Prova in batteria | Undici pre passivi e a trasformatori

24.10.2012

Ecco la prima prova in batteria che ReMusic propone agli appassionati.

 

Prima consentitemi una considerazione.

 

Personalmente non credo molto alle prove in batteria. Ritengo siano sempre incomplete e, se volete, anche un tantino ingiuste. Mi spiego meglio. Sono convinto che sia estremamente difficile per un recensore affrontare e risolvere un articolo esaustivo che sia contemporaneamente descrittivo, d’ascolto e di critica nei confronti anche di un singolo apparecchio. Questo perché riuscire a comprendere esattamente l’oggetto che si ha tra le mani, riuscire a leggere nel giusto modo le sue caratteristiche elettriche e riuscire ad avere la capacità e, soprattutto, i mezzi per poterlo mettere nelle migliori condizioni per dare il meglio di sé, può risultare un compito molto, molto arduo. Penso che sia già un bel risultato offrire al pubblico un giudizio equilibrato e sostanzialmente corretto del singolo oggetto che viene testato, contando soprattutto sulla preparazione e sull’esperienza del recensore che ha stilato l’articolo del test d’ascolto.

 

Provate quindi solo a immaginare quanto possa essere complicata e difficile una prova in batteria. Infinite sono le variabili che si vengono a innestare, come le caratteristiche dei vari componenti, i cavi, i diffusori e gli accessori di tutti i tipi. A tal proposito, basta solo pensare a quante volte capita di sostituire il solo cavo di alimentazione per ottenere all’ascolto risultati con cambiamenti sostanziali, talvolta anche eclatanti.

 

Allora perché proprio io affronto una prova in batteria?

Perché desidero porre l’accento e attirare l’attenzione degli appassionati su una specifica tipologia di apparecchi che, purtroppo, non è un granché conosciuta presso la maggior parte del popolo degli audiofili. Inoltre coloro che conoscono questi apparecchi, spesso rinunciano ad approfondirne la conoscenza, a causa delle difficoltà di reperimento di questi oggetti presso i rivenditori e, qualche volta, a causa del loro costo davvero eccessivo.

 

Parlo dei preamplificatori passivi magnetici.

Che cosa sono?

Intanto cominciamo col dire che le apparecchiature passive sono tutte quelle che non hanno la necessità di essere alimentate e che quindi non vengono attraversate da tensione elettrica.

I preamplificatori passivi possiedono quindi solo l’attenuatore resistivo e il selettore degli ingressi, in alcune occasioni anche il telecomando, per cui sarà alimentato il solo motore del potenziometro o dell’attenuatore resistivo.

Al posto dell’attenuatore resistivo, possono essere utilizzati dei trasformatori che assicurano l’isolamento galvanico tra entrate e uscite evitando così problemi legati alla sensibilità dei carichi capacitivi. In questo caso i pre vengono definiti passivi magnetici.

In pratica il segnale audio, invece di essere attenuato dal potenziometro, attraversa un trasformatore a singolo avvolgimento la cui lunghezza varia al variare del volume. Non solo, ma nel caso di autotrasformatori è possibile anche generare un guadagno di voltaggio in uscita.

 

Da questo momento in poi si apre la diatriba.

Sì, perché non vi sono alternative circa l’opinione sui pre a trasformatori: o li ami o li odi.

Anche gli stessi tecnici non hanno un’opinione comune e si dividono tra favorevoli e detrattori.

Personalmente non entro nel merito della questione e dico solamente che l’uso di un trasformatore di accoppiamento sul percorso del segnale genera, in alcune occasioni, un suono talmente bello da non poter permettere all’audiofilo di non tornare più indietro!

 

Sì, sì, lo so. Adesso si scatena l’inferno. Già mi immagino i commenti e le considerazioni: “è un suono colorato… è un suono camuffato… il segnale subisce non ti dico quali angherie… non è un suono corretto…”. Naturalmente potete dire quello che desiderate e avere la vostra opinione personale. Io dico che ciò che mi impedisce di utilizzare stabilmente un eccellente pre a trasformatori nella mia catena è il fatto di essere un recensore audio. Qualsiasi cosa dovessi mettere a confronto risulterebbe perdente alle mie orecchie. Se siete curiosi vi dico anche quali sono i miei pre attivi a trasformatori preferiti:

