Testina Mutech Hayabusa

09.06.2021

In un impianto Hi-Fi tutti i componenti sono importanti e contribuiscono al risultato finale. Tuttavia, IMHO, ci sono alcune cose che sono più importanti di altre. Intendo dire che possono peggiorare o migliorare il suono in modo più netto e spesso con un minore esborso economico. Purtroppo, non riesco a farne un elenco semplice, perché non lo è, ma, sintetizzando al massimo, posso dire che la “sorgente” e il “sistema altoparlante-ambiente” sono quelli che possono dare, quando curati, le più grandi soddisfazioni o i peggiori mal di testa.

 

I termini “sorgente” e “sistema altoparlante-ambiente” sono volutamente ambigui perché non sono un singolo pezzo, sono piuttosto tutte le componenti che costituiscono le due interfacce con qualcosa di esterno all’impianto: nel caso dei diffusori, è ovvio, essi muovono l’aria che trasmette il suono alle nostre orecchie, mentre nel caso della sorgente analogica – perché con il digitale è più “complicato” – leggono le informazioni musicali da un mezzo, disco o nastro, che in un modo o in un altro hanno una parte di movimento meccanico in esso.

 

Si tratta dei due passaggi più delicati e quindi quelli in cui si perde o si guadagna di più in termini di qualità del suono. Per rimanere in tema della prova odierna, il fonorilevatore o testina è sicuramente il cuore del sistema di lettura dei dischi in vinile. Le altre componenti sono il giradischi, il braccio e, non ultimo, il supporto che li sostiene. Tutto molto importante perché, per semplificare all’estremo, qualsiasi cosa che viene persa o rovinata nel momento in cui si “legge” il disco non potrà essere recuperata dopo.

 

Mi ricordo esattamente l’emozione che provai, da giovane, quando cambiando la testina a uno dei miei primi giradischi, sentii il grande miglioramento che questo semplice upgrade provocò a tutto l’impianto. Tra l’altro era anche un acquisto non troppo oneroso, una testina entry level, costava veramente poco, tanto che, con una spesa equivalente a due-trecento euro di oggi, ci si poteva permettere un fonorilevatore abbastanza buono da migliorare il suono dell’impianto in modo significativo. Oggi è ancora possibile, anche se la scelta nella fascia media di prezzo è drasticamente diminuita, mentre è aumentata in modo significativo nel segmento più costoso. Questo non è strano, infatti le industrie che producono testine sono diminuite – grazie al cielo con qualche eccezione, vedi qui – mentre gli artigiani della costruzione manuale, quasi un orologiaio di altri tempi non sono diminuiti e quindi in percentuale sono aumentati.

 

Mutech Hayabusa

 

Mutech è un marchio della giapponese Kajihara Lab che è stata fondata da Eiji Kanda. La sezione informativa del sito ne cita la collaborazione con Supex e una lunga esperienza nella costruzione dei trasformatori di step-up e delle bobine. Ci sono poche altre informazioni ma sono tutte interessanti. La collaborazione con la Supex, che è uno dei costruttori più apprezzati nel settore, è iniziata nel 1959 e questo la dice lunga sulla qualità del lavoro e sull’esperienza accumulata su un prodotto, il fonorilevatore, che, ricordiamolo, non presenta novità costruttive, tecnologiche e di materiali da decenni.

 

Mutech Hayabusa

 

