particolare per il finale.
L’ascolto è avvenuto utilizzando come sorgenti digitali il lettore CD/SACD McIntosh MCD 201 alternato a PC con iTunes come player, collegato al convertitore NAD M51. I diffusori utilizzati sono stati le torri da pavimento ProAc D38R e una coppia di JBL L65 Jubal di annata completamente restaurate di recente.
Sono state utilizzate diverse tipologie di cavi anche se alla fine il migliore equilibrio è stato raggiunto con cavi di segnale XLR Van Den Hul e cavi di potenza Linn. Per il collegamento fra PC e DAC è stato utilizzato un cavo USB AudioQuest.
Diciamo subito che chi si aspetta da queste elettroniche un ascolto mollemente rilassato, rimanendo nel solco scavato dal luogo comune che le amplificazioni valvolari siano poco reattive e soprattutto impostate su tinte di timbrica ambrata, si sbaglia di grosso. A questo proposito occorre ricordare il pensiero di Paravicini circa il suono di valvole e transistor. Il maestro fondatore della azienda d’oltremanica sostiene che sia i tubi termoionici che i dispositivi al silicio utilizzati in maniera corretta possano suonare nella stessa maniera. Quel che fa la differenza nel risultato sonico degli apparecchi sono il progetto su cui si basano e l’uso sapiente dei materiali che vengono impiegati per la loro realizzazione. Nella fattispecie, come già accennato in precedenza, secondo de Paravicini, l’ingegnerizzazione di buone amplificazioni valvolari offre minori problematiche rispetto a quelle solid state ed è pertanto più semplice dare alla luce un buon amplificatore a tubi che uno a transistor. È evidentemente sulla base di queste concezioni che nascono sia l’868 che il 534. Questa coppia di elettroniche infatti suona tutt’altro che in maniera bolsa e piatta. Una volta scelto il corretto settaggio per gli altoparlanti dei trasformatori di uscita, nel mio caso a 4 ohm, e quindi raggiunta la migliore “simpatia” elettrica fra elettronica e diffusori, ne è scaturito un suono reattivo e dinamico. Il 534 nella nostra installazione è apparso sensibile al cablaggio ed è sembrato maggiormente a proprio agio con cavi meno elaborati multistrand piuttosto che con tipologie di cavi dalla ingegnerizzazione complessa, che ne esasperano le già buone doti di controllo e rischiano di generare un effetto anoressizzante sul suono. La riproduzione del medio basso colpisce per l’asciuttezza e la rapidità di esecuzione. Molto buona la miscela di fermezza e articolazione del messaggio sonoro in questa porzione dello spettro acustico, che rende il suono particolarmente informativo e consente di poter apprezzare con chiarezza tutte le evoluzioni che esegue il bassista di un concerto rock piuttosto che il contrabbasso acustico. Di quest’ultimo strumento sono molto ben riprodotte le frequenze medio basse. La porzione più grave delle frequenze basse viene restituita con buon realismo, sebbene le note più profonde paghino qualcosa in termini di perentorietà ed estensione rispetto alle amplificazioni a stato solido più energeticamente dotate.
Il medio basso così chiaro ed esplicito fornisce solide basi alla scansione del ritmo della musica da parte di questi EAR, che riproducono un medio luminoso, molto ricco di sfumature e nello stesso tempo di matericità. Il pianoforte è bellissimo sotto il profilo timbrico e di scansione temporale. Le vibrazioni del suono tendono a non sovrapporsi e ad avvicendarsi con fluidità mantenendo un apprezzabile ordine, che facilita la comprensione del messaggio sonoro e mantiene alta l’attenzione dell’ascoltatore, consentendo di apprezzare tutti i passaggi dei brani anche nelle loro più nascoste nuance. Da questo punto di vista gli EAR sono degli specialisti trasversali alle categorie umane di audiofili che li portano spesso a dividersi fra sostenitori della valvola o del transistor.
Il medio profuma di valvola per quanto concerne la timbrica piena e la ricchezza della tavolozza di colori del suono e possiede quella quantità di energia, patrimonio dei migliori solid state, che è indispensabile per conferire vitalità alla riproduzione e presenza fisica agli strumenti. Le voci femminili sono riprodotte con grande dolcezza e carnosità. Quelle maschili con vigore e garbo. Le frequenze acute sono ben estese ed equilibrate. Non ci si deve sforzare per percepirle e contemporaneamente non conferiscono al messaggio sonoro inverosimile brillantezza. I piatti della batteria esprimono fisicità e presenza pur non essendo affatto taglienti.