  • se avessi molto denaro sceglierei l’Audio Tekne TP 8301 MKIII oppure, in alternativa, lo Zanden Model 3000
  • se non avessi molto denaro a disposizione sceglierei l’Antique Sound Lab Flora al quale sostituirei condensatori e valvole

Ma torniamo ai nostri pre passivi a trasformatori, che sono un gran bel numero, ben undici. Ve li vorrei presentare, in rigoroso ordine alfabetico:

  1. Audio Tekne 9701 | Japan
  2. Cello Etude | USA
  3. DaVinciAudio Labs | CH
  4. Fidelity Research AS1 | Japan
  5. Luxman AT3000 | Japan
  6. Music First Audio | UK
  7. Promitheus Audio TVC | USA
  8. Promitheus Audio TVC Reference | USA
  9. Stereo Knight Magnetic Silverstone Balance | USA
  10. Stereo Knight Silverstone SE | USA
  11. The Mod Squad Line Drive | USA

Gli appassionati più attenti avranno certamente notato che gli ultimi due sono pre passivi senza trasformatori. Bravi. Nonostante ciò verranno valutati come gli altri.

Si tratta di apparecchi di tutte le fasce di prezzo, alcuni non sono più in commercio e si trovano, con una certa difficoltà, solo ricorrendo al mercato dell’usato.

Per condurre questa prova in batteria mi sono avvalso della collaborazione del nostro collaboratore redattore Marco Fontanelli e di Antonio Palmieri, boss dell’Atelier del Suono e proprietario di quasi tutti gli apparecchi testati. Abbiamo deciso di semplificare la conduzione del test inserendo a turno gli undici preamplificatori passivi nello stesso impianto, utilizzando per tutti gli stessi cavi di collegamento. Non che questa sia la cosa più corretta da fare, sarebbe stato molto più corretto tentare di usare il cavo più idoneo all’apparecchio caso per caso ma, come ho detto all’inizio dell’articolo, questo è un esempio di quanto poco ideale sia una prova in batteria. Non solo, ma per rendere un po’ più agevole la prova a confronto, ci siamo concentrati solo su pochi parametri sui quali abbiamo valutato la performance dell’apparecchio. Dopo qualche scambio di idee, abbiamo deciso di prendere in esame quei parametri che ci appaiono maggiormente emblematici e che determinano la differenza di qualità tra un pre e l’altro. Per fare ciò abbiamo utilizzato due soli LP che sono Jazz di Ry Cooder e Slow Train di Hans Theessink. Questi parametri sono: controllo alle basse frequenze, immagine e timbrica

 

Prendiamoli in esame uno alla volta.

Il controllo delle basse frequenze, siglato “CB”, risulta importante in questo caso proprio per la capacità, da parte dei pre passivi a trasformatori, di riprodurre armoniche di pregio dai cinquecento Hz in giù, risulta quindi quanto meno basilare riuscire a non perdere la capacità del controllo per non vanificare tale capacità.

La riproposizione dell’immagine, siglata “I”, viene valutata in base alla dimensione del palcoscenico sonoro e le sue tre dimensioni.

La timbrica, siglata “T”, è ciò che permette di farci riconoscere lo strumento riprodotto, dove solitamente la ricchezza di armoniche di contorno permette una maggiore definizione della timbrica.

 

Per ognuno dei pre passivi testati abbiamo assegnato un VF che è pari alla somma del voto che gli è stato assegnato di comune accordo per ogni singolo parametro. Il voto totale minimo è tre mentre il massimo è nove.

 

Adesso passiamo al sistema che è stato assemblato per provare gli undici pre passivi.

Si tratta di un sistema che definirei top non tanto per il costo elevato, quanto per l’attenzione con la quale è stato assemblato, badando di verificare la sinergia tra i vari componenti e i cavi con i quali collegare il tutto:

  • fonorivelatore DaVinci Grandezza
  • braccio DaVinci Grandezza 12 pollici
  • giradischi In Unison TT DaVinciAudio Labs, volano Micro RX1500 con motore DaVinci, basi a muro Target PRO
  • step up phono ART MC8 L.E.
  • phono AN Il King
  • gli undici preamplificatori passivi magnetici a turno
  • finale Audio Note Ongaku Kondo, Japan 1996-98, con valvole 211 Pasvane su ingresso direct
  • diffusori custom derivazione Altec a cassa chiusa larga banda da 38 cm senza crossover con tweeter Altec a tromba e s Murata, stand Foundation e piedini TAOC
  • cavi tra step up e phono Audio Tekne ARA500, tra phono e pre Cubala Sosna Emotion, tra pre e finale Harmonix GP, tra finale e casse Harmonix 101

Comincia la prova d’ascolto.