Le testine di Mutech sono tutte MC - moving coil e sono caratterizzate da bassa impedenza e alta uscita e da qualche tempo anche dalla tecnologia yokeless e da un cosiddetto brand new generator developed by Eiji Kanda. Qui ci sono un paio di cose da notare. La prima è che la produzione è senza compromessi, le testine MC sono storicamente ritenute migliori rispetto alle più semplici MM. Questo sia dal punto di vista teorico sia da quello dell’ascolto anche se devono fare i conti con la bassa uscita elettrica e una certa rigidità della sospensione che comporta una minore capacità di tracciamento. Per ovviare a questi due problemi non ci sono soluzioni semplici ma solo grande cura costruttiva e accorgimenti mirati a rendere la parte mobile sempre più leggera e il campo magnetico più “focalizzato”, accorgimenti che costano sia per il tempo che richiedono che per i materiali necessari. La tecnologia yokeless serve allo scopo ma non è una caratteristica esclusiva di Mutech, vedi ad esempio le Transfiguration, e consiste sostanzialmente nel modificare la forma del magnete fisso in modo che non abbia più bisogno di un’armatura, i due yoke o gioghi, che lo contengano. Il motore o generatore, che poi è l’insieme di tutti i pezzi sospesi che stanno nel campo magnetico, è quindi responsabile sia dell’efficienza della trasformazione che della capacità di tracciare al meglio. Purtroppo, del “brand new” non ci sono informazioni ed è impossibile definirne l’architettura. Leggendo però le caratteristiche dichiarate e soprattutto ascoltando la testina in prova non c’è alcun dubbio che i risultati sperati o promessi siano stati effettivamente raggiunti. Infatti, il circa mezzo millivolt in condizioni standard e il peso di lettura inferiore ai due grammi sono numeri accettabili in assoluto ma eccellenti per una moving coil con una resistenza interna di soli 1,5 ohm, cioè a bobine piccole.

 

Mutech Hayabusa

 

Che si tratti di un oggetto costruito magistralmente comunque lo si capisce anche soltanto dal mero esame estetico. A parte la semplicità della confezione, le sensazioni tattili sono quelle di un oggetto meccanico che di semplice ha molto poco mentre di raffinatezza ne ha invece tanta.

 

Mutech Hayabusa

 

La forma del taglio dello stilo riportata nelle specifiche è semi line, confesso la mia ignoranza dicendo che non so esattamente cosa voglia dire perché so bene le differenze tra conical, elliptical, line contact, come Shibata e altri, e micro-ridge. Il semi line è la prima volta che lo incontro e presumo che sia una variante dell’utilizzatissimo line contact o forse una via di mezzo con l’iperellittico. Il taglio è importante per la capacità di tracciamento, per il contenimento del fruscio e, ancora di più, per i corretti rapporti di fase tra destra e sinistra. Più è sofisticato, meglio è.

 

Mutech Hayabusa

 

La Hayabusa – vedi l'origine del nome qui – è stata montata su due miei giradischi, sull’Holbo che ha un braccetto tangenziale molto leggero e poi su uno SME 3012 R che ha caratteristiche opposte. La forza di lettura è stata impostata a 2 grammi sul braccetto più leggero e a 1,8 grammi su quello più pesante. Ho voluto effettuare questa doppia sessione di ascolto per verificarne la compatibilità in condizioni diametralmente opposte, e confrontandola con tre testine che ho utilizzo da anni, una almeno, la Spectral MCR Signature, di lignaggio similare. Il risultato sui due giradischi in realtà cambia poco, ci torneremo in seguito, perché le caratteristiche musicali di questo fonorilevatore sono chiare e intrinseche. Fa la differenza, comunque.

 

Veniamo quindi alle note di ascolto.

 

La risposta in frequenza è estesa e particolarmente neutra, non ci deve far trarre in inganno dalla nettezza dei bassi. Molto spesso si confonde un basso allungato e lento, due difetti, con un basso potente e profondo. Non è così. L’Hayabusa di bassi ne ha ma sono rapidi e frenati nel rilascio, quindi potrebbero sembrare inferiori a quelli di altre testine in cui il controllo è peggiore. Il concetto, molto correlato con il discorso fatto prima sulle sorgenti, è che sia meglio avere un basso poco appariscente ma “sano” piuttosto che rincorrere qualche decibel in più a scapito della qualità. Nel primo caso con dei diffusori complementari per timbro o al limite con l’equalizzazione si può modificare la risposta in frequenza in base ai propri gusti o alle esigenze della sala d’ascolto mentre nel secondo non c’è verso di riparare il danno fatto in partenza. La gamma media e alta sono perfette, non credo che servano altri commenti, oltre a precisare che questa “perfezione” si riferisce allo splendido equilibrio che consente alle voci di essere naturali senza scivolare in quelle iperinterpretazioni tanto tipiche di alcuni impianti audiofili, nei quali, invece che assistere a una performance artistica, sembra di stare al posto del dentista che ti esamina i denti.

