Preampli wireless Arylic S50 Pro+

30.06.2022

Come ben sanno gli appassionati di libri gialli, l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, noi di ReMusic non saremo da meno e, dopo avere recensito l’Arylic S10 qui, oggi ci occuperemo del suo fratello maggiore: l’Arylic S50 Pro+.

Curiosamente, pur possedendo le stesse funzioni del più piccolo S10, Arylic cataloga l’S50 Pro+, non come wireless multiroom streamer, ma come wireless multiroom stereo preamplifier. Siete confusi? Lo siamo anche noi. E se non aiuta a fare chiarezza nemmeno il sito ufficiale del produttore, allora non ci resta altro che aprire un supplemento di indagine. Ma prima proviamo a ricapitolare quanto accaduto nel precedente capitolo.

 

La volta scorsa ci siamo occupati di un piccolo e aggraziato apparecchio pensato per dotare di connettività wireless impianti che per diverse ragioni ne fossero sprovvisti. A dispetto della riduttiva denominazione affibbiatagli dal suo produttore, nonostante le esigue dimensioni l’S10 racchiude in sé oltre alla funzione di wireless streamer anche quella di convertitore D/A e di preamplificatore. Per far posto a tutto ciò in così poco spazio, i progettisti di Arylic hanno fatto ricorso a una serie di accorgimenti, come sostituire le prese RCA per gli ingressi e le uscite analogiche con mini jack da 3,5 mm e rinunciare alle antenne esterne per Wi-Fi e Bluetooth. Nonostante la cura dimagrante e considerata la destinazione d’uso suggerita, impianti multiroom e multizone, la praticità d’uso, vero punto di forza di questo apparecchio, non ne ha minimamente risentito.

 

Arylic app

 

Ecco come appare la schermata di riproduzione quando utilizziamo un browser per comandare l'S50 Pro+, qui tramite un MacBook Pro.

 

Mentre è possibile affermare che 4STREAM – l’app di controllo messa a punto da Arylic della quale trovate un breve tutorial per immagini nella fotogallery di questo articolo qui – è in grado di competere ad armi pari con i migliori esempi attualmente in circolazione, lo stesso non si può dire per la parte audio, decisamente sottotono rispetto alla prima. L’S10, indipendentemente dalla sorgente impiegata, è caratterizzato da una suono per gran parte bidimensionale e privo di estensione prospettica e che con i generi musicali più nobili manifesta anche un’evidente povertà di dettaglio. Con il rock e il pop, la buona dinamica che è in grado di esprimere è purtroppo limitata dalla tendenza a suonare aspro e congestionato non appena si aumenti un po’ troppo il volume.

Vista la rapida obsolescenza che caratterizza questa tipologia di dispositivi, la propensione di molti appassionati a investire le stesse somme di denaro destinate agli altri componenti della catena audio è minore. Per questo motivo, se da un lato vi è una ampia richiesta di apparecchi low budget, dall’altro trovare un punto di equilibrio fra prezzo e prestazioni può essere particolarmente arduo per questa categoria di prodotti, oltretutto non ancora così radicata fra gli appassionati.

Arylic da parte sua con l’S50 PRO+ sembra voler dare una vigorosa spallata ad apparecchi mid-budget come il Bluesound Node, colmando alcune lacune progettuali del suo modello più economico e mantenendo al contempo un prezzo particolarmente aggressivo. Ci sarà riuscita? È quello che cercheremo di scoprire insieme.

 

Com’è fatto

A prima vista l’S50 PRO+ pare la versione anabolizzata del piccolo S10. È più grande e più pesante, le antenne per Bluetooth e Wi-Fi sono ora esterne, e sul retro le connessioni da 3.5 mm hanno lasciato il campo a due coppie di rassicuranti RCA. Come anticipato, le modalità di funzionamento sono le stesse del modello minore, al netto di un chip di conversione migliore, un ESS 9023, e della compatibilità con il codec aptX HD di Qualcomm per il supporto all’audio ad alta definizione fino a 48 kHz e 24 bit: i progettisti di Arylic pare non abbiano voluto stravolgere l’impostazione utilizzata per l’S10 quanto piuttosto darne una differente interpretazione che risultasse più gradevole all’appassionato audiofilo. In quest’ottica va giudicata anche l’aggiunta, di un display che ci permette tra l’altro, di avere riscontro del volume applicato. Anche se può essere modificato efficacemente tramite l’app fornita, usando il telecomando, lo stesso fornito con il modello minore, rimaneva sempre comunque il timore, specialmente alla riaccensione dell’apparecchio, di poter arrecare danno ai diffusori a causa di un livello eccessivo impostato per errore.