Ci siamo sottoposti a ben tre passaggi di tutti e undici gli apparecchi, in modo da avere le idee ben chiare di quali fossero le gerarchie da delineare e quali fossero le differenze prestazionali tra gli apparecchi in competizione. Una vera tortura.

Devo dire che sono state praticamente nulle le differenze di opinioni circa le performance di ogni singolo apparecchio e praticamente mai abbiamo avuto divergenze sulle votazioni da assegnare. In pratica ci siamo sempre trovati d’accordo sulle valutazioni finali ed è stato quasi incredibile non doversi accapigliare e litigare. Meno male, amicizia salvata!

 

Ecco i risultati:

Stereo Knight MSB -– Si tratta di un apparecchio bilanciato vero, si notano i quattro contenitori per i trasformatori. La costruzione è accattivante con un cabinet in alluminio e plexiglass opaco, il costo non è eccessivo. Il CB merita un voto minimo dovuto allo scarso controllo, alla poca profondità. Stesso voto per la T che non appare convincente con le voci poco realistiche e un tantino appannate, l’I invece merita un voto alto grazie soprattutto alla profondità che appare degna di nota. La prova è stata condotta in sbilanciato. Voto Finale 5

Stereo Knight Siverston SE -– Si tratta del fratello minore e più economico del già economico pre precedente. I trasformatori sono due e possiede solo ingressi sbilanciati. I voti sono minimi in tutti e tre i parametri, non ci è sembrata una macchina all’altezza delle altre. VF 3

Luxman AT3000 -– Cominciamo a ragionare. CB davvero notevole con dettagli importanti e convincenti, buon controllo e articolazione. Voto alto merita la I che risulta estesa nelle tre dimensioni disegnando un ampio palcoscenico sonoro. T davvero notevole, gli strumenti e le voci vengono riproposte con una forte sensazione di realismo. VF 9

Music First Audio -– Acclamato dalla critica internazionale e provato da ReMusic. In questo caso non ha convinto appieno lasciando piuttosto perplessi sulle performance che comunque abbiamo valutato unanimemente in modo tutto sommato mediocre. CB non troppo convincente soprattutto per estensione, il controllo non sempre sicuro faceva trasparire alcune sbavature. Dimensione dell’I non ampia soprattutto in altezza. T poco convincente con un colore leggermente virato seppia. VF 5

Audio Tekne 9701 -– Gran bell’oggetto. Con il 9701 appare subito chiaro quanto miglioramento in termini di piacevolezza d’ascolto si può ottenere con questo tipo di apparecchiatura. Il CB è di eccellente livello; non solo, appare evidente che il suono riprodotto scenda quasi di un’ottava più in basso. Di grande fattura è l’I, estesa in tutte le direzioni e accompagnata da una sensazione tangibile di presenza di voci e strumenti. La T lascia a bocca aperta. Grande è il senso di naturalezza dell’emissione. VF 9

Fidelity Research AS1 -– Un vero peccato che di F.R. AS1 se ne trovino davvero pochi e quei pochi siano ben stretti nelle mani dei loro felici possessori. Di Fidelity Research AS1 non ne producono più e in Europa ne sono giunti pochissimi, uno ce ne abbiamo noi di ReMusic messo a disposizione da Atelier del Suono. Il voto è massimo e su tutti e tre i parametri siamo a livelli di eccellenza. VF 9

DaVinciAudio Labs Grandezza -– L’azienda svizzera ha ben presente cosa significhi utilizzare trasformatori di grande qualità, ma soprattutto ha ben appreso “come” utilizzarli e trattarli. Eccezionale CB, estesissimo, sicuro, dettagliato e articolato come pochi. L’I è stupenda con connotazioni di limpidezza, le tre dimensioni sono ampissime ma soprattutto in profondità con un suono che sembra provenire da ben oltre la parete di fondo. La T non lascia alcun dubbio e convince immediatamente infondendo nell’ascoltatore rilassatezza e coinvolgimento. VF 9

