Ottobre 2018, approfitto della nostra presenza a Copenaghen per l’omonimo show, il cui articolo trovate qui, per fare una veloce capatina da uno di quei brand che per me so’ piezz’ ‘e core, The Gryphon…
Le amplificazioni del gigante danese, più che i diffusori, sono per me delle vere e proprie figure mitologiche, come l’animale dal quale prendono il nome. Oggetti senza tempo, per come suonano e come sono realizzati. Realizzazioni senza prezzo, sia perché di valore e sia perché non me le son potute e bon me le posso assolutamente permettere.
La sveglia è antelucana, l’aria pulita e la luce appunto poca ma tersa: siamo al Nord, quella punta di Danimarca che prosegue senza interruzioni direttamente nella Svezia, con il ponte di Øresund. Raggiungo con la metro automatizzata, quella dai vagoni senza conducente, la stazione centrale, dove apro praticamente uno dei bar insieme ai suoi addetti. La colazione è gustosa ma dolorosa: più di nove euro per “cornetto e cappuccino”, come si dice a Roma. Sono le stranezze e asimmetrie dell’UE: qui hanno mantenuto la propria moneta, la Corona Danese, e il tasso di cambio è impietoso, lo si percepisce anche solo nel costo del vitto, dove per permettersi quello che noi considereremmo street food si deve aprire un mutuo. In compenso, come ci si aspetta, tutti sono molto cordiali e disponibili e tutto, sottolineo tutto, funziona come un orologio. Tanto per dirne una, sui treni, anche locali, sulla cappelliera in corrispondenza del vostro posto ci sono segnate le stazioni di partenza e arrivo sotto forma di schermo a punti luminosi. Mi è venuto da piangere a pensare alle condizioni dei treni dei nostri pendolari… Sì perché, forse non l’ho detto, ma, data l’ora, il mio era un semplice treno da pendolari. Si era partiti ancora quasi nelle tenebre di una lunga alba, abbiamo percorso altrettanto lunghi viadotti sospesi sull’acqua senza intravedere nulla del paesaggio circostante e arrivo alla mia destinazione, Skanderborg, località in un’area dal paesaggio quasi movimentato rispetto alla piattezza del resto del paese.
Il fondatore Gryphon, Flemming E. Rasmussen, e l'attuale CEO, Jakob Odgaard: bel lavoro, ragazzi!
Arriva puntuale a prelevarmi, manco a dirlo, lo stesso CEO Gryphon, il Dott. Jakob Odgaard. Con quella affabilità di chi vive quotidianamente le difficoltà delle distanze, dell’affrontare viaggi e del raggiungere qualcuno che è molto lontano da te, entriamo subito in sintonia operativa e mi illustra storia e obiettivi Gryphon, quel grifone che, secondo la visione del suo fondatore Rasmussen, è il connubio perfetto della forza del leone con la grazia dell'aquila.
Gryphon è innanzitutto un brand e ci tiene a essere considerato e rimanere tale. Una delle caratteristiche principali dei prodotti di brand è la percezione del loro valore, il loro essere percepiti come preziosi. Per questo Gryphon è molto parsimoniosa nella creazione di nuovi apparecchi: nel senso di accorta, non di avara. Non segue semplicemente le mode. Come vedremo, ha le idee molto chiare e precise su quello che vuole fare. Questo può piacere o non piacere, ma non aspettatevi la Nuova Collezione dell’Anno Gryphon. Un ampli o un diffusore vengono affinati fino a quando non si sente più la necessità di far loro seguire la versione Mark I, II o successive. Questo porta molti loro apparecchi a “tenere il mercato” per molto tempo, per molti anni, sia considerando il periodo complessivo di produzione che sommando questo al tempo successivo in cui continua ad avere un valore di mercato nell’usato. Personalmente ho trovato ben pochi dei loro modelli disponibili come seconda mano e sempre a prezzi considerevoli, segno forse che l’interesse e il valore sono loro riconosciuti. L’azienda arriva persino a suggerire francamente che molti cosiddetti aggiornamenti resi disponibili da altri costruttori non siano altro che toppe per correggere loro mancanze, se non errori di progettazione, chiamandoli sfrontatamente “upgrade”.
Il cuore pulsante e battente, come un martello pneumatico, della produzione Gryphon è sempre stata l’amplificazione, quella dura, in classe A, con dati di targa conservativi, cioè dichiarandone semmai meno di quelli che effettivamente sono. Questo comporta alimentazioni sovra dimensionate, alte correnti in gioco, trasformatori pesanti, un consumo energetico elevato e costante, grandi dissipatori di calore e molto calore, veramente tanto, ancora di più. Come dichiarano quindi loro stessi, questo è il motivo per cui i prodotti Gryphon sono più grandi e più pesanti di altri prodotti con potenze nominali paragonabili. Perché dichiarare certi rendimenti in classe A, con amplificazioni tradizionali a stato solido, e avere cabinet e telai piccoli e leggeri non è semplicemente possibile.
Gryphon è stato indubitabilmente il pioniere dell’Hi-End per quanto riguarda l’avere ove possibile un’alimentazione esterna, comunque surdimensionata, ad alto filtraggio di rete, con i transistor di potenza all'interno della loro area operativa più lineare, perché in classe A, con circuitazioni Dual Mono, grandissima ampiezza di banda, progetti in genere a zero feedback negativo e con un approccio minimalista, tendente quindi a escludere cose giudicate sfizi, come i controlli di tono, quelli di bilanciamento o le prese per cuffie.
