Questo concerto riveste un interesse particolare per diverse ragioni. La prima per la partecipazione della violinista Bomsori Kim, che si è esibita in un pezzo ben poco conosciuto ma di grande difficoltà tecnica, ma anche per il fatto che questo sarà il concerto di prova prima della tournée della Tonhalle in Asia, Corea del Sud e Giappone. Esiste inoltre un interesse particolare per valutare la risposta dell’orchestra sotto la direzione di Paavo Järvi.
Il concerto si è dunque aperto con l’Ouverture La consacrazione della casa op. 124 di Beethoven. L’organico è di due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, quattro corni, due trombe, tre tromboni, timpani e archi. La disposizione orchestrale è identica a quella di due settimane prima con gli archi in semicerchio, da sinistra a destra, i primi violini, i violoncelli, le viole e i secondi violini a destra. Dietro ai violoncelli, i contrabbassi, insieme alla prima fila dei legni con a centro-sinistra i flauti e a centro-destra gli oboi. Subito dietro a questi, i clarinetti, e i fagotti più a destra. La sezione ottoni in terza fila da sinistra, con i tromboni, le trombe in mezzo e i corni verso l’angolo posteriore destro, mentre i timpani erano situati in fondo spostati leggermente a destra.
L’inizio della composizione beethoveniana è caratterizzato da brevi accordi isolati dell’orchestra, seguiti da una lenta introduzione. Questa volta l’esecuzione è stata un poco meno precisa di quello che ricordavo rispetto allo stesso brano eseguito due settimane prima. Ciò nonostante, però, sempre con un buon insieme e con un bel timbro orchestrale. Il tempo è stato come allora sostenuto, in modo da evidenziare il carattere prima “processionale” e poi felice, vivace, della composizione, senza rompere la fluidità fra i diversi passaggi di tema e frasi. Non ho notato modifiche interpretative rispetto a quello che ricordavo dal concerto precedente e come allora anche questa volta le diverse voci della partitura sono state evidenziate marcandole in modo energico, tenendo tutto, però, abbastanza leggero, seppure aumentando in crescendo sia l’energia che la vitalità fino alla conclusione del brano, in un tempo molto vivace. Ho avuto l’impressione che la sezione archi, con una cura maggiore delle entrate, abbia suonato con un’altra sensibilità rispetto ai legni e agli ottoni, mentre i timpani erano stati molto evidenziati, marcando in modo deciso la propria presenza. Alla fine, si è trattato di una piacevolissima e positiva interpretazione.
La grande attrazione della serata è senza dubbio stata la violinista coreana Bomsori Kim. che ha eseguito il Concerto per violino e orchestra op. 33 di Nielsen, un pezzo scritto nel 1911, considerato estremamente difficile, per molti addirittura ineseguibile, e ancora oggi evitato anche dai grandi virtuosi. La musica di Nielsen forse non è sempre “amore a prima vista”, è composta in uno stile neoclassico con un linguaggio musicale a volte austero e potrebbe essere necessario un po' di tempo per scoprirla e apprezzarla.
Il concerto per violino ha lo stesso organico del pezzo precedente di Beethoven, è piuttosto lungo e tecnicamente molto impegnativo in quanto richiede molta preparazione, non offrendo melodie liriche come in tanti altri concerti per violino famosi. Ciò potrebbe spiegare, almeno in parte, perché il pezzo abbia sofferto di scarsa popolarità rispetto, ad esempio, a quello del suo contemporaneo compatriota Sibelius.
Il concerto si apre con un tumultuoso e drammatico preludio che presenta molti dei temi melodici che seguiranno, oltre a introdurre elementi ritmici che ricorrono anch’essi in tutto il concerto. La musica è piena di sorprese, colpi di scena armonici inaspettati e improvvisi cambiamenti di umore, di un tipo di dramma insolito. Qui troviamo orgoglio, gioia e un movimento lento squisitamente bello e malinconico che termina con un punto interrogativo. C’è un’enorme ricchezza di dettagli e ogni volta che si ascolta si può trovare qualcosa di nuovo.
La giovane violinista trentaquattrenne Bomsori Kim ha già raggiunto lo status di superstar nella sua terra natale e sta rapidamente diventando uno dei solisti più ricercati di oggi, nota per la sua padronanza tecnica mozzafiato, che funge da veicolo per esprimere ogni sfumatura, dalle grandi esplosioni drammatiche alle più sottili inflessioni liriche. La sua formazione musicale è stata perfezionata alla Juilliard School di New York, ricevendo premi in dieci concorsi internazionali, oltre ad apparire in tutti i festival più rinomati e con le migliori orchestre. Dopo aver registrato per Warner Classics ha firmato nel 2021 un contratto in esclusiva con la Deutsche Grammophon.