Promitheus TVC -– Questo modello, come il successivo della stessa azienda, è costruito con pregiato legno di Merbau, essenza lignea nota per la rigidità e la compattezza. Improvvisamente si ritorna nel baratro. Di comune accordo decidiamo quindi di rimandarlo a un ascolto che non sia direttamente a confronto con macchine di ben altro riscontro. Purtroppo non serve a niente. Il Promitheus mostra i suoi limiti in tutti i parametri. VF 3

Promitheus TVC Reference -– Fratello maggiore del precedente con ingressi e uscite bilanciate che però non sono state utilizzate. Il suono del Promitheus Ref non ha niente a che fare con quello del fratello minore. Il risultato è decisamente migliore. Il CB è dignitoso e non si fa disprezzare. L’I appare la caratteristica di maggior pregio con una discreta spazialità. La T non sembra la cosa migliore di questo pre passivo a trasformatori. VF 6

Cello -– Chi non conosce l’azienda nata dalla brillante mente di Mark Levinson? In questo caso si parla di un semplice pre passivo, quindi senza trasformatori. In ogni caso è stata la delusione più grande. Cello per me è un vero mito ma questo pre passivo, nonostante la qualità elevata dei pochi componenti utilizzati, basta osservare a tal proposito il potenziometro, non ha offerto una resa sonora all’altezza del blasonato nome. Le performance sono buone ma niente di eccezionale. Voglio ricordare che è uno dei due pre senza trasformatori. Tutto rimane nella media. VF 6

The Mod Squad Line Drive -– Se il Cello è stata una delusione, The Mod Squad invece è stata una sorpresa graditissima. La costruzione appare furbissima anche se un tantino “fatta in casa”. La prova d’ascolto ha assegnato voti alti per l’I e la T mentre il CB merita un voto più basso per una mancanza di estensione. Anche in questo caso si tratta di un semplice pre passivo senza trasformatori. VF 8

 

Ecco di seguito un quadro sinottico dei risultati e dei voti assegnati. L’unica cosa che questo quadro non dice è quanto estenuante sia stata questa prova. I cambi degli apparecchi sono stati ben più dei trentatre che ci si può immaginare e aspettare visto che abbiamo detto che sono stati riascoltati a rotazione tutti i pre almeno per tre volte.

 

MODELLO

Controllo Basse (CB)

Immagine

(I)

Timbrica

(T)

Voto Finale

(VF)

Stereo Knight MSB

1

3

1

5

Stereo Knight Silverston SE

1

1

1

3

Luxman AT3000

3

3

3

9

First Audio

2

2

1

5

Audio Tekne 9701

3

3

3

9

Fidelity Research AS1

3

3

3

9

DaVinciAudio Labs

3

3

3

9

Promitheus TVC

1

1

1

3

Promitheus TVC Ref.

2

3

1

6

Cello

2

2

2

6

The Mod Squad Line Drive

2

3

3

8

 

Cominciamo dalla bassa classifica…

 

Fanalini di coda si sono dimostrati Promitheus e Stereo Knight Silverston SE. Apparecchi molto economici che possono comunque cominciare a far capire cosa significhi utilizzare i trasformatori di accoppiamento in un sistema. Potrebbero essere anche utilizzati con soddisfazione tra pre attivo e finale come semplici trasformatori di accoppiamento. Sono anche convinto che possono sfoderare buone doti se accoppiati con attenzione e curati nella scelta dei cavi.

 

First Audio e Stereo Knight MSB in questa batteria non sembrano meritare l’attenzione che la critica internazionale ha riservato loro. Probabilmente non si adattano all’impianto di riferimento che abbiamo utilizzato. Un pari merito tra loro che li piazza appena al di sopra del fondo classifica. Ritengo che la scelta del finale di potenza, soprattutto per quanto riguarda il First Audio, sia di fondamentale importanza al fine di ottenere anche ottimi risultati.

 

Promitheus Ref e Cello occupano con lo stesso punteggio in centro classifica. Se il Promitheus Ref si dimostra un apparecchio onesto, il Cello ha offerto performance non all’altezza del nome che porta.

 

The Mod Squad merita la posizione di damigella d’onore. Lo considero sorprendente, quasi non si riesce a capire come non abbia avuto un successo commerciale ben superiore. Se lo trovate nel mercato dell’usato non esitate ad acquistarlo, sempre che lo stato d’uso sia impeccabile e che il prezzo sia congruo.