Come dicevamo, le maggiori dimensioni del case, questa volta in alluminio di colore silver, hanno permesso di rivedere e ampliare il parco connessioni posteriore, che ora annovera un ingresso e un’uscita analogica in formato RCA, un’uscita SUB OUT e, per quanto concerne i collegamenti in formato digitale, un ingresso e un’uscita TOSLINK, più un’ulteriore uscita in coassiale. Completano la dotazione, una porta LAN RJ45, una USB in formato A e un’uscita trigger a 12 volt. Infine, come per l’Arylic S10, troviamo anche qui un piccolo pulsante multifunzione con cui possiamo accendere e spegnere l’apparecchio, selezionare gli ingressi e ripristinare il Wi-Fi o le impostazioni generali nel caso ce ne fosse bisogno.

 

Come già accaduto per il fratellino minore, ci troviamo fra le mani un oggetto ben realizzato e di aspetto gradevole, contraddistinto da un frontale molto pulito e privo di qualunque tipo di comando fisico. Il display OLED monocromatico a matrice di punti che ha preso il posto dei quattro LED colorati presenti sull’S10, seppure di piccole dimensioni, è abbastanza prodigo di informazioni. Durante la riproduzione di un brano è in grado di indicare il numero di traccia, l’autore e il titolo di quanto stiamo ascoltando e, tramite una classica animazione, lo stato di avanzamento della riproduzione. Per visualizzare il volume impostato si è invece sfruttata tutta la superficie utile del display, per mostrare un doppio valore numerico che va da un minimo di 5 a un massimo di 99, così da permetterne una facile lettura anche dal nostro punto d’ascolto. Il display di per sé non è molto luminoso, se dovesse comunque risultare fastidioso è comunque possibile ridurne la luminosità fino a spegnerlo, premendo il tasto preposto sul telecomando.

Per finire, val la pena segnalare un’idea veramente geniale. Quando l’apparecchio si trova in modalità NET, così come per le altre modalità di funzionamento, sul display compare un’icona rappresentante la sorgente selezionata, in questo caso lo schermo di un computer sotto al quale è indicato l’indirizzo IP del nostro apparecchio. Veramente un’ottima idea, utilissima nel caso si preferisca utilizzare un browser web per comandare l’apparecchio.

 

Messa in servizio

Quella che per l’S10, è stata una procedura per così dire idiot proof, quella necessaria per connettere in rete l’S50 Pro+ lo è un po’ meno. Sicuramente non un parto podalico, ma certamente un qualcosa di meno immediato e suscettibile di una certa aleatorietà. Per dirla in poche parole, dovrete dapprima collegarvi con il vostro tablet o il vostro smartphone alla rete Wi-Fi creata dall’apparecchio stesso e, una volta fatto questo, all’interno dell’app 4STREAM abbandonare questa rete e connettervi a quella di casa vostra. I problemi possono nascere dal fatto che la rete, per così dire provvisoria, creata dall’S50 Pro+ è ovviamente priva di collegamento internet. Perché tutto fili liscio occorre in questa fase rispondere affermativamente alla richiesta di connettervi ugualmente e di flaggare il box “non chiedermelo più”. Fatto ciò, non rischierete nel passaggio dall’una all’altra di trovarvi in una sorta di limbo, da cui si esce solo tentando e ritentando la suddetta procedura.

 

Arylic app

 

Gestione delle playlist attraverso computer.

 

Funzionamento

Per una trattazione dettagliata del funzionamento dell’apparecchio, che altro non è, che la disamina delle funzionalità offerte dall’applicazione di controllo 4STREAM, scaricabile, lo ricordiamo ancora una volta, gratuitamente sia per Android che iOS, vi rimando alla lettura di quanto scritto sempre qui a proposito del funzionamento dell’Arylic S10.

In questa sede invece ci focalizzeremo solo sulle differenze e sulle caratteristiche esclusive offerte dall’S50 Pro+.

