Ascolto diffusori Vrel Electroacoustic Bequadro Quattro

17.03.2021

La pazienza del sommelier

Avevamo già fatto un importante ascolto delle Vrel Electroacoustic Bequadro Quattro qui. Come i lettori di ReMusic sapranno, noi distinguiamo appunto tra semplice ascolto e autentica prova. Se sentiamo un apparecchio o dei diffusori occasionalmente, seppure in modo significativo, si tratta di un ascolto. Se possiamo disporne all’interno dei nostri impianti, per un congruo periodo di tempo, di prova vera e propria si tratterà. Semplice e lineare, no?

 

Volevo quindi da tempo organizzare un’articolata prova per altri modelli dell’azienda umbra, un autentico campione di novità nel panorama produttivo mondiale, visto che non è da tutti e non è di tutti i giorni riuscire a realizzare dei diffusori insieme ad alta sensibilità e alta impedenza, senza crossover e dipolo al tempo stesso: chi volesse approfondire questi argomenti li trova inizialmente trattati qui.

 

Sarà per la loro originalità o sarà per il loro “sound” diverso dalla maggioranza delle realizzazioni conosciute – forse più autentico? – resta il fatto che le Bequadro sono molto “divisive”, come si dice quando si vuole essere politicamente corretti. Insomma, c’è chi le ama e c’è chi le odia, un po’ come ci si è storicamente schierati nei confronti di progetti o dispositivi audio come, a solo titolo di esempio, il tweeter a nastro e quello a cupola, la sospensione pneumatica o il bass reflex, transistor contro valvole e così via. I casi da citare potrebbero essere veramente tanti. Comunque sia, raramente ho trovato una singola realizzazione come le Bequadro capace di attirare opinioni così nettamente contrastanti. E qui si comincia a sentire che la cosa si fa interessante, che c’è della ciccia… Per mia personale esperienza, non pretendo che sia scienza, ogni volta che mi sono trovato di fronte a componenti, apparecchi o diffusori capaci di scatenare nel pubblico e negli appassionati delle reazioni così discordanti, c’è sempre stato del buono da considerare, valutare e far emergere. Non tutti i vini piacciono e vengono capiti al primo sorso, i migliori sommelier sanno che devono essere pazienti e non devono giudicare col proprio gusto personale, ma “scavando” nel prodotto. Per noi recensori ci vuole invece la pazienza di chi deve sentire con le orecchie e non con i pregiudizi. Anche considerando i limiti e le criticità, se ce ne sono, ma restando aperti di idee e di testa. Che, guarda un po’ la combinazione, è proprio la zona del corpo dove si trovano le orecchie…

 

Inoltre, in tempi di pandemia e lockdown, le opportunità scarseggiano, te le devi quasi inventare e non ce le si può far scappare. È quindi con mio grande piacere che torniamo finalmente sulle Vrel Bequadro. Sono di nuovo le Quattro, proprio perché altro dobbiamo ancora poterlo sentire. Sono in una situazione d’ascolto limitante e al limite del paradossale, come vedrete. Ma sono state ascoltate da ben tre redattori ReMusic, con competenze specifiche e background audiofili – che paroloni! – completamente diversi.

 

Tenevo molto a quest’ultima caratteristica d’ascolto. Dare la possibilità ad appassionati diversi fra loro di ascoltare un prodotto così particolare non poteva che sortire un buon risultato. Continuate a leggere per scoprire cosa ne è saltato fuori.

 

Giuseppe Castelli

 

Ascolto Vrel Bequadro Quattro a Milano

 

Con un certo interesse dovuto alla particolarità del progetto ho accettato l’invito ad ascoltare questi grossi diffusori come primo assaggio, seppur in una condizione di ascolto non ideale. L’occasione si è presentata potendo far visita a un appassionato milanese, audiofilo di lunga data, tendenzialmente estimatore di un tipo di ascolto votato più all’impatto che alla delicatezza, ex possessore di JBL L100 per intenderci. Per motivi di convivenza e quieto vivere, vedi fattore WAF - Wife Acceptance Factor poco favorevole alle Vrel Quattro con i loro circa 2 metri di altezza, il nostro amico le ha sistemate in una tavernetta dedicata all’ascolto, ma purtroppo poco proporzionata alle dimensioni importanti dei diffusori. Questo è infatti il motivo per cui Giuseppe premetteva trattarsi di un ascolto, un assaggio, e non di una prova vera e propria, che presupporrebbe invece una collocazione più adeguata in ambiente rispettando le distanze dalle pareti circostanti e favorendo il potenziale di prestazioni che già intravedo in queste ammiraglie della Vrel.

 

Come si evince dalle foto, la distanza dalle pareti laterali è di pochi centimetri, e avendo già detto che le Quattro sono alte circa due metri, la distanza che le separano dal soffitto è a occhio e croce di appena 30 cm. In mezzo ai diffusori ci sono un paio di metri, dove è collocato il front end, di tutto rispetto e credo anche coerente col tipo di diffusore che ha una sensibilità di ben 101 dB. Il finale infatti è un valvolare Tektron KT150 di soli 30 watt e il pre un McIntosh C52.