Nonostante però queste concrete apparenze di azienda “tecnica”, lontana da noi “ascoltoni”, Gryphon invece non disdegna l’ascolto e la valutazione di qualsiasi tweak, affermando che, cito testualmente, “se ci avvicina alla realtà, allora sarà incorporato nel progetto finale, indipendentemente dalla nostra incapacità di offrire una spiegazione oggettivamente verificabile".
Gli argomenti cavi e condizionatori di rete sono altrettante questioni spinose che non si esimono dall’affrontare, ma che, al contrario, definiscono in maniera diretta, senza cercare scuse, alibi od occultandole.
Avendo già curato parossisticamente l’alimentazione dei propri apparecchi, sanno e dicono che, nella loro stragrande maggioranza, i condizionatori di rete potrebbero risultare come limitatori delle potenzialità e delle prestazioni dell'amplificatore. Con loro il suono sicuramente cambierà, sarà diverso, ma non sarà certamente migliore. Più chiaro di così…
Riguardo ai cavi, pur producendone di più che adatti per le proprie elettroniche, ammettono che, una volta costruiti secondo stringenti specifiche tecniche e i migliori materiali, di più non si può fare, quindi esortano a non seguire bizzarre teorie costruttive e materiali esoterici… Quindi potete dotarvi di tutti i cavi che volete, soprattutto di quelli più adatti alle eventuali e particolari caratteristiche di alimentazione locale, ma anche qui la chiarezza la fa da padrone.
La qualità dell’azienda, ci fosse stato bisogno di chiarirmela, ora è chiarissima. Dopo il consueto giro della fabbrica, che come molte altre realtà eccellenti del settore delocalizza presso fornitori altamente qualificati molta parte della produzione, salvo accentrarla per tutte le fasi finali di assemblaggio e rodaggio, mi si offre di usufruire in piena libertà della sala d’ascolto centrale. Considerate comunque che i professionisti all’interno della Gryphon sono da soli la vera mente e cervello, emozioni e sentimento del risultato finale che vi portate a casa. Gente che è genuinamente dedita a quello che fa: ho passato un’intera giornata lavorativa da loro e non volava una mosca, tutti a testa bassa – e non perché c’ero io – con un’attenzione e una determinazione che aveva del monacale. Trovate i nomi di alcuni di loro e le loro responsabilità nella gallery inferiore, a fine articolo: massima ammirazione.
Vi parlavo della sala d’ascolto principale: ho attirato la vostra attenzione? Si tratta di un grande ambiente di circa 10 x 7 metri. Dentro vi trovate ogni ben di dio. A cominciare dalla parete di tutti gli apparecchi che hanno segnato la storia Gryphon. In centro a dominare la scena, il sistema di diffusori Kodo pienamente godibile, con le sue quattro torri. Finali come se piovesse: Antileon, Mephisto e Colosseum, pilotati dal pre Pandora. Al fondo della stanza, i diffusori Pantheon e Mojo S, che non ho avuto la fortuna di ascoltare, ma che mi sarei portato a casa volentieri, così, sulla fiducia… Chi volesse approfondire o scoprire altro trova il catalogo aggiornato alla data del presente articolo qui.
Gli apparecchi Gryphon, così come i loro sistemi completi, tendono alla neutralità, accompagnata da una notevole forza espositiva, anche se composta, autorevole, amichevole. A vederli, ti aspetteresti un suono da spaccarti le orecchie. Niente di più lontano dalla loro distaccata riproposizione della musica nel suo insieme, senza cedimenti, strilli o effetti speciali. È un suono da reel to reel ma con la definizione e la capacità introspettiva, soprattutto per quanto riguarda la sensazione di stage sonoro, dei giorni nostri. Non a caso Gryphon dispone di una consistente collezione di master originali e di master di prima e seconda generazione, dei più diversi generi musicali, realizzati durante quella che definiscono “l'età d'oro” della registrazione stereo, tra il ‘56 e il 1976. Questi nastri sono per i tecnici, i collaboratori e gli audiofili amici del marchio l'approssimazione più prossima alla performance dal vivo e di concerti, cioè l'unico riferimento reale, tanto da far loro affermare che “nessun CD o LP si avvicini a queste registrazioni originali per dinamica e risoluzione”.
Un dono molto gradito, le monografie aziendali Gryphon, stile da vendere.
Definirvi come suonava l’impianto nel suo complesso, il top della produzione Gryphon, non è l’obiettivo di questo articolo e sarebbe ingiusto e riduttivo. Mai ho ascoltato tanta potenza così controllata e rispettosa della tessitura musicale e della pasta del suono, inteso proprio come espressione fisica, come se fosse alimentare, da mangiare veramente. È un modo di ascoltare che spinge a sentire di più, sempre, senza fatica e, solo occasionalmente, a sentire di meno, come se mancasse il graffio finale. Ma tutto questo è attentamente voluto e ricercato, perché apre le orecchie, perché predispone all’ascolto, senza offendere i nostri padiglioni acustici, timpani, nervi e quant’altro ci sia in noi di sensibile e, quindi, delicato. E domani è un altro giorno, s’è fatto tardi, si sta di nuovo facendo buio, devo tornare in hotel, Jacob mi riaccompagna alla stazione per l’ultimo treno, lo saluto e lo ringrazio. E non potrei nemmeno fare entrare metà di questo impianto a casa mia. Forse quindi mi trasferisco qui, in questa stessa sala. Per sentire e sentirmi al sicuro sotto le ali del grifone.
Per ulteriori info: al sito The Gryphon