Sul fronte collegamenti ho condotto le mie prove replicando quelli utilizzati per la prova dell’Arylic S10, questa volta però per connettere l’S50 Pro+ all’amplificatore finale non ho più usato il cavetto a Y ma il più ortodosso, seppure molto economico, cavetto RCA in dotazione e, data la possibilità, ho collegato all’uscita SUB OUT anche un subwoofer attivo, un Velodyne SPL-1200R. Come sorgenti ho alternato ancora una volta un lettore di compact disc, un Philips CD960 e un DAP, il FiiO M11 Pro. Per lo streaming da piattaforme a pagamento, come di consueto, ho utilizzato Tidal Hi-Fi connettendomi alla rete in modalità wireless.

Arylic S50Pro+

A differenza del più economico S10, il Bluetooth di questo modello è compatibile con il codec aptX HD. Per testare questa funzionalità l’unico apparecchio in mio possesso in grado di supportare tale protocollo è il FiiO M11 Pro. Dalle prove effettuate posso affermare che sia il pairing che l’attivazione del codec HD, non hanno dato adito ad alcun problema e hanno prodotto un collegamento stabile. Tuttavia, in questo caso, il display dell’Arylic non ci dà nessuna informazione in merito all’attivazione della modalità hi-res. Per avere la certezza del corretto funzionamento ho dovuto ricorrere alle informazioni fornitemi dal DAP. Come era prevedibile la presenza di antenne esterne sia per il Wi-Fi che per il Bluetooth hanno aumentato la portata utile dei flussi wireless verso l’apparecchio, semplificandone il posizionamento in ambiente. Nel caso in cui foste interessati a collegarlo a una TV, potrete, differentemente da quanto permesso dal più piccolo S10, utilizzare anche un collegamento digitale TOSLINK. Il collegamento in questa modalità con un HDTV LG serie 1 non ha presentato alcuna difficoltà, fermo restando l’ovvia impossibilità di processare flussi multicanale codificati in Dolby Digital o DTS. Sempre in formato digitale, L’S50 Pro+ mette a nostra disposizione anche due uscite, una ottica e una coassiale, quest’ultima, particolarmente utile per il collegamento a un convertitore separato. Per concludere con l’alimentazione, anche in questo caso, come per l’Arylic S10, troviamo un piccolo alimentatore di tipo switching, questa volta da 12 volt per 1 ampere.

 

Come suona

Come sanno gli appassionati più navigati, il suono di un convertitore non è dato solo dal chip di decodifica impiegato, come quello di un diffusore non è frutto della sola qualità dei trasduttori impiegati, o quello di un amplificatore dai watt posseduti. Potremmo continuare a lungo. Con questo non voglio dire che migliorare la qualità dei componenti impiegati per costruire un qualsivoglia apparecchio sia un’operazione votata al fallimento, al contrario. Piuttosto, come spesso accade a questo mondo, le cose sono un poco più complesse di quanto vorremmo.

Sulle aspirazioni audiofile di questo apparecchio credo non vi siano dubbi. Rispetto al fratellino minore si è fatto ricorso a delle connessioni più sensate, ad antenne esterne per migliorarne il funzionamento in modalità wireless. Un modulo Bluetooth ad alte prestazioni, e un migliore chip di conversione, ora un ESS 9023, lo stesso presente in molti moduli DAC per Raspberry e in streamer di prezzo comparabile, come il Pro-Ject Stream Box S2.

Per renderlo più completo e di più facile utilizzo è stato aggiunto anche un display, dotazione per nulla scontata in apparecchi appartenenti a questa fascia di prezzo. Le aspettative per un comportamento migliore rispetto al più economico S10, c’erano tutte ma, ancora una volta, anche di questo S50 Pro+ quello che colpisce non è il suono ma la bontà del suo software.

