Nell'immagine principale, il Maestro Olli Mustonen
Dopo una tournée all’estero nella prima metà di settembre e l’apertura concertistica a Zurigo il 15 di settembre, l’orchestra della Tonhalle di Zurigo con il suo direttore Paavo Järvi ha presentato nei giorni 20 e 21, alla Tonhalle, il concerto che al 22 di settembre hanno poi eseguito alle Settimane Musicali di Ascona, con un programma tutto dedicato a Beethoven.
Il primo brano della serata è stato l’Ouverture La consacrazione della casa op. 124, una rielaborazione dell’Ouverture Le rovine di Atene op. 113. L’organico è di due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, quattro corni, due trombe, tre tromboni, timpani e archi. La disposizione orchestrale con gli archi in semicerchio, da sinistra a destra, i primi violini, i violoncelli, le viole e i secondi violini a destra, dietro i violoncelli i contrabbassi, la prima fila dei legni con a centro-sinistra i flauti, a centro-destra gli oboi, la seconda fila con i clarinetti dietro i flauti e i fagotti più a destra. La sezione ottoni in terza fila da sinistra, con i tromboni, le trombe in mezzo e i corni verso l’angolo posteriore destro, mentre i timpani erano situati in fondo, spostati leggermente a destra.
L’inizio, con i brevi accordi isolati dell’orchestra e la lenta introduzione, è stato eseguito in modo preciso, con un buon insieme e con un bel timbro, dimostrando un ottimo lavoro di bilanciamento non solo fra le sezioni ma anche fra gli strumenti stessi. Il tempo è stato sostenuto in modo da evidenziare il carattere prima processionale e poi felice, vivace, della composizione, senza rompere la fluidità fra i diversi passaggi di tema e frasi. Molto riuscito è stato il risalto delle diverse voci della partitura con i propri accenti, ma tenendo tutto molto leggero e aumentando l’energia man mano, fino alla conclusione molto vivace. Una delle note più positive che ho avuto è stata la mia percezione della cura da parte del direttore di dare agli archi, specialmente ai violini, un timbro e un'espressione particolari. È la prima volta che noto da parte della Orchestra della Tonhalle questo tocco e questo timbro.
Il secondo pezzo è stato il Concerto per piano e orchestra op. 61a di Beethoven. Dopo la brillante prima esecuzione del Concerto per violino di Beethoven, storicamente il pianista Muzio Clementi si rivolse al compositore suggerendo un arrangiamento dell'opera per pianoforte e orchestra. Nel 1807 Beethoven accettò la richiesta, e diede a Clementi non solo una versione diversa della composizione, ma anche una nuova cadenza. Ogni tanto a questo concerto viene anche dato il numero sei anche se è stato trascritto fra il quarto e quinto.
La versatilità di Olli Mustonen come pianista, direttore d'orchestra e compositore, lo rende un'eccezione nella vita musicale: come pianista e anche direttore ha fatto apparizioni con le più famose orchestre del mondo e questo concerto di Beethoven regolarmente appare nei suoi programmi. Per me è una novità sentire un concerto per violino che amo moltissimo suonato da un pianoforte, passando così da uno strumento tipico a corda a uno a percussione, che per le mie percezioni cambia notevolmente il carattere emotivo. Poi, quando lo stile e la tecnica del solista è particolare, con un continuo staccato, in certi passaggi anche staccatissimo, devo avere un certo tempo di ambientamento. Se l’idea era di offrire qualcosa di nuovo, di interessante, non posso dire che ha mancato questo obiettivo su di me. Non ho mai perso la concentrazione, seguendo il suono particolare che produceva con un’ottima e particolare tecnica, in certi passaggi anche virtuosistici. L’orchestra e Järvi non mi son sembrati sullo stesso livello concettuale dell’interpretazione, nel senso che l’orchestra mi sembrava interpretare il pezzo nel modo più classico, non completamente romantico, ma rispettando i legati, respirando un poco, producendo in certi passaggi un suono tendente al romantico. L’esecuzione dell’orchestra era come l’Ouverture iniziale molto curata e precisa, solo che il contrasto con lo staccato del solista è stato evidente e per me ha avuto bisogno di un processo di adattamento reso ancor più difficile dal fatto di essere abituato a sentire il pezzo con un violino come strumento solista. Comunque, grandi applausi alla fine, ricompensati da un bis del solista.
Il Maestro Paavo Järvi, foto Gaetan Bally
Dopo la pausa, l’orchestra della Tonhalle di Zurigo e il suo direttore Paavo Järvi hanno eseguito la Seconda Sinfonia di Beethoven, un’opera, come la prima, di carattere gioioso, vivace, anche se appaiono i sintomi di conflitti interni del compositore dovuti al periodo in cui il suo inizio di sordità divenne per lui evidente: vedi approfondimenti qui. L’interpretazione di Järvi ha ricalcato quella dell’Ouverture iniziale, un tempo sostenuto, per avere una bella fluidità dall’inizio alla fine di ciascun movimento, mantenendo una leggerezza e un dialogo continuo fra le voci, per esempio fra i legni o gli archi, evidenziandoli in modo chiaro non solo con la dinamica ma anche attraverso accenti controllati, mai violenti. In grandi linee mi ha ricordato quella della registrazione di Claudio Abbado con i Wiener Philharmoniker negli anni ’90. La Tonhalle Orchestra non è i Wiener ma ha suonato in modo pulito, espressivo e soprattutto compatti, nel senso dell’attenzione a come suonano gli altri e ad adeguarsi l’un l’altro.
Come nell’Ouverture, ho trovato che nella Seconda Sinfonia gli archi hanno avuto un timbro e un tocco più raffinato di quello che mi ricordavo e il bilanciamento fra le sezioni era diverso, dava un’impressione di compattezza e più volume, inteso come massa sonora, non come maggiore dinamica.
Sono rimasto positivamente impressionato e non vedo l’ora di sentire come proseguirà questa trasformazione con Paavo Järvi alla direzione. Dopo poco oltre un mese alla ottima sala da concerto del KKL Lucerna, ritornare alla Tonhalle è stato molto interessante dal punto di vista dell’acustica. La differenza è notevole, mentre nel KKL l’acustica è un fattore di un sostegno sonoro di sottofondo, nella Tonhalle la sua presenza è decisamente più fisica e attiva e ricorda molto quella del Musikverein di Vienna, forse perché gli architetti erano anch’essi viennesi. Il suono è più caldo rispetto al KKL, più frequenze medie e mediobasse, ma senza creare confusione, tutte le voci si sentivano bene, almeno nella fila undici in platea dov’ero io.
Programma
Tonhalle Zurigo Stagione 2023-24
Mercoledì 20 settembre 2023
Tonhalle di Zurigo
Tonhalle Orchestra
Paavo Järvi, Direttore
Olli Mustonen, piano
Ludwig van Beethoven, 1770-1827, La consacrazione della casa op. 124, Ouverture
Ludwig van Beethoven, 1770-1827, Concerto per piano e orchestra op. 61a, dal Concerto per violino op 61
Ludwig van Beethoven, 1770-1827, Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 36
Per ulteriori info:
al programma della stagione 2023-24 della Tonhalle
al sito della Tonhalle Orchestra Zürich