 

Prima di passare alle impressioni di ascolto, vorrei spendere due parole sul livello di dettagli e finitura di queste Vrel Quattro, che mi ha davvero impressionato. La cura dei dettagli e le scelte estetiche anche dei soli bulloni di fissaggio degli altoparlanti denotano quella attenzione e quella capacità di creare bellezza tipicamente italiani e non nascondo di aver provato un certo piacere di orgoglio patriottico nel fotografare questi particolari. Anche solo la texture e il colore dei cestelli dei woofer, la bellezza della finitura della tromba in legno e le doppie griglie frontali e posteriori, essendo un dipolo, tralasciando per un attimo la particolarità del progetto e le prestazioni che promettono, contribuiscono a giustificare ampiamente secondo me il loro costo a listino.

 

Veniamo ora alle impressioni di ascolto. La prima caratteristica che appare subito evidente è l’impatto dinamico, peraltro come detto prevedibile, e il senso di presenza che sfoderano le Quattro. La voce, gli strumenti lucidissimi e corposi, i colpi di batteria in tutta la loro matericità investono l’ascoltatore, sebbene a pilotare le Vrel non sia un muscoloso stato solido, ma un composto e raffinato valvolare da 30 watt. Questo è un aspetto che rappresenta il nodo cruciale del progetto, cioè proporre all’audiofilo un diffusore con innate capacità dinamiche per dargli la possibilità di orientarsi verso ampli di pochi ma raffinatissimi watt, capaci quindi di aggiungere all’impatto sonoro quella grazia e delicatezza che consentono di godere appieno di ogni minima nuance sonora.

 

Tornando al contesto di questa seduta d’ascolto e ai limiti imposti dal piccolo ambiente di ascolto, noto nell’equilibrio timbrico una certa tendenza a porre in evidenza il medio/medio-basso, probabilmente dovuta a un’onda stazionaria dell’ambiente che spesso compromette anche dettaglio e ricostruzione dell’immagine sonora. All’ascolto appare evidente, oltre al piacevolissimo impatto sonoro, anche un penalizzante “effetto cuffia”, le voci e gli strumenti, seppur ben separati tra loro, rimangono lì davanti avvolgendo l’ascoltatore, assumendo dimensioni tendenzialmente eccessive, senza poter esprimersi in uno spazio tridimensionale, fatto di profondità e ampiezza laterale, di ricostruzione della scena sonora. Ecco, questo è l’aspetto di questo ambizioso progetto italiano che mi piacerebbe valutare seriamente in un contesto adeguato, potendo fare una prova di ascolto in un ambiente che consente ai diffusori una distanza dalle pareti laterali fatta di metri e non centimetri.

 

Francesco Lucca

 

Ascolto Vrel Bequadro Quattro a Milano


L’impianto più o meno ve l’abbiamo descritto, ma la visita fatta dal nostro appassionato aveva lo scopo di ascoltare proprio i Bequadro Quattro. Questi non erano per me una novità in quanto avevo già avuto modo di conoscerli a un evento fieristico al Milano hi-fidelity di qualche fa, dove però purtroppo il tempo limitato, la relativa conoscenza dell'amplificazione, le dimensioni veramente enormi della sala, la confusione generale tipica di quegli ambienti non mi avevano consentito ovviamente un giudizio critico e ragionato. Quindi, che occasione poter ascoltare con calma, in condizioni più consone e controllate le Vrel! Beh, la calma c'era, il pre e il finale li conoscevo, ma, se devo esser sincero, non posso che scrivere di impressioni parziali a causa dell’ambiente dove sono posizionate. Di questa situazione è consapevole anche il proprietario, persona gentilissima, che si è quasi scusato di questo fatto. A domanda sul come mai le avesse acquistate mi ha risposto con il candore più assoluto, tipico di un appassionato, “sono entrato in una saletta di una mostra a Milano, ho finalmente sentito il suono che cercavo da anni, le ho prese!” Le ha acquistate pensando di metterle nel salone ma la moglie ha posto il veto assoluto a causa delle dimensioni veramente molto importanti. Comunque, per me ha fatto bene. Per vari motivi. Gli piacciono, anche messe così, ed è la cosa fondamentale. Un domani, chissà, troverà sicuramente loro un'altra sistemazione. Valgono assolutamente il prezzo che costano, questo l'ho potuto verificare vedendo bene, toccando con mano, direi, la qualità degli altoparlanti, la meticolosità delle finiture e l'intelligenza della costruzione e del progetto.

Per quello che ho sentito, pur in condizioni particolarmente difficili, a forse meno di un paio di metri di distanza, con l'ambiente che condizionava la gamma mediobassa e penalizzava l'immagine, devo dire che mi sono piaciute. Appena viste, lì, temevo soprattutto bassi rimbombanti. Non c'erano, anzi, c'era un decente controllo. Dinamica, ottima. La caratteristica che più mi ha colpito è che questi diffusori ripropongono una separazione delle voci e degli strumenti molto realistica, una capacità di proporre la musica in maniera tale da poter “vedere” il tocco del musicista sullo strumento. E non perché ero così vicino...