L’esecuzione del Concerto per violino e orchestra op. 33 di Nielsen è stata magistrale non solo dal punto di vista tecnico ma anche emotivo ed espressivo. In nessun passaggio si è percepita l’impressione delle difficoltà tecniche del pezzo, Kim ha suonato in modo molto sciolto, esprimendo le proprie emozioni tramite lo strumento con un suono chiaro pulito, fine, caloroso e quasi sempre vellutato, cambiando il timbro a seconda dei passaggi così dar esprimere il carattere romantico e struggente del brano. Molto belle e impressionanti sono state le due cadenze suonate con un’estrema facilità e con tanta espressività. Con il suono che riesce a produrre attraverso il suo Stradivari riempie la grande sala da concerto nonostante la presenza dell’orchestra. Sono sicuro che la giovane musicista nei prossimi decenni maturerà ancora di più nella sua capacità espressiva e magari aumenterà ulteriormente anche la potenza del suo suono nei passaggi che lo richiedono.
Una violinista da seguire.
Dopo la pausa l’orchestra della Tonhalle di Zurigo e il suo direttore Paavo Järvi hanno eseguito la Prima Sinfonia di Brahms, un’opera del romanticismo tedesco piena di chiaroscuri, di dramma e complessità, essendo il frutto di un lunghissimo processo di creazione, con il costante pensiero al paragone con le sinfonie di Beethoven, vedi qui. L’interpretazione di Järvi è stata ben diversa da quella sentita nel concerto a Lucerna poco meno di due mesi fa con la Israel Philharmonic Orchestra. Questa volta si è sentito un Brahms altamente drammatico, pieno di energia, potente con un suono orchestrale compatto, unito e caloroso, sostenuto dall’acustica ottimale per quel tipo di musica, assai simile al Musikverein di Vienna. L’orchestra è stata spronata da Järvi, spinta nei passaggi veloci ad aumentare costantemente l’energia, evitando di perdere la tensione, con entrate di slancio. Insomma, è stata reattiva, presente e passionale, anche se tecnicamente non così sensibile e curata come quella dei Wiener Philharmoniker o dei Berliner di un mese prima a Lucerna.
Il primo tempo è stato affrontato come se fosse stato l’ultimo raggiungendo il culmine della tensione e potenza all’ultimo fortissimo, che riporta le notazioni Agitato e marcato proprio nel momento dell’improvviso passaggio a un Piano poco prima della coda, marcata con un Meno allegro. Dopo questo movimento estremamente drammatico e potente mi sono chiesto come avrebbero fatto nell’esteso ultimo movimento ad aumentare ancor di più l’intensità. Prima, però, ci sono i due movimenti di transizione, nettamente meno drammatici, un Andante sostenuto e Un poco allegretto e grazioso che potrebbero essere benissimo parte di una serenata, citando Clara Schumann in una sua lettera. Järvi ha saputo interpretarli con caratteristiche completamente diverse dal primo movimento, togliendo la tensione e alternando i diversi cambiamenti di stati d’animo con sensibilità e pacata fluidità, aumentando nel terzo tempo l’energia e vitalità, in preparazione dell’ultimo movimento. Questo inizia con un adagio che riprende diversi aspetti del primo movimento, e qui Järvi inizia, come nel primo, a far crescere energia, potenza, vivacità e di conseguenza la drammaticità, a partire dal passaggio che introduce il tema principale, dettato dai corni in forma di un inno. Come nel primo movimento Järvi ha chiesto all’orchestra la massima presenza e concentrazione nell’aumentare costantemente la tensione fino alla fine ed è stato accontentato, almeno interpretando la sua mimica alla fine del pezzo. È stata una delle esecuzioni più intense della Prima di Brahms che abbia sentito dal vivo con un’orchestra molto buona e motivata. Non vedo l'ora di leggere le reazioni del pubblico e critici alla tournée che i musicisti faranno a fine ottobre.
Interessante il fatto che durante la serata sono stati usati due tipi diversi di timpani: un originale dell’epoca di Beethoven, posizionato leggermente in fondo a destra, e uno moderno, esattamente in fondo e in mezzo, che è stato suonato per Nielsen e Brahms. Timbricamente quelli del periodo passato hanno un accento più cupo e grezzo.
Programma
Tonhalle Zurigo Stagione 2023-24
Venerdì 6 ottobre 2023
Tonhalle di Zurigo
Tonhalle Orchestra
Paavo Järvi, Direttore
Bomsori Kim, violino
Ludwig van Beethoven, 1770-1827, La consacrazione della casa op. 124, Ouverture
Carl Nielsen, 1865-1931, Concerto per violino e orchestra op. 33
Johannes Brahms, 1833-1897, Sinfonia n. 1 in do minore op. 68
Per ulteriori info:
al programma della stagione 2023-24 della Tonhalle
al sito della Tonhalle Orchestra Zürich