 

C’è però un aspetto in cui questa testina eccelle rispetto ai riferimenti ed è la ricostruzione della scena acustica. In termini di precisione e dimensioni del singolo strumento o voce, di larghezza e profondità del palcoscenico virtuale, l’Hayabusa non teme rivali e si posiziona a livelli “digitali”. Una performance eccellente che ci permette di tornare per poche righe sulla tecnica. Tra le mie testine c’è una bellissima Shure V15 type V micro-ridge, questa testina da 500 dollari traccia allegramente a un grammo e, alle misure, non c’è nessuna moving coil, a prescindere dal prezzo, che possa lontanamente avvicinarsi alle sue performance. Eppure, non c’è dubbio che la Hayabusa in prova e molte altre MC che ho provato suonino meglio. Questo perché questa tecnica costruttiva garantisce una risposta in frequenza più estesa verso l’alto ma soprattutto una risposta in fase più controllata. Il suono è scolpito, preciso, dettagliato, tutti pregi che si traducono in una scena ricostruzione scenica plastica e tridimensionale.

 

Sempre questo argomento ci consente di tornare sul discorso della versatilità della Hayabusa in funzione del braccetto su cui viene montata. L’accoppiata con l’Holbo è straordinaria perché i due strumenti hanno il massimo della qualità nella medesima caratteristica: la precisione e la ricostruzione della scena acustica. In tanti anni di militanza vinilica non c’è mai stata un’accoppiata così affascinante da questo punto di vista. Montata sullo SME 3012 R, uno dei bracci più adatti alle MC, l’Hayabusa perde un filo di magia tridimensionale ma acquista un bilanciamento tonale più facile da apprezzare subito. Tuttavia, non rinuncerei mai alla magia della prima accoppiata sapendo però di dover lavorare di fino per “aggiustare” e addolcire la risposta globale, come si può leggere qui.

 

Parlando di velocità e dinamica non ci si deve mai dimenticare che c’è differenza tra il disco in vinile, il compact disc e la musica liquida. Il vinile è compresso rispetto agli altri media ma, come sappiamo, questo e uno dei motivi per cui il suo suono piace di più. Quindi, parlando di dinamica e velocità di una sorgente analogica, i confronti vanno fatti con sorgenti simili e non tra categorie diverse. L’Hayabusa è una moving coil efficiente, ha un’uscita relativamente alta e quindi un rumore di fondo leggermente più basso della media – anche il taglio del diamante contribuisce – e questo aiuta, anche se per lo specifico di questo parametro è determinante l’apporto del preamplificatore phono. Fatte tutte queste tare, anche qui l’Hayabusa eccelle.

 

In definitiva si tratta di un fonorilevatore costruito in modo superbo e dalle prestazioni tecniche e musicali allo stato dell’arte. Il costo è sostenuto, ma in linea o minore di altre simili e, alla domanda se vale la pena spendere tanto, non posso che rispondere con un salomonico "se ve lo potete permettere, sì".

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Tipo: yokeless ring magnet MC

Uscita elettrica: 0,45mV 1kHz 3,45cm/sec

Peso di lettura: 1,8÷2,0g

Risposta in frequenza: 10­÷45.000Hz

Impedenza interna: 1.5ohm DCR

Separazione: maggiore di 30dB 1kHz

Bilanciamento: migliore di 0,5dB 1kHz

Materiale del magnete: neodimio

Stilo: semi-line contact

Cantilever: diametro 0,3mm, in boron puro

Pin: placcati in rodio

Peso: 9g

Distributore ufficiale Italia: al sito Tedes

Prezzo Italia alla data della recensione: 4.000,00 euro

Sistema utilizzato: all’impianto di Maurizio Fava

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