Cosa aggiungere: mi sembra di aver intuito potenzialità veramente molto molto grandi per queste Vrel Bequadro.

 

Ulisse Pisoni

 

Ascolto Vrel Bequadro Quattro a Milano

 

Premetto che, essendo incompetente in materia tecnico-elettronica, non mi arrischierò in commenti che potrebbero essere giudicati risibili in un campo che pratico solo come ascoltatore. In realtà voglio seguire il consiglio del nostro direttore che mi ha suggerito di annotare quelle che possono essere le mie naturali sensazioni istintive, quindi molto legate al semplice giudizio “mi piace/non mi piace” che non può assurgere, in questi termini, ad alcuna valenza di commento critico.

 

L’impatto iniziale con i due totem della Vrel è stato purtroppo quello di osservare i due diffusori annichiliti in uno spazio angusto per le loro dimensioni, considerazione peraltro condivisa anche dal gentile e disponibilissimo padrone di casa. Uno spazio in realtà molto comodo e fruibile per trovarsi con gli amici attorno a una tavola imbandita ma che avrebbe probabilmente richiesto la presenza di due diffusori da stand, piuttosto che la voluminosa possanza degli elementi della Vrel. Sappiamo tutti però che il desiderio audiofilo è vero e autentico e che, come suggerisce l’etimo latino del termine, è imparentato con le stelle: quindi viene dall’alto, quindi è difficile resistergli e la gioia del possesso sarà pure una debolezza ma è molto gratificante per tutti noi.

 

Ho apprezzato veramente, per quanto possibile e per quanto io ne abbia capito, il suono di questi diffusori. Gli strumenti sono ben separati tra loro, nel senso che non si sovrappongono mai annebbiando i propri contorni. C’è spazio, aria tra i suoni, eppure la musica che ne risulta non perde certo in omogeneità. Le frequenze basse le ho trovate corrette ma le mie abitudini d’ascolto condominiali non mi permettono di esprimere una giusta valutazione e confronto. Non ho avvertito alcuna ridondanza delle basse frequenze, seppur fosse lecito, per le condizioni succitate, aspettarsi code lunghe e rimbombi del contrabbasso. Mi sono piaciute le alte frequenze, mentre, vuoi per la posizione d’ascolto non ottimale vuoi per le mie preferenze verso una sonorità più morbida, le medie le ho percepite un pochino – ma solo un pochino – affaticanti.

 

Certo, per possedere questi elementi Vrel occorre prima di tutto una sala musica di grandi dimensioni e questo non credo possa essere solo un parere personale. Da dimenticarsi i salotti casalinghi o altre soluzioni arrangiate, qui c’è bisogno di metri quadrati, di spazio e soprattutto della possibilità dell’ascoltatore di potersi accomodare tranquillamente all’estremità del locale per godersi la musica. Ovvio che tutto questo non può essere sempre disponibile e quindi ognuno si arrangia come può, adattando i suoi gusti e i propri desideri alla contingenza. Personalmente mi bacerei i gomiti, per possedere due diffusori così. Ma dovrei baciarmeli due volte per avere anche, conditio sine qua non, l’ambiente più idoneo a farli cantare.

 

Riccardo Talamazzi

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Diffusore da pavimento a dipolo e in configurazione D’Appolito modificata, a due vie e quattro altoparlanti in serie, senza crossover attivo ma con taglio meccanico

Woofer: 3 x 385A diametro 15"

Tweeter: 1 driver HDPP 26A/X2 dipolare, senza camera di compressione, con tromba MCD

Sensibilità: 101dB

Impedenza: 11ohm, resistivi

Risposta in frequenza: 25-18.000Hz +/-1dB

Potenza massima applicabile: 300Wrms

Potenza d’esercizio: 10-400Wrms su 8ohm

Dimensioni: 650x1900x340mm LxAxP

Peso: 38kg

 

Distributore ufficiale Italia: vendita diretta, in cerca di distributore, al sito Vrel Electroacoustic, scrivi a Vrel Electroacoustic

Prezzo Italia alla data della recensione: 15.921,00 euro la coppia, con parapolvere anteriori e posteriori

Sistema utilizzato: vedi articolo

 

 

DIRITTO DI REPLICA | LA PAROLA AL PRODUTTORE

 

Grazie, Giuseppe,

 

il seme del dubbio è stato piantato! Come suoneranno le Bequadro in una sala appena più grande? In una sala non “mal-trattata”, cioè non rivestita di perlinato tremolante anni ‘70? Con 6 altoparlanti da 15 pollici, per giunta troppo vicini alle pareti, che devono fare a botte con i battimenti delle superfici in legno, che compartecipano attivamente all’emissione sonora? Quello ascoltato secondo me è un piccolo-grande miracolo sonoro: lì dentro non avrebbe suonato nulla di “tradizionale”. E le prossime prove lo dimostreranno...

 

Roberto Verdi

Vrel Electroacoustic

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