Il Rinascimento fu un periodo artistico e culturale della storia d’Europa che si sviluppò a partire da Firenze e segnò la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna. Perché questa introduzione? Recentemente sono stato in visita alla Gold Note, situata vicino a Firenze, appunto, e ovviamente mi è venuto in mente quel fondamentale, per l’umanità tutta, periodo storico. Per due motivi. Primo, Gold Note è il nuovo marchio della ex BlueNote/Goldenote e quindi sarà finalmente un nome più chiaro, un logo più moderno, in un certo senso una “rinascita” di un marchio di un’azienda prestigiosa all’estero ma paradossalmente non molto nota in Italia. Secondo, la tecnologia che ho potuto personalmente vedere impiegata nei loro prodotti, che, ricordo, vanno dal primo all’ultimo anello della catena audio – tavolini esclusi ma LP compresi! – è una tecnologia audio assolutamente all’avanguardia, anzi è per me l’inizio di un’età di cambiamento nel panorama hi-fi italiano che mi ha fatto davvero pensare al Rinascimento.
Ad esempio, quante aziende audio italiane applicano il concetto di modularità spinta nella costruzione di amplificatori e lettori digitali? Quante impiegano PCB multilayer a quattro, sei o più strati con tecnologia SMD per razionalizzare e accorciare il percorso del segnale, per offrire maggior affidabilità e costanza di prestazioni nel tempo e per garantire più rapida manutenzione o sostituzione con evidenti benefici in termini di efficacia e rapidità d’intervento? E ancora, quante aziende, pur con macchinari e tecnologia di prim’ordine, se all’ascolto di un diffusore notano che un woofer suona meglio se bordato col vecchio foam lo impiegano? Gold Note fa anche questo. Avanguardia, sì, ma solo dove è necessaria al raggiungimento di determinati risultati. In hi-fi “pare” che il suonar bene sia il fine principale di un apparecchio.
Nella giornata di visita alla sede Gold Note ho passato in rassegna decine e decine di metri di banchi delle linee di produzione. Ho visto centinaia di schede elettroniche da completare e ampli e lettori CD aperti pronti per essere assemblati, con macchinari computerizzati di cui ignoravo persino l’esistenza, come quelli per i cavi. Ho fotografato scaffali pieni di amplificatori pronti per essere imballati. Ho apprezzato anche la linea di imballaggio, che non immaginavo nemmeno potesse essere così complessa, ben studiata e tanto importante. Ma un paio di ore sono state dedicate alla sala di ascolto, dove il preparatissimo e cordialissimo ingegner Maurizio Aterini, direttore commerciale ma anche progettista, mi ha fatto ascoltare alcuni prodotti Gold Note. Probabilmente in una foto si riesce a vedere il viso beato di Maurizio che si gode qualcuno dei suoi brani preferiti. E se uno degli ingegneri progettisti è un musicofilo, beh, questa è una garanzia sul suono dei prodotti dell’azienda toscana.
Mi fermo qui con le considerazioni personali. Voglio ora riferire i dati oggettivi che riguardano Gold Note, perché un appassionato di alta fedeltà non può ignorare quello che c’è dietro un oggetto di cui legge su una rivista o che ascolta da un rivenditore, e in particolare un appassionato italiano deve sapere che esiste un’azienda che è il fiore all’occhiello della nostra industria audio. La storia di Gold Note parte nel 1992, quando con il nome BlueNote inizia la produzione di una linea di accessori audio molto innovativi, che per primi sul mercato introducevano il concetto di risonatore attraverso il controllo delle vibrazioni, come il Midas, risonatore smorzatore per valvole, e poi come il Kymyas, trattamento per dischi in vinile. Dal 1994 la ditta toscana lavora in partnership con alcune delle più importanti aziende mondiali, tanto che le schede elettroniche di aziende high-end di fama internazionale ma per motivi di privacy non nominabili sono fatte qui. E allora si inizia a pensare a una propria produzione di componenti audio. Cosa che avviene nel 2000. Dato che le collaborazioni erano con aziende di molte altre nazioni, è più logico e semplice – e credo economicamente più conveniente – per l’allora BlueNote puntare sui mercati esteri e infatti il marchio viene molto più conosciuto all’estero che in Italia. Sulla stampa internazionale si possono trovare attualmente circa 250 prove di prodotti BlueNote/Goldenote, nome quest’ultimo adottato per evitare controversie legali con l’arcinota label discografica.
