Rodaggio diffusori Magnepan Magneplanar | Prima parte

22.09.2012

Prefazione

Oggi vi parlerò di un sogno comune alla gran parte degli audiofili, le Magnepan Magneplanar.

Piccole o grandi, vecchie o di ultima generazione, di serie o modificate, non hanno risparmiato nessuno e come un virus che opera lento e inesorabile nel tempo, sono rimaste impresse nel cuore di chiunque le abbia ascoltate, seppure fugacemente, nel proprio percorso acustico.

 

Mito, unico isodinamico per eccellenza, le Magneplanar sfoggiano un fascino d'altri tempi. Sarà forse perché, nonostante gli anni, sono da annoverare tra quei prodotti che hanno saputo mantenere una livrea significativamente pulita e sobria, senza stravolgere l’oggetto in sé. O forse perché qualsiasi modello passato o presente è riuscito a esprimersi esattamente come un vecchio strumento, dolce e suadente…

 

Senza ombra di dubbio un oggetto divenuto mito, ascoltato in molti impianti e ambienti differenti, alcuni interessanti, altri disarmanti. Ma tutti, indipendentemente dal risultato, legati da un denominatore comune: la soddisfazione e le emozioni del loro proprietario.

 

Cosa si può estrapolare da un simile concetto?

Che il risultato è spesso più importante di qualsiasi "perché o percome".

Che il vero spirito di chi ama la musica è questo.

Che è irrilevante dove e come si ascolti qualcosa, l’importante è farlo cogliendone il contenuto emotivo.

 

Ascoltare una coppia di Magneplanar per la prima volta è un’esperienza affascinante. Il passaggio da un diffusore puntiforme a uno iso è sconvolgente, specialmente da parte di chi proviene da impianti per così dire "medi", ove la ricostruzione emotiva è quasi inesistente. Nonostante questo, anche io ricordo bene la mia prima volta, con una coppia di 3A, versione giurassica delle ultime 3.7, un viaggio emotivo, punto di partenza per una nuova e interessante concezione del suono e delle sue infinite proprietà.

Era il lontano 1990, ascoltavo quotidianamente con un impianto molto limitato, composto da una coppia di Infinity K9, finali Krell Ksa 250 B e un preamplificatore valvolare Audio Note. A quei tempi non avevo ancora avuto l’illuminazione del digitale con DAC separato e combattevo con i lettori integrati, in modo da ottenere la miglior sorgente possibile. Una stupenda Onkyo Grand integra era il riferimento del momento, poi sostituita dalla Stax Quattro, Jadis Jd3 e infine da una spettacolare California Audio Labs cl20. Ma nulla era paragonabile a quella nuova sensazione di avvolgimento, di presenza e interazione con il suono che mi aveva colpito in quei venti secondi di totale trance nel negozio di Elettronica Orla, in quegli anni uno dei più quotati di Torino.

Sono certo che l’imprinting di quei momenti sia analogo a quelli vissuti da qualsiasi audiofilo che per la prima volta ha avuto modo di potersi avvicinare alle Maggie e che poi, letteralmente rapito dal desiderio di averle, si è lanciato alla ricerca nell’usato per comprarle.

 

Lo so, la mia è stata una prefazione logorroica, ma credo nelle emozioni e non nei contenuti tecnici, una descrizione meccanica non renderebbe giustizia, quindi… mi accingo ad arrivare al punto.

Seppure siano davvero eccezionali, le Magneplanar restano comunque diffusori con dei limiti. Non parlo di potenza, per chi non è sordo la pressione sonora di targa è più che sufficiente, sebbene… dei 250 watt consigliati per il pilotaggio se ne possano utilizzare molti di meno in base alla musica ascoltata.

Il limite meccanico è sempre stato un grosso neo che ha ridotto di molto la diffusione di questo diffusore, spesso soggetto a rotture del pannello, certo riparabile ma al costo di perdere in efficienza 3/6 db e rinunciare a qualcosa nella risposta in frequenza.

L’avvento del Mylar ha ridotto molto questo divario, rendendo le Maggie più simili al dinamico, sia nell’ascolto che nella resistenza ai transienti. Ma di fatto sono rimaste una scelta di nicchia da parte di chi, avendo maggiori possibilità economiche, ha avuto modo di poterle pilotare con ampli di qualità e risolvendo la gran parte dei difetti di targa.

 

Ora ognuno può polemizzare su quanto scritto e fare disquisizioni: io le ho avute, io le ho ancora dinanzi a me e, a differenza di chi ascolta le cose senza averle mai avute, o di chi si concede di esprimere un giudizio o meglio un’opinione personale convinto sia l’unica realtà, io tendo a non aprire MAI bocca se non ho certezza che la cosa che dico sia sufficientemente oggettiva e argomentabile.

Senza dubbio le Magneplanar riescono senza fatica alcuna a generare, e voglio proprio specificare GENERARE, la magia e il coinvolgimento dell’ascolto.

Come molti componenti che danno "assuefazione", si collocano in una fascia propria, ove ognuno mitizza e ingigantisce in relazione alle emozioni provate all’ascolto, così come fanno le valvole oppure le connessioni quando equalizzanti.

Sia ben chiaro, non sto denigrando le Magneplanar, tutt’altro… Sono un felice possessore di una splendida coppia di 20.1 che ascolto volentieri, seppur raramente, e che uso proprio per testare i componenti che reputo maggiormente “falsi” proprio per la capacità che le Maggie hanno di creare autonomamente ciò che nel suono è invece reale e concreto, rumore e distorsioni compresi.