A scanso di equivoci, occorre precisare che il fratello maggiore ha comunque avuto la meglio, ma non ha prevalso in maniera così evidente, la sua non è stata una vittoria netta né tantomeno schiacciante. La cifra sonora dell’S50 Pro+ è votata alla neutralità, e questo è un bene, anche se in basso continua a essere un poco leggerino, mentre in alto, specie quando il volume è sostenuto, non è raro che suoni aspro e tagliente, mostrando spesso il fianco alle sibilanti, come accede ascoltando la splendida interpretazione di Estate, l’immortale successo di Bruno Martino, della bella e brava Gambarini. Al di là della possibilità di utilizzare un subwoofer, per mitigare il problema è anche possibile ricorrere con più semplicità all’equalizzatore contenuto all’interno dell’app e aumentare di tre tacche il livello delle basse frequenze. Nulla è dato sapere della frequenza di taglio e dell’entità del boost applicato, fatto sta che la cosa funziona decentemente e la resa complessiva migliora in maniera sensibile. Sfortunatamente la stessa cosa non funziona per gli acuti, dove, andando anche ad attenuarli di una o due tacche, questi continuano a risultare aspri e taglienti: in questo caso si ottiene di più abbassando anche solo di poco il volume. Buona la dinamica, anzi migliore di quella dell’S10, buono anche il punch, il sub basso è invece carente, anche dopo equalizzazione. Il ricorso a un subwoofer, com’è ovvio, migliora di molto la situazione, anche se la resa di quest’ultimo non è quella a cui sono abituato. Di certo non ha molto senso utilizzare un subwoofer dal costo dieci volte superiore, ma temo che dotarsi di un piccolo dispositivo HT con cono da 8” possa addirittura peggiorare la situazione. Ad ogni modo il basso elettrico con diffusori bass reflex con coni da 10-12” viene reso sufficientemente bene, più timido con piccoli diffusori da stand come le Kef LS-50, ma tutto sommato ancora godibile: il rock se non prevede un intenso uso di chitarre elettriche, può considerarsi un genere congeniale all’Arylic, in particolare se ben registrato così come sono i lavori dei Dire Straits. L’elettronica, quella tranquilla, è un altro genere che incontra il favore dell’S50 Pro+, assai meno quella ricca di bassi tellurici, in stile NIN, Prodigy o Chemical Brothers per fare qualche nome. Oltre al sub basso, quello che mette in crisi questo apparecchio è l’uso del sustain, sia che si tratti di una chitarra elettrica che di un pianoforte, l’uso del pedale risulta particolarmente indigesto, quando poi viene effettuato su note acute, se il volume di ascolto è sostenuto è facile avvertire fastidio.

 

Come per il piccolo S10, il fronte sonoro riprodotto è sufficientemente ampio e con le registrazioni migliori si può cogliere abbastanza distintamente la spaziatura fra i vari strumenti. Prospetticamente rimane invece carente, forse solo con qualche registrazione si riesce ad apprezzare un poco di profondità in più rispetto a quanto fatto dal più piccolo S10.

Anche la quantità di dettagli che l’S50 Pro+ è in grado di evidenziare è maggiore, la loro qualità e raffinatezza, invece, non si discosta molto da quelli ascoltati con il fratello minore, come ad esempio accade per i piatti della batteria suonata da DeJohnette nell’album di Michael Brecker Nearness of You. In generale la rappresentazione della musica data dall’Arylic è improntata alla semplificazione del messaggio sonoro, un po’ per eccessiva asperità e un po’ per limitata analiticità. Conseguentemente ascoltare a basso volume una sorgente poco risolvente è come fotografare con un obiettivo con poca definizione in condizioni di bassa luce: difficile che ne esca uno scatto da incorniciare.

 

Detto questo, nel complesso L’S50 Pro+ suona sicuramente meglio del più economico S10, indipendentemente dall’uso di un subwoofer, e ne condivide la stessa praticità d’uso, derivante dalla riuscita app di controllo, 4STREAM. Qualche impasse in fase di configurazione, che non avevo incontrato con il piccolo S10, ma anche un display in più, che si è dimostrato assai utile e che per la gestione del volume si è rivelato un vero toccasana. Il prezzo infine ci obbliga a ricontestualizzare tutto quanto espresso, perché, per quel che ne so, non conosco nessun marchio cinese e tantomeno americano o europeo che per il costo di soli 219 dollari sia in grado di offrirvi altrettanto.

 

Al termine della mia recensione dell’S10 consigliavo ad Arylic di dotarlo di un’uscita digitale in modo da sfruttare l’ottima componente streamer in accoppiata a un DAC separato di migliore qualità. Sull’S50 Pro+ quest’uscita esiste e ne ho ovviamente approfittato per collegarci un DAC esterno. Purtroppo, l’amara sorpresa è stato scoprire che, indipendentemente dalla frequenza di campionamento del brano che stiamo riproducendo, quello che uscirà dall’Arylic sarà sempre un flusso a 16 bit e 44,1 kHz.