Altro passo importante nella storia dell’azienda: siamo nel 2007, quando entra a far parte come luxury brand del gruppo Akamai, italiano nonostante il nome, produttore OEM, tra le prime 50 aziende mondiali del settore. Ricordo ancora, per evitare confusioni, che dal 2013 l’azienda si chiama Gold Note. Dirò di più tra qualche riga. Da tenere assolutamente in considerazione è che l’équipe portante di Gold Note è costituita da quattro ingegneri. Che anche tutti gli addetti allo sviluppo, alle prove e alle fasi più delicate della costruzione sono tecnici elettronici. E che ci sono una ventina di persone addette alle linee di montaggio, stoccaggio e spedizione. Tutti i prodotti sono progettati, disegnati e costruiti in Italia. Con un’unica piccola eccezione: i cantilever delle testine sono costruiti in Giappone. Le linee di prodotti sono al momento tre: Diamond, Classic e Micro, a cui si aggiungono le linee Loudspeakers, Arms e Cartridges, Accessories. Ultimamente c’è anche una linea di dischi in vinile, LP singoli e doppi 45 RPM da 180 grammi in tiratura limitata a 500 copie, a cui Maurizio Aterini tiene molto, sia come appassionato che come ingegnere. Ci sarebbe, infine e in verità, anche un’altra linea, la BlackNote, rivolta al mondo del digital audio networking, al mercato professionale, dove ho potuto constatare che tecnologie che vanno per la maggiore oggi l’azienda toscana le aveva incredibilmente già pensate e impiegate qualche anno fa! Ma non ne voglio parlare, non voglio confondervi le idee. Ho già fatto abbastanza…
Rimaniamo nell’ambito da noi preferito, il mondo hi-fi. Le linee di prodotti, come dicevo prima, spaziano dal top entry level all’high-end e una chicca in anteprima è che è allo studio una linea ultra high-end, fatta soprattutto per stupire e far capire meglio le potenzialità di Gold Note. Che, ricordo ancora, progetta tutto da sé, dalla vite al package, dal connettore alla schiuma per proteggere gli apparecchi dai maltrattamenti degli spedizionieri. Andate a visitare il sito internet e poi andate a sentire e “vedere” i prodotti dai rivenditori.
Vedere. Perché è una goduria l’interno di un ampli come il Demidoff Diamond: cento watt per canale ma due telai separati. Uno dedicato solamente all’alimentazione in alta corrente con ben diciotto (18!) trasformatori assemblati a mano, l’altro con la circuitazione proprietaria denominata Mirror-Amp, che impiega tre stadi di guadagno accoppiati in continua senza uso di condensatori per ottenere un segnale audio estremamente lineare, eliminando virtualmente ogni tipo di distorsione. Circuitazione che è impiegata anche negli ampli meno costosi, che perciò mantengono in scala lo stesso family-sound dei top di gamma.
E sentire. Perché è un’altra goduria ascoltare un diffusore come l’XS-96, tre vie, 96 dB, in sospensione pneumatica. Niente di complicato, secondo Maurizio, elementi del crossover super selezionati, altoparlanti progettati e scelti ad hoc, mobile a risonanza differenziata in multistrato marino. Tutto qui. Molto più complicato, per me, far capire a chi legge che da quei diffusori esce uno dei suoni più fluido, lineare, controllato, coerente e musicale che abbia mai sentito, indipendentemente dal prezzo d’acquisto.
Per concludere: l’azienda vende per il 90% circa all’estero. Il recentissimo cambio di marchio, che adesso è più efficace, meglio pronunciabile ovunque e meglio memorizzabile, è stato voluto anche per puntare finalmente al mercato italiano, fino a ora veramente trascurato. Da un noto rivenditore milanese, tempo fa, ho sentito dire addirittura, spero non in malafede, che Gold Note era un costruttore “cantinaro”. Tanti appassionati posseggono prodotti di aziende per ora molto più note e affermate in ambito nazionale di Gold Note, aziende che sono costituite da quattro o cinque persone e che nemmeno si sognano la tecnologia impiegata dal costruttore toscano. Anzi, molto spesso si limitano ad assemblare prodotti fatti progettare e realizzare da terzi. Non che questo sia un male in assoluto, per carità, però a mio avviso è molto importante sapere chi produce quello che acquistiamo e ascoltiamo. E come lo fa. E Gold Note lo fa benissimo.