 

Utilizzo delle Magneplanar, usate e nuove

Chiaramente non è un diffusore da acquistare senza una sessione di ascolto ben fatta, pena rabbia e delusioni. L’ascolto delle Magneplanar è totalmente differente rispetto a un diffusore convenzionale.

L’ingombro è il primo problema da considerare, seppure sia molto sottile e si sviluppi in altezza, il diffusore è molto largo indifferentemente dal modello e ha bisogno di un posizionamento particolare, operando totalmente in sinergia all’ambiente con relativi problemi di posizionamento che, nella gran parte dei casi, è molto distante dalla parete posteriore.

Questo fa sì che, a posizionamento completato, le Maggie si trovino spesso a due terzi della lunghezza complessiva della stanza, prendendone praticamente totale possesso.

 

La cosa che differenzia maggiormente questo diffusore dai dinamici classici o dagli ibridi è la gamma bassa: chi è abituato ai tradizionali woofer dinamici, si ritrova ad aver a che fare con una totale e differente tipologia di ascolto che, nella gran parte delle volte, obbliga l’utente a creare un impianto duale con l’aggiunta di un diffusore dinamico pilotato da ulteriore finale, in modo da poter ottenere il punch del woofer "che riempia la pancia", cosa non possibile con la Maggie, se non con l’impiego di connessioni dedicate allo stato dell’arte.

Il basso profondo ma poco palpabile è stato da sempre il suo punto debole. Chi non ha voluto accettarlo, comunque, ha cercato di compensare con l’aggiunta di un sub audio/video, una scelta pessima ma economica, o autocostruito, ottenendo così in alcuni casi anche risultati soddisfacenti.

 

Ora… bisogna per forza spezzare una lancia a suo favore. Se l’estensione in gamma bassa era accettabile nei modelli vecchi seppure molto limitata, pena rottura, nei nuovi modelli la sensazione dinamico/meccanica è aumentata davvero tanto, ma resta comunque diversa e bisogna tenerne conto se non ci si vuol ritrovare con una bellissima coppia di Magneplanar usata come "séparé" ai lati della stanza... che suona anche se sollecitata passivamente. Chi ascolta seriamente ora potrebbe dire che è un diffusore nato per un ascolto più reale e concreto. Questo è innegabile: nella musica live, ogni suono, ogni armonica risuona con il corpo. Si tratta di quella sensazione che scuote il diaframma al punto di confonderlo con una corda di pianoforte e che genera emozioni stupende, deve comunque esistere nella riproduzione artificiale pena un ascolto emotivamente incompleto.

Confondere però la sollecitazione meccanica con la risonanza è luogo comune ed è un errore grave se considerato superficialmente. La Maggie è capace, eccome, di restituire tale dettaglio, oggi anche di più, viste le ottimizzazioni sulla membrana: la 3.6, se pilotata allo stato dell’arte, è paragonabile a un dinamico di ottime prestazioni, dotato quindi di banda passante che viaggia perlomeno da 30 Hz fino ai 30 Khz linearmente.

 

Ci stiamo avvicinando lentamente, purtroppo, alla consapevolezza di come davvero sia questo prodotto e delle problematiche che ho riscontrato in anni di ascolto e brutali test. Ogni particolare che ho potuto estrapolare mi ha obbligato a cercare soluzioni, modificare o ottimizzare. Anche il rodaggio del nuovo è stato disarmante: mai visto un componente così lunatico e difficile da ottimizzare.

 

L’usato

Anche se in passato l’ho fatto, non comprerei mai più una Magneplanar usata se non da un audiofilo capace di ascoltare solo al di sotto degli gli 80 dB SPL. Le vecchie seppure lodevoli Magneplanar erano delicate come il cristallo: con poca corrente andavano poco, con troppa suonavano in modo coinvolgente ma incline a rotture. Si potrebbe credere che sia sufficiente utilizzare un’amplificazione giusta, purtroppo non funziona così.

Un’amplificazione scelta ad hoc, molto generosa in corrente a basse impedenze, deve poter sopperire ai transienti più estremi nell’eventualità che vengano riprodotti supporti eccessivamente impattanti e dinamici come i Telarc.

 

Sconsiglio le valvole per il pilotaggio della gamma bassa: un isodinamico planare come la Maggie è velocissima nei transienti mentre, valvole e trasformatori d’uscita, sono in qualche modo più "lenti": questo divario crea uno spostamento temporale che arretra l’immagine e che rende il suono senza controllo. Al primo che mi dice ora che va bene così perché è giusto che il suono stia sempre dietro i diffusori sono costretto a riferire con veemenza che è vero che deve stare dietro, ma non per difetto bensì per dettaglio e corretta trasduzione dei contenuti.

 

Or dunque, audiofilo avvisato, mezzo salvato:

  • all’ascolto le Maggie devono risultare docili da pilotare ed entrambi i canali devono essere simmetrici per timbro e risposta. Se così non fosse, è evidente che hanno subito interventi di riparazione, accettabili solamente se sia stata eseguita una totale sostituzione DI ENTRAMBI i pannelli o dei nastri danneggiati, li si sostituisce o ripara sempre in coppia per mantenere la coerenza timbrica ed elettrica
  • la stoffa deve risultare liscia senza ammucchiamenti, bisogna essere degli artisti per scuoiare una Magneplanar e ripararla facendo sì che non si veda
  • una Maggie tenuta bene è esente da chiazze di umidità e ha un degeneramento omogeneo dei rivestimenti, le viti sono tutte ben serrate, facile che chi fa modifiche le spani nei modelli vecchi
  • se siete possessori di amplificazioni consumer evitate di acquistare Magnepan, il botto è assicurato…

1 di 2 - Alla seconda parte



Sistema utilizzato: all'impianto di Roberto Borgonzoni

di Roberto
Borgonzoni
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