Questa coppia di EAR si distingue nella riproduzione delle escursioni dinamiche presenti nelle incisioni. La macrodinamica di cui sono capaci queste apparecchiature è di apprezzabile livello e supporta in maniera armoniosa le doti di riproduzione della microdinamica. Le masse orchestrali sono riproposte con la necessaria veemenza e drammaticità, mentre contestualmente si apprezzano tutti i contorni delle sonorità anche più complesse. Le percussioni sono palpabili e le pelli appaiono ben tese sotto i colpi delle bacchette. La scansione del suono si avvantaggia di questa splendida miscela fra potere di analisi e capacità dinamiche rendendo l’ascolto della music’una esperienza attraente, che cattura l’attenzione dell’appassionato trascinandolo nel pieno della performance. L’eccellente tridimensionalità e la messa a fuoco del soundstage completano il quadro di una prestazione di livello assoluto.
L’assetto timbrico generale di questi pre e finale EAR risulta molto equilibrato, mantenendosi su tinte tendenti al chiaro senza eccessi che inaridiscano il suono.
Il periodo di tempo trascorso con questa formidabile accoppiata di elettroniche è scorso piacevolmente e per certi versi è stato un’occasione unica oltre che istruttiva. Sono belli da vedere e oserei dire da sfoggiare. Esponenti di un suono da valvolare moderno, vale a dire veloce, ritmato, chiaro e descrittivo si trovano ben collocati nella sala di ascolto di un appassionato esperto ed esigente, che sia capace di istallarle in modo adeguato e che sappia apprezzare la filosofia di riproduzione del suono che le anima. Uno stile sonoro figlio dell’esperienza di un grande maestro come Tim de Paravicini, che l’alta fedeltà l’ha vista nascere e ha trasferito le conoscenze maturate negli studi professionali in apparecchiature di uso casalingo, realizzate senza piegarsi a compromessi dettati da necessità economiche.
Alla luce di quanto detto appare ampiamente giustificato il loro prezzo che, sebbene sia elevato, non è ancora proibitivo. Si tratta di apparecchi che riproducono quanto è effettivamente presente nella registrazione senza aggiungere alcunché di loro. Si comportano da strumenti di precisione valorizzando le buone registrazioni, senza penalizzare troppo quelle cattive, di cui tuttavia non nascondono le carenze.
Attraverso le notevoli doti analitiche degli EAR si può arrivare a capire come gli ingegneri del suono abbiano concepito la registrazione.
Per concludere, un ultimo suggerimento circa l’utilizzo del 534. Per quanto sia sufficientemente potente da ben pilotare diffusori da 90 dB in ambienti di medie dimensioni, qualora abbiate a disposizione sale di ascolto più grandi o desideriate raggiungere elevatissime pressioni acustiche, accoppiatelo a diffusori di efficienza più elevata, diciamo dai 93 dB in su, che non abbiano di per sé un’impostazione timbrica troppo aperta.
Buon ascolto.
Caratteristiche dichiarate dal produttore
preampli EAR Yoshino 868
Valvole: 2x PCC88 / 7DJ8 modello solo linea, 4x PCC88 / 7DJ8 modello con stadio phono
Rapporto segnale/rumore: 93dB 1V
Rumore phono: -80dB pesato IHF
Impedenza phono MM: 47kohm
Impedenza phono MC: 4, 12 e 40ohm
Ingressi: 5 linea RCA, 1 bilanciato XLR, 1 phono RCA solo 868PL Moving Magnet / Moving Coil
Uscite: 2 linea RCA 5V 600ohm, 2 bilanciate XLR 5V, 1 tape monitor RCA
Consumo: 24W 240-110-100V
Peso: 10kg
Dimensioni: 380x305x100mm LxAxP
finale EAR Yoshino 534
Valvole: 2x ECC83, 2x ECC85, 8x EL 34
Potenza d’uscita: 50W/canale 24Hz-15kHz
Distorsione armonica totale: 1%
Banda passante: 15Hz-40kHz <3% a 50W
Distorsione da intermodulazione: <1% a ogni livello da 10mW a 50W
Fattore di smorzamento: 18
Rapporto segnale/rumore: 92dB
Sensibilità in entrata: 1V
Impedenza in entrata: 47kohm
Consumo: 260W max. totali
Peso: 20kg
Dimensioni: 405x405x150mm LxAxP
Distributore ufficiale Italia: al sito de Il Tempio Esoterico
Prezzo Italia alla data della recensione: pre EAR Yoshino 868 5.950,00 euro, finale EAR Yoshino 534 6.900,00 euro
Sistema utilizzato: all’impianto di Vincenzo Sollazzo