Nell’ultimo fine settimana di giugno, vedi qui, si è tenuto presso il negozio D’agostini Lab di Roma la presentazione di due notevoli diffusori dell’inglese Kef. Ospite dell’evento Fabrizio Iachini di HiFightche distribuisce il marchio.
Prima di passare al dettaglio, un paio di parole devono essere spese sulla storia della Kef, sulla quale trovate più informazioni qui. La casa nacque in Inghilterra nel 1961, quindi oltre sessant’anni fa, per merito di Raymond Cooke che precedentemente aveva lavorato per la BBC, l’ente radiofonico inglese, importantissimo nella storia della riproduzione audio, e Wharfedale, altro marchio storico. Nella mia storia personale gli anni più importanti di Kef sono stati quelli fino alla fine degli anni ‘70, periodo in cui ho incominciato ad approfondire il significato di correttezza timbrica e facilità di ascolto, nel senso di assenza di fatica, qualità per cui il suono “inglese”, e di Kef in particolare, era ed è famoso. Il diffusore probabilmente più importante di quel periodo fu lo RS 104, che ho avuto. La sigla Reference fu introdotta con questo modello, non ha un significato preciso e riguarda essenzialmente il controllo di qualità produttivo: ogni modello di 104 veniva misurato e messo in vendita solo se le prestazioni erano contenute entro 0,5 dB rispetto al “riferimento”. Oggi è più semplice ma all’epoca era un risultato di cui andare fieri.
Da SX a DX: Fabrizio Iachini, Alessandro D'Agostin, Antonello Oliva
Tornando ai nostri giorni, la Kef può vantare un dato di fatto invidiabile. Come altre famosissime ditte inglesi, con il mutare del mercato e senza veri eredi al livello dei fondatori, Cooke morì nel 1995, fu venduta a fondi di investimento o grandi aziende orientali. Tra queste la Golden Peak di Hong Kong, all’epoca ancora non cinese. Tuttavia, al contrario di quello che accadde ad altri, la Kef trovò in questo passaggio risorse e continuità, tanto che, invece di eclissarsi nel mainstream mercantile tipico dell’epoca per cui il solo valore proposto era il marchio e non il prodotto, si è risollevata e ha trovato il modo di rendersi unica e acclamata per i suoi prodotti. Il culmine sicuramente fu il mantenere viva e portare al massimo livello la tecnologia Uni-Q, vedi qui, che nel momento della presentazione nel 1988 era forse un po’ "troppo avanti" e anche immatura. La consacrazione definitiva è infatti piuttosto recente, nel 2012, con l’enorme successo delle LS50 che, tuttora, nelle attuali versioni sono vendute in gran numero di paia in tutto il mondo.
Tecnologia, l’Uni-Q, che assieme ad altre di Kef è incorporata nei due modelli presentati nel weekend romano: la LS60 wireless, novità per l’Italia, e il modello top della serie Reference, la 5 Meta.
Quest’ultimo ha drizzato le mie antenne audiofile per una serie di accorgimenti destinati a farlo suonare “al meglio” e, in effetti, per quel che ho potuto brevemente captare, con successo. Una impostazione musicale che mi ha ricordato, anche se da lontano vista l’enorme differenza qualitativa, quello dei miei amati diffusori di un tempo. Trovate qui la descrizione tecnica delle molte caratteristiche del diffusore e in questo reportage cito solo due cose. La prima riguarda un accorgimento molto furbo che consente di “accordare” le porte reflex posteriori, due per diffusore, in funzione del proprio ambiente/gusto. Infatti, i tubi di accordo sono rimovibili e sono forniti in due diverse lunghezze. Ogni combinazione è possibile e quindi, con quattro porte e otto tubi, la flessibilità è notevole. Il secondo riguarda il pannello frontale, in lega metallica, che è prodotto in Italia, in Lombardia. Il motivo, come mi ha detto Iachini citando le parole del progettista capo Jake Oklee Brown, è che la Kef non ha trovato niente di meglio in giro per il mondo. Si tratta, peraltro, di un pezzo importante, perché il mobile delle Reference 5 Meta, e in particolare il frontale, costituisce un pilastro della filosofia di assorbimento e contenimento delle vibrazioni nocive nel diffusore.
La LS60 wireless è invece destinata a un pubblico diverso. A livello di ascolto è ovviamente lontana dall’altro modello, e ci mancherebbe, ma come “sorella grande” della LS50 ha dalla sua una piacevolezza, insita già nel modello più piccolo, accompagnata da una maggiore potenza ed estensione alle basse frequenze. Anche per questo modello – qui maggiori informazioni – mi limiterò a riportare solo tre cose. Innanzitutto, la forma estetica. Sono delle eleganti tower estremamente sottili. La diminuzione della larghezza ha solo vantaggi, sia dal punto di vista acustico sia da quello della bellezza puramente esteriore. Però non è semplice da ottenere quando si mettono quattro woofer perfettamente contrapposti sui pannelli laterali. Semplicemente non c’è abbastanza posto per i coni e i magneti. Kef ha invece unito i motori magnetici dei woofer contrapposti, con il risultato di ridurre gli ingombri e ottenere la cancellazione reciproca di molte delle vibrazioni, perché in controfase.
Poi come seconda nota c’è che l’architettura dei quattro woofer contrapposti e del driver Uni-Q più piccolo di quello della LS50 e in posizione mediana costituisce quella che la Kef definisce Single Apparent Source Technology, ovvero la ricerca dell’emissione simile a quella di una sorgente puntiforme. Un obiettivo a lungo ricercato da moltissimi produttori di diffusori.
L’ultimo appunto sulle LS60 wireless è che queste casse non sono solo dei diffusori passivi. Sono un sistema completo. Una volta acquistata una coppia tutto quello che vi servirà per ascoltare musica sarà… niente! Non vi servirà nulla se ascoltate, ad esempio, Spotify con la pubblicità o qualsiasi altro servizio musicale gratuito. Oppure gli unici soldi in più che dovrete spendere saranno quelli per l’abbonamento a Tidal, Qobuz o simili, se vorrete, e dovrete, accedere a contenuti effettivamente Hi-Res.
Foto rovinata dalla presenza del recensore
Le LS60 sono casse attive – e quindi hanno gli amplificatori al loro interno – ma sono anche wireless – e quindi non servono loro cavi se non quelli per attaccarli alla presa elettrica – e contengono uno streamer che si collegherà al web per permettervi di fruire dei servizi musicali: e quindi hanno la sorgente e il preamplificatore. Metteteci la forma estetica poco intrusiva, la qualità generale e la piacevolezza di ascolto e vedrete che la maggior parte degli utilizzatori sarà più che felice di portarsele a casa.
Vorrei chiudere ringraziando le persone: Fabrizio Iachini per la cortesia e le piacevoli chiacchierate sul tema Hi-Fi, il padrone di casa Alessandro D’agostini che si è impegnato, in un momento molto complicato, ad aprire e in completa controtendenza con i tempi – altri chiudono – un piccolo, anzi, mi correggo, grande tempio dell’alta fedeltà a Roma e Antonello Oliva, che nel negozio fa gli onori di casa quando Alessandro non c’è, dispensando pacatezza e saggezza audiofila a un livello tale che già solo queste valgono la visita a D’Agostini Lab.
Per ulteriori info:
al sito D'Agostini Lab
al sito HiFight
al sito Kef