Morale, se cercate una soluzione chiavi in mano per avvicinarvi per la prima volta allo streaming e alla musica liquida e avete problemi nel raggiungere il vostro impianto con un cavo di rete, allora questo prodotto è quello che fa per voi. State pensando di allestire una postazione di ascolto minimalista, un secondo impianto, per la vostra abitazione principale o per quella al mare o in montagna e possedete un paio di diffusori, magari amplificati? Anche in questo caso questo Arylic fa per voi.

Se invece disponete di un buon impianto e le conoscenze informatiche di base non vi difettano, una soluzione a base di mini PC e Daphile, o un Raspberry, vi costeranno di meno, di sicuro la prima, e suoneranno meglio.

Sulla base di quello che sarà l’utilizzo che intendiate farne, il giudizio finale di un apparecchio come questo non potrà essere lo stesso: da un punto di vista squisitamente audio, esiste di meglio, allo stesso prezzo o anche per meno. Ma dovrete essere in grado di affrontare e risolvere qualche complicazione in più. Se invece non volete sbattervi, e se l’impianto in cui andrete ad inserirlo non è particolarmente raffinato, oppure utilizzerete diffusori amplificati, allora semaforo verde, acquistatelo senza timore, non ne rimarrete delusi.

 

Il mio FI per questo Arylic S50 Pro+ è di 2.5.

 

*Il Farewell index, FI, esprime quant’è doloroso per il recensore il distacco dalle apparecchiature in prova al momento della loro restituzione. I valori di questa scala vanno da un minimo di 0 o “nessun rimpianto” a un massimo di 5 “se me lo posso permettere lo compro!”.

 

Software utilizzato

Liquida e Tidal streaming

AC/DC - Back in Black

Archie Shepp Quartet - Blue Ballads

Bennie Wallace - Disorder At The border

Bill Evans, Jim Hall - Intermodulation

Bloc Party - Alpha Games

Cécile Verny Quartet - Memory Lane

Charlotte Adigéry & Bolis Popul - Topical Dancer

Cowboy Junkies - The Trinity Session

Elaenia - Floating Points

Enrico Rava - Plays Miles Davis

Etta Cameron, Nikolaj Hess with Friends - Etta

John Coltrane - Ascension

Lady Blackbird - Black Acid Soul

Lara Cavalli Monteiro - ÌtaloBaiana

Lionel Loueke - HH

Lisa Ekdahl - Back To Earth

Mana - Asa Nisi Masa

Mark Hollis - Mark Hollis

Melody Gardot - Sunset In The Blue Deluxe Version

Michael Brecker - Nearness of You: The Ballad Book

Neil Young & Crazy Horse - Barn

Porcupine Tree - The Sound of No Listening

René Marie - Vertigo

Roberta Gambarini - So in Love

Röyksopp - Profund Mysteries

Seeed - Seeed

Steely Dan - Can’t Buy A Thrill

Steely Dan - Katy Lied

TOOL - Fear Inoculum

Tsuyoshi Yamamoto Trio - Speak Low

Walter Becker - Brooklyn

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Connettività wireless: IEEE802.11 b/g/n 2.4GHz

Connettività cablata: Ethernet 10/100 RJ45

Bluetooth: 5.0 Qualcomm aptX-HD

USB Host: 2.0

Ingresso audio: analogico RCA

Uscita audio: analogico RCA

Ingresso digitale: ottico TOSLINK

Uscite digitali: ottico TOSLINK, coassiale elettrico

Risposta in frequenza 20Hz-20kHz

Rapporto segnale rumore: 110dB

Distorsione armonica totale: 0,03%

Formati supportati: FLAC/MP3/AAC/AAC+/ALAC/APE/WAV

Frequenze di campionamento supportate: fino a 24bit/192kHz

Protocolli supportati: AirPlay, DLNA, UPnP, Spotify Connect, Play

Alimentazione: 5,0V 1,0A micro USB

Dimensioni: 12x3,72x11,3cm LxAxP

Peso: 0,4kg

 

Distribuzione alla data della recensione: vendita diretta, al sito Arylic

Prezzo alla data della recensione: 219,00 USD

Sistema utilizzato: all’impianto di Paolo Mariani

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