 

Il voto massimo lo hanno meritato ben quattro pre passivi… Nonostante abbiano riportato lo stesso punteggio, è stata comunque stilata una valutazione di merito. Anche qui cominciamo dal basso vale a dire dal quarto classificato che è:

 

Il Luxman AT3000 non sale sul podio solo perché, rispetto ai primi tre, non riesce a produrre una risoluzione del dettaglio abbastanza attenta e precisa, anche se sempre di ottima fattura. Eccellente apparecchio che merita un posto nella storia dell’hi-fi mondiale.

 

Audio Tekne 9701 è il terzo classificato. Ha ceduto solo per le basse frequenze un pizzico meno immanenti rispetto ai primi due classificati. Il resto dei parametri viene riproposto con grande autorevolezza e naturalezza.

 

Fidelity Research AS1 è la medaglia d’argento. Strabiliante, non avrei mai scommesso su di lui all’inizio di questa avventura. Un vero peccato che in Europa non se ne trovino abbastanza. Consiglio agli appassionati di non mancare di fare un’esperienza d’ascolto con questo pre.

 

E il vincitore è…

 

Da Vinci Audio Labs Passive Preamplifier Grandezza, indubbiamente il più performante della serie. L’azienda svizzera ha superato se stessa e ha costruito un oggetto esteticamente bello e con qualità sonore di assoluto rilievo. Certo, è costoso come tutte le cose che possiedono una qualità intrinseca. Obiettivamente ha dimostrato di essere una spanna, anche qualcosa di più, sopra gli altri pre ,dimostrando carattere, sicurezza e una trasparenza da record.

 

Per concludere, desidero ricordare a tutti che abbiamo analizzato per questa prova in batteria dei componenti poco utilizzati dagli audiofili, ma che meriterebbero un’attenzione più profonda. In effetti, il pre passivo a trasformatori, non viene comunemente utilizzato nei normali sistemi audio, ma è anche spesso assente dai sistemi hi-end di maggior pregio. Immeritatamente il pre passivo a trasformatori è stato un po’ messo da parte, per questo motivo vi invito a considerare maggiormente questo tipo di apparecchiatura e, se potete, non perdete l’occasione di fare qualsiasi tipo di esperienza, potreste rimanerne ammaliati.

 

Inoltre vi invito a non prendere come definitiva questa prova. Voglio ricordare che troppo spesso un accoppiamento non felice con il resto della catena audio genera un cattivo risultato sonoro: è sufficiente un cavo di segnale non idoneo per vanificare o mortificare il bel suono. Questa regola vale ancora di più quando si parla di apparecchiature come quelle analizzate in questa recensione. I pre passivi a trasformatori hanno necessità di una certa cura nella scelta dei cavi di collegamento, in particolare quelli di segnale, inoltre hanno necessità di una certa attenzione nella catena dei guadagni e quindi nella scelta dei componenti del sistema audio. Attenzione, non è detto che il sistema debba essere obbligatoriamente di gran pregio vale a dire costituito da brand di grido o molto costosi, deve essere solo un sistema equilibrato e ben pensato.

 

 

DIRITTO DI REPLICA | LA PAROLA AL PRODUTTORE

Hello ReMusic,
I hope this finds you well and enjoying lots of beautiful music. I wanted to thank you for including an early version of the standard Line Drive in your passive preamp listening test - this came as a pleasant surprise. It put a smile on my face to see how well it held-up against some very prestigious competition.
The unit you chose was built sometime around 1987 - '88 - well over 20 years ago! The design had already evolved considerably by that time... I built the first model Line Drive in 1984 to correspond with the introduction and growth of the CD. As I quickly discovered, making a truly transparent passive preamp was a much more subtle and involved project than I had imagined! But I stuck with it, and the Line Drive evolved into a very good-sounding unit. It was very instructive to compare it with the active preamps of the day as it gave some insight into the colorations that most preamps added to the signal.
The Line Drive was a successful product through the late '80s and into the '90s when it was finally replaced by the TLC-1 (which included both passive and buffered outputs). It helped to establish the product category of passive preamps and is still enjoyed by many audiophiles today. If you are interested in more background information, the standard Line Drive (essentially the same as the one you used in your test) was reviewed by John Atkinson for Stereophile back in 1987.
Thanks again, and keep-up the good work!
Best regards,
Steve McCormack

15/01/2013

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