NdR | Fedele al proprio understatement, la redazione si spende in poche e misurate parole su un grande traguardo simbolico, che va comunque onorato. Grazie quindi a tutti – redattori e lettori, produttori e distributori, amici e nemici – e avanti così...
Non mi ricordo esattamente quando, ReMusic già c’era però, il cofondatore Roberto Rocchi mi chiamò, o forse ci incontrammo per caso, e mi disse che c’era questa cosa e se mi interessava farne parte. Io, Roberto e Giuseppe siamo stati “colleghi” quando scrivevamo su Suono. Io gli dissi che, forse no, perché mi ero un po’ stufato di questa Alta Fedeltà fatta di eccessi molto costosi. E poi non avevo molto tempo. Lui mi disse, non le esatte parole ma il senso lo ricordo bene, una cosa del genere: “…senti, sarà una cosa rilassante, proverai gli apparecchi che ti interessano, scriverai liberamente quello che vuoi e lo farai quando ti pare, tanto non ti pagheremo, perché soldi non ce ne sono…”. Di queste cinque cose le ultime quattro si sono tutte realizzate. La prima, no.
ReMusic è una rivista seria, fatta da persone appassionate. Qualcuno lo conosco di persona e altri solo attraverso qualche chiacchierata nel “gruppo” WhatsApp, telefonicamente o per email. Su quello che ascoltiamo non sempre siamo d’accordo. Ma una cosa è evidente: a tutti è stata detta la stessa cosa e la selezione darwiniana stimolata dalla mancanza di dinero ha lasciato solo i duri e puri dell’audiofilia. Per me, ma forse per noi – se parlo pure per i colleghi loro mi perdoneranno – provare un apparecchio e raccontarlo non è rilassante: è un compito, una responsabilità. Divertente o appagante lo è, ma il trasmettere le proprie sensazioni e convinzioni in modo chiaro non è mai rilassante. Non ci va di sbagliare.
Per questo spero di poter continuare a festeggiare anno dopo anno una ReMusic ancora più attiva e conosciuta. Ce lo meritiamo. E soprattutto se lo merita chi lo ha reso possibile giorno per giorno